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                Ritorno al provincialismo  
                  di Bruno Bigoni 
                  
                  Crisi o vitalità? Noi 
                  che ci occupiamo di cinema da anni, ormai, testimoni di tante 
                  sconfitte, troviamo ogni giorno la costanza per continuare a 
                  occuparcene, dando perfino l'impressione che la nostra sia una 
                  monomania, una forma di regressione. Noi sappiamo, invece, che 
                  occuparci di cinema vuol dire occuparci dei problemi della società. 
                  Il nostro sforzo è sempre stato, anche nei momenti di 
                  confusione e di panico ideologico, quello di ricondurre il discorso 
                  sui film ad un discorso sulla società. Se mi permettete 
                  un inciso, dirò che uno dei pochi risultati concreta 
                  dell' attività della sinistra in Italia risiede nell'aver 
                  imposto ai propri avversari alcuni elementi del proprio metodo 
                  di analisi. Questo si può facilmente verificare leggendo 
                  critica e saggistica sia riguardante il cinema ma estendibile 
                  anche al teatro e alla letteratura.
                  
                
  Crisi o vitalità? Noi vogliamo intendere crisi o vitalità 
                  della società Italiana, poiché sappiamo che i 
                  film – la crisi e la vitalità di chi li fa – 
                  sono, consci o inconsci, testimoni di larghi fenomeni che non 
                  coinvolgono soltanto il gusto, ma anche i mutamenti di ordine 
                  qualitativo nel sentire, nel pensare della gente. I testimoni 
                  sono anche reticenti: e nella attuale reticenza del cinema italiano, 
                  infatti, si può leggere tutta la storia della società 
                  italiana degli ultimi venti anni, fatta di frustrazioni e repressioni 
                  dei migliori istinti culturali, del trionfo del razionalismo 
                  piccolo-borghese e della grande operazione di rivalutazione 
                  di ogni luogo comune, banalità e superficialità, 
                  riducendo ogni novità di ricerca intellettuale al rango 
                  di faticosa imposizione culturale. 
                  Il grande respiro morale del cinema italiano del dopoguerra, 
                  permise la sprovincializzazione del nostro cinema e dietro di 
                  essa, di una parte importante della nostra cultura. Dopo vent'anni 
                  assistiamo al fenomeno inverso: il ritorno al più gretto 
                  dei provincialismi, quello che parlando il dialetto o il linguaggio 
                  della televisione, tende all'incanaglimento privato nella più 
                  futile delle evasioni.
                  Bruno Bigoni
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