rivista anarchica
anno 41 n. 361
aprile 2011


canzone d’autore

a cura di Alessio Lega

 

La città della “A” cerchiata

Una chiaccherata con lo storico della controcultura Matteo Guarnaccia su Milano: la sua musica, le sue molte vite, i suoi personaggi, la sua decadenza, la sua speranza.

Non ricordo chi lo ha detto, ma aveva ragione: “Milano è una città che mostra il culo all’esterno”, cioè le cose brutte, le facciate tristi e grigie sono le prime cose che si notano di lei. La bellezza invece la tiene nascosta nei cortili… ma è il suo carattere riservato. Dentro porta cristalli luminosi, fuori è una pietra scura.
Milano invadente, oscena e volgare dei cumenda di oggidì, è una Milano che si violenta. Che ha dimenticato di avere un genius loci acquatico, nascosto e irrequieto.
Quando parliamo di Milano come capitale della velocità, del ritmo frenetico, ignoriamo che è una città che nasce per l’acqua e sull’acqua. Non è un caso che proprio il fascismo si sia opposto a quest’idea di attraversamento e di contaminazione seppellendo i navigli.
L’acqua di Milano è un’acqua che scorre per impedire che le cose marciscano: non ristagna, fa girare i mulini, fa girare le idee, fa arrivare la gente.
Ora è necessario ri-scoprire queste vere radici acquatiche, esatto opposto delle radici interrate, nell’acqua tutto è movimento.

Un almanacco “Irregolare”
– Accorato e bello, l’uomo che ci sta parlando con tanta passione della sua città è Matteo Guarnaccia. Storico per passione, illustratore per mestiere, libertario per ragione e sentimento. Matteo è un nobile artista, quando dipinge come quando scrive, monda il passato dalle sue incrostazioni e ce lo restituisce come arma per svegliare il futuro. Si può definire visionario chi coglie il lato nascosto delle cose, in questo senso Matteo ha messo assieme, con Giancarlo Ascari (noto agli appassionati di fumetti col nome di “Elfo”), una grande opera visionaria su Milano.?È da qualche mese in libreria e attrae l’occhio già solo per la sua conformazione. Ricorda un almanacco ottocentesco illustrato, con immagini concepite e realizzate per l’occasione, la grafica è originalissima e al contempo un po’ d’antan. Riattualizzando una forma di ieri, riesce a scrostare di dosso a Milano la croppa di un osceno presente e parlare oggi di una città difficilissima. È questa – perché anch’io, come la redazione di questo giornale, vivo a Milano – una città perversa e affascinante, una città vitale e spenta, una città in cui ci aggiriamo come spettri, con l’impressione di esserne i batteri non voluti, ma anche i fermenti acidi, le muffe che fanno lievito. Alle soglie di quel grande cantiere del peggio e (sperem) del meglio che sarà Expo 2015, le due vecchie conoscenze – Elfo e Guarnaccia – fanno il punto, lanciano ironici strali e tentano di resuscitare un orgoglio popolare meneghino.Ecco tornare, pagina dopo pagina, la Milano di Pino Pinelli, di Primo Moroni, di Camilla Cederna, di Ivan della Mea, di tutti gli eretici di tutte le fedi, dei tentativi sempre sgomberati e sempre rinnovati di occupazioni, di battaglie per (e nei) campi nomadi, di spazi di libertà e di sogno.

Un dizionario che già alla lettera A portava due voci così anarchiche
non poteva non trovare spazio su queste pagine

Matteo dice
Penso a Milano come a una porta girevole che ha permesso a molta gente di trovare se stessa e costruire mondi alternativi. Adesso vorrebbero che Milano diventasse una porta sbarrata, un recinto chiuso da difendere. Ma chiunque conosca la sua storia sa che non può essere così. Perciò io ed Elfo ci siamo occupati delle radici, questa parola così mal usata! Ma non è un atto di dissezione e autopsia di un cadavere, Milano non è un cadavere, semmai è una città zombizzata.
È accaduto già più volte nel corso della sua storia che ci sia stato un momento di stasi totale, ma di volta in volta furono certa borghesia illuminata e la classe operaia a salvare la città. Ora non ci son più gli operai a Milano, la realtà brutale è questa. Una volta che son spariti gli operai, che avevano un ruolo di equilibrio ben definito, Milano si è trovata a pendere completamente dall’altra parte. Quando negli anni ‘50/’60 hanno cacciato dal centro le classi meno favorite, hanno fatto posto al nulla: banche e uffici. Il cuore della città muore ogni giorno alle sei del pomeriggio, così anche la borghesia s’è arresa ed è andata altrove.
Queste due classi sparendo hanno portato via con sé la mediazione che è un grande valore milanese.
Già sul finire dell’800, dopo il disastro di Bava Beccaris, la borghesia si prese incarico di offrire delle risposte a una situazione esplosiva, non si poteva pensare che i morti di fame sarebbero continuati ad essere presi a cannonate… per cui hanno fatto gli alberghi e le mense dei poveri, hanno fatto tutta una serie di istituzioni laiche in cui la gente non andava a chiedere un favore, in cui non si faceva beneficenza, ma in cui si andava a imparare un mestiere e rendersi indipendenti. I promotori di questo grande intervento furono i socialisti e gli anarchici, in una qualche misura persino i massoni dell’epoca, e molto importante fu la borghesia ebraica di questa città (Prospero Moisé Loria, fondatore dell’Umanitaria, per non fare che un nome)… senza tutti loro ci sarebbe stata la cavalleria fissa in piazza Duomo, e la città sarebbe inevitabilmente decaduta.
Oggi che Milano è in uno dei punti più bassi della sua storia, il meticciato sembra l’unica speranza cui aggrapparsi per ritrovare quell’anima aperta.
La fondazione di una città a livello mitologico è sempre opera di uno straniero! Non sono quelli del posto a fondare la città, arriva sempre un qualche straniero, come Enea per Roma. Così oggi a Milano se ci aspettiamo una rifondazione dobbiamo aspettarcela dagli stranieri.

Un altro recente lavoro di Matteo Guarnaccia
sulla controcultura con DVD e CD allegati
e gustose testimonianze di chi c’era

Personaggi anfibi
– Ecco allora che due scrittori, pittori, illustratori, fumettisti… due personaggi anfibi come Matteo Guarnaccia ed Elfo si trovano assieme a cercare la storia della propria città, a raccontarne la straordinaria parabola creativa fra ballerini e librai anarchici, capelloni, malavitosi, scapigliati imbevuti d’assenzio, nobili un po’ matti.

Anfibi mi piace molto ed è molto milanese, fa pensare a Buzzati pittore e scrittore e a Savinio pittore, scrittore e musicista, il mondo anfibio è molto legato a Milano ed è una delle sue ricchezze più assolute. Anfibio era un personaggio come Gianni Sassi, geniale grafico e provocatore, che mise in piedi un’etichetta discografica quale la CRAMPS (Area, Finardi, Rocchi…). Sassi aveva però una coscienza del suo lavoro, di tutte le ambiguità della pubblicità, aveva imparato la lezione situazionista. Accanto e dopo di lui si sono fatte spazio una serie di figure che hanno sposato l’immaginario al mercato, facendolo diventare un circo a pagamento. L’immaginazione ha perso la sua carica rivoluzionaria ed è diventata illusionismo: “A me gli occhi! ti abbaglio, ti strego… e ti porto via il portafoglio!”
Le classi subalterne irretite vivono immerse in un immaginario che appartiene ai loro padroni, provano a vivere come loro, a vestirsi come loro, hanno perso ogni forma di solidarietà, odiano se stesse e la miseria del vicino.
Il nostro è un libro che vuole strappare l’immaginazione dal potere. La scelta delle tavole appositamente illustrate da noi è stato fatta perché decine di libri che raccontano Milano hanno sempre lo stesso repertorio di immagini. Il nostro lavoro vuole fornire nuovi strumenti per visualizzare una città corale, piena di personaggi sconosciuti o dimenticati, irredenti … non i grandi e pochi rivoluzionari o martiri, bensì Augusta l’edicolante anarchica di Piazza Duomo, CT il writer ante litteram che metteva in guardia il “popolo bue” dalla “chiesa che uccide con l’onda”, il noventenne Gagliano che si appostava per schiaffeggiare i preti per strada, anonime anime che compongono dal basso l’affresco di quest’assurdo luogo d’incontro che chiamiamo Milano.

Stramparloni e centri sociali
Uno dei personaggi attorno a cui si fonda il libro è Primo Moroni, cantore di una certa Milano che va dalla mala, alla sinistra estrema, all’anarchismo. Da lui ho veramente imparato a raccontare e… a millantare! Perché l’unico modo per rendere una storia collettiva è quello di dar conto non solo delle cronache, ma anche delle letterature orali, dei modi di dire prodotti da una città. Il nostro libro porta avanti una tradizione milanese che è quella del raccontatore da bar, da osteria… [lo stramparlone per dirla con Hrabal] razza ahimé in estinzione.
Questo libro è un catalogo dei personaggi, dei gruppi, degli agit-prop, ma anche una mappa di mezzo secolo di occupazioni e centri sociali milanesi, non per rintracciare la resistenza barricadiera di un sessantotto duro a morire, bensì per parlare dei luoghi che hanno fatto la cultura a Milano e in Italia. La cultura musicale contemporanea è nata nei centri sociali, luoghi in cui si sono potuti sviluppare discorsi e suoni che non avevano alcun diritto di cittadinanza altrove. Oggi i centri sociali sono luoghi in crisi, e si sente! È criminale che non esistano spazi per la musica: un ragazzo che vuole iniziare a suonare dove va? È tutta una cultura di base che viene fatta fuori.
Negli anni ’80 – gli anni del riflusso – con il dilagare dell’eroina in città, molta cultura milanese cercò rifugio in provincia per salvare il salvabile… ma ora che la provincia è la culla del razzismo e il web la lega alle peggiori aspirazioni massificate, lì si vive rinchiusi e ringhiosi, per salvarsi da cosa? probabilmente da se stessi… mentre Milano nel bene e nel male continua a conservare la sua indomabilità. Forse, spero, con questo libro siamo riusciti a fare una cosa utile in questo momento, questo momento in cui Milano è l’epicentro del disastro… ma se il riscatto non parte da qui, non c’è nessun altro luogo d’Italia che possa gestire la mutazione nuova.

Alessio Lega
alessio.lega@fastwebnet.it