Rivista Anarchica Online
SCHEDE
a cura della Redazione
F. Ouvry: Tecniche e istituzioni nella classe cooperativa, Emme Edizioni.
In questo lavoro viene tentata una messa in pratica dell'ipotesi ispiratrice del lavoro di Ouvry: è
possibile, all'interno di un'istituzione (la "scuola-caserma" della Francia di oggi), un'istituzione
non anomala come Summerhill, ma "normale" e indirizzata al conformismo, realizzare un
rapporto autentico, personale, che conduce ad un apprendimento altrettanto autentico, quindi
non conformista, in una rete di relazioni non autoritarie? L'autore riferisce il suo lavoro
quotidiano di maestro elementare alla ricerca di risposte (sempre provvisorie e sempre da
risistemare, mai date come certezze definitive) a questa domanda fondamentale. È un lavoro
apparentemente discontinuo, pieno di contraddizioni come non può fare a meno di essere il
lavoro istituzionale, un'opera di non facile lettura, ma molto stimolante soprattutto per coloro
che insegnano.
A. S. Neill: Summerhill, Forum Editoriale.
In questo testo viene riferita un'esperienza di educazione antiautoritaria che, secondo
l'affermazione degli stessi autori, ha i limiti di essere stata condotta in un'"isola felice", cioè al
di fuori dell'impatto diretto con il sociale. In un collegio-scuola vengono accolti ragazzi che le
normali istituzioni scolastiche hanno disgustato e ferito, togliendo il normale interesse per la
vita ed il sapere. Giocando sul principio della motivazione, l'autore e la sua compagna
impostano l'attività educativa soprattutto sul decondizionamento, sulla teoria di togliere tutti gli
ostacoli negativi che potrebbero impedire la maturazione dei ragazzi e di offrire molte
possibilità positive (ampi spazi in cui i ragazzi si possono muovere, attività manuali finalizzate
al benessere ed alla stessa sopravvivenza della comunità scolastica, come ad esempio le ortaglie
e la falegnameria, lezioni brevi nelle più numerose discipline, dalla matematica alla musica, con
possibilità di richiedere, ed ottenere, anche lezioni di recupero individuale che consentano di
seguire poi senza sforzo un determinato corso, ore e luoghi in cui è facile reperire gli educatori
apparentemente inattivi, e quindi disponibili all'ascolto, gruppi spontanei di lavoro composti di
soli ragazzi, ai quali viene fornito il materiale per le attività che hanno progettato, momenti di
gestione collettiva della comunità, sotto forma di assemblee e dibattiti, almeno quotidiani,
possibilità di acquistare confidenza con il proprio corpo attraverso la recitazione, il mimo,
libertà assoluta di rapporti fra i due sessi). In questa situazione per lo più la motivazione a
crescere affiora, con risultati sbalorditivi anche sul piano didattico.
D. I. Illich: Descolarizzare la società, Mondadori.
D. I. Illich: Rovesciare le istituzioni, Armando Edizioni.
In questi due lavori, che si collocano nel quadro più generale che il sociologo sudamericano
muove alle istituzioni del capitalismo, viene portata avanti la critica alla scuola come
istituzione: i fini che essa persegue (l'istruzione dei non istruiti) potrebbero essere raggiunti con
sprechi molto minori al di fuori della scuola stessa: fornendo a tutte le famiglie, accanto ai
mezzi di sussistenza, il materiale necessario per stimolare il lavoro intellettuale dei bambini
(giochi, libriccini da colorare, schede di pregrafismo e prelettura, sillabari) e in seguito, alle
persone già alfabettizzate, la possibilità di usare per consultazione o per propaganda delle
"liste" in cui chiunque è in grado di dare un'occhiata su un certo argomento ed ha voglia di
darla lascia il suo indirizzo a disposizione di chi la voglia imparare. Tutti sappiamo qualcosa e
quindi siamo in grado di insegnarlo. La distruzione della scuola, sostituita da un tessuto sociale
totalmente educante, permette l'utilizzo di tutte le conoscenze e la loro libera circolazione,
l'emergere delle ipotesi più ardite e del pensiero creativo oggi soffocato. Distrugge infine la
necessità dei tecnici, questi onnipotenti dei contemporanei che in nome della competenza
diventano per lo più diffusori del conformismo e quindi fattori di controllo sociale. La
distruzione della scuola dunque porta a "descolarizzare" la società, a liberare la società dal
conformismo intellettuale.
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