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			   azione diretta 
                  Le “Schiere nere” contro il nazismo 
                  di David Bernardini 
                    
                Uniforme nera, cappello da carpentiere, 
                  si diffondono in Germania nel corso del 1930, come gruppi di 
                  autodifesa delle manifestazioni anarco-sindacaliste e libertarie 
                  in genere. Sono le Schwarze Scharen, qualcosa di simile ai nostri 
                  “arditi del popolo”. 
                 
                  Il 3 agosto 1930 il movimento 
                  anarcosindacalista berlinese indice una manifestazione antimilitarista 
                  per ricordare l'ingresso della Germania nella prima guerra mondiale. 
                  La repubblica di Weimar intanto sta vivendo una difficile fase 
                  della sua esistenza, prostrata dalla crisi economica e dalla 
                  politica d'austerità imposta dal cancelliere Brüning, 
                  mentre l'impetuosa ascesa del partito nazionalsocialista di 
                  Hitler è in pieno svolgimento e si confermerà 
                  nelle elezioni del settembre dello stesso anno. Finito il comizio, 
                  il corteo del 3 agosto prende le mosse a mezzogiorno da Bülowplatz, 
                  dirigendosi verso Brunnenplatz, nel cuore del quartiere operaio 
                  di Wedding. Tra i partecipanti ci sono gli attivisti della gioventù 
                  anarcosindacalista, la Sajd, gli anarcosindacalisti della Faud 
                  (Freie Arbeiter Union Deutschland) e l'orchestra operaia. 
                  Ad aprire il corteo sono alcune decine di individui che indossano 
                  un uniforme completamente nera, composta da un cappello da carpentiere 
                  o un berretto con visiera, una camicia, un paio di pantaloni, 
                  uno spallaccio e un cinturone da operaio. Due simboli sono appuntati 
                  sul cappello o sul cinturone di ciascuno: un fucile che si sbriciola 
                  e la stella rossa sovietica con un martello e una falce su fondo 
                  nero, già simbolo della Sajd. Marciano organizzati, portando 
                  bandiere nere: si tratta delle Schwarze Scharen, organizzazione 
                  finalizzata alla lotta contro il nazismo e alla diffusione dell'anarcosindacalismo, 
                  un fenomeno politico inedito all'interno del movimento libertario 
                  della repubblica di Weimar. 
                  È importante fare una precisazione: sulle Schwarze Scharen 
                  c'è poco in tedesco, nulla in italiano. Pertanto, s'impone 
                  un problema preliminare, cioè la traduzione. Infatti, 
                  die Schar (-en) può assumere diversi significati: 
                  schiera, branco, sciame, stormo. La mia scelta è ricaduta 
                  sul termine “schiera”, quindi la traduzione di Schwarze 
                  Scharen sarebbe “Schiere nere”, perché si 
                  tratta di un'espressione che irradia un'idea di forza e combattività, 
                  senza rimandare necessariamente ad una sfera autoritaria. In 
                  altre parole, “schiera” mi sembra un termine per 
                  così dire “marziale”, adatto quindi a un 
                  gruppo di autodifesa militante, senza per questo essere militarista. 
                  La confederazione anarcosindacalista tedesca nasce nel dicembre 
                  del 1919 sulle ceneri della Fvdg (Freie Vereinigung Deutscher 
                  Gewerkschaften, cioè Associazione libera dei sindacati 
                  tedeschi), di tendenza sindacalista rivoluzionaria, sorta da 
                  una scissione dal partito socialdemocratico nel 1897. La Faud 
                  svolge un ruolo importante nel corso delle lotte che si diffondono 
                  in Germania a partire dal novembre 1918, in particolare a Berlino, 
                  nella Renania e nella Germania centrale, mentre nella Ruhr partecipa 
                  nella primavera del 1920 alla fondazione dell'Armata rossa della 
                  Ruhr, composta da circa 50.000 uomini e all'interno della quale 
                  il 45 per cento dei militanti provengono dalle file anarcosindacaliste. 
                  Nonostante la repressione, la Faud continua a crescere: nel 
                  momento della fondazione possiede 112.000 aderenti, divenuti 
                  l'anno successivo 150.000. Nel frattempo il suo organo, il settimanale 
                  Der Syndikalist, raggiunge la tiratura di 100.000 esemplari 
                  (Döhring, 2004). Tuttavia, già a partire dal 1922, 
                  a causa della repressione e del graduale riflusso delle lotte, 
                  il movimento anarcosindacalista comincia ad accusare le prime 
                  gravi perdite. Nel 1922 conta 70.000 aderenti, calati nel 1923 
                  a 30.000, per continuare a decrescere negli anni successivi. 
                  Nel 1929 possiede ancora 10.000 iscritti, che si riducono ulteriormente 
                  nel 1931 a causa della disoccupazione di massa a seguito della 
                  crisi economica, per poi crollare definitivamente ai 3.000 sostenitori 
                  alla vigilia della presa del potere di Hitler. Non è 
                  possibile indagare qui le cause di questa costante emorragia 
                  di iscritti che portano la Faud dall'essere un sindacato che 
                  si proclama organizzazione anarchica a organizzazione anarchica 
                  che si proclama sindacato (Döhring, 2004). Quello che è 
                  interessante registrare è l'autocritica interna che alcuni 
                  militanti, specie quelli più giovani, cominciano a portare 
                  avanti a partire dalla fine degli anni venti, con lo scopo di 
                  reagire al declino del movimento anarcosindacalista e, allo 
                  stesso tempo, rispondere agli attacchi del movimento nazista, 
                  in rapida ascesa (Linse, 1989). Sulla base di queste considerazioni, 
                  nascono le Schwarze Scharen. 
                
                   
                     
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                    |   Il logo della Faud, la federazione anarco-sindacalista tedesca,  
                  negli anni venti dello scorso secolo  | 
                   
                 
                 
  Come tutto è cominciato 
                 Le “Schiere nere” compaiono per la 
                  prima volta nella regione dell'Alta Slesia – che oggi 
                  si trova in Polonia – per due ordini di ragioni (Linse, 
                  1989). In primo luogo, bisogna considerare che gran parte dell'Europa 
                  tra le due guerre è costellata da formazioni armate di 
                  militanti legate a partiti di destra e di sinistra. La proliferazione 
                  di queste organizzazioni, formate soprattutto da giovani, costituisce 
                  uno dei tratti tipici della società uscita dalla prima 
                  guerra mondiale ed è causata da quel processo che lo 
                  storico Mosse ha definito “brutalizzazione della politica”, 
                  avviato dal conflitto stesso. In altre parole, diversi stati 
                  europei e la repubblica di Weimar in particolare costituiscono 
                  il teatro di una riconfigurazione della militanza politica, 
                  caratterizzata da una simbiosi tra politica, violenza e cultura, 
                  e determinata dalle conseguenze della Grande guerra. Anche la 
                  gioventù libertaria rimane influenzata da questo inedito 
                  clima, soprattutto in una regione come quella dell'Alta Slesia, 
                  dove la lotta tra i Freikorps nazionalisti e le truppe 
                  polacche infuria fino all'inizio degli anni venti. Ciò 
                  permette la diffusione e la legittimazione del principio dell'autodifesa 
                  e così, quando comincia a farsi sempre più pressante 
                  l'attivismo delle camicie brune, alcuni attivisti anarcosindacalisti 
                  non stanno a guardare. Il centro dell'anarcosindacalismo nella 
                  regione è Ratibor, dove hanno un ruolo particolare Alfons 
                  Pilarski, direttore del settimanale locale Freiheit, Theodor 
                  Bennek e Georg Bennek (i due non sono parenti), i quali fondano 
                  il gruppo cittadino della Faud nel 1928 e, nell'ottobre 1929, 
                  creano la prima Schwarze Schar, insieme ad altri militanti. 
                  Ratibor costituisce il centro dal quale si irradia l'esperienza 
                  delle Schiere nere in tutta l'Alta Slesia: in novembre ne compare 
                  una a Beuthen, la quale giunge a contare nel giro di pochi mesi 
                  una cinquantina di militanti, e a Rosenberg, che invece non 
                  riesce a superare mai la dozzina di attivisti. Nel corso del 
                  1930 gruppi simili si affermano anche a a Katscher, Gleiwitz 
                  e Bobrek-Karf (Linse, 1989). 
                  Nel corso dell'estate del 1930 l'esperienza di Ratibor viene 
                  recepita da alcuni militanti della Sajd e della Faud di Berlino. 
                  In giugno viene così creata la prima Schiera nera della 
                  capitale tedesca da parte di attivisti provenienti dai quartieri 
                  settentrionali, che la definiscono “Organizzazione antifascista 
                  dei lavoratori rivoluzionari”. I rapporti di polizia identificano 
                  la guida della prima Schiera nera berlinese in Walter Kaps, 
                  già esponente di spicco della Sajd e suo referente per 
                  il quartiere di Prenzlauer Berg (Linse, 1989). Nel giro di poche 
                  settimane si afferma un'altra Schiera nera anche nei quartieri 
                  meridionali. A differenza delle Schwarze Scharen dell'Alta Slesia, 
                  quelle berlinesi pubblicano il proprio statuto organizzativo 
                  e si danno un organo di comunicazione, il ciclostilato Mitteilungsblatt 
                  der Schwarzen Schar. Antifaschistische Vereinigung revolutionärer 
                  Arbeiter (Foglio di comunicazione della Schiera nera. Associazione 
                  antifascista dei lavoratori rivoluzionari). Tuttavia, sulla 
                  loro struttura organizzativa e sulla loro effettiva forza numerica 
                  non sono disponibili informazioni precise (Döhring, 2011). 
                  Nel febbraio del 1931 viene fondata una Schiera nera a Kassel, 
                  la quale giunge a contare in agosto 40 militanti circa, grazie 
                  all'attività del falegname Willy Paul. Quest'ultimo, 
                  già cofondatore della sezione locale della Faud, pubblica 
                  alcuni bollettini, come Die Proletarische Front (Il fronte 
                  proletario), in 500 copie, e soprattutto Die schwarze Horde 
                  (L'orda nera). Dalle pagine di quest'ultimo, Paul propone come 
                  futura guida delle Schwarze Scharen a livello nazionale il poeta 
                  anarchico Erich Mühsam. 
                  Altri gruppi simili compaiono a Suhl e forse anche a Erfurt. 
                  Ma la situazione forse più interessante si verifica in 
                  Renania. Nel gennaio 1930, Gustav (Gustl) Doster, militante 
                  anarcosindacalista di Darmastadt, già impegnato nel movimento 
                  dei disoccupati, lancia un appello su Junge Anarchisten (Giovani 
                  anarchici), la rivista della Sajd, per la costituzione di una 
                  Schiera nera. Tuttavia, il gruppo più attivo nella regione 
                  è quello che s'afferma a Wuppertal, costituito da poche 
                  decine di militanti ma estremamente impegnato nella lotta antifascista, 
                  formato dai membri della Sajd locale e da alcuni attivisti più 
                  giovani della Faud (Klan-Nelles, 1986). Questa Schiera nera 
                  apre i cortei anarcosindacalisti portando delle bandiere nere 
                  con sopra scritto “Tod dem Faschismus” (Morte al 
                  fascismo) e sono accompagnati dall'orchestra operaia di Duisburg, 
                  l'unica presente nella regione. 
                Caratteri delle Schwarze Scharen   
                 Le Schiere nere dell'Alta Slesia costituiscono 
                  quindi il modello sul quale si strutturano gli altri gruppi 
                  che si formano successivamente. Per ricostruire i caratteri 
                  generali di questa organizzazione è necessario affidarsi 
                  ai rapporti di polizia, confrontandoli con gli scritti provenienti 
                  dalla Schiera nera di Berlino, in modo tale da ottenere un quadro 
                  il più possibile nitido (Linse, 1989). 
                  1- I componenti della Schiera nera si presentano pubblicamente 
                  in divisa. La loro uniforme è composta da pantaloni, 
                  camicia e cappello (nell'Alta Slesia il basco, a Berlino il 
                  berretto con visiera o il largo cappello da carpentiere) completamente 
                  neri, il loro simbolo principale, tipicamente antimilitarista, 
                  è un fucile che si sgretola, al quale si può trovare 
                  associato il simbolo della Sajd (Linse, 1976). 
                  2- Le Schiere nere, sin dalla loro fondazione, mettono in primo 
                  piano la questione dell'antifascismo, anche se in un modo differente 
                  rispetto alla Faud (Linse, 1989). La confederazione anarcosindacalista, 
                  infatti, interpreta il nazismo come l'espressione dittatoriale 
                  del capitalismo, quindi come un fenomeno economico, manifestazione 
                  di un “moderno militarismo industriale” che, in 
                  quanto tale, può essere combattuto solo con lo sciopero 
                  generale e il sabotaggio. I militanti delle Schiere nere invece 
                  vedono nel nazismo anche un fenomeno politico da combattere 
                  non solo nelle fabbriche, ma anche fisicamente nelle strade. 
                  In nome dell'antifascismo, le Schwarze Scharen promuovono l'alleanza 
                  con altre forze politiche, anche se in misura diversa. Infatti 
                  a Ratibor scendono in strada insieme ai militanti del partito 
                  comunista, in Renania la collaborazione avviene soltanto con 
                  altri piccoli gruppi della sinistra comunista e libertaria, 
                  mentre la Schiera nera berlinese precisa nel suo primo appello 
                  al proletariato che collaborerà soltanto con organizzazioni 
                  antiautoritarie (Linse, 1989). 
                  3- Le Schiere nere non sono soltanto un'organizzazione antifascista, 
                  ma si presentano anche come un supporto per il movimento anarcosindacalista. 
                  La loro attività propagandistica è molto intensa 
                  e si dirige non soltanto alle città ma anche alle campagne, 
                  incoraggiando l'utilizzo di mezzi propagandistici più 
                  efficaci come manifesti più moderni, spettacoli teatrali, 
                  orchestre operaie e l'uso di mezzi motorizzati (camion, automobili) 
                  per la propaganda. Per esempio, per promuovere il corteo antimilitarista 
                  del 3 agosto 1930, la Schiera nera di Ratibor utilizza un camion 
                  con alcune scritte antimilitariste e delle caricature, tra le 
                  quali ci sono un Cristo in croce con la maschera antigas e un 
                  ritratto del presidente del Reich, Paul von Hindenburg, in vestaglia 
                  e pantofole (Döhring, 2011). 
                  4- Il fatto che le Schiere nere si presentino come un'organizzazione 
                  integrata ma allo stesso tempo indipendente dalla Faud, non 
                  impedisce loro di criticare anche duramente la confederazione 
                  anarcosindacalista per avere trascurato il confronto politico 
                  e per non aver reagito al suo declino, lasciandosi andare ad 
                  un atteggiamento passivo e di attesa. Inoltre, la Schiera nera 
                  berlinese invoca una più rigorosa e solida forma organizzativa 
                  per combattere il nazismo, per attirare nuovi elementi e per 
                  rilanciare il movimento anarcosindacalista. 
                  Per quanto riguarda i loro numeri, le Schwarze Scharen non divengono 
                  mai un movimento di massa, infatti, secondo i rapporti di polizia 
                  dell'epoca, non superano le 500 unità a livello nazionale 
                  (Linse, 1989). Nonostante ciò, le Schiere nere sono molto 
                  aggressive nell'attività antifascista, i suoi aderenti 
                  vedono nell'uniformità della divisa e nei comportamenti 
                  risoluti un vantaggio psicologico sul nemico nazista, tanto 
                  che, per esempio, le SA renane temono la Schiera di Wuppertal, 
                  pur essendo le camicie brune in maggioranza numerica. Il loro 
                  armamento può soltanto essere ipotizzato a partire dalle 
                  informazioni che sono disponibili per i singoli gruppi locali. 
                  La Schiera nera di Wuppertal, una delle più attive, possiede 
                  numerose rivoltelle e una carabina, che vengono utilizzate nei 
                  frequenti scontri a fuoco con i militanti nazisti, mentre quella 
                  di Beuthen ha un deposito di esplosivi, scoperto dalla polizia 
                  nel 1932 (Rübner, 1994). 
                  In sintesi, le Schwarze Scharen costituiscono il tentativo da 
                  parte di alcuni attivisti della Sajd e della Faud di reagire 
                  all'avanzata del nazismo e al declino del movimento anarcosindacalista, 
                  costituendo un'organizzazione in grado di portare il principio 
                  dell'azione diretta, da sempre sostenuta in ambito economico 
                  dall'anarcosindacalismo, sul terreno politico, in funzione antifascista. 
                  Il nodo che i militanti delle Schiere nere si ritrovano ad affrontare 
                  consiste nel tentativo di coniugare l'esigenza di un'organizzazione 
                  strutturata, adatta all'attacco e alla difesa militante, con 
                  una dimensione libertaria, orizzontale e antimilitarista. 
                  La parabola esistenziale delle Schiere nere è piuttosto 
                  breve, dato che i gruppi nati tra il 1929 e il 1930 cessano 
                  le loro attività pochi mesi prima dell'avvento del Terzo 
                  Reich. Le ragioni sono diverse, anche se un ruolo importante 
                  hanno avuto l'accusa di militarismo mossa da parte di alcuni 
                  settori della Sajd e della Faud alle Schiere nere, che comunque 
                  le utilizzano per difendere le loro iniziative (Rübner, 
                  1994), e il continuo declino del numero degli attivisti anarcosindacalisti. 
                  Altri due importanti fattori sono senza dubbio la repressione 
                  da parte dello stato e la morte di alcuni esponenti di spicco, 
                  come Walter Kaps (Linse, 1989). Nonostante la loro breve esistenza, 
                  le Schiere nere assumono una grande importanza storica e politica 
                  poiché costituiscono un fenomeno inedito all'interno 
                  del movimento anarchico tedesco dell'epoca. Inoltre, molti degli 
                  attivisti sopravvissuti combatteranno durante la guerra civile 
                  spagnola nelle file della Colonna Durruti e animeranno in Spagna 
                  il gruppo Deutsche Anarcho-Syndikalisten (Das).
                  David Bernardini
 
                   
                    Per 
                        saperne di più 
                        (se sai il tedesco) 
                       La 
                        bibliografia sull'argomento è esigua: 
                        Ulrich Linse, Die “Schwarze Scharen”. Eine 
                        antifaschistische Kampf Organisation deutscher Anarchisten, 
                        “Archiv für die Geschichte des Widerstandes 
                        und der Arbeit”, n. 9, Germinal-Verlag, 1989, in 
                        http://www.anarchismus.at/texte-anarchosyndikalismus/anarchistinnen-gegen-hitler/667-ulrich-linse-die-schwarzen-scharen-antifaschistische-kampforganisation-deutscher-anarchisten. 
                        Helge Döhring: Schwarze Scharen. Anarcho-Syndikalistische 
                        Arbeiterwehr (1929–1933), Verlag Edition AV, 
                        Lich 2011. 
                         
                        Altri libri che trattano brevemente anche questo argomento 
                        sono: 
                        Ulrich Linse, Die anarchistische und anarchosyndikalistische 
                        Jugendbewegung 1918-1933, Dipa-Verlag, Frankfurt a.M. 
                        1976. 
                        Ulrich Klan, Dieter Nelles, “Es lebt noch eine 
                        Flamme”. Rheinische Anarcho-Syndikalisten-innen 
                        in der Weimarer Republik und im Faschismus, Trotzdem-Verlag, 
                        Grafenau/Döffingen 1986. 
                        Hartmut Rübner, Freiheit und Brot. Die Freie Arbeiter-Union 
                        Deutschlands, eine Studie zur Geschichte des Anarchosyndikalismus, 
                        Libertad Verlag, Berlin 1994. 
                        Helge Döhring, Syndicalism and Anarcho-Syndicalism 
                        in Germany: An introduction, 2004 in http://libcom.org/files/syndicalism-Germany.pdf. 
                       
                        DB  | 
                   
                 
                
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