Fricassea 
                    
                  In 
                    tempo di guerra ci si ritira 
                    dentro maglioni strappati 
                    o cappotti sdruciti 
                    se attraversi la città puoi deglutirne gli umori 
                    per scendere fra i suoi ventricoli 
                    sbronzi di solitudine, sfibrati dal dolore 
                    c'è un margine di parole, un confine 
                    di simboli e luci, disorientate comete 
                    rottami del vivere la civiltà mancata. 
                    Lingue affilate, allenate a lambire 
                    l'orifizio del potere 
                    improvvisano sorrisi per addolcirti 
                    il fiele che ti faranno ingoiare 
                    ma noi restiamo seduti 
                    sulla sponda del vento 
                    dove ogni giorno i paladini della globalità 
                    vomitano la loro furia con notiziari 
                    di pace belligerante, per una guerra affidabile 
                    per una strage remissibile 
                    L'artiglieria in livrea mangiava fricassea 
                    nell'ospedale da campo l'attruppamento, 
                    marcava lo scontento… 
                    bluse, foulard, paltò, liseuse, plissé, 
                    accanto allo stendardo con martingala e bandoliera, 
                    divorato dal tempo, bivaccava 
                    sulla giostra il reggimento 
                    stoffe, sofà, peluche, 
                    un comò accompagnato dalla sua abatjour 
                    un filosofo, biografo, filantropo 
                    un tipografo, patriota, dinamitardo 
                    un burocrate, funzionario, galoppino 
                    un comunista, controrivoluzionario 
                    un garantista, enfant prodige miliardario 
                    entraineuse in tournée 
                    limousine con roulotte e chauffeur 
                    questa è la piazza del secolo ventunesimo. 
                    La distruzione leva l'ancora e riecheggia 
                    giunge all'assalto dei nostri occhi 
                    per ricucire di croci la nostra voce. 
                    le sue ombre rimbombano 
                    prive di musica, traboccanti di lacrime, 
                    dalle macerie guardiamo con occhi di ramarro 
                    la traiettoria della mosca e la trappola del ragno, 
                    … con passo ammaestrato d'elefanti 
                    marciano gli eserciti abbaglianti, 
                    saliranno in cattedra con mani d'acciaio 
                    e cuori di vulcano… (vedrete) 
                    non tarderanno i roghi dei sogni. 
                  Paolo 
                    Lazzini 
                   
                   
                  Parco 
                    della rimembranza 
                  In 
                    fila come nei campi 
                    se ne vanno i sopravvissuti 
                    e la memoria indebolita 
                    passerà per il camino 
                    insieme ai corpi dei compagni 
                    fumo su fumo 
                    inverno dopo inverno 
                    l'odore acre dell'oblio 
                    ammorberà il futuro 
                    bruciando coscienze e ossa 
                    una volta di più 
                    per non lasciare traccia 
                    e preparare all'obbedienza 
                    con ricette fisiognomiche 
                    impeccabili esecutori 
                    di sterminio professionale 
                    nelle discoteche estive 
                    la nuova classe dirigente 
                    ride balla e ignora 
                    lo choc anafilattico 
                    degli orrori consumati 
                    vale la pena 
                    fare istanza 
                    di amnistia generale 
                    e ribaltare 
                    il senso della storia 
                    con avvisi di garanzia 
                    sulle tombe delle vittime 
                    regalando invece agli altri 
                    una velata assoluzione 
                    nelle campagne informative 
                    di carnefici revisionisti 
                    che addolciscono il sangue 
                    per farlo digerire 
                    sui banchi della scuola 
                    voi che felici nel benessere 
                    sognate il tempo delle ferie 
                    e scegliete luoghi ameni di vacanza 
                    quest'anno rinunciate alle Maldive 
                    andate ad Auschwitz. 
                  Mauro 
                    Macario