rivista anarchica
anno 34 n. 296
febbraio 2004


storiografia

Una pietra miliare


Quando ho cominciato sfogliare il primo volume del Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani (il secondo e conclusivo uscirà a metà 2004), l’emozione è stata grande. Sapevo di che cosa si trattasse, avevo seguito – seppure dall’esterno – l’evolversi negli anni del progetto, ero certo che avrebbe segnato una pietra miliare nella storia e per la storiografia del movimento anarchico. Ma ritrovarmi tra le mani le vite di oltre un migliaio di compagne e compagni (con il secondo volume saranno più di 2.300) era un’altra cosa.
Solo con il trascorrere del tempo si potrà cogliere fino in fondo la profondità e l’importanza di questo lavoro collettivo, che ha coinvolto oltre un centinaio di “biografi”. Emergeranno certo le assenze, si evidenzieranno possibili squilibri nella dimensione delle biografie, si noterà come alcune aree geografiche siano meglio “coperte” di altre. A tutto ciò si potrà porre rimedio ed è fin d’ora auspicabile la pubblicazione (cartacea o on-line) di integrazioni, errata corrige, ecc.
Agli storici, agli appassionati della storiografia, il compito di proseguire il lavoro iniziato con la pubblicazione del Dizionario. Franco Bertolucci, che più di ogni altro può essere considerato il primus inter pares tra i promotori di questo progetto editoriale, mi dice che le ricerche portate avanti da tanti “biografi” hanno portato alla luce numerosi nuovi materiali, che aldilà dello stesso Dizionario già stanno generando nuove ricerche, nuovi contributi alla ricostruzione della storia del movimento anarchico. L’onda lunga di queste ricerche – aggiunge Bertolucci – farà sentire i suoi effetti per almeno un decennio.
A me pare che tra i tanti possibili “usi” che si possono fare del Dizionario, uno – e non certo secondario – sia quello di “brandirlo” come una polemica carta d’identità del nostro movimento. Finalmente c’è un qualcosa di organico e di concreto, finalmente ci sono queste centinaia di pagine, queste migliaia di biografie a testimoniare chi siano stati e dunque anche chi siano gli anarchici. E, soprattutto, chi non siano stati e non siano.
Dicono che tra noi allignino i violenti e abbondino gli attentatori. Partiamo da questi ultimi: qualcuno, sì, qualcuno c’è stato. Qualcuno, appunto, prevalentemente a cavallo degli ultimi due secoli dello scorso millennio. Ma la quasi totalità niente ha avuto a che fare con bombe o bombette. E tanti – a partire da Errico Malatesta, la figura che sicuramente si staglia più in alto tra i militanti anarchici – hanno dedicato molte delle loro energie per valorizzare l’anarchismo sociale e socialista, in dura polemica con i (pochi) sostenitori del violentismo anarchico.
Dicono che gli anarchici siano stati una componente piccolo-borghese, elitaria, della sinistra. Quante biografie, di militanti noti come dei più, semplici e ignoti, sono qui a testimoniare l’alto grado di radicamento sociale della quasi totalità degli anarchici. Operaio, alabastraio, meccanico, pittore, ebanista, maestro comunale, fabbro, frenatore tranviario: scorro le biografie, leggo i mestieri e davanti agli occhi mi si dipana un universo di “gente del popolo”, amante della cultura e dei propri ideali, socialmente impegnata.
A unificare tante e tante di queste biografie così diverse tra loro, di gente del Nord e del Sud, di ricchi (pochissimi) e di poveri (tanti), c’è l’amore per la cultura, coltivata sul piano individuale (quanti autodidatti!) e diffusa nella società. Le “bombe” che la gran parte degli anarchici ha cercato e cerca di innescare sono state le Società operaie, i Circoli di cultura libertaria, le piccole case editrici, i giornali e le riviste curati con passione e determinazione, ieri. I centri sociali, i centri studi, le biblioteche, magari i siti Internet, il sindacalismo di base, oggi.
Colpisce poi un altro dato che accomuna tante di queste vite: l’esser stati gli anarchici in varia misura perseguitati dal governo, dalla polizia, dagli avversari politici. E per queste persecuzioni, il prezzo pagato è spesso stato assai alto: galera, ammonizioni, restrizioni della libertà individuale, difficoltà economiche, emigrazione, vite familiari distrutte. Di questo è anche fatta la nostra storia, ricordiamocelo.
Dopo l’uscita di questo Dizionario, chi vorrà sostenere contro gli anarchici gli stereotipi di sempre potrà certo continuare a farlo: la malafede e il pregiudizio non si fanno certo condizionare dalla verità e dalla ricerca storica. Ma alle persone oneste, anche se distanti dal nostro modo di pensare, questa malafede e questo pregiudizio appariranno per quello che sono: malafede e pregiudizio, appunto.

Paolo Finzi

In questo numero (vedi riquadro qui sotto) pubblichiamo integralmente la premessa al Dizionario scritta dai quattro docenti universitari, direttori del progetto; alcune biografie; una quindicina di foto. Ringraziamo per la collaborazione Franco Bertolucci e Furio Lippi, delle edizioni BFS.
Il primo volume del Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani (A-G), pp. XX+790+16 di inserto iconografico , costa 80,00 euro. È possibile acquistarlo in libreria (distribuzione PDE) oppure richiederlo a BFS edizioni, c.p. 247, 56100 Pisa, tel. 050 57 09 95, fax 050 31 37 201, e-mail bfspisa@tin.it. Le spedizioni vengono effettuate in contrassegno o con versamento anticipato sul ccp 11268562, per ordini di almeno 5 copie 30% di sconto.

Maurizio Antonioli, Giampietro Berti, Santi Fedele e Pasquale Iuso Anarchici in un dizionario
AA. VV. Alcune schede biografiche