Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 8 nr. 69
ottobre 1978


Rivista Anarchica Online

Sindacato: coma profondo
a cura della Redazione

Dovevi vedere che scena. Lui, un vecchio militante del P.C.I., membro della cellula dell'ospedale, che si avviava verso il reparto dopo aver partecipato allo sfondamento dei picchetti; ed io, dietro, che lo seguivo gridandogli in continuazione "crumiro". dopo venti metri, tutto rosso in volto non ne potè più e mi rispose con l'epiteto di "autonomo". Fu tra i pochi a non aderire a quella prima giornata di sciopero.

Mentre Enzo, infermiere ausiliario all'ospedale milanese San Carlo, membro del nucleo anarchico San Carlo, mi sta parlando delle lotte degli ospedalieri, lo sciopero è in corso ormai da molti giorni ed ha raggiunto le prime pagine dei giornali. I mass-media sono impegnati al massimo nel diffamare le lotte in corso, creando e sfruttando una campagna di vero e proprio terrorismo, facendo credere alla gente che in ospedale i malati sono lasciati morire senza assistenza.

Non è assolutamente vero - precisa Enzo - tant'è che fin dal primo giorno abbiamo stilato degli ordini di servizio per assicurare il funzionamento dei servizi essenziali dell'ospedale. D'altra parte, questa è una prassi ormai consolidata qui da noi: le lotte, anche le più dure, sono sempre state gestite con il massimo senso di responsabilità. Un esempio concreto si trova anche nel preavviso di due giorni che è stato dato alla direzione prima di far entrare in sciopero il settore cucine, in modo che la direzione è stata in grado di provvedere altrimenti, affidandosi ad apposite ditte esterne che hanno rifornito i degenti.

Sgombrato subito il terreno dall'accusa di criminale irresponsabilità che il regime ha strumentalmente lanciato contro gli ospedalieri in lotta, cerchiamo di andare con ordine e di iniziare con il "retroterra" di queste lotte.

I problemi della sanità sono sempre stati aperti e la legge Mariotti, che introdusse la "riforma ospedaliera", non ha fatto che lasciare deluse le aspettative che molti nutrivano. Vi sono problemi salariali, di strutture, di organici, di qualificazione del personale e più in generale di gestione della sanità. Va poi tenuto presente che gli ospedalieri avevano fatto un unico contratto nazionale nel '74 che, scaduto a fine '76 non è stato rinnovato che ai primi di ottobre di quest'anno (dopo quasi due anni!): per di più il nuovo contratto è un vero schifo, con in più - in generale - la contrazione della spesa pubblica e la politica dei sacrifici. Tutto ciò, in una categoria tanto mal pagata quanto sfruttata (si fanno anche tre turni di 8 ore nell'arco di 48 ore!) come quella degli ospedalieri, non poteva essere accolto che malissimo. Al San Carlo, poi, già nel gennaio e nel giugno di quest'anno avevamo avuto lotte molto significative per delle vertenze interne.

Così, quando siamo venuti a conoscenza di quello che era successo prima nel Veneto e poi a Firenze, abbiamo capito che era giunto il momento di far sentire la nostra voce: e, nel corso di un'assemblea affollatissima di lavoratori, abbiamo decretato lo sciopero.

In Veneto gli ospedalieri erano riusciti a strappare alla Regione un ulteriore aumento salariale, che (come si è appreso in un secondo tempo) la F.L.O. (il sindacato di categoria aderente a CGIL-CISL-UIL) aveva mercanteggiato con una riduzione delle nuove assunzioni (5.000 in meno) e dei posti-letto (10.000 in meno). Anche le lotte in Veneto, pare siano nate spontanee, anche se successivamente vi è entrata alla testa la F.L.O.. In Toscana gli ospedalieri hanno richiesto l'adeguamento delle loro condizioni a quelle ottenute in Veneto, ma la "regione rossa" si è opposta ed è scoppiata la lotta, che da I Careggi di Firenze si è poi estesa a macchia d'olio. Le richieste sono chiare: aumento salariale di 40.000 lire uguale per tutti, arretrati dal gennaio '77 (cioè dalla scadenza del precedente contratto nazionale), mantenimento del mansionario (che stabilisce i compiti di ognuno ed è l'unica difesa contro l'utilizzazione selvaggia dei lavoratori), ampliamento degli organici per raggiungere i 120 minuti/ammalato previsti dalla legge Mariotti (che prevede appunto che ogni degente abbia diritto ad un'assistenza di almeno due ore da parte di un infermiere: oggi si arriva a malapena ad 80 minuti - precisa Enzo). Vi sono inoltre una serie di punti relativi alla qualificazione professionale, strettamente specifici della categoria ma non per questo meno significativi. Questi obiettivi di lotta sono stati fatti propri dall'assemblea dei lavoratori del San Carlo che quasi all'unanimità hanno deciso lo sciopero, mentre la mozione contraria presentata dalla F.L.O. ha ottenuto meno di 30 voti su oltre 400.

Anche nella base della F.L.O. si può dire ci sia una grande confusione ed anche un coinvolgimento nella lotta: a difendere le posizioni sempre più sputtanate della F.L.O. sono rimasti solo quei lavoratori che hanno al medesimo tempo la tessera della F.L.O., quella della C.G.I.L. e quella del P.C.I.. Anche la maggioranza del consiglio dei delegati - osserva Enzo - è autonoma rispetto al sindacato, e non da oggi: vi sono militanti di L.C., del P.C.d'I (m.l.) ed anche compagni libertari: da sottolineare poi la presenza di un collettivo femminista.

Chiedo al mio interlocutore, che ne è membro, come si caratterizzi l'intervento del Nucleo Anarchico San Carlo in seno alle lotte. Naturalmente noi partecipiamo alle lotte, prendiamo la parola alle assemblee, soprattutto cerchiamo di essere presenti in tutti gli organismi di base autonomi rispetto al sindacato: attualmente siamo presenti sia al comitato di sciopero sia in quello stampa. Non siamo molti ma il nostro parere è stimato e spesso richiesto da molti lavoratori: in ogni caso, non perdiamo occasione per ribadire le nostre posizioni. Qualche giorno fa, per esempio, c'è stata un'assemblea cittadina di tutti gli ospedalieri milanesi in lotta, affollatissima: qualcuno ha proposto di mandare una delegazione per spiegare le ragioni della nostra lotta ad una riunione della F.L.M. che si svolgeva nella sala della Provincia. Noi anarchici siamo stati gli unici a non approvare questa proposta, come a sottolineare il nostro completo rigetto del sindacato CGIL-CISL-UIL in tutte le sue forme.

Ma allora gli altri accettano il sindacato? No, non si può dirlo, anche se è vero che solo noi anarchici sosteniamo una posizione così rigidamente contraria nei suoi confronti. Soprattutto alla base lo slogan "La nostra lotta non è contro l'ammalato, ma contro la regione, il governo e il sindacato"ha trovato ampia risonanza e molti dicono di voler strappare la tessera della F.L.O.. Più di tutto, comunque, conta la partecipazione attiva dei lavoratori a questa lotta autonoma, e questo per noi è della massima importanza. Il nostro impegno specifico é proprio diretto a mantenere e ad estendere questo carattere autonomo della lotta. Noi del Nucleo Anarchico continuiamo a batterci per il rifiuto della delega, per la partecipazione di tutti in prima persona alla determinazione delle decisioni comuni, per il mantenimento dell'assemblea generale come unico momento decisionale.

La questione della medicina va ben oltre i problemi della categoria degli ospedalieri ed investe l'intera società: la medicalizzazione dell'intero contesto sociale non può essere ignorata da chi voglia lottare contro la presenza sempre più capillare e tentacolare del potere nella vita dei singoli "sudditi". Ve lo siete mai posto il problema? Non c'è il pericolo di limitarsi ad un'aspetto tutto sommato limitato e limitante della più generale questione della salute? Enzo risponde di sì, lui ed altri compagni hanno presenti questi problemi, che anche loro li giudicano essenziali per una lotta rivoluzionaria. Ma, diciamocelo francamente, noi un discorso chiaro sulla medicina "anarchica" non ce l'abbiamo e quindi non possiamo nemmeno pensare di proporlo in assemblea. Fra di noi ne parliamo, convinti che sia un problema qualitativo di primaria importanza. Niente di più, per ora. Purtroppo la situazione degli ospedali è talmente carente di personale, attrezzature ed altre cose indispensabili, che il solo pensare di parlare di una medicina "diversa" a lavoratori tanto sfruttati è francamente irrealistico.

L'ultima grossa questione da affrontare è quella del rapporto con i degenti, alla luce della massiccia campagna diffamatoria condotta dal regime (governo, mass-media, sindacati, ecc.). Nei reparti in cui si è data la necessaria importanza al quotidiano lavoro di sensibilizzazione degli ammalati - precisa Enzo - i risultati si vedono: i degenti comprendono le ragioni della nostra lotta e la maggior parte è al nostro fianco. Bisogna però riconoscere che troppo spesso si è trascurato questo lavoro capillare di informazione e di confronto, lasciando così il terreno migliore alla propaganda strumentale degli avversari. Né si può dimenticare che i mass-media ricorrono alle più squallide mistificazioni per cercare di sputtanarci. Valga per tutti questo semplice episodio verificatosi al San Carlo qualche giorno fa, mentre eravamo tutti in assemblea generale. Un cronista dell'Unità è entrato in un reparto, ha rovesciato per terra i bidoni della spazzatura e si è messo a fare fotografie, che sarebbero poi servite a denunciare "l'irresponsabile comportamento" degli scioperanti. Per fortuna una suora l'ha visto e indignata si è fatta consegnare il rullino, cacciando via il cronista in malo modo. Più a destra delle suore: ecco dove è arrivato il P. C. I.!