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 cronache  
 
Ammacunà: mille note 
A margine del Risorgimento 
                     
                      “Questo non è il mio paese, io non sono nato qui. 
                      Infatti siamo sulle Alpi Marittime. A sinistra le alpi francesi. 
                      A destra, è ovvio, le Alpi italiane. 
                      Dice: “Embè, e da che si capisce?” 
                      Ma come, c'è tanto di frontiera naturale che divide nettamente 
                      i due paesi… eccola là, eccola là. 
                      Dice: “Ma perché va così a zig zag?” 
                      Per la buonissima ragione che tutto ciò che è italiano deve 
                      stare in Italia, e tutto ciò che è francese deve stare in 
                      Francia. 
                      “Appunto dico, a ognuno la roba sua..” 
                      D'altra parte lo sanno tutti che un albero francese non 
                      somiglia affatto ad un albero italiano, mentre una collina 
                      italiana non somiglia nemmeno lontanamente a una collina 
                      francese…”(Totò) 
                      Da qualche mese si è placata l'interminabile rassegna di 
                      commemorazioni riferite al centocinquantesimo anniversario 
                      dell'unità d'Italia. Incontri, appuntamenti, festeggiamenti 
                      per lo più attraversati da una dose massiccia di retorica. 
                      Nulla di sorprendente, nulla di non previsto. Ciò che sembra 
                      mancare in questi momenti è la capacità di gettare sguardi 
                      ai margini della storia con la s maiuscola, il piacere di 
                      ridisegnare avvenimenti politici e sociali a partire da 
                      una un'altra prospettiva. Fortunatamente non tutto in questo 
                      senso. Nello scorso mese di novembre, presso il teatro Litta 
                      di Milano, Roberta Pestalozza, musicista, insieme ad un 
                      gruppo di altri musicisti e ricercatori, ha ripensato alcuni 
                      momenti storici del nostro paese in un'altra luce. È così 
                      nato Ammacunà: mille note a margine del Risorgimento. 
                      Un incontro musicale, i suoni e le parole di mille note 
                      a margine del Risorgimento hanno gettato sguardi intorno 
                      ai temi del lavoro, dell'emigrazione, della protesta, della 
                      condizione femminile. Un'umanità che, contemporaneamente 
                      al Risorgimento, all'unità italiana, a margine appunto della 
                      sua ufficialità, ha trovato forma, generando ulteriori cambiamenti, 
                      non ancora del tutto esauriti. Un'idea musicale che in qualche 
                      modo ha inteso tracciare, ma al tempo stesso confondere 
                      i confini, non certo solo quelli storici e politici. In 
                      questo senso Ammacunà, termine dialettale del Molise, è 
                      sembrato promettente. Si rimanda all'operazione del mescolamento 
                      di elementi diversi, pratica consueta in cucina; azione 
                      necessaria, talora obbligata dalle contingenze, ma che può 
                      divenire possibilità, scelta, libera adesione. Voci e strumenti 
                      musicali hanno letto, suonato e cantato diversi momenti 
                      con la fiducia che la storia non sia finita qui. Mille note 
                      che intendono continuare ad immaginare il ri-sorger dell'avvenir, 
                      possibilmente al femminile. Nel corso della serata, interamente 
                      dedicata alla ristrutturazione del palco del più antico 
                      teatro milanese, il Litta appunto, sono stati avvicinati 
                      cinque temi, cinque situazioni, in grado di raccontare altrettanti 
                      aspetti significativi della storia italiana. 
                    
                       
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                        Milano, 
                            Teatro Litta, 28 novembre 2011. 
                            Roberta Pestalozza, musicista e arpista, 
                            in occasione della serata “Ammacunà: mille note
                            a margine del Risorgimento”  | 
                       
                     
                     Una prima nota è stata dedicata all'incontro fra tradizione 
                      colta e popolare, un intreccio capace di coinvolgere i dialetti 
                      e la musica. Antonio Ricci, artista napoletano, ha cantato 
                      Santa Lucia, la prima canzone che dal dialetto è 
                      stata tradotta in italiano e pubblicata da Cossovich nel 
                      1849. I versi celebrano il rione marinaro di Santa Lucia. 
                      Subito dopo Roberta con Il Pover Luisin, un'antica 
                      struggente canzone milanese, scritta in seguito alla guerra 
                      del 1859. In questo testo il rovesciamento di una certa 
                      retorica risorgimentale che ancora oggi stenta ad estinguersi. 
                      Luisin è un soldato che muore in guerra, nella canzone dell'innamorata 
                      non c'è odio né presa di parte, non si nominano nemmeno 
                      Italia e Austria: c'è solamente il rimpianto per l'amore 
                      spezzato. Il terzo brano che chiude questa prima sezione 
                      è O Venezia che sei la più bella dal repertorio di 
                      Giovanna Daffini. La canzone, ricca di suggestioni verdiane, 
                      narra l'insurrezione veneziana del 1848. Accanto alla musica 
                      alcune letture in grado di testimoniare il coinvolgimento 
                      popolare nelle trasformazioni sociali del tempo. Il professor 
                      Martino Marazzi ha letto la lettera che Giuseppe Mazzini 
                      scrisse a Carlo Battaglini nel 1834; subito dopo la calda 
                      e profonda voce di Carla Caruso nella lettura di un passaggio 
                      di Cristina di Belgioioso. 
                      La seconda nota prende in considerazione il tema dell'emigrazione. 
                      La Pestalozza ha proposto Cantastorie, una canzone 
                      da lei scritta e dedicata al paese di Viaggiano, in Basilicata. 
                      Terra di migranti e di girovaghi suonatori, musicisti per 
                      vocazione e soprattutto per necessità. Insieme a questo 
                      brano anche la lettura di un brano tratto da Peppino 
                      il lustrascarpe di Martino Marazzi. 
                      La terza nota rivolge attenzione alla condizione femminile. 
                      Anche in questo caso letture e canzoni. Si legge l'articolo 
                      della Costituzione italiana che sancisce il diritto di voto 
                      per le donne. L'intensità del violoncello di Elisabetta 
                      accompagna i salti e le volate di Streghe, un brano, 
                      scritto a quattro mani con Roberta, ispirato alla baba-jaga, 
                      figura mitologica della letteratura russa. La ballata ci 
                      porta alla riflessione sulla condizione femminile del nostro 
                      tempo. Una musica dalla parte delle donne, che parla con 
                      loro, con il loro colore, con la loro umanità che crede 
                      nella partecipazione e nella voglia di cantare ancora, una 
                      vibrazione che si esprime e si libera anche nelle note di 
                      Io sono con te. 
                      La quarta parte della serata, dedicata al lavoro e alla 
                      protesta, inizia con una lettura tratta nientemeno che da 
                      Trockij e precisamente dalla Storia della rivoluzione russa. 
                      Si fa riferimento alla mobilitazione delle operaie tessili 
                      nel febbraio del 1917, una sorta di preludio alla imminente 
                      rivoluzione. Anche in questo caso in primo piano le donne. 
                      Si prosegue cantando Vieni o Maggio di Pietro Gori, 
                      E anche per quest'anno, amara cronaca della vita 
                      di risaia e l'Italia l'è malada, grido di un popolo 
                      stremato, dissanguato da decenni di ingiustizie, non certo 
                      in grado di apprezzare i benefici dell'unità. Le canzoni 
                      sono cantate in coro da Livia Brambilla, Anna Fiorini, Cornelia 
                      Pelletta e Silvia Giacomini delle Voci di Mezzo con l'accompagnamento 
                      dell'arpa di Roberta Pestalozza e del violoncello di Elisabetta 
                      Cannata. 
                      L'ultima nota ovvero la con-fusione dei confini, per certi 
                      versi la nota che intende prendere posizione in modo chiaro 
                      sul tema della serata, inizia con due canzoni di Roberta, 
                      Ammacunà e Po, brani dove si sottolinea il valore e il piacere 
                      della contaminazione e la naturale capacità di tracciare, 
                      ma soprattutto confondere i confini da parte del fiume Po 
                      e si conclude con una canzone che forse oltre che essere 
                      splendida rimane il migliore degli auguri per la futura 
                      umanità: Stornelli d'esilio ovvero Nostra patria è il mondo 
                      intero nostra legge la libertà… 
                     Pierpaolo Casarin 
                       
                       
                       
                       
                        
                    USA/Novità dal mondo 
Delle cooperative autogestite 
                     
                      Dopo oltre due anni di sviluppo, il 26 marzo 2012, la United 
                      Steelworkers e Mondragón, insieme con il Centro Ohio Employee 
                      Ownership hanno presentato il loro modello di unione co-op 
                      ibrida, che si spera creerà negli Stati Uniti posti di lavoro 
                      più sostenibili, integrando la proprietà dei lavoratori 
                      e componenti del processo di contrattazione collettiva. 
                      La USW-United Steelworkers, il più grande sindacato industriale 
                      in Nord America, e Mondragón, la più grande federazione 
                      del mondo delle cooperative di lavoro, hanno iniziato questa 
                      collaborazione nel mese di ottobre 2009. Steelworkers ha 
                      più di 1,2 milioni di membri, attivi e pensionati. D'altra 
                      parte, Mondragón è un sistema di oltre 260 imprese cooperative 
                      situate nei Paesi Baschi, in Spagna, che impiegano circa 
                      85.000 lavoratori-proprietari e generano un fatturato annuo 
                      di quasi 20 miliardi di dollari. 
                      Una delle differenze chiave tra una Union-co-op e una cooperativa 
                      di lavoro tradizionale è la sostituzione del Social Council 
                      di Mondragón, che in Spagna rappresenta gli interessi dei 
                      lavoratori come lavoratori e non come padroni, con un comitato 
                      dell'Unione sindacale. Il Comitato dell'Unione, che rappresenta 
                      tutti i lavoratori-proprietari senza funzioni di management, 
                      sarebbe responsabile per partecipare a tutte le fasi di 
                      contrattazione collettiva con il management della cooperativa. 
                      Un'altra differenza importante in questo modello ibrido 
                      è che il collegamento della cooperativa con il sindacato 
                      offre l'opportunità di accedere al capitale necessario per 
                      avviare prima queste imprese, possibilità che ai lavoratori 
                      spesso manca. Nel corso del tempo, i lavoratori-proprietari 
                      avrebbero la possibilità di acquistare la loro quota di 
                      proprietà nell'azienda cooperativa, creando un 100 per cento 
                      dei dipendenti proprietari titolari dell'azienda. 
                      Anche se è ancora molto presto in questo processo, questo 
                      è uno sviluppo nuovo ed entusiasmante ed ha un enorme potenziale. 
                      Ecco un passo dal comunicato stampa che spiega i passi successivi: 
                      Basandosi su questa co-op modello dell'Unione, così come 
                      i lavori del OEOC con la Fondazione Cleveland attraverso 
                      la piattaforma Evergreen Cooperative (anch'essi progettati 
                      e basati sui principi Mondragon), sono a buon punto emozionanti 
                      nuovi progetti a Pittsburgh e Cincinnati, con annunci specifici 
                      previsti nei prossimi mesi. Altri progetti basati sul concetto 
                      di co-op-sindacato hanno iniziato o sono stati proposti 
                      in più sedi in tutti gli Stati Uniti. 
                     Dave Zuckerman 
                      (traduzione dall'inglese di Enrico Massetti) 
                       
                       
                       
                       
                        
                    Correggio/Tre giorni 
Dentro la Resistenza 
                     
                      Tre giorni di ricordi, di parole, di emozioni, musica e 
                      soprattutto di inviti ad impegnarsi, a lavorare contro il 
                      fascismo e le intolleranze. 
                      È stato un buon successo, per contenuti e numeri, la prima 
                      edizione di ERA (European Resistance Assembly), un raduno 
                      di tre giorni di festa e incontri andato in scena a Correggio 
                      (Reggio Emilia) dal 20 al 22 aprile. L'occasione, l'arrivo 
                      di tanti testimoni della Resistenza europea, tedeschi, lituani, 
                      italiani, francesi. Promossa da Istoreco, Comune di Correggio, 
                      Anpi Correggio e Anpi Provinciale di Reggio Emilia, Materiale 
                      Resistente assieme ad altri partner, la festa ha affiancato 
                      ai momenti principali, con questi testimoni d'eccezione, 
                      dj set, proiezioni cinematografiche, dibattiti, spettacoli 
                      teatrali per concludere degnamente il percorso del Viaggio 
                      della Memoria – che ha portato 900 reggiani (in gran 
                      parte studenti degli Istituti superiori della provincia 
                      reggiana) a Cracovia e ai campi di Auschwitz e Birkenau. 
                      
                      Iniziato venerdì 20 aprile con una esibizione itinerante 
                      della band dei Gasparazzo in corso Mazzini, nel centro di 
                      Correggio, è proseguito alternando testimonianze, letture 
                      in varie lingue, film e spettacoli teatrali. Il tutto davanti 
                      ad alcune centinaia di persone, fra cui un foltissimo gruppo 
                      di tedeschi (la presenza straniera era allargata a francesi, 
                      olandesi e svizzeri). 
                      Uno dei momenti principali, e più emozionanti, è stato sabato 
                      sera in piazza San Quirino, nel centro storico di Correggio. 
                      Lì, è andato in scena il concerto di EstherBejarano, splendida 
                      figura artistica, giovane violinista ebrea costretta a suonare 
                      nella tristemente celebre orchestra di Auschwitz (che ogni 
                      giorno accompagna con le sue note i prigionieri in marcia), 
                      oggi instancabile nel cantare brani partigiani e della tradizioni 
                      yiddish. Esther si è esibita a Correggio assieme ad un gruppo 
                      hip-hop tedesco, i Microphone Mafia, con cui collabora da 
                      anni, affiancata anche dal proprio figlio al basso. 
                      Domenica, la conclusione in grande stile. Con le ultime 
                      testimonianze nel centro di Correggio sino ad un festoso 
                      finale. Partito con una grande sfilata nel centro di Correggio 
                      accompagnati dalla musica de La Banda di Quartiere e le 
                      loro versioni di canti partigiani, che ha incuriosito tantissime 
                      persone. Il corteo è proseguito sino al Parco della Memoria, 
                      dove ERA è terminata con la testimonianza di due partigiani 
                      reggiani, Giacomina Castagnetti e Giacomo Notari, e con 
                      un pranzo a cui hanno preso parte oltre duecento persone. 
                       Nella 
                      tre giorni, gli apici sono senza dubbio stati raggiunti 
                      con le testimonianze, tutte tradotte sul momento in varie 
                      lingue per permettere la miglior fruizione delle parole 
                      e dei ricordi di questi grandi ospiti. 
                      Fra questi, il tedesco Lorenz Knorr. Prima della seconda 
                      guerra mondiale ha fatto parte del partito social-democratico 
                      cecoslovacco. Dopo lo scoppio del conflitto, è stato arruolato 
                      a forza nell'esercito tedesco, e lì ha iniziato la sua resistenza 
                      interna, rischiando parecchie volte la vita per partecipare 
                      alla divulgazione d'informazioni, di pubblicazioni, di azioni 
                      di sabotaggio dei trasporti di guerra e di armamenti. E 
                      Frida Wattenberg, ebrea francese parigina, che ha collaborato 
                      a salvare migliaia di bambini e famiglie ebraiche dalla 
                      deportazione, dal 1941 al 1945. In che modo? Procurando 
                      documenti falsi ad ebrei e come corriere di documenti falsi, 
                      soldi e lettere per i partigiani. Dopo la Liberazione è 
                      stata incaricata di recuperare i dossier del “Commissariato 
                      generale per le questioni ebraiche” e in seguito ha 
                      il compito di cercare i bambini ebrei nascosti nei vari 
                      rifugi. E Fania Brancovskaya, ebrea lituana, fra le poche 
                      sopravvissute alla liquidazione del ghetto di Vilnius del 
                      23 settembre 1943. Fuggita dalla città, ha fatto parte della 
                      resistenza antinazista in Lituania, combattendo assieme 
                      ai partigiani sovietici. 
                     Adriano Arati 
                    
                       
                        Che cos'è Istoreco 
                             
                            Istoreco è l'Istituto per la Storia della Resistenza 
                            e della Società contemporanea in provincia di ReggioEmilia, 
                            attivo dal 1965. Fra le diverse attività didattiche, 
                            culturali e storiche promosse, vi sono i Viaggi della 
                            Memoria, che ogni anno portano quasi un migliaio di 
                            studenti delle scuole superiori reggiane in visita 
                            ai luoghi dell'oppressione nazista e dai campi di 
                            concentramento e di sterminio. 
                            Nel 2012 ha promosso la prima edizione di ERA– 
                            European Resistance Assembly, raduno europeo di partigiani, 
                            a Correggio (RE).
                            Per informazioni 
                            www.istoreco.re.it 
                            tel. 0522 437327 staff@istoreco.re.it 
                            www.resistance-assembly.org 
                            www.gliocchidi.it 
                            www.viaggidellamemoria.it
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                    Definire il potere/ 
La cangiante geometria dei concetti 
                     
                      Ogni concetto ha un contenuto particolare e quindi un 
                      certo significato. Ma il contenuto e il significato di un 
                      particolare concetto possono essere manipolati dal loro 
                      autore. La forma, la “geometria” di un concetto 
                      può quindi cambiare, e il significato può essere modificato 
                      a seconda delle esigenze dell'autore o da come lo usa, cioè 
                      nel momento in cui l'autore mette in atto il suo “potere 
                      di definizione. 
                      Per questo tipo di potere, il tedesco e la lingua olandese 
                      hanno una sola parola: “Definitionsmacht” (tedesco), 
                      “definitiemacht” (olandese). “Definition”, 
                      “definitie” significa “definizione”, 
                      “macht” significa “potere”. Ecco 
                      perché parlo di “potere di definizione”. Quindi 
                      chiunque abbia questo potere è in grado di manipolare il 
                      significato di un concetto per adattarlo al proprio personale 
                      gusto. Nel mondo politico, si può osservare che i governi 
                      cercano di determinare “l'ordine del giorno” 
                      del dibattito pubblico, utilizzando il loro “potere 
                      di definizione”. 
                       
                      Perché questo dovrebbe riguardarci questa questione? 
                      Sono esempi tratti dalla recente situazione politico-sociale 
                      francese. É chiaro che di esempi potrebbero essercene molti 
                      altri. Il primo esempio riguarda l'uso della parola «sicurezza». 
                       
                      Vulnerabilità 
                      In un'intervista apparsa sul settimanale anarchico francese 
                      Le Monde Libertaire (numero speciale 43, Inverno 
                      2011), si chiedeva al critico e sociologo francese Laurent 
                      Mucchielli un'analisi di «insicurezza». La sua risposta 
                      offre uno spunto sul «processo di definizione». 
                      «L'insicurezza», dice, «non è un concetto scientifico. Non 
                      è un insieme determinabile di questioni. In realtà è una 
                      nozione della comunicazione e della politica, che non 
                      si riferisce a comportamenti definiti con precisione. 
                      Si riferisce a paure. Si preferisce parlare di una ‘sensazione 
                      di insicurezza', e poi si esaminano le varie componenti 
                      di quella ‘sensazione' (ottenute attraverso indagini 
                      e interviste). 
                      Ci accorgiamo poi che il primo fattore nella sensazione 
                      di insicurezza è indipendente dal fatto di essere stati 
                      vittime di un crimine o meno. Il primo fattore è determinato 
                      dall'età: gli anziani hanno più paura, anche se non hanno 
                      mai subito alcun danno. Quindi non si tratta di ‘insicurezza', 
                      ma di ‘vulnerabilità', che è tutt'altra cosa. Questo 
                      vale anche per altri fattori che entrano in gioco, come 
                      l'insicurezza socio-economica (precarietà), l'osservazione 
                      di un significativo deterioramento del quartiere, l'aumento 
                      del livello di anonimato...» 
                      Mucchielli in quest'intervista dimostra che «l'insicurezza» 
                      è un concetto a geometria variabile. A seconda dell'ordine 
                      del giorno della politica, la geometria viene manipolata. 
                      E un Ministro della Sicurezza e della Giustizia non sta 
                      certo ad aspettare che scoppi un dibattito sull'incertezza 
                      socio-economica. Quindi userà il suo potere di creare la 
                      «sua» realtà (una realtà che, per esempio, sarà in seguito 
                      analizzata dai giornalisti). In tal caso egli ha usato il 
                      suo «potere di definizione» per escludere una componente. 
                      Per essere chiari, mi rendo conto che i termini «potere 
                      di definizione» e «geometria» non fanno parte della modernità. 
                       
                      Stupro 
                      Qualche anno fa, ad esempio, le femministe tedesche del 
                      collettivo Mamba hanno prodotto un opuscolo intitolato DefinitionsMacht: 
                      schwergeMacht. Zu Vergewaltigungsdebatten in der radikalen 
                      Linken und darüber hinaus, sul tema della «violenza» 
                      (si veda il sito: http://arranca.org/ausgabe/27/definitionsmacht-und-vergewaltigungsdebatten). 
                      Hanno usato il termine «potere di definizione» (Definitionsmacht) 
                      per attirare l'attenzione sul fatto che spesso non sono 
                      donne a rilevare il contenuto delle nozioni sullo stupro, 
                      ma quelli che stanno al potere. Cosa che le donne non accettano, 
                      comprensibilmente. 
                       
                      Statistiche del governo 
                      Per quanto riguarda il governo francese, è noto che è incline 
                      a distorcere i significati e gli esiti di una ricerca, mettendo 
                      in atto il proprio potere. Infatti non è affatto strano 
                      incontrare nel quotidiano francese Le Monde titoli 
                      in cui appare il termine «geometria variabile», come in 
                      «Des Statistiques d'Etat à geometria variabile» (Statistiche 
                      del governo a geometria variabile) . 
                      Il termine «geometria» in questo caso significa «configurazione», 
                      cioè una forma esteriore, un insieme organizzato di elementi. 
                      Pertanto «geometria variabile» indica qualcosa che può essere 
                      modificato a seconda delle esigenze o dei desideri di qualcuno. 
                      La distorsione delle statistiche, ovviamente, non è una 
                      novità e non è una pratica messa in atto solo dal governo 
                      francese. Risale a più di mezzo secolo fa un libro di Darrell 
                      Huff dal titolo significativo: How to Lie with Statistics 
                      (1954). E che differenza c'è tra «bugie» e «proposte favolose»? 
                      Il governo francese ha giocato questa carta, ma è stato 
                      ripreso senza pietà dal «Consiglio superiore dell'Educazione». 
                      Quando il governo giudica le proprie azioni, le mostra rosee, 
                      selezionando i dati appropriati. Tuttavia, il Consiglio 
                      superiore dell'Educazione ha condotto una ricerca interna 
                      sugli effetti e ha confrontato i risultati con quelli del 
                      governo francese. Il Consiglio ha criticato senza mezzi 
                      termini il governo, definendolo «ingannevole» e affermando 
                      che «fa i lavori a metà». Il presidente francese non ha 
                      gradito molto questa critica. L'Eliseo era disturbato per 
                      le libertà che il Consiglio si è preso e sta ora valutando 
                      la soppressione del Consiglio stesso (Le Monde 
                      del 15 dicembre 2011). 
                      Altri dati (statistici) mostravano anche che c'erano talmente 
                      tante cose fuori posto, che è apparso un altro titolo: «Le 
                      bric-à-brac illégal des fichiers de police» (Il pasticcio 
                      illegale dei documenti della polizia). In questo caso si 
                      trattava di una relazione redatta da due deputati (uno dell'opposizione, 
                      PS, e uno del partito di governo, UMP), che delineava un'ampia 
                      mappa della manomissione dei dati. Potete immaginare la 
                      grande varietà di «definizioni» applicabili agli effetti 
                      delle azioni della polizia (Le Monde del 23 dicembre 
                      2011). Nel frattempo, va ricordato che fra un paio di mesi 
                      si svolgeranno le elezioni presidenziali e Sarkozy sta preparando 
                      la sua rielezione... 
                       
                      Il dottore della parola 
                      Finora abbiamo visto alcuni esempi di come le agenzie governative 
                      utilizzano il proprio «potere di definizione» per manipolare 
                      la «geometria» di concetti e significati. Sul numero di 
                      Le Monde del 15 dicembre 2011 si esamina il lavoro 
                      di un personaggio in questo settore. In questo caso, si 
                      tratta dell'americano Frank Luntz, specialista della comunicazione, 
                      descritto come un «dottore della parola» e un «Goebbels 
                      repubblicano». Infatti lavora per i repubblicani americani 
                      e stabilisce per loro la «lingua del 21esimo secolo». Egli 
                      raccomanda, tra le altre, le seguenti espressioni: non parlare 
                      più del «Pentagono» (che è un termine troppo tecnocratico), 
                      ma del «Ministero della Difesa»; non utilizzare la parola 
                      «problema» per qualcosa di cui si sta discutendo, ma «dibattito»; 
                      utilizzare la parola neutra «cambiamento» (climatico) al 
                      posto dell'inquietante «riscaldamento» (del pianeta). In 
                      pratica, per spiegare c'è un intero catalogo di concetti 
                      che dà vita a un «discorso nuovo». Questo è un metodo piuttosto 
                      vecchio, ma è ancora in uso oggi. Chi è consapevole di questo, 
                      è preparato a invertire il dibattito e fargli prendere una 
                      nuova piega. Vediamo il prossimo esempio. 
                       
                      Per sua stessa natura la distruzione fisica e mentale. Tale 
                      «vandalismo» è facilmente rintracciabile sul piano ecologico 
                      (distruzione dell'ambiente) e a livello economico (crisi 
                      finanziaria, accumulo del debito e speculazione). 
                      E quando il ministro olandese della Sicurezza e della Giustizia 
                      parla di vandalismo, tiene l'istinto distruttivo capitalista 
                      ben nascosto dietro la sua descrizione di «insicurezza». 
                      La geometria è fortemente limitata. Ma nessuno si sente 
                      frenato da tale geometria: lui o lei può parlare di altre 
                      forme di distruzione, come quelle dei capitalisti. Quindi 
                      non lasciatevi derubare del vostro «diritto di definizione». 
                     Thom Holterman 
                      (redattore della rivista anarchica olandese De AS) 
                       
                      (traduzione dal francese di Luisa Cortese) 
                     
                       
                        
                    PISA/5 maggio, 
40 anni dopo 
                     
                      Era il 5 di maggio…siamo tutte sovversive! 
                      Centinaia di persone hanno attraversato piazza Serantini 
                      (già piazza San Silvestro) sabato 5 maggio in ricordo di 
                      Franco, che quarant'anni fa moriva per mano dello stato. 
                      Una giornata bella e ricca, iniziata con un pranzo sociale 
                      molto partecipato e realizzato, così come le altre iniziative, 
                      da una rete di realtà politiche e sociali della città di 
                      Pisa. Dopo pranzo il coro controcanto e il coro dell'agorà 
                      hanno intrattenuto tutte con i cori della tradizione anarchica 
                      e non solo. 
                      L'appuntamento più interessante e coinvolgente della giornata 
                      è stato sicuramente la tavola rotonda con Haidi Giuliani, 
                      il comitato Mastrogiovanni, e l'avvocato Ezio Menzione intitolata 
                      Omicidi di stato, abusi di potere e repressione in Italia: 
                      i casi Serantini, Giuliani, Mastrogiovanni. 
                      La vicenda dell'anarchico di origine sarda, brutalmente 
                      ucciso dalle percosse della polizia nel 1972 è stata ripercorsa 
                      anche alla luce di fatti più recenti che se pur diversi 
                      nelle modalità rimangono tragicamente simili alla storia 
                      di Franco. Morire per mano o in mano allo stato succede 
                      ancora troppo spesso, e la repressione del dissenso sembra 
                      non trovare fine, basti pensare a quella del movimento no 
                      tav. Questi ed altri i temi emersi dal dibattito durato 
                      circa due ore, in una piazza gremita ed attenta. 
                      
                      La giornata si è conclusa in Piazza Santa Caterina con il 
                      concerto di Daniele Sepe dedicato a Franco Serantini, organizzato 
                      in collaborazione con “la festa del DES”, una 
                      manifestazione cittadina che si tiene ogni anno e che vede 
                      protagonisti in un mercato in strada i circuiti della filiera 
                      corta, del baratto, e dell'agricultura biologica. La piazza 
                      affollatissima si è commossa sulle note de “La ballata 
                      di Franco Serantini” ed ha accolto con fortissimi 
                      applausi l'intervento delle compagne della Val di Susa. 
                      Il cinque maggio è stata una giornata lunga, fatta di diversi 
                      momenti che hanno portato la città a riappropriarsi di due 
                      delle sue più importanti piazze per ricordare la storia 
                      di un ragazzo e per farne rivevere le idee. 
                      Tutte le iniziative sono state pensate in un'assemblea costituitasi 
                      a febbraio con moltissime realtà della città, oltre al 5 
                      maggio il percorso ha visto due altre tappe sempre sul tema 
                      della repressione, con le proiezioni del documentario sulla 
                      storia di Dax, e del film Diaz. 
                      Sono passati 40 anni e di Serantini si continua a parlare, 
                      la sua morte è ancora una ferita aperta nella storia recente 
                      della società italiana. 
                      Grazie a molte e a iniziative come questa la memoria di 
                      Serantini non si è persa, vive nei cuori delle donne e degli 
                      uomini che continuano a credere e a battersi per gli ideali 
                      di giustizia sociale e libertà per i quali ha vissuto Franco. 
                      La memoria di Serantini resiste, sui muri delle città, nelle 
                      canzoni, nei teatri, nei libri e nelle pagine web. 
                    
                       
                         
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                        Il 
                            coro dell'Agorà e il coro Controcanto, nel pomeriggio 
                            del 5, intonano canzoni anarchiche  | 
                       
                     
                     Una memoria che giorno dopo giorno, testardamente, ricorda 
                      la scomoda verità: Franco Serantini, per la sua scelta di 
                      campo antifascista e libertaria, fu ucciso due volte: la 
                      prima da coloro che ne devastarono il corpo, la seconda 
                      da uno Stato che per scelta politica non volle fare “giustizia”, 
                      perché, come è scontato, lo Stato non può processare se 
                      stesso. 
                      Bisognerebbe essere capaci di essere in piazza tutte insieme 
                      per giornate come questa più spesso, per questo mi piace 
                      dire grazie a tutte quelle che ci sono state: Biblioteca 
                      Franco Serantini, ArciLesbica pisa, Arsenale Cinema, Associazione 
                      Amici Biblioteca F.Serantini, Associazione Artiglio, Aut-Aut 
                      pisa, Casa della Donna, Circolo Agorà, Cobas pisa, Collettivo 
                      Aula R, Collettivo Antipsichiatrico Antonino Artaud, Compagne/i 
                      Zone del Silenzio Pisa, Le Grif, Legambiente Pisa, Odes, 
                      Tijuana Project, Progetto Rebeldia, Rete dei comunisti pisa, 
                      s.a. Newroz e Antagonisti Pisani. 
                     Letizia Bertolucci 
                     
                     
                       
                        
                    PISA/12 maggio 
                    Un corteo per Franco 
                      
                      Siamo già giunti a sabato 12 maggio, i giorni precedenti 
                      sono volati nella preparazione e nella propaganda per la 
                      manifestazione a Pisa. 
                      Al contrario delle previsioni è una bella giornata di sole 
                      e tutto promette al meglio. 
                      Pisa appare la stessa città marinara con colori ed atmosfere 
                      ottocentesche. Ancora una volta ci troviamo qui, in questo 
                      luogo di fermenti di passioni di tradizioni di lotte internazionaliste 
                      del socialismo anarchico e rivoluzionario, dove anche Pietro 
                      Gori formò la sua coscienza. 
                      Concentramento in piazza S. Antonio ore 15, partivano da 
                      qui quasi tutte le manifestazioni sindacali degli anni 70-80. 
                      Quante iniziative, riunioni, le feste per il giornale Umanità 
                      Nova al giardino Scotto, quanti cortei dai primi anni 70 
                      ad oggi, quanti per Serantini? Insieme ai gruppi extraparlamentari 
                      e a Lotta Continua. 
                      Siamo arrivati in anticipo sul luogo del raduno, al momento 
                      pochi, comprendiamo già da subito che questa volta siamo 
                      solo noi, gli anarchici, tutti gli altri sembrano dissolti 
                      nella falsità dei farisei della politica istituzionale. 
                      Piano piano la piazza si riempie, ci sono i compagni toscani 
                      ( purtroppo qualcuno è assente), ma anche delegazioni da 
                      tutta Italia, delegazioni si perché con questa sporca “ 
                      crisi” è diventato un lusso anche poter partecipare 
                      alle manifestazioni, spostarci. Noi non abbiamo il “pubblico 
                      finanziamento”. 
                      Ore 16 è l'ora della partenza la piazza è piena di persone 
                      e di striscioni, il cielo azzurro è pieno di bandiere al 
                      vento, le rossonere, sembra un prato di mille papaveri rossi, 
                      alcuni dicono di mille e cinquecento. 
                      Apre lo striscione nero con la scritta bianca a caratteri 
                      cubitali: 
                      Per l'anarchia con Franco per un mondo di liberi e di uguali 
                       
                      Sono passati quaranta anni e ciò nonostante siamo a ricordare 
                      Franco il nostro compagno e fratello, il figlio del popolo 
                      della gente perbene della Pisa antifascista e operaia. 
                      Siamo qui non solo per la memoria ma per lottare per un 
                      mondo migliore. 
                      Si respira un clima di fratellanza di solidarietà di unità, 
                      ci sono numerosi gruppi e federazioni, i compagni dell'U.S.I., 
                      sopra le teste in alto lo striscione della F.A.I.. Ci sono 
                      singoli militanti che conosciamo personalmente che hanno 
                      fatto dell'impegno il principale scopo della loro vita contro 
                      la rassegnazione per una prospettiva rivoluzionaria e tanti 
                      altri, lo si legge nel loro volto che non vogliono diventare 
                      mai schiavi di nessuno, uno striscione afferma: rompiamo 
                      tutte le gabbie. 
                      Infatti siamo qui per rivendicare la libertà di tutti i 
                      compagni carcerati, quelli dei NO TAV. 
                      Vogliamo rompere tutte le sbarre mentali e istituzionali, 
                      fermare la repressione montante, il razzismo il sessismo, 
                      il fascismo, la violenza dello Stato. 
                      
                     Alcuni cittadini si uniscono a noi, agli incroci e lungo 
                      il lungarno le genti si fermano, assistono attenti, leggono 
                      i volantini diffusi, uno striscione è stato appeso dagli 
                      studenti su di un edificio scolastico in omaggio a Serantini, 
                      le persone si affacciano alle finestre, sulle terrazze salutano, 
                      riprendono, fotografano, alcuni compagni del nord fraintendono 
                      e reagiscono gridando : via via la Digos, ma è la gente 
                      di Pisa che vuole fermare un immagine un ricordo ma anche 
                      spingere in avanti la memoria, un modo di condividere di 
                      esprimere ancora una volta il lutto per quella morte violenta 
                      e assurda. 
                      Il corteo si ferma vedo tra la folla anche delle persone 
                      di Pisa che avevano partecipato nei giorni scorsi alle iniziative 
                      organizzate dai compagni della BFS, il 5 e il 7 maggio, 
                      ho l'occasione di salutare un compagno ex lotta continua, 
                      che ho conosciuto alla conferenza del 7 maggio: dalla memoria 
                      alla storia,che si è svolta alla sala convegni sms, è stato 
                      amico di Franco e di Ceccanti quel ragazzo che rimase ferito 
                      e poi paralizzato da un colpo di pistola di un poliziotto 
                      quella maledetta notte alla Bussola di Viareggio, ha preso 
                      le difese di Franco, contro un oratore che aveva “divagato” 
                      molto sulla sua figura, per dire che Franco: era così.....e 
                      lottava per cambiare questo mondo. 
                      A questo punto anche i compagni iniziano a scattare molte 
                      foto, siamo giunti nel punto dove Serantini è stato massacrato, 
                      alcune compagne depongono un mazzo di garofani rossi sotto 
                      all'immagine di Franco stampata su di un enorme manifesto, 
                      dove si legge: Franco Searantini ucciso dalla polizia mentre 
                      si opponeva ad un comizio fascista. 
                      Si alzano i pugni si levano i canti, ripartiamo. 
                      
                     I compagni di Empoli hanno scritto sul loro striscione 
                      che bisogna estendere la solidarietà e rilanciare la lotta, 
                      si, perché questa manifestazione che grida prepotentemente, 
                      ma si snoda in modo composto e pacifico, vuole ribadire 
                      l'unità del movimento anarchico e l'impegno costante di 
                      fronte alle importanti scadenze di lotta, opporsi agli attacchi 
                      alla libertà di opposizione, all'auto organizzazione e all'azione 
                      diretta in ogni luogo sociale. Al duro colpo dei governanti 
                      dei partiti dei sindacati collaborazionisti nei confronti 
                      dei diritti dei salari e delle pensioni dei lavoratori, 
                      della qualità della vita, della speranza delle persone. 
                      Per reagire e respingere la politica scellerata degli stati 
                      e dei governi europei che gonfia le tasche dei padroni e 
                      olia le manovre piratesche della finanza mondiale, defraudando 
                      il pianeta e impoverendo sempre più le masse popolari. 
                      
                     Siamo qui per resistere con la nostra pratica libertaria 
                      a tutti i soprusi agli abusi di potere, alla repressione 
                      e alla criminalizzazione, alle tante torture fisiche e psicologiche 
                      che avvengono nelle carceri negli istituti, nelle piazze 
                      nei cantieri ad opera dei servi di questa apparente, falsa 
                      democrazia che quotidianamente gronda di sangue e sfruttamento. 
                      Noi evitiamo però di delegare i politici, di affidare ai 
                      governanti alle istituzioni la pratica della giustizia, 
                      perché lo Stato non processa ne condanna se stesso. 
                      Questa nostra presenza, alla luce del sole di maggio è stata 
                      la nostra sentenza il nostro verdetto, starà al popolo fare 
                      giustizia. 
                      Siamo stati a Pisa ma saremo in ogni luogo in ogni momento 
                      a gridare a lottare per un mondo nuovo di giustizia e libertà. 
                      Vogliamo rovesciare il presente assurdo in cui ci vorrebbero 
                      prigionieri sottomessi, manipolati, mercificati, sempre 
                      più sfruttati. 
                      Noi non saremo mai schiavi di nessuno ma protagonisti di 
                      noi stessi. 
                      Crediamo che il destino della storia sia nelle nostre mani 
                      e che il nostro impegno è sempre un annuncio di primavera. 
                       
                      “ovunque noi si lotterà Franco potrem vedere” 
                      “quello che mai potran fermare è ciò per cui lottiam” 
                     Paolo Becherini 
                      (le foto sono dei tanti che ci sono stati) 
                     
                       
                       
                        
                    Grecia/A volte 
Ritornano 
                     
                      Davvero inquietante l'affermazione elettorale di Chryssi 
                      Avgi (Alba dorata), il movimento di estrema destra ellenico 
                      che vorrebbe ricoprire la frontiera con la Turchia di mine 
                      anti-uomo per contrastare l'immigrazione. Nelle elezioni 
                      del 6 maggio ha conquistato un numero di voti più che sufficiente 
                      per entrare in Parlamento. Quando a Kallithè (quartiere 
                      sud di Atene) dei cittadini sono intervenuti per impedire 
                      ad un gruppo di motociclisti di massacrare a colpi di spranga 
                      alcuni afgani, sono stati minacciati. I teppisti, vestiti 
                      di nero e con la testa rasata, si sono definiti membri di 
                      alba dorata. È probabile che la manovalanza non ne sia a 
                      conoscenza, ma il nome di questa organizzazione costituisce 
                      un esplicito richiamo al nazismo. 
                      La setta Golden Dawn (“Alba dorata”) 
                      operò in Gran Bretagna tra la fine dell'800 e la prima metà 
                      del ‘900 conquistando aderenti tra scrittori, filosofi, 
                      poeti e perfino qualche esponente della Royal Academy. Tra 
                      i più noti, Machen, Stoker, Yeats e sir Gerald Kelly. Oltre 
                      al “gran maestro” Aleister Crowley considerato 
                      un satanista. La Golden Dawn ebbe poi un ruolo, non 
                      solo di ispirazione, nella formazione di circoli esoterici 
                      tedeschi confluiti nel nazionalsocialismo e nella nascita 
                      della famigerata Ahnenerbe che utilizzò i prigionieri 
                      dei campi di concentramento per i suoi “studi”. 
                      Fondata nel 1933 da Friedrich Hielscher, nel 1935 venne 
                      trasformata da Himmler in organizzazione ufficiale del nazismo, 
                      collegata all'Ordine Nero e incorporata nelle SS nel 1939. 
                      L'amministratore generale dell'Ahnenerbe, condannato 
                      a morte a Norimberga, spiegò di aver potuto “disporre 
                      di tutte le possibilità date a Dachau per le ricerche scientifiche 
                      di difesa nazionale”. 
                      Questo richiamarsi al nazismo è tanto più grave in un paese 
                      come la Grecia che venne occupato e devastato dalle armate 
                      di Hitler e Mussolini. Non è quindi comprensibile l'equivalenza 
                      stabilita da una parte dei media (sotto la generica definizione 
                      di “estremismo”) tra il voto a questi neonazisti 
                      e quello dato alla formazione di sinistra ....syriza. 
                     Gianni Sartori 
                     
                       
                       
                        
                    Parigi/Salone 
Del libro libertario 
                      
                      Dall'11 al 13 maggio scorso si tenuto nel centralissimo 
                      spazio d'animazione “Des Blancs-Manteaux”, l'oramai 
                      abituale “Salon du livre libertaire” a scadenza 
                      bi-annuale. 
                      Organizzato dalle forze vive della Federazione anarchica 
                      francese che ruotano intorno alla libreria Publico creata 
                      nel lontano 1959, di Radio Libertaire che di anni ne compie 
                      32, e del settimanale Le monde libertaire che nato come 
                      me nel 1954 si avvicina lentamente, ma sicuramente, a festeggiarne 
                      sessanta, senza dimenticare delle 8 pagine speciali che 
                      questo settimanale e i militanti della FAF diffondono da 
                      un paio di mesi GRATUITAMENTE e tutti i compagni e compagne 
                      che sostengono l'iniziativa... 
                      Se dovessimo parlare dell'anarchia e dell'anarchismo dopo 
                      aver visitato questo frequentatissimo Salone, diremmo che 
                      la cultura anarchica sembra ringiovanire con il tempo, non 
                      solo perché nuove case editrice sono create un po' su tutto 
                      il territorio francese, ma anche per la diversità dei titoli 
                      e l'approdonfissimento del pensiero libertario da parte 
                      di nuove generazioni che mirano meno a difendere i principi 
                      sonori e bicolori di un anarchismo ultra centenario, ma 
                      di approfondirne le sfumature e la ricchezza di intenti 
                      umani, sociali e quindi culturali. 
                      
                     Un esempio per tutti lo ritroviamo in una delle ultime 
                      pubblicazione dell'Atelier de creation libertaire, e cioè 
                      del volume “Philosophie de l'anarchie” che raccoglie 
                      gli atti del convegno omonimo tenutosi nel mese di maggio 
                      de 2011 a Lyon. 
                      
                     Quindi, alla fine di questo nuovo salone, una ventata 
                      di speranza, anche in parte di gioia e di incoraggiamento 
                      ci permette di ritornare “a casa” pronti a leggere 
                      e mandare in stampa nuovi testi, con la speranza che... 
                      anche dal punto di visto della politica quotidiana, si riesca 
                      a proporre e attivare un anarchismo baciato dai colori dell'arcobaleno! 
                     Mimmo Pucciarelli 
                      (testo e foto) 
                      
                       
                       
                        
                    Processo Mastrogiovanni 
                    Un'altra udienza di questa 
                      “enormità” 
                     
                      Reduce dall'iniziativa pubblica promossa sabato 19 maggio 
                      c.a. dal “Centro Studi Libertari” di Jesi, in 
                      provincia di Ancona, sul Caso Mastrogiovanni, dal titolo: 
                      “La banalità del male: una storia di tortura e vendetta 
                      mascherata da scienza”, Giuseppe Galzerano, componente 
                      del “Comitato Verità e Giustizia per Franco” 
                      è appena uscito dal Tribunale di Vallo della Lucania, dove 
                      si è tenuta la programmata udienza che vede alla sbarra 
                      18 imputati, tra medici e infermieri, del reparto di psichiatria 
                      dell'Ospedale “San Luca” di Vallo della Lucania 
                      (SA). Nell'appuntamento marchigiano Galzerano ha dovuto 
                      raccontare, al cospetto di una cinquantina di presenti, 
                      la vicenda dell'amico e compagno Mastrogiovanni, morto il 
                      4 agosto 2009, dopo 83 ore di contenzione, legato mani e 
                      piedi ad un letto, privato dei piu' elementari diritti umani. 
                    
                     Ma discutiamo adesso dell'udienza odierna nel corso della 
                      quale la Presidente del Tribunale, Dott.ssa Elisabetta Garzo, 
                      ha deciso di ammettere: il dott. Michele Verrioli, anatomopatologo dell'ospedale 
                      “Maria Santissima Addolorata” di Eboli, il paziente 
                      Giuseppe Mancoletti, nella sua qualità di “persona 
                      offesa”, ricoverato in regime di Trattamento Sanitario 
                      Volontario e ugualmente contenuto nella stessa stanza-cella 
                      di Francesco Mastrogiovanni e il maresciallo della stazione 
                      dei Carabinieri di Vallo della Lucania, Angelo Caputo che, 
                      dopo la morte di Mastrogiovanni, accertò, tra le altre mancanze, 
                      che presso l'Ospedale di Vallo di Lucania non esistevano, 
                      né presso il reparto, né presso la Direzione sanitaria le 
                      linee guida per la contenzione. Come già avvenuto in precedenza 
                      la Dott.ssa Garzo ha fissato – per recuperare l'udienza 
                      del 15 maggio che non si era tenuta – una seduta per 
                      martedì 29 maggio 2012 alle ore 14 nel corso della quale 
                      verranno acquisiti eventuali nuovi atti e verrà calendarizzato 
                      il prosieguo del processo stabilendo le date delle arringhe 
                      del PM e degli avvocati. 
                    
                       
                         | 
                       
                       
                        Jesi 
                            (An), Centro studi libertari “Luigi Fabbri”, 
                            19 maggio 2012   Giuseppe Galzerano del “Comitato 
                            Verità e Giustizia  per Franco” ha tenuto, alla 
                            presenza di una cinquantina di intervenuti, una conferenza 
                            sul caso Mastrogiovanni, dal titolo: “La banalità 
                            del male: una storia di tortura e vendetta mascherata 
                            da scienza”. Nella foto, Giordano Cotichelli  
                            (CSL “Luigi Fabbri”) (a sin.) 
                            e Giuseppe Galzerano  | 
                       
                     
                     Il 15 giugno, il Tribunale di Vallo, dovrebbe pronunciarsi 
                      sull'esposto denuncia presentato il 4 febbraio 2010 da Giuseppe 
                      Tarallo, Giuseppe Galzerano e Vincenzo Serra in qualità 
                      di componenti del “Comitato Verità e Giustizia per 
                      Franco”, in cui si chiede di verificare se ci sono 
                      responsabilità a carico di funzionari e dirigenti della 
                      struttura pubblica nonché di coloro che hanno disposto o 
                      concorso all'emanazione ed all'esecuzione dell'Ordinanza 
                      di TSO a carico di Francesco Mastrogiovanni. Nella denuncia 
                      si riassumono cronologicamente gli accadimenti, partendo 
                      dal giorno precedente il ricovero coatto del maestro libertario 
                      (30 luglio 2009) fino al giorno del suo decesso, elencando, 
                      con dovizia di particolari, la tempistica seguita nell'emanazione 
                      degli atti (ordinanza di TSO del sindaco di Pollica, Angelo 
                      Vassallo, annotazioni di servizio del S. Tenente della polizia 
                      locale dello stesso comune) e facendo rilevare le palesi 
                      contraddizioni emerse tra le varie dichiarazioni rilasciate 
                      dai protagonisti istituzionali. 
                      Sapremo, il 15 giugno, se in Italia è concesso ad un sindaco 
                      di emanare un TSO prima di aver ricevuto la documentazione 
                      medica, se questo TSO può essere eseguito nel territorio 
                      di un altro Comune senza neanche avvisare il primo cittadino 
                      e se a firmare gli atti medici possa essere un medico specializzato 
                      in medicina dello sport anziché in psichiatria. Non sono 
                      questi dei semplici dettagli perché, a seguito di quel TSO, 
                      una persona è stata ricoverata, contro la sua volontà, in 
                      un reparto lager, ha subito delle torture, è stato abbandonato 
                      a se stesso senza alcuna pietà, umiliato e vessato fino 
                      al punto di morte. “L'enormità di questa tragedia 
                      fa sì che nulla possa esserne tralasciato, e che ogni gesto, 
                      ogni atto, ogni assenza, vada per necessità rilevata, sondata, 
                      discussa”. Lo dobbiamo a Franco e a tutte le vittime 
                      di questo Stato! 
                     Angelo Pagliaro  
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