rivista anarchica
anno 35 n. 312
novembre 2005


poesia



Fricassea

In tempo di guerra ci si ritira
dentro maglioni strappati
o cappotti sdruciti
se attraversi la città puoi deglutirne gli umori
per scendere fra i suoi ventricoli
sbronzi di solitudine, sfibrati dal dolore
c'è un margine di parole, un confine
di simboli e luci, disorientate comete
rottami del vivere la civiltà mancata.
Lingue affilate, allenate a lambire
l'orifizio del potere
improvvisano sorrisi per addolcirti
il fiele che ti faranno ingoiare
ma noi restiamo seduti
sulla sponda del vento
dove ogni giorno i paladini della globalità
vomitano la loro furia con notiziari
di pace belligerante, per una guerra affidabile
per una strage remissibile
L'artiglieria in livrea mangiava fricassea
nell'ospedale da campo l'attruppamento,
marcava lo scontento…
bluse, foulard, paltò, liseuse, plissé,
accanto allo stendardo con martingala e bandoliera,
divorato dal tempo, bivaccava
sulla giostra il reggimento
stoffe, sofà, peluche,
un comò accompagnato dalla sua abatjour
un filosofo, biografo, filantropo
un tipografo, patriota, dinamitardo
un burocrate, funzionario, galoppino
un comunista, controrivoluzionario
un garantista, enfant prodige miliardario
entraineuse in tournée
limousine con roulotte e chauffeur
questa è la piazza del secolo ventunesimo.
La distruzione leva l'ancora e riecheggia
giunge all'assalto dei nostri occhi
per ricucire di croci la nostra voce.
le sue ombre rimbombano
prive di musica, traboccanti di lacrime,
dalle macerie guardiamo con occhi di ramarro
la traiettoria della mosca e la trappola del ragno,
… con passo ammaestrato d'elefanti
marciano gli eserciti abbaglianti,
saliranno in cattedra con mani d'acciaio
e cuori di vulcano… (vedrete)
non tarderanno i roghi dei sogni.

Paolo Lazzini

 

 

Parco della rimembranza

In fila come nei campi
se ne vanno i sopravvissuti
e la memoria indebolita
passerà per il camino
insieme ai corpi dei compagni
fumo su fumo
inverno dopo inverno
l'odore acre dell'oblio
ammorberà il futuro
bruciando coscienze e ossa
una volta di più
per non lasciare traccia
e preparare all'obbedienza
con ricette fisiognomiche
impeccabili esecutori
di sterminio professionale
nelle discoteche estive
la nuova classe dirigente
ride balla e ignora
lo choc anafilattico
degli orrori consumati
vale la pena
fare istanza
di amnistia generale
e ribaltare
il senso della storia
con avvisi di garanzia
sulle tombe delle vittime
regalando invece agli altri
una velata assoluzione
nelle campagne informative
di carnefici revisionisti
che addolciscono il sangue
per farlo digerire
sui banchi della scuola
voi che felici nel benessere
sognate il tempo delle ferie
e scegliete luoghi ameni di vacanza
quest'anno rinunciate alle Maldive
andate ad Auschwitz.

Mauro Macario