rivista anarchica
anno 39 n. 348
novembre 2009


Berlusconi

Zero zero Silvio
di Carlo Oliva

La visibilità (esagerata) della posizione del presidente del Consiglio ne ha fatto un tipico caso da paradigma.

 

Cè un argomento che non mi sembra abbia goduto dell’attenzione che meritava tra i molti dibattuti dall’opinione pubblica nel corso della recente, malinconica querelle sui costumi erotici e scoperecci del presidente del consiglio. È quello di cui si è avvalso l’interessato, in varie sedi, per escludere sdegnosamente di essere mai ricorso ai servizi di collaboratrici prezzolate. La più grande soddisfazione che, a suo avviso, si può trarre dai rapporti con l’altra metà del cielo – ha detto – consiste nel piacere stesso della conquista e che conquista ci può essere quando si paga? Ergo, lui non ha mai pagato nessuna. L’implicito sillogismo gli deve essere particolarmente caro, perché lo ha impiegato più volte, compresa l’ormai celebre conferenza stampa della Maddalena (nomen omen…), in presenza di uno stupefatto primo ministro spagnolo che, con tutta evidenza, non pensava che dibattiti del genere fossero i più indicati alla circostanza.
Personalmente, nutrendo io per Berlusconi – come ben sanno i lettori di “A” – un certo qual debole, tendo a pensare che il leader del Popolo della Libertà sia stato, anche in quella circostanza, fondamentalmente sincero. Quello del piacere della conquista, in fondo, è un valore caratteristico della sua (e mia) generazione, ed è cosa più seria di quanto possa apparire a prima vista. Non è soltanto una estrinsecazione del machismo dell’Europa meridionale – un atteggiamento che anche in quell’area è ormai in fase di superamento, come ha ben dimostrato, nell’occasione, l’imbarazzo di Zapatero – ma un modello culturale che affonda le sue radici in tutta una ricca e onorata tradizione: quella del superomismo del tardo ’800, forse in versione più dannunziana che nietzschiana, come ci è stato trasmesso dalla narrativa del secolo scorso, a livello sia colto sia popolare. In fondo anche James Bond, per citare un personaggio a me ancora più caro di Berlusconi, apprezzava particolarmente che la bocca passionale e orgogliosa della sua compagna di turno mettesse a nudo i denti candidi in un rantolo di desiderio, per poi ammorbidirsi in un timido sorriso da schiava innamorata. E indubbiamente James Bond, per godere di tali gratificanti omaggi, non ha mai dovuto cacciare nemmeno uno scellino.
Ciascuno, naturalmente, si sceglie i modelli che preferisce, o attraverso gli schemi che essi determinano viene percepito e interpretato. L’agente 007, perennemente impegnato nella lotta contro il comunismo moscovita e i suoi agenti occulti, ha tutte le carte in regola perché il nostro capo del governo nella sua immagine si possa specchiare. Tuttavia, è noto che anche lui (Bond) per quanto riguarda i rapporti con le signore ha avuto un certo numero di guai. Nel corso della ventina di avventure testimoniateci, tra romanzi e racconti, da Ian Fleming è stato ingannato almeno una volta (da Vesper Lynd) e scaricato in un’altra occasione (da Tiffany Case), mentre con Gala Brand gli è andata clamorosamente buca. E se la media dei successi resta sempre molto alta, non sempre si tratta di successi al di sopra di ogni critica. Pensiamo al caso che più a un Berlusconi in vena di parallelismi potrebbe dar da pensare, quello in cui Bond riesce facilmente a portarsi a letto Tatiana Romanova, ma è molto agevolato dal fatto che costei è stata mandata a Istanbul dal KGB appositamente a tale scopo. È vero che poi si innamora sul serio, ma non sono queste evenienze su cui si possa sempre contare. Non sembra, per esempio, essere stato il caso di Patrizia D’Addario.

Pratica aggressiva e predatoria

Già. Perché se le donne oggetto della propria opera di seduzione e conquista agiscono in base a ordini ricevuti – o, più prosaicamente, perché da qualcuno sono state pagate in contanti – conquistarle non dev’essere un’impresa particolarmente difficile. Ed è facile immaginare il circolo vizioso che possono mettere in moto questi episodi, confermando il loro protagonista nella convinzione di essere uno di quei Casanova e di quei playboy per cui l’Italia è notoriamente famosa, mentre in realtà la sua posizione è quella dell’inconsapevole utilizzatore finale dell’altrui piaggeria. È vero che tutti si lasciano facilmente illudere e ancora più facilmente si illudono da sé quando si tratta delle proprie capacità sessuali, ma è anche vero che la figura dell’anziano eroticamente illuso è una delle macchiette comiche più sfruttate dai tempi di Plauto (e oltre) e non è questo un ruolo che si addica al presidente del consiglio di una grande democrazia occidentale.
E poi, via, non è esattamente questo il problema. È proprio su questa faccenda del piacere della conquista su cui bisognerebbe, potendo, riflettere. Lungi dalle intenzioni di chi scrive quella di presentarsi come un esperto di cose amorose, ma persino lui sa che la faccenda, di solito, è parecchio più interessante quando entrambe le parti in causa sono d’accordo e nessuno ha bisogno di conquistare nessun altro. Perché “conquistare”, fuor di metafora, significa piegare una altrui volontà inizialmente restia, adibendo allo scopo tutta la propria potenza (fisica, militare, finanziaria o che altro) e non per nulla il risultato finale si esprime in termini da un lato di “vittoria” e dall’altro di “resa”. Il corteggiamento, mi azzarderei a sostenere, è tutt’altra cosa e si fonda sul fascino, che, al contrario della conquista, presuppone una previa comunità di sentire, una qualche reciprocità dell’interesse.
Quella della conquista, in ultima analisi, è pratica aggressiva e predatoria, che ben poco ha a che fare con l’erotismo, salvo che nelle sue forme degenerate, e il fatto che sia diffusissima in ogni settore di attività in una società come la nostra, che sulla predazione e l’aggressività appunto si fonda, non ne raccomanda ipso facto l’esercizio. È vero che la società patriarcale ha trasformato da tempo in senso gerarchico quella che, tutto sommato, era un’attività paritaria e che il capitalismo, secondo la propria inesorabile logica, l’ha monetizzata, per cui – a pensarci – il frequentare prostitute non rappresenta tanto un’anomalia, quanto la forma più tipica e più coerente della sessualità contemporanea, ma questo, appunto, è il problema. Berlusconi, magnate proprietario e politico decisionista, è libero di non porselo, ma non può stupirsi se, talvolta, se lo pongono gli altri. La visibilità (esagerata) della sua posizione ne ha fatto un tipico caso da paradigma e su quel paradigma sono autorizzati a confrontarsi tutti coloro che si chiedono su quali criteri impostare la propria vita quotidiana. A questo destino il nostro non si può ormai sottrarre, Ci rimetterà un po’ la sua privacy, certo, ma non si può avere tutto nella vita.

Carlo Oliva

Nota
La citazione indiretta di James Bond è tratta da Il manuale di Bond o come essere un vero 007 (The Book of Bond, or Every Man His Own 007, 1965), Milano Libri Edizioni, Milano 1966, pag. 98. Vesper Lynd, Gala Brand, Tiffany Case e Tatiana Romanova sono le protagoniste femminili, rispettivamente, di Casino Royale (Casino Royal, 1953), Moonraker (Il grande slam della morte, 1955), Diamonds Are Forever (Una cascata di diamanti, 1956) e From Russia with Love (A 007 dalla Russia con amore, 1957).