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				 Colombia 1 
                  
                Toh chi c'è? L'Enel 
                  
                testo e foto di Orsetta Bellani 
                    
                
                  Enel si pubblicizza come impresa sostenibile e promuove l'idea 
                    che le centrali idroelettriche siano una soluzione rispettosa 
                    dell'ambiente e del tessuto sociale in cui operano. 
                    In realtà, quella che in Europa viene definita “energia 
                    verde” nel caso della centrale idroelettrica El Quimbo, 
                    nel sud della Colombia, provoca danni irreversibili alle comunità 
                    locali.  
                  
                     
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                      |   Cantieri 
                          per la costruzione della centrale idroelettrica El Quimbo 
                          lungo il fiume Magdalena  | 
                     
                   
                 El Quimbo è un progetto 
                  di Emgesa, impresa controllata dalla spagnola Endesa, di cui 
                  Enel possiede il 92 per cento delle azioni. La centrale dovrebbe 
                  sorgere sul fiume Magdalena, nel Dipartimento del Huila, con 
                  una capacità installata di 400mw. I lavori sono stati 
                  affidati a Impregilo e l'investimento previsto è di 837 
                  milioni di dollari. 
                  A causa della idroelettrica di Enel, nella zona centrale del 
                  Dipartimento del Huila verranno inondati più di 8.500 
                  ettari di terra, di cui 842 di bosco secco tropicale in via 
                  di estinzione e 5.300 di terre fertili e produttive. Scompariranno 
                  interi paesi, dove oggi vivono migliaia di persone. Come il 
                  contadino Moisés Sánchez, che il 13 gennaio 2013 
                  si trovava in casa con i figli quando arrivò l'Esmad 
                  (Escuadrón móvil antidisturbios, un corpo speciale 
                  della polizia colombiana) per trascinarlo fuori e costringerlo 
                  a vedere abbattere la casa davanti ai suoi occhi. “Mi 
                  hanno detto che lo hanno fatto per la mia sicurezza, perché 
                  la mia fattoria verrà inondata una volta che sarà 
                  terminata la costruzione della diga”, racconta Moisés 
                  Sánchez. “Per più di un anno Emgesa mi ha 
                  promesso che mi avrebbe dato un terreno come compensazione, 
                  ma non ho ricevuto nulla. La polizia ha ancora le mie cose e 
                  i miei animali, mi hanno detto che avevo tre giorni per reclamarli 
                  ma non l'ho fatto perché non so dove metterli. Sono uno 
                  sfollato in più di questo stato”. Di fatto, la 
                  centrale idroelettrica El Quimbo sta creando migliaia di sfollati 
                  in un paese che già conta con più di 5 milioni 
                  di profughi a causa del conflitto tra esercito, paramilitari 
                  e guerriglie. 
                  Per difendere i diritti delle persone che perderanno casa o 
                  lavoro a causa della centrale idroelettrica, nel 2009 è 
                  nata Asoquimbo (Asociación de afectados por la hidroeléctrica 
                  El Quimbo). “Asoquimbo lotta per i diritti delle persone 
                  che vivono all'interno dell'area d'influenza diretta del progetto, 
                  come la Licenza ambientale definisce la zona che si vedrebbe 
                  direttamente danneggiata dal bacino della diga o dai lavori 
                  di costruzione dell'opera”, spiega Jennifer Chavarro, 
                  studentessa e integrante di Asoquimbo. “La nostra maggiore 
                  vittoria è stata coscientizzare le persone affinché 
                  decidano sulla propria vita, secondo i principi di autonomia 
                  e autorganizzazione. Non sono i politici né la democrazia 
                  rappresentativa a dover decidere come dobbiamo vivere. Lottiamo 
                  anche contro il modello di sviluppo del presidente colombiano 
                  Juan Manuel Santos che, come quello dell'ex presidente Álvaro 
                  Uribe, è basato nello sfruttamento delle risorse naturali. 
                  Santos ha approvato la costruzione di 32 dighe in tutto il paese 
                  e annunciato la possibilità di costruirne altre nove 
                  nell'alto Magdalena. Con El Quimbo e Betania – centrale 
                  idroelettrica di Endesa-Enel, costruita negli anni '80 a 12 
                  km dal luogo in cui dovrebbe sorgere El Quimbo – sarebbero 
                  11 dighe nel solo Dipartimento del Huila. Stiamo svendendo il 
                  paese alle imprese straniere”. 
                  Il futuro del fiume Magdalena, di fatto, è in mani asiatiche. 
                  Il 10 maggio 2011 è stato firmato un accordo tra Cormagdalena 
                  (Corporación autónoma regional del Río 
                  grande de la Magdalena, entità statale incaricata delle 
                  politiche riguardanti il fiume Magdalena) e l'impresa cinese 
                  Hydrochina Corporation per la stesura del Plan maestro de aprovechamiento 
                  del Río Magdalena, documento che conterrà le linee 
                  guida per la protezione e lo sfruttamento del fiume. L'apporto 
                  economico di Cormagdalena al progetto è di 710.750 dollari, 
                  mentre Hydrochina e il governo cinese lo finanziano con un totale 
                  di 8.287.750 dollari. 
                
                   
                      | 
                   
                   
                    |   Jennifer 
                        Chavarro, studentessa e integrante di Asoquimbo  | 
                   
                 
                 
                  “Fiducia per gli investitori e sicurezza democratica” 
                 L'idea di costruire la centrale idroelettrica El Quimbo è 
                  nata nel 1997, ma inizialmente il progetto non venne approvato 
                  dal ministero dell'ambiente colombiano. “La decisione 
                  del ministero venne presa a seguito di un parere del ministero 
                  dell'agricoltura che diceva che El Quimbo non è sostenibile 
                  perché l'area che danneggiata comprende una riserva forestale 
                  protetta e, in più, non c'era nessuna garanzia di restituzione 
                  dell'attività produttiva della zona inondata”, 
                  spiega Miller Dussán Calderón, integrante di Asoquimbo 
                  e professore dell'Universidad surcolombiana di Neiva. “Tuttavia, 
                  nel 2007 Emgesa fece una nuova richiesta al ministero dell'ambiente 
                  e il ministero dell'agricoltura emise un parere favorevole in 
                  un solo mese, quando in altri paesi come gli Stati Uniti sono 
                  necessari otto anni di studi per prendere una decisione di questo 
                  tipo. Quali condizioni sono cambiate tra il 1997 e il 2007? 
                  Questo non è chiaro, visto che il parere del ministero 
                  dell'ambiente non contiene nessuno studio che dimostri la sostenibilità 
                  del progetto. È stata una decisione politica presa dal 
                  governo dell'ex presidente Álvaro Uribe”. 
                  Lo stesso Uribe che promosse la politica chiamata “fiducia 
                  per gli investitori e sicurezza democratica”, che prevedeva 
                  vari di tipi di facilitazioni alle transnazionali perché 
                  investissero in Colombia, come la garanzia di avere guadagni 
                  in modo indipendente dal successo in borsa, attraverso un'assicurazione 
                  pagata con i soldi dei contribuenti. Uribe assicurò inoltre 
                  alle transnazionali forti esenzioni tributarie, permettendo 
                  loro di pagare il 17 per cento delle tasse invece del 33 per 
                  cento. Secondo la rivista locale Portafolio, la misura ha fatto 
                  perdere allo stato colombiano più di 4 miliardi di euro 
                  l'anno. 
                  In più, quando nel 2008 il governo colombiano approvò 
                  la risoluzione 321 che dichiara di utilità pubblica gli 
                  8.585 ettari che la controllata di Enel richiese per la costruzione 
                  del Quimbo, non erano ancora stati approvati né la Licenza 
                  ambientale né il Diagnostico ambientale di alternative, 
                  uno studio fondamentale per determinare la sostenibilità 
                  di un progetto. “La Licenza ambientale, che è un 
                  patto fra lo stato e l'impresa, viene modificata in continuazione”, 
                  denuncia il professor Miller Dussán Calderón. 
                  “Le transnazionali esigono condizioni sempre migliori 
                  per i loro investimenti e di fronte a questa richiesta il governo 
                  Uribe due giorni prima di lasciare l'incarico stabilì 
                  un regime di transizione, per poter modificare le licenze ambientali 
                  in modo da adeguarle alle 'nuove realtà ambientali' del 
                  paese”. 
                  La locomotiva minerario-energetica, come il presidente Santos 
                  definisce il modello di sviluppo che sta promuovendo, non prende 
                  in dovuta considerazione la riparazione dei danni alle popolazioni 
                  locali. A differenza di altri paesi come il Brasile, in Colombia 
                  nessuna legge stabilisce un profilo del “danneggiato a 
                  causa di una grande opera”, e le imprese sono libere di 
                  decidere chi compensare e in che modo farlo. 
                
                   
                      | 
                   
                   
                    |   Miller Dussán Calderón, professore 
                  dell'Universidad Surcolombiana, durante un'assemblea di Asoquimbo  | 
                   
                 
                 Nella Licenza ambientale del 2009, il ministero dell'ambiente 
                  definisce l'impatto causato dal Quimbo come “di alta importanza”, 
                  e chiede che l'impresa garantisca il recupero dell'attività 
                  agricola e dei livelli occupazionali precedenti alla costruzione 
                  della centrale. 
                  “Emgesa dovrebbe compensare i piccoli proprietari restituendo 
                  loro le terre che stanno perdendo a causa della costruzione 
                  del Quimbo, ovviamente in un altro luogo”, spiega Jesús 
                  Elías Benavides, contadino della comunità La Honda. 
                  Tuttavia, finora non è stato comprato neanche un millimetro 
                  di terra e l'unica compensazione che hanno ricevuto alcune famiglie 
                  è stata in denaro, come racconta Leida Jimena Chavarro 
                  Alvarado, pescatrice e contadina della comunità La Jagua: 
                  “Emgesa ha promesso a più di settecento famiglie 
                  una compensazione tra i 25 e i 45 milioni di pesos (tra i 10mila 
                  e i 19mila euro). Alcune famiglie che non avevano mai visto 
                  tanti soldi si sono comprate molte cose, e il denaro è 
                  quasi finito. 25 milioni di pesos sembrano molti, ma finiscono 
                  presto se non si sanno investire”. 
                
                   
                      | 
                   
                   
                    |   Asoquimbo consegna alle Controlaría 
                  de la República (Corte dei Conti) le firme di 9111 persone 
                  che si dichiarano danneggiate dalla centrale El Quimbo  | 
                   
                 
                 
                La mobilitazione nelle strade 
                 I danni causati dal Quimbo sono stati oggetto di un'investigazione 
                  della Corte dei conti colombiana, che ha rilevato perdita della 
                  produttività marginale della terra, costi per danneggiamento 
                  della mobilità, rovesciamento di materiali nel fiume 
                  Magdalena, ritardi nella restituzione degli impieghi nella zona 
                  produttiva e danneggiamento della fauna e della flora. Secondo 
                  la Corte dei conti, i danni causati da Emgesa ammontano a circa 
                  150 milioni di euro. Inoltre, l'Istituto colombiano di antropologia 
                  e storia ha rilevato danni al patrimonio archeologico. 
                  Un altro problema denunciato da Asoquimbo riguarda il censimento 
                  che Emgesa ha realizzato per decidere quali persone compensare. 
                  Ad esempio, tra i pescatori che vedranno danneggiare gravemente 
                  il loro lavoro – e che, secondo l'ente governativo Incoder 
                  (Instituto colombiano de desarrollo rural), tra il 2009 e il 
                  2011 hanno già perso 7,95 tonnellate di pesce – 
                  solo al 25 per cento sono stati censiti. 
                  “L'impresa ha fatto tre censimenti che danno risultati 
                  differenti, e che rilevano la presenza di circa 3000 persone 
                  danneggiate”, spiega il professor Miller Dussán 
                  Calderón. “Asoquimbo legalmente non dovrebbe occuparsi 
                  del censimento, ma l'abbiamo fatto e abbiamo rilevato 1400 persone 
                  che non erano state censite pur dichiarandosi danneggiate dal 
                  Quimbo. Abbiamo consegnato i nostri dati alla Corte dei conti, 
                  che ha rilevato che effettivamente la metodologia utilizzata 
                  da Emgesa conteneva gravi mancanze. Dopodiché si è 
                  dato un altro fenomeno, determinato dal danneggiamento della 
                  catena produttiva. 9111 persone che si dichiarano danneggiate 
                  dal Quimbo hanno firmato un documento, che il 28 gennaio 2013 
                  abbiamo consegnato alla Corte dei conti. Siamo in attesa di 
                  una risposta”.
                 
                   
                      | 
                   
                   
                    |   Moisés Sánchez, contadino 
                  del Huila costretto con la violenza ad abbandonare la sua casa 
                  il 13 gennaio 2013  | 
                   
                 
                 L'azione di Asoquimbo non si muove solo a livello giuridico, 
                  ma anche e soprattutto nelle strade. L'ultima manifestazione 
                  è stata organizzata il 14 marzo 2013, in occasione della 
                  giornata mondiale contro le dighe, quando l'associazione ha 
                  bloccato le strade del dipartimento del Huila. 
                  Un'altra grande mobilitazione è stata realizzata il 14 
                  e 15 febbraio 2012 per resistere allo sgombero degli accampamenti 
                  dei pescatori sorti sulle rive del Magdalena. Gli squadroni 
                  antisommossa dell'Esmad hanno represso violentemente la manifestazione 
                  pacifica, e un ragazzo ha perso un occhio. L'allora ministro 
                  dell'interno era Germán Vargas Lleras, fratello di José 
                  Vargas Lleras, presidente del consiglio direttivo di Emgesa. 
                  Orsetta Bellani
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