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                  Il 
                  Salone della Psicoeditoria 
                  Creativa ed Autoprodotta 
                   
                  dossier a 
                  cura di Federico Zenoni / foto Greta Sorana 
                
  “Psicoeditoria 
                  creativa ed autoprodotta”?! Ma di che diavolo stiamo parlando? 
                  Vediamo se questa intercettazione telefonica tra i due inventori 
                  di LIBER, Federico Zenoni e Paolo Cabrini, può dirci 
                  qualcosa di più. 
                   
                  grrrzzz...driiin...driiin... 
                  FZ- “Pronto, Paolo? 
                  ciao, senti, siamo ormai alla quarta edizione di “LIBER-i 
                  libri liberi”! Ma tu pensi che siamo riusciti a comunicare 
                  cos'è questa cosa?” 
                  PC- Mah... Federico, non 
                  saprei come definire Liber, ho il timore che una volta definito 
                  sparirebbe. E mi auguro anche che nessuno tenti di definirlo. 
                  FZ- Anch'io penso che definire 
                  precisamente LIBER possa essere un danno irreversibile... 
                  PC- Ti confesso che la più 
                  grande ispirazione in questa avventura è poter fare un'edizione 
                  di Liber nel Grande Padiglione Auricolare, uno degli spazi espositivi 
                  più ambiti per sonorità e altisonanza. 
                  FZ- Sicuramente il G.P.Auricolare 
                  è il posto perfetto, non per niente ce ne sono due: uno 
                  per LIBER e uno per ascoltare i Rumori del Mondo. 
                  PC- Giusto, quando ci siamo 
                  incontrati anni fa per decidere di riunire alcuni creativi-psico-editori 
                  era per conoscersi e stringere amicizia con altre persone che 
                  condividevano il nostro progetto. E quando abbiamo iniziato, 
                  in effetti ho trovato un amico che eri te. Certo un merito va 
                  anche a Laura Gamucci che per ben due edizioni ci ha ospitato 
                  in quella sorta di “ambulatorio artistico” che è 
                  il Van-Ghè, per iniziare poi la nostra lunga terapia, 
                  non di guarigione ma di affinamento della propria malattia di 
                  libertà. Perché chi ha detto che la malattia è 
                  una forma di anormalità!? 
                  FZ- In quanto a Laura Gamucci 
                  potremmo dire tanto e non sarebbe mai abbastanza! 
                   PC- 
                  La cosa bella, che spero rimanga, è che Liber non debba 
                  chiamare nessuno a esporre ma, attraverso un passa parola, coinvolga 
                  piccoli editori casalinghi a partecipare per pura passione... 
                  Sai, sogno un Liber autarchico, un corpo capace di muoversi 
                  da solo, una sorta di Frankenstein incontrollato ma che diventa 
                  dolcissimo al solo suono del violino. 
                  FZ- Anzi, al frastuono di 
                  una batteria! Sicuramente possiamo dire cosa non vorremmo che 
                  sia LIBER: non è una “fiera di piccoli editori”, 
                  non è una “mostra di libri d'artista”, non 
                  è “editoria indipendente”, non c'entra col 
                  design o l'editoria “di qualità”... in effetti 
                  non ci interessa tanto la qualità di quello che uno realizza, 
                  quanto il TASSO di LIBERTA' che si prende rispetto alle consuetudini, 
                  alle tradizioni, allo strapotere della norma, della regola e 
                  del dover a tutti i costi definire e catalogare ogni attività 
                  creativa. 
                  PC- Dici bene Federico, 
                  Liber sta svolgendo una funzione aggregativa di comunione d'intenti, 
                  soprattutto quello creativo, dedicato all'autoproduzione editoriale. 
                  È davvero interessante la poliedricità di questi 
                  psicoeditori creativi, della loro passione nel curare e trasmettere 
                  contenuti svariati ma che poi ben si ritrovano tra loro senza 
                  un preciso manifesto dettato da qualcuno. Ritrovo alla fine 
                  una comune volontà di disobbedire a delle regole di mercato 
                  e a delle regole estetiche imposte dallo stesso mercato. 
                  FZ- È sicuramente 
                  così, Paolo. In fondo la disobbedienza è la forma 
                  di creatività primordiale, accessibile a tutti. Una delle 
                  cose più affascinanti è proprio vedere come ogni 
                  espositore si crei il suo mondo, ed ognuno è diverso 
                  dall'altro per tecniche, per medium utilizzati: narrativa, disegno, 
                  poesia, fotografia, stampa a mano e fumetto... e anche per le 
                  finalità di questo operare. 
                  PC- Aspetta, l'originalità 
                  è anche nell'esposizione! 
                  FZ- Già anche perché 
                  lasciamo mano libera nell'allestimento del proprio spazio sino 
                  alla realizzazione ludica del sentirsi a proprio agio nel proprio 
                  mondo creato. 
                
  
                
  
                
  PC- Infatti 
                  il sentirsi a proprio agio ricorda molto la domesticità, 
                  lo stile che abbiamo tenuto costante nelle edizioni di Liber, 
                  il sentirsi a casa propria, con quella atmosfera casalinga dove 
                  il disordine ha una sua logica e nessuno lo contesta. Uno stile 
                  informale che non necessita di aderire a delle regole... sai, 
                  per la IV edizione, dovremmo suggerire agli espositori di portare 
                  da casa le pantofole! 
                  FZ- Da questo si potrebbe 
                  davvero diagnosticare la “Sindrome Psicoeditoriale”!!! 
                  PC- Imparare a scrivere 
                  storto per uscire dalle righe del quaderno o dagli spazi di 
                  un modulo prestampato, questa è l'anticamera della psicoeditoria. 
                  Utilizzando tecniche che si contaminano tra loro, da quelle 
                  primitive a quelle contemporanee e tecnologiche e così 
                  accade anche per i contenuti. 
                  FZ- Attenzione: un pernicioso 
                  effetto collaterale della “Sindrome Psicoeditoriale” 
                  è il “libro d'artista”, rivolto ad una èlite 
                  di collezionisti, la sua numerazione o addirittura il suo essere 
                  “pezzo unico” lo rendono poco efficace come strumento 
                  comunicativo. Invece la psicoeditoria è soprattutto comunicazione, 
                  da qui la ricerca di tecniche, trucchi, materiali, che consentano 
                  piccole tirature, replicabili a piacimento e accessibili a tutti... 
                  e qui entra l'aspetto “ecologico”: pensa soltanto 
                  all'utilizzo di tutto quello che viene scartato dalla nostra 
                  bella civiltà dei consumi, un mare di materiali pronti 
                  all'uso, a km zero e gratuiti! È una pratica dal basso, 
                  molto individuale; l'autore/creativo si autoproduce, si autorappresenta 
                  e si autodistribuisce senza intermediari scegliendo una forma 
                  comunicativa alla portata di tutti, originale, ecologica, clandestina... 
                  e spassosa. L'editoria creativa, la psicoeditoria, l'autoproduzione, 
                  come tutte le forme di creatività, è una sorta 
                  di auto-terapia; si rivolge a se stessi e poi a tutte le persone 
                  curiose, irriverenti e maliziose, a tutti quei potenziali creativi 
                  insofferenti alle regole e alle tradizioni.
                  
                
  
                
  PC- aggiungerei 
                  che il libro, libello o fanzina qualsivoglia, autoprodotta dalla 
                  psicoeditoria, oltre ad essere attenta al riuso o riciclo di 
                  materiale cartaceo punta molto sulla fruibilità dei contenuti 
                  che non sono fini a se stessi come nel libro d'artista che spesso 
                  diventa celebrativo o autocelebrativo di un autore o artista 
                  abbinato ad un poeta -formula questa ampiamente impiegata negli 
                  ultimi anni-. Noto invece, con un certo compiacimento, che la 
                  psicoeditoria crea contenuti alla portata di tutti, dal manualetto 
                  ironico al racconto paradosso, dal vocabolario assurdo, alla 
                  poesia fumetto, inventando il più delle volte nuovi generi 
                  letterari che per la loro brevità possono essere letti 
                  lungo un percorso di viaggio sui mezzi pubblici... 
                  FZ- ...o abbandonati sui 
                  sedili del treno, nelle aree di sosta degli autogrill, sui tavoli 
                  delle biblioteche, per una fruizione collettiva e casuale.
                  
                
  PC- Ciò 
                  che mi riempie di gioia nel mondo della psicoeditoria è 
                  il fatto che sia contagiosa, e si è anche visto che chi 
                  è venuto a Liber come visitatore, l'anno dopo si è 
                  ritrovato a partecipare come psicoeditore. Il bello di questa 
                  formula è che nessuno ne può rivendicare la paternità 
                  e forse per questo la rende aperta a tutti e a tutte 
                  FZ- È verissimo! 
                  Infatti sono curiosissimo di vedere le nuove espositrici della 
                  prossima edizione... e anche di vedere cosa avranno escogitato 
                  tutte le altre! 
                  Ma ora devo lasciarti, ho trovato una vecchia enciclopedia – 
                  con dei disegni stupendi! – da saccheggiare... e poi devo preparare 
                  il materiale per Arivista! 
                  PC- Se hai bisogno di aiuto 
                  chiamami... a presto! 
                 Federico Zenoni 
                  
                 
                
                   
                    Ecco 
                        il Salone dell'Editoria Creativa e Autoprodotta, 
                        dove troverete un mondo editoriale decisamente poco allineato.  
                        Libri cuciti a mano, libri realizzati con cartoni dei 
                        supermercati,  libri fatti con le buste usate, libri a 
                        fisarmonica, libri da taschino,  libri autoprodotti dall'inizio 
                        alla fine, libri che si lanciano oltre lo steccato  di 
                        qualsiasi bon-ton editoriale alla volta di nuove sperimentazioni  
                        e invenzioni. Ma attenzione: libri veri, libri da leggere,  
                        con piccole tirature e distribuiti realmente in maniera 
                        casalinga e creativa. 
                        Per la terza edizione di LIBER, diversi editori creativi, 
                        pazzi funamboli  che giocano con le mille variazioni sul 
                        tema dell'oggetto libro,  si riuniscono per mostrare, scambiare, 
                        vendere una diversa editoria,  un'eco-editoria ribelle 
                        e riciclata, una piccola sfida gentile alla serialità 
                        diffusa. 
                       
                        (comunicato di Troglodita Tribe per l'edizione 2013)  | 
                   
                 
                  
                 
                
                   
                    Editoria 
                        Senza Permesso: cosa vuol dire? Che non è necessario 
                        chiedere a qualcuno  il permesso di farla, di promuoverla, 
                        di esportarla, di divulgarla,  è libera per tutti. 
                        Il sistema vuole che si chieda il permesso per qualsiasi 
                        cosa,  perfino per esistere anagraficamente. L'editoria 
                        autoprodotta non solo  non chiede il permesso, ma non 
                        le interessa essere riconosciuta e usufruire  di quei luoghi 
                        e liturgie che il sistema si compiace redigere e costringere 
                        a seguire  per essere riconosciuti. L'autoeditoria si 
                        autoafferma da sola,  indipendentemente da qualcuno 
                        o qualcosa che determina i confini  dell'autoaffermazione. 
                        L'editoria senza permesso crea incontri, amicizie,  collaborazioni, 
                        si apre alla creatività dei molti. 
                       
                        (Edizioni Pratiche dello Yajè)  | 
                   
                  
                 
                
                   
                    Dalla 
                        Follia all'Eiaculazione 
                        Percorso etimologico alla ricerca delle origini di Liber 
                        (con tante scuse per i linguisti e filologi) 
                       A 
                        Liber la mia prima volta è stata nel 2011, era 
                        la prima edizione. Sono stato accolto dagli avambracci 
                        nudi di Paolo Cabrini (con Federico Zenoni ideatori della 
                        manifestazione) che armeggiavano sul tirabozze che sputava 
                        fogli colorati. L'ambiente del Vanghè mi è 
                        sembrato subito magico. Il pronto soccorso creativo dell'autoproduzione 
                        non poteva che svolgersi in un “ambulatorio d'arte”. 
                        Lì ho finalmente toccato con mano i veri libretti 
                        di Troglodita Tribe...e anche Fabio e Lella, i Troglodita 
                        Tribe a cui da subito mi ero ispirato senza mai averli 
                        conosciuti. Insomma era avvenuto il mio ingresso nel mondo 
                        di questo nuovo meraviglioso medium che è il libro 
                        fatto in casa. Terzo anno, 2013 (c'ero comunque anche 
                        nel 2012), Liber è alla Scighera, l'ambiente è 
                        spazioso, mi accoglie il festoso vortice dei 365 ritratti 
                        ad acquerello di Claudio Jaccarino. La “fiera” 
                        è ufficialmente “un appuntamento con la creatività 
                        libertaria ed autogestita”. Mi ci trovo bene, sono 
                        tra amici. La mia foto ricordo di questa edizione è 
                        però per la Milano Nord, di fronte alla fabbrica 
                        del Fernet, quella dei Fratelli Branca. Ricordo “pop” 
                        per noi provinciali che a Milano troviamo sempre qualcosa 
                        da scoprire. 
                        Tre anni, tre edizioni e queste considerazioni. Per me 
                        Liber è lo spazio che permette di dichiarare la 
                        propria esistenza creatrice e indipendente, lo spazio 
                        libero avulso ai meccanismi dell'artigianato o dell'arte 
                        tradizionali. Trova sede naturale in contesto libertario 
                        dove la persuasione del mercato è praticamente 
                        assente ma sono l'individuo e la sua natura espressiva 
                        il centro. Qui si trovano mondi interiori, fantasie lievi, 
                        ...mostri. A Liber c'è il rilegatore, il disegnatore, 
                        il poeta, lo scrittore, il musicista, l'inventore... non 
                        è un caso, quasi sempre ogni espositore rappresenta 
                        se stesso. “Questo è Liber e non c'è 
                        niente di serio” ha dichiarato Zenoni alla prima 
                        edizione. Credo di interpretare le sue parole senza sbagliarmi 
                        se affermo che Liber è un gioco. Non è serio 
                        rispetto ai rituali sociali, ai bilanci economici, alle 
                        politiche per la crescita ma è un'alchimia di follia 
                        giocosa che, letta freudianamente, vede la sua antitesi 
                        non nella mancanza di serietà, ma nella realtà. 
                        In altra sede ho infatti definito quella dell'autoproduzione 
                        creativa (di libri) un'attività erotica a tempo 
                        pieno (tempo interiore, mentre il tempo cronologico magari 
                        resta governato dalla quotidianità e dai suoi bisogni). 
                        Forse è proprio in virtù di questo volutamente 
                        labile rapporto con la realtà che, nel 2012, salta 
                        fuori la deifinizione di “psicoeditori”, Zenoni 
                        insomma ne sottolinea la follia. È infatti la follia, 
                        il mantice (in latino follis è il soffietto) 
                        che pompa, soffia (psychein in greco) sul creativo 
                        di Liber che con la sua incoerenza di dissennato si garantisce 
                        la libertà. A Liber, nell'epoca dei tunnel e dei 
                        treni ad alta velocità, c'è chi tenta il 
                        volo su assurde macchine volanti, cigolanti ed autocostruite 
                        e questa non è tecnologia, è poesia. Va 
                        presa così, magari coccolata, lasciata crescere. 
                        E' da qui che forse può nascere qualcosa di nuovo. 
                        L'espressività che circola è talvolta grezza 
                        e vitale, altre raffinata e sofisticata, altre volte ancora 
                        arzigogolata o pasticciata. Fa parte del gioco come dicevamo. 
                        E c'è qualcosa di molto “Liber” proprio 
                        nell'etimo della parola gioco. Iocus, è 
                        burla, scherzo, è una prova di destrezza, di abilità, 
                        di fortuna. La sua radice jak rimanda anche a ciò 
                        che viene gettato, lanciato, così ioculor, 
                        è anche colui che sbeffeggia scagliando frecciate. 
                        Al plurale (ioci), sono anche i giochi amorosi, 
                        quelli che sfociano nel godimento dell'eiaculazione (appunto 
                        gettare, jak, come dicevamo prima). Ecco, Liber 
                        è follia, gioco, godimento e amore. 
                       
                        (Marco Parente, edizioni Lieve Malore)  | 
                   
                 
                
                
                   
                    Ci 
                        piace pensare LIBER come un vascello pirata... e il Van-ghè 
                        è la sua isola di  
                        Tortuga (van-ghe.it); 
                        da qui è partito per nuove scorribande, passando 
                        dall'isola  
                        di Utopia (il circolo arci La Scighera) e puntando la 
                        prua verso altre isole autonome e  liberate dal Pensiero-Merce 
                        tipico di Milanopoli. La ciurma è ora composta  
                        da Federico Zenoni, Paolo Cabrini, Fra' Tricida da Lubecca, 
                        Giulia Ferranti, Paolo Triulzi,  Emanuele Rossini, Elia 
                        Zenoni, Alessandro Re, Emanuela Mioccio... e Sally. 
                       
                        (FZ)  | 
                   
                 
                 
                 
                 In 
                  poche righe, 
                  alcune partecipanti all'ultima 
                  edizione di LIBER 
                  si presentano:  
                MUSERUOLA Edizioni 
                  Attitudine nomadica, immagini come parole, animali di città 
                  invisibili rinchiusi in una scatola. 
                  La fotocopiatrice come mezzo, il bianconero come scelta, il 
                  timbro rosso come simbolo. 
                  Raccogliere, fotocopiare, piegare, timbrare, numerare. 
                  30 copie bianconero in edizione limitata. 
                  DIY rabbia morsi abbai. 
                  I nostri denti mordono le vostre gabbie. 
                  museruolaedizioni.blogspot.com 
                  stop. 
                   
                
  BARBARA X, DIY Resistance 
                  Barbara X: “Scrivo da sempre e, nell'estate del 2011, 
                  ho avuto l'idea di autoprodurmi, raccogliendo il materiale di 
                  una vita e dandogli la forma del libro. Romanzi, racconti, narrativa: 
                  i DIY Resistance vogliono essere l'espressione di una letteratura 
                  che resiste all'ignominiosa deriva mercantil-spettacolare dell'industria 
                  culturale. 
                  “barbara x imieilibri” su facebook
                  Microedizioni AMIGDALE. 
                  È un azzardo, un esperimento, un salto nel mondo libero 
                  dell'immaginazione attraverso la manualità, la carta 
                  soffice di cotone, e le miserie dei ritagli di giornale, i colori, 
                  il disegno e tutte le tecniche di stampa più obsolete 
                  che si possano immaginare. Mi chiamo Roberta Cerini, sono una 
                  cacciatrice di ritagli dall'età di sei anni, lavoro con 
                  le immagini e la manualità. Microedizioni amigdale è 
                  appena nata, ma sembra di sana e robusta costituzione... 
                   
                
 Casa editrice LIBERA 
                  e SENZA IMPEGNI 
                  Fondata ironicamente anni orsono da Federico Zenoni (disegnatore 
                  scettico e batterista autodidatta) in società col suo 
                  alter ego ed una cagnona meticcia; assembla manufatti psico-editoriali 
                  con materiali scartati dalla nostra bella Civiltà dello 
                  Spreco; tiratura frugale, tendenza al baratto postale, xerografia 
                  a manetta. La pseudo casa ed. Libera e Senza Impegni predilige 
                  soluzioni non-tecnologiche e non incrementa il Prodotto Interno 
                  Lordo. 
                  www.senzaimpegni.altervista.org
                  CANDILITA 
                  Candilita nasce da un moto di insofferenza verso la gente che 
                  si lamenta: gli autori si lamentano degli editori, gli editori 
                  si lamentano degli autori e tutti si lamentano dei distributori. 
                  La soluzione punk è vecchia ma sempre buona: fatti le 
                  cose da te e chiedi (e offri) aiuto a persone amiche e affidabili, 
                  fai le cose con dedizione, passione e precisione, che di spazzatura 
                  il mondo bisogno non ha. Non una casa editrice ma un'esortazione 
                  a prendere in mano la propria vita, o almeno a provarci. Ispirazioni 
                  principali per il percorso intrapreso: Urupia e Nautilus. 
                  www.candilita.it 
                   
                
  CARTIERA CLANDESTINA 
                  Cartiera Clandestina è un laboratorio artistico di sperimentazione 
                  permanente, che, applicando le tecniche tradizionali di produzione 
                  manuale di carta, ribalta la progettualità, la carta 
                  diventa il progetto stesso o la base di partenza del lavoro 
                  e non la sua naturale conclusione. 
                  Studio-lab via Motta 93 30174 Venezia-Mestre-Carpenedo. cartieraclandestina@mail.com 
                  www.marcobrunello.it 
                   
                
  TROGLODITA TRIBE S.p.A.f. 
                  (Società per Azioni felici) 
                  Quando, sul finire degli anni '90, cominciammo a comporre i 
                  nostri libroidi mutanti fatti di scarti cartacei, il nostro 
                  scopo era già quello del successo! Trattavasi, però, 
                  di un felice participio passato (del verbo succedere) da coniugare 
                  rigorosamente al futuro. Far succedere un'utopia editoriale 
                  la cui eco arrivava da passati d'Arte Amore e Anarchia. Far 
                  succedere una nuova età del libro che evadesse felice 
                  dall'oggetto serial-consumistico, che volasse molto più 
                  in alto del prevedibile virtual-digitale, che contenesse un 
                  messaggio di ribellione al panciuto e farcito libro d'artista, 
                  che navigasse nel mar-popolar dada-ondeggiante di visioni libertarie. 
                  E allora ci lanciammo alla demolizione del copyright e dell'hobbismo 
                  lobbista, per giocarci e giocare il tutto per tutto all'interno 
                  del libro, per inserirvi un'anima fatta di materia riciclata, 
                  riusata, raccattata dal pattume cartaceo, un'anima fatta di 
                  inserimenti, collage, strappi, oggetti, piegature, scherzi, 
                  schizzi, buchi, colori ritagliati e deturnati direttamente dalla 
                  potente pubblica pubblicità prepotente. E poi ci lanciammo 
                  nel definir tutto ciò come editoria creativa casalinga, 
                  orizzontale, elementare, popolare, guardare, copiare, rifare, 
                  pubblicare pubblicare pubblicare!!! E ancora e ancora e ancora 
                  ci lanciammo nel dire a tutte e a tutti: FATTI LIBRI TUOI! Chiuditi 
                  nel tuo bugigattolo pieno di scartoffie, ritagli, carte, cartoni, 
                  cordine. Prendi i tuoi testi stonati che intonano inni spregiudicati 
                  e, invece di educarli al bon-ton-editorial-seriale, trasformali 
                  in magici pezzi unici, in preziosissime tirature limitate, in 
                  liberi libri che si librano come libellule belle fino alle stelle. 
                  E questo sì che è successo! 
                  http://trogloditatribe.wordpress.com/ 
                   
                
 UNICA EDIZIONI 
                  Sono Claudia Vio, scrivo racconti e nel 2006 ho fondato Unica 
                  Edizioni per pubblicarli. Penso infatti che la “libertà 
                  di parola” di uno scrittore non può limitarsi alla 
                  sola creazione dei contenuti, ma deve estendersi anche alle 
                  forme economiche e sociali della loro produzione e circolazione. 
                  Deve cioè penetrare la dimensione politica del fare libri, 
                  permeandola con le pratiche libertarie. 
                  Sono autrice e editrice nello stesso tempo e questo è 
                  già un passo di libertà, perché questo 
                  mi permette di costruire a modo mio il rapporto con il “pubblico”, 
                  che è l'essenza del pubblicare. Con Unica sperimento 
                  modalità editoriali alternative a quelle dell'editoria 
                  dominante. Tra queste, il Circuito Home to Home per il baratto 
                  digitale, che sfrutta le tecnologie digitali in chiave anticommerciale. 
                  La pubblicazione in ebook e in epub si affianca a quella in 
                  cartaceo, stampata manualmente in pochi esemplari che circolano 
                  negli incontri di lettura e nel contatto diretto con le persone. 
                  Come Unica Edizioni promuovo anche iniziative collettive di 
                  autoeditoria, autogestite e autofinanziate, molte delle quali 
                  in collaborazione con l'Ateneo degli Imperfetti – Laboratorio 
                  di culture libertarie di Marghera (Ve). Nei miei “Appunti 
                  di autoeditoria” ci sono le tracce di questo percorso 
                  e le riflessioni che lo accompagnano. 
                  www.unicaedizioni.com 
                  claudia.vio@alice.it
                  
                
 LIBRI FINTI CLANDESTINI 
                  Libri Finti Clandestini è un collettivo beffardo*  
                  formato da  El Pacino,  Aniv Delarev  e  
                  Yghor Kowalvsky. 
                  Lo scopo del collettivo è quello di realizzare veri e 
                  propri libri usando solamente “carta trovata in giro”, 
                  carta che la gente considera spazzatura: scarti di tipografie, 
                  prove di stampa e carte di avviamento, sacchetti della spesa, 
                  poster, buste, sacchetti del pane, carta da parati... 
                  La carta usata proviene infatti da laboratori di stampa, festivals, 
                  case di amici, fabbriche abbandonate in giro per l'Europa, università 
                  di arte, biblioteche... 
                  La carta “trovata in giro” viene  assemblata  
                  e  rilegata a mano  secondo un metodo non professionale, 
                  ossia in modo diverso da come procederebbe un rilegatore professionista. 
                  Pazienza esclusa, l'intero processo è a spesa zero, ed 
                  è a  impatto zero sull'ambiente. 
                  Libri Finti Clandestini è un collettivo beffardo*  
                  perchè vende alla gente la sua stessa spazzatura. 
                  www.librifinticlandestini.tumblr.com 
                   
                
 EDIZIONI PRATICHE dello 
                  YAJÉ 
                  Rievocano fin dal nome una particolare predisposizione all'evasione: 
                  visiva e culturale. Infatti il suo termine è derivato 
                  dal misterioso mondo degli sciamani, in particolar modo quelli 
                  della selva amazzonica. Yajè è il curioso nome 
                  che gli indios Shuar danno all'allucinogeno Ayawaska, un potente 
                  spirito vegetale che una volta entrato in corpo permette di 
                  aprire le porte dell'altrove. 
                  Paolo Cabrini, il suo fondatore, con le edizioni Pratiche dello 
                  Yajè, rievoca magicamente, un'azione creativa e deragliatrice 
                  dai sistemi convenzionali ed estetici, in una sorta di spazio 
                  cartaceo autogestito e autoprodotto. 
                  Un circo in cui muovere le sue passioni letterarie e incantatrici 
                  nell'arte editoriale del cut up e del collage per imbastire 
                  libri dediti alla ricerca di curiosità bizzarre dal mondo 
                  poetico, letterario e non. Per contagiare e comunicare questa 
                  esperienza editoriale Pratiche dello Yajè ha creato uno 
                  spazio-laboratorio: “Officina Stampa Alternativa” 
                  dove imparare l'arte dell'incisione a rilievo e tecniche di 
                  psicoeditoria telepatica. 
                  www.praticheyaje.altervista.org 
                  su Fb “Officina Stampa Alternativa” 
                  email: paolo.cabrini67@gmail.com 
                   
                
 EDIZIONE DELL'AUTRICE 
                  di Antonella Barina 
                  Intendo per 'fuori mercato' lo spazio in cui si colloca la scrittura 
                  libera (2001). Nel 2003 distribuivo i miei lavori con la scritta 
                  Edizione dell'Autrice, inizio registrazione nel 2004 e dal 2005 
                  testata autoedita: in tutto oggi 55 numeri monografici di poesie 
                  e racconti di cui creo immagini e grafica, diffondendo la pratica 
                  in fiere e conferenze. Una decina i supplementi con circa 150 
                  poeti/e. Ed. dell'Autrice per me è stato il raggiungimento 
                  di un altro livello di coscienza nel campo della comunicazione, 
                  dove l'atto fondante torna ad essere quello del creare. 
                  www.autoeditoria.it, 
                   
                  www.edizionedellautrice.it, 
                  edizioneautrice@gmail.com 
                   
                
 SOULCAKE 
                  Siamo due amiche che abitano a Novara con in comune la passione 
                  per il disegno e che nel tempo libero si dedicano alla produzione 
                  di libri e manufatti artistici. 
                  L'unico obiettivo che ci poniamo è di fare quello che 
                  ci pare e che più ci diverte. 
                  Alice&Irene
                 Edizioni casalinghe LIEVE 
                  MALORE 
                  Lieve Malore è una casa editrice allucinante, fatta da 
                  veri incompetenti, in omaggio all'etica del “do it yourself” 
                  e contro gli intellettualismi comuni. Tra sberleffo e libertà 
                  dal 2011 produce libretti, inizialmente rilegati con materiale 
                  neuro-farmaceutico definiti “psico-farma-pop-art”, 
                  ora invece avvalendosi di materiali di scarto provenienti da 
                  un laboratorio artigiano di Mestre. Le pubblicazioni Lieve Malore 
                  cercano di essere agili, cioè in formati piccoli, al 
                  massimo una trentina di pagine. Attualmente le copertine sono 
                  realizzate con stampe da incisione su Adigraf. I temi editoriali 
                  sono racconti di vita, poesia suburbana, saggistica demenziale, 
                  recupero di testi meno noti di autori del passato, ma in generale 
                  è aperta a raptus creativi di vario tipo. Titoli attualmente 
                  circolanti e distribuiti in modo irregolare sono “Psicocarcere”, 
                  “Paidoagonia”, “Carmelo Tube” e “Sulla 
                  Pazzia”. Prossimamente “Orazioni Estetistiche – 
                  Wanna Marchi e il futurismo”. 
                  Per saperne di più 
                  http://lievemalore.blogspot.it
                 Laboratorio di Cromografia, 
                  ovvero la scrittura a colori di Claudio Jaccarino 
                  Uno spazio reale (e non virtuale) nato nel 1995 nei teatri della 
                  compagnia teatrale Comuna Baires. 
                  Jaccarino ha sviluppato una personale ricerca   sull'intreccio 
                  tra  gesto, (di) Segno, colore, emozione. 
                  Da alcuni anni ospite dell'Osservatorio Figurale di Via Borsieri 
                  12 a Milano ove si svolgono corsi di pittura, disegno dal vero, 
                  acquarello, Stages itineranti per realizzare taccuini di viaggio, 
                  micro-editoria tra “libri d'artista” e artigianato 
                  casalingo ove la poesia e il colore si mescolano insieme a persone 
                  di ogni età e provenienza sociale. 
                  P.S.: Claudio Jaccarino è direttore responsabile della 
                  rivista anarchica ARTE a PARTE (semestrale di materiali irregolari 
                  di cultura libertaria). 
                  www.jaccarino.com 
                   
                
 SEMISERIE (le immagini 
                  che salvano il mondo) 
                  Semiserie è un laboratorio tipografico di fantasia ad 
                  opera di Francesca De Mai e Micaela Mariani 
                  Un luogo dove si creano immagini utilizzando vecchi macchinari 
                  tipografici come tirabozze, pedalina e caratteri mobili, mescolati 
                  alla computer grafica, al disegno e alla fotografia. 
                  Isola felice delle libere creazioni di semiserie sono le autoproduzioni: 
                  tagli, incastri, cuciture, stampe e disegni originali, da cui 
                  nascono piccole invenzioni su carta, biglietti “mobili” 
                  e opere di cartotecnica. 
                  Nessuna logica di mercato governa la produzione di queste immagini 
                  realizzate con tecniche scomode, lente e obsolete. 
                  Alcune sono stampate con tecniche tipografiche, altre sono disegnate 
                  a mano e poi cucite. È un' attività irrazionale, 
                  che non avrà lunga vita in questo mondo, ne consigliamo 
                  percio‘ l'acquisto immediato - vista la condizione di 
                  rarità da cui saranno presto caratterizzate. 
                  www.semiserie.com
                 Edizioni A Mano Lìbera 
                  “Io son Alessandro, camuno, eggià, nato in questa 
                  terra più di trenta anni fa e da tempo immemore ormai 
                  mi diletto a scrivere storie su 'sto mondo benedetto! 
                  Mi rivolgo anzitutto a voi bambini sperando di regalarvi sentimenti 
                  genuini; ma le mie novelle son altresì per genitori perché 
                  facciano breccia anche nei loro cuori. 
                  Di tali racconti non scrivo solo il testo ci metto del mio meglio 
                  per fare tutto il resto: tant'è vero che, come potete 
                  notare, nel mio piccolo banco l'obiettivo è riciclare'' 
                  www.libriliber.it 
                   
                   
                 
                   
                    Quattro 
                        anni! 
                        Settembre 2014: Liber, il Salone dell'editoria creativa 
                        e autoprodotta, compie quattro anni. Sembra un miracolo, 
                        e probabilmente lo è. 
                        Quando muovevo i primi passi con Unica Edizioni, quasi 
                        una decade fa, mi chiedevo se oltre a me e ad Antonella 
                        Barina, antesignana dell'autoeditoria nel veneziano con 
                        Edizione dell'Autrice, qualcun altro, ma chissadove, stava 
                        percorrendo come noi le terre inesplorate di un'altra 
                        editoria, autogestita dall'autore/dall'autrice. 
                        C'erano un sacco di cose chiarire, legacci da cui liberarsi. 
                        Bisognava, per esempio, far comprendere che autoeditarsi 
                        non significa semplicemente “pubblicarsi da sé”, 
                        aggirando in modo patetico il filtro costituito dagli 
                        editori. Al contrario: vuol dire farsi carico in prima 
                        persona di ciò che significa pubblicare. 
                        Pubblicare, appunto. Cioè fare i conti con la dimensione 
                        economica del libro e, ovviamente, con la sua natura sociale, 
                        con il sistema dell'informazione e della circolazione 
                        delle idee. Che, come sappiamo, non è affatto orizzontale 
                        e libertario, non lo è mai stato, men che meno 
                        oggi, anche se la forma reticolare del web vorrebbe far 
                        intendere il contrario. 
                        Oltre la scrittura, dopo l'ultima parola del “manoscritto”, 
                        bisognava dunque inventare modi alternativi di pubblicare, 
                        costruire circuiti altri, sottrarre il libro alla logica 
                        economica e restituirlo a quello delle relazioni interpersonali, 
                        umane. Con una bussola libertaria a nostra disposizione 
                        e la memoria, preziosa, delle autoproduzioni degli anni 
                        Settanta, quando la controcultura significava qualcosa. 
                        Ci siamo cercati. Ci siamo trovati. Folgorante l'incontro 
                        con la Casa Editrice Libera e Senza Impegni, a Milano, 
                        e con i Troglodita Tribe, nelle Marche, che da anni praticano 
                        un'editoria straordinaria. Strappato a forza dagli imperativi 
                        del consumo culturale, costruito pezzo su pezzo con materiali 
                        di scarto, il loro libro creativo è un condensato 
                        d'invenzione che stravolge al tempo stesso il linguaggio 
                        (ogni manufatto è un'anomalia a sé) e il 
                        modo di intendere il lavoro; il cosidetto processo produttivo 
                        nelle loro mani scompare, perché la forza creativa 
                        irrompe azzerandone la finalità economica. Baratto 
                        e libero scambio sono “normali” in questo 
                        modo di fare le cose. Anche la definizione di “editoria 
                        casalinga” identifica un luogo altro, antieconomico. 
                        Ed ecco Liber. Importante perché offre una possibilità 
                        di condivisione nella quale confluiscono le diverse esperienze 
                        editoriali autoprodotte. Non solo: Liber è un propulsore. 
                        Dalla prima edizione a oggi, in pochi anni, nuove autrici 
                        e nuovi autori si sono messi in cammino autoproducendosi, 
                        incoraggiati dalla possibilità concreta di esprimersi 
                        fuori dal ricatto delle tirature, dal giogo della produzione 
                        standardizzata, liberi finalmente dai condizionamenti 
                        della grande e piccola editoria. Molti hanno cominciato 
                        a “imitare” i libelli di Zenoni e dei Troglodita, 
                        ma in questo mondo an-economico l'imitazione è 
                        una virtù: è il segno di una koinè 
                        che si sta formando, dove ogni “imitatore” 
                        declina quella lingua a modo suo, diverso fra i diversi. 
                        Liber è anche, non dimentichiamolo, una situazione 
                        collettiva. Autogestita, autofinanziata, non gerarchica. 
                        Presupposto relazionale, questo, per la fioritura creativa 
                        di quanti vi partecipano. 
                         
                        Al Salone milanese si collegano, anche nel nome, gli incontri 
                        di Fare Libri Liberi, organizzati a Marghera in collaborazione 
                        con il Laboratorio di culture libertarie (Ateneo degli 
                        Imperfetti), che continuano il percorso cominciato nel 
                        gennaio 2007 con la rassegna “Aut Aut – Autrici 
                        e autori autoprodotti” e “Dopo l'ultima parola”, 
                        presso il piccolo teatro libertario Fuori Posto di Mestre, 
                        mentre prosegue a Venezia l'annuale appuntamento “M'Editare” 
                        di Edizione dell'Autrice. 
                        Eppure tutto questo non è sufficiente. Occorre 
                        che da queste iniziative germoglino dei gruppi: nuclei 
                        più piccoli, territoriali, che si attivino per 
                        dei mini-Liber (sull'esempio di Milano, nei mesi successivi 
                        al Salone). È necessario, ancora una volta, spendersi 
                        in prima persona. Il rischio, altrimenti, è di 
                        interpretare Liber solo come un'occasione di visibilità, 
                        vissuta in modo passivo e consumistico. 
                        Occorre pure che gli autoproduttori che, come me, si muovono 
                        sul versante più tradizionale del libro stampato, 
                        affrontino la realtà del libro digitale e, specificamente, 
                        la cosidetta autopubblicazione gestita dai siti web. Agenzie 
                        di servizi editoriali, ma anche società dal fatturato 
                        colossale (vedi Lulu.com) che stanno intercettando la 
                        spinta libertaria degli autori autoprodotti, per lucrare. 
                        Non sono editori, non vogliono esserlo. Fanno intendere 
                        che l'editore è l'autore stesso. Il loro slogan 
                        è il “do it yourself”, rapinato alla 
                        controcultura. 
                        Che tipo di editoria rappresentano? Come si disegnano 
                        i rapporti di potere all'interno di una editoria che appare 
                        democratica, inclusiva, diffusa, e che si avvale apertamente, 
                        necessariamente, del contributo personale degli autori? 
                        Dove si annida la mente pensante che manipola i novelli 
                        autori/editori? È invisibile, globale, neutra. 
                        Queste domande richiedono una risposta urgente. 
                       
                        Claudia Vio  | 
                   
                 
                 
                 
                
                   
                    Milano, 
                        2 marzo 2014 
                         
                        caro Federico, 
                         
                        mi chiedi un breve commento su “Liber” e sull'editoria 
                        autoprodotta, un fenomeno che conosco in modo molto superficiale 
                        per avere visitato un paio di edizioni del vostro salone 
                        e per avere pubblicato un libello con il tuo marchio. 
                        Quello che posso offrirti sono alcune impressioni molto 
                        personali e forse poco utili a chi ne sa più di 
                        me, perché vive questa esperienza dall'interno. 
                        Intanto devo dire che, sebbene con mio padre sia nato 
                        dentro l'editoria e poi ci abbia lavorato per molti anni, 
                        per me il libro rimane soprattutto un veicolo, un mezzo 
                        per diffondere immagini, pensiero e poesia; sono poco 
                        interessato al libro come cosa in sé, come feticcio 
                        editoriale e culturale. Già questo fatto mi rende 
                        molto simpatica la vostra iniziativa, in cui il libro 
                        come oggetto di culto e di consumo viene costantemente 
                        smitizzato. Per me il libro è prima di tutto una 
                        fonte di conoscenza e di arricchimento per quello che 
                        contiene, perciò non sono molto impressionato né 
                        dalla sua progressiva estinzione in favore dei mezzi elettronici, 
                        né, come nel vostro caso, dalla sua rielaborazione 
                        in forma artigianale. Mi chiedo piuttosto se questi due 
                        estremi non siano due facce della stessa medaglia, cioè 
                        della crisi del libro tradizionale. 
                        Il libro è lo specchio di una società e 
                        di un periodo storico. Attraverso la modificazione dei 
                        libri e del loro ruolo si capisce lo stato in cui si trova 
                        la cultura. La mia generazione ha vissuto il trauma di 
                        una inarrestabile lobotomia culturale (da alcuni, essendo 
                        appunto lobotomizzati, neppure avvertita) messa in atto 
                        dalla società dei consumi; uno scempio paragonabile 
                        a quello, più facilmente visibile, perpetrato nei 
                        confronti del territorio e dell'ambiente. Per lobotomia 
                        culturale intendo il passaggio da una condizione in cui 
                        la cultura poteva essere un fattore attivo e dirompente 
                        – un fenomeno dalle forti connotazioni esistenziali 
                        e creative; elitario, ma capace di incidere nella vita 
                        e nella società – a una condizione di completa 
                        passività e di livellamento pseudo-democratico, 
                        in cui la cultura (e perciò anche il libro) è 
                        ridotto a una merce qualsiasi e come tale viene prodotto 
                        e venduto. La scelta di un titolo, il modo in cui viene 
                        scritto, la sua confezione editoriale, la sua promozione 
                        e infine il giudizio su di esso, tutto viene subordinato 
                        alla logica del prodotto: ciò significa letteralmente 
                        la morte del libro come veicolo di poesia e di conoscenza. 
                        Dietro il volto tranquillizzante dell'edonismo consumistico, 
                        per cui tutto vale e non vale – e dunque per cui 
                        tutto, se adeguatamente promosso, può diventare 
                        “arte” e “cultura” - si è 
                        costituita una sottocultura totalizzante e repressiva, 
                        nella quale non esistono più critica e opinioni 
                        e in cui perciò il libro ha perso quasi completamente 
                        il suo ruolo. 
                        Di fronte a questa situazione, l'editoria autoprodotta 
                        è come una ventata di aria fresca. Per certi versi 
                        mi ricorda l'arte “brut” o “outsider”, 
                        cioè quell'arte (ancora troppo sconosciuta) che 
                        viene prodotta da creatori autodidatti e marginali. Non 
                        solo perché in entrambi i casi il bricolage viene 
                        usato in modo creativo, ma anche per il senso di estrema 
                        frontiera, di liberazione dalla asfissiante negazione 
                        della creatività individuale che contraddistingue 
                        la società attuale. In altre parole, vedo la vostra 
                        attività come una cellula sana in un organismo 
                        malato, una sorta di rivalsa creativa per ricostituire 
                        una vita fatta di poesia e pensiero (l'unica che vale 
                        qualcosa, credo, anzi l'unica vera); per fronteggiare 
                        cioè con pochi mezzi e molto coraggio quella che 
                        già quarant'anni fa, all'inizio della vicenda, 
                        Pasolini definiva “la peggiore delle repressioni 
                        della storia umana”. 
                        Ti abbraccio con affetto
                        
                        Francesco Porzio  | 
                   
                  
                La 
                  quarta edizione di LIBER 
                  è a MACAO, viale Molise 68, Milano. 
                  Il 27 e il 28 settembre 2014, 
                  www.libersalone.altervista.org 
                
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