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                Pietro Gori 
                  
                Tra storia e memoria 
                  
                di Maurizio Antonioli, Franco 
                  Bertolucci e Roberto Giulianelli 
                    
                È uscito, per le edizioni Bfs, il volume Nostra patria è il mondo intero, dedicato alla fortuna e alla memoria del “poeta gentile dell'anarchia”. Ne pubblichiamo l'introduzione. 
				 
                   
                  La fortuna di Pietro Gori negli 
                  anni del secondo dopoguerra sembra aver subito un «declino 
                  quasi inarrestabile». Neanche il centenario della morte, 
                  nel 2011, ha stimolato, al di là di alcuni ambiti specifici, 
                  una significativa rinascita di interesse. Gori pare oramai appartenere 
                  a un'epoca talmente lontana da non suscitare più alcuna 
                  emozione ideale, né interesse storiografico: un processo 
                  legato anche, probabilmente, al declino degli studi sul movimento 
                  operaio e alla radicale trasformazione dei soggetti politici 
                  che a quell'esperienza storica si ispiravano. 
                  Eppure, nella seconda metà del Novecento, soprattutto 
                  in alcuni territori, la figura di Gori e il suo ricordo sono 
                  riemersi alla luce del sole come un fiume carsico. Parafrasando 
                  Luigi Fabbri, il ritorno a Gori in questo periodo può 
                  essere interpretato come un viaggio nella memoria di un passato 
                  «che ebbe tanta luce», un «rifugio» 
                  per lo spirito «turbato dalle visioni del presente» 
                  nell'aspettativa che ciò giovi «a rianimare la 
                  speranza nell'avvenire». Alla fine del secondo conflitto 
                  mondiale, in alcune zone di un'Italia distrutta dalla guerra 
                  e lacerata dalle tante ferite aperte nella società da 
                  vent'anni di dittatura, i libertari superstiti e le masse popolari 
                  sono accorsi al richiamo della memoria del «poeta gentile 
                  dell'anarchia». Tale processo ha avuto un duplice significato: 
                  il primo di tipo identitario, prettamente militante e legato 
                  alla situazione del movimento libertario. In questo contesto 
                  il recupero del mito goriano, così come per altre figure, 
                  ha una funzione prettamente catalizzatrice finalizzata a ricomporre 
                  le fila di un movimento che, dopo vent'anni di clandestinità, 
                  si ritrova fortemente ridimensionato, in una prospettiva storico-sociale 
                  completamente diversa. È un tentativo di mantenere viva 
                  la presenza dei libertari all'interno del movimento operaio, 
                  nel quale operano ormai forze comuniste e socialiste di gran 
                  lunga superiori per dimensioni e capacità, che vanno 
                  via via incorporando nelle proprie organizzazioni gran parte 
                  della tradizione e del mondo sovversivo e, quindi, anche anarchico. 
                   
                    Un patrimonio 
                  che rischia di scomparire 
                
  Il secondo significato di questo processo trova le proprie 
                  radici nella dimensione del culto popolare-localistico della 
                  memoria di Gori, a volte impregnato di forti influenze “mistiche”, 
                  quasi religiose. Il fenomeno è rintracciabile in alcune 
                  zone dove Gori aveva travalicato i limiti del confine politico-militante 
                  per assumere i contorni del “martire laico”, identificato 
                  come tale dalla grande maggioranza delle comunità locali. 
                  Un fenomeno che si concentra in alcuni borghi e cittadine della 
                  costa tirrenica che va da Civitavecchia a Spezia. Non a caso, 
                  in molte delle località nelle quali Gori era stato uno 
                  dei protagonisti delle vicende del movimento libertario e operaio, 
                  tra il 1945 e il 1949 vengono organizzate in ricordo del “cavaliere 
                  errante dell'anarchia” imponenti manifestazioni commemorative 
                  con larga partecipazione di popolo, con la ricollocazione di 
                  lapidi e monumenti o l'intitolazione di strade e piazze. Accade 
                  a Civitavecchia, Piombino, Portoferraio, Livorno, Pisa, Carrara 
                  e in altri centri minori. Questa fase si conclude con le celebrazioni 
                  del 15 maggio 1960 tenute a Rosignano Marittimo, promosse dalle 
                  istituzioni locali insieme con gli anarchici, dove viene inaugurato 
                  un busto bronzeo posto in una piazzetta centrale del paese, 
                  come spazio dedicato alla memoria di Gori. Nell'occasione viene 
                  aperta anche una sala museale, ospitata dalla Biblioteca comunale, 
                  destinata a raccogliere e conservare cimeli e scritti del “poeta 
                  dell'anarchia”. 
                  Il quindicennio di iniziative nate tra la fine della seconda 
                  guerra mondiale e il centenario della nascita dello Stato italiano 
                  (1961), che coincide con il cinquantenario della morte di Gori, 
                  non è accompagnato da una riflessione storico-critica. 
                  Difatti, se si escludono i lavori coevi o di poco successivi 
                  come quelli di Carlo Molaschi (1959), Gigliola Dinucci (1967) 
                  e Giuseppe Rose, che nel 1968 ripropone una raccolta selezionata 
                  di scritti goriani, non si trovano altri significativi contributi 
                  in questa direzione. 
                  Solo nei primi anni settanta, attraverso gli studi antropologici 
                  sulla cultura e la musica di Castri, Jona, Liberovici e altri 
                  si assiste a un recupero, da un punto di vista critico, di parte 
                  della memoria goriana ancora rintracciabile in Toscana. È 
                  innegabile, infatti, che l'attività di questa ricerca 
                  – che porta alla raccolta di un numero consistente di 
                  interviste a popolani dell'Isola dell'Elba e delle aree adiacenti 
                  e alla messa in scena dell'opera teatrale È arrivato 
                  Pietro Gori, anarchico pericoloso e gentile – costituisce, 
                  a oggi, una delle fonti più interessanti in merito alla 
                  trasmissione della memoria di Gori, nonché il tentativo 
                  più significativo e meritorio di salvare un patrimonio 
                  collettivo che stava per andare perduto. Sempre in questi anni 
                  è da ricordare l'inaugurazione a Volterra della targa 
                  in memore di Gori, riconducibile al ciclo culturale e 
                  politico goriano dell'immediato secondo dopoguerra, iniziativa 
                  promossa dal gruppo anarchico locale. Ivano Tognarini, inoltre, 
                  pubblica la prima biografia storico-scientifica di Gori, che 
                  appare nel Dizionario biografico del movimento operaio italiano. 
                  Alla fine degli anni settanta si esaurisce anche quest'ultima 
                  ondata di interesse verso la figura del “poeta gentile”, 
                  di cui si avverte sempre più l'inattualità, tanto 
                  che anche all'interno del movimento anarchico, tradizionalmente 
                  attento alla propria identità e alla propria storia, 
                  il “cavaliere errante” entra in un profondo oblio. 
                  Negli stessi anni altre figure come, per esempio, Bakunin, Berneri, 
                  Borghi e Malatesta sono state oggetto, e lo sono ancora oggi, 
                  di riflessioni politiche, convegni, seminari di studio, pubblicazioni 
                  e le loro opere vengono riproposte a più riprese e discusse 
                  perché ritenute attuali. La sensazione che Gori non attiri 
                  più l'attenzione, in un'epoca di grande partecipazione 
                  ai conflitti sociali che coinvolgono soprattutto nuove generazioni 
                  di militanti molto lontani, culturalmente e idealmente, dal 
                  primo anarchismo, riporta a ciò che scriveva Luigi Fabbri 
                  circa vent'anni dopo la morte del suo amico: «È 
                  vera una sua certa “insouciance”; egli si occupava 
                  poco di certe questioni pratiche, tutto preso dalla sua attività 
                  oratoria, letteraria, artistica ecc.» 
                  L'uscita, nel 1981, del secondo volume della Storia degli 
                  anarchici italiani di Pier Carlo Masini può essere 
                  considerata il primo contributo di un nuovo percorso di studi 
                  goriani. Infatti, nel volume Masini dedica ampio spazio alla 
                  figura di Gori, già definito «l'uomo di punta dell'anarchismo 
                  italiano» nell'ultima decade del secolo XIX e «il 
                  primo ambasciatore dell'Italia esterna – quella dei fuorusciti 
                  – che parla all'altra Italia esterna – quella degli 
                  emigranti», riconoscendo nella sua azione una caratteristica 
                  originale transnazionale e cosmopolita nella storia del movimento 
                  operaio e libertario. Nei primi anni ottanta, in coincidenza 
                  con la pubblicazione del libro di Masini, nella storiografia 
                  si apre un'ampia riflessione sui miti, sui luoghi e sui simboli 
                  del movimento operaio: è in questo ambito che la figura 
                  di Gori riemerge. Studi che hanno poi ispirato il ciclo di iniziative 
                  culturali e storiche promosso dalla Biblioteca F. Serantini 
                  e dagli enti locali, sfociato nel 1996 nel convegno “Pietro 
                  Gori e i profeti del liberato mondo”. Il Comune di Rosignano 
                  Marittimo per l'occasione rimette a nuovo il Fondo Gori conservato 
                  presso il Museo Storico, riconsegnandolo alla fruibilità 
                  del pubblico.
                 
                   
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                    |   Empoli, inaugurazione della lapide  | 
                   
                 
                   Iniziative 
                  popolari e memorie di pietra 
                  Nei primi anni del nuovo secolo escono altre due biografie 
                  di Gori: la prima nel Dizionario biografico degli italiani 
                  e la seconda nel Dizionario biografico degli anarchici italiani. 
                  Questa stagione di studi è sicuramente alla base anche 
                  di una riscoperta locale. Numerosi sono stati infatti i progetti, 
                  realizzati in quest'ultima decade, che hanno contribuito alla 
                  preparazione delle manifestazioni per il centenario della morte 
                  di Gori1. È da menzionare, 
                  in particolare, l'iniziativa popolare intrapresa da un comitato 
                  di cittadini di Empoli per la collocazione di una lapide commemorativa. 
                  La proposta ha raccolto un vasto consenso nell'opinione pubblica 
                  locale e nel novembre 2011 anche Empoli si è aggiunta 
                  alle altre città della Toscana custodi della “memoria 
                  di pietra” di Gori2. Nel 
                  campo libertario va anche segnalata la pubblicazione, con una 
                  tiratura di alcune migliaia di copie, di un dossier biografico 
                  e fotografico dedicato al “vate dell'anarchia”. 
                  Vanno infine ricordate la mostra storico-documentaria che è 
                  stata allestita dalla Biblioteca F. Serantini presso la Biblioteca 
                  Universitaria di Pisa, un partecipato dibattito-concerto con 
                  cori popolari e l'intervento di Paolo Finzi e Maurizio Antonioli 
                  presso l'Università di Pisa, la pubblicazione della tesi 
                  di laurea di Gori, La miseria e i delitti. Iniziative 
                  commemorative nel centenario della morte sono state anche organizzate 
                  dagli enti locali e dagli anarchici a Rosignano Marittimo, Piombino 
                  e Portoferraio. 
                  Gli atti che pubblichiamo sono il risultato di un confronto 
                  tra storici che si è tenuto a Pisa nel gennaio 2011, 
                  con l'auspicio che queste ricerche offrano una nuova opportunità 
                  per lo studio della vita, dell'attività politico-sociale 
                  e del ruolo di Pietro Gori all'interno della più generale 
                  storia del movimento operaio e libertario italiano e internazionale. 
                   
                  Maurizio Antonioli, Franco Bertolucci, Roberto Giulianelli 
                  
                  Delle numerose note che completano il testo ne abbiamo conservate 
                  qui solo due. La versione integrale è consultabile on-line 
                  nel sito delle edizioni Bfs.
                  
                 
                  - Sono, per esempio, da segnalare le iniziative intraprese 
                    nella primavera del 2008 a Portoferraio e in altre località 
                    dell'Isola d'Elba che, sotto il titolo È tornato 
                    Pietro Gori (anarchico pericoloso e gentile) hanno riproposto 
                    la tradizione goriana del canto libertario. Nell'occasione 
                    il gruppo musicale Les Anarchistes ha prodotto il cd-rom Omaggio 
                    a Pietro Gori. Sempre nello stesso periodo, a Livorno si è 
                    tenuto il convegno di studi Pietro Gori nel territorio 
                    della provincia di Livorno. 
                  
 - Va ricordata anche l'iniziativa di un gruppo di cittadini 
                    che a Pisa, in via Pietro Gori, ha collocato nell'ottobre 
                    2011 una lapide in ricordo di Francisco Ferrer con l'originale 
                    epigrafe goriana. La lapide, inaugurata nel 1910 (un anno 
                    dopo la morte dell'educatore catalano) su iniziativa dei liberi 
                    pensatori e anarchici pisani, era stata distrutta dai fascisti 
                    negli anni venti.
  
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