Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 8 nr. 65
aprile 1978


Rivista Anarchica Online

Lotta armata e noi

Lotta armata: sì, no o ni? Era ora che anche noi anarchici e libertari affrontassimo seriamente il problema, poiché, nonostante il Movimento nelle sue diverse componenti non abbia mai taciuto la propria opinione sui gruppi clandestini e il loro operato, ancora non è mai stato posto in modo soddisfacente il problema del rapporto anarchici-lotta armata. L'articolo di Papi pubblicato sul nr. di aprile di "A" è stato, pertanto, sintomo di un'esigenza sempre più sentita da tutti.

È vero, da tempo il compagno Bonanno ha detto chiaramente la sua, ma le sue posizioni, lasciando perdere il fatto che siano unilaterali o no, non credo abbiano avuto modo di essere ampiamente discusse, cioè sono state limitate alle pagine di "Anarchismo" e alle critiche sbrigative dei compagni dei giornali anarchici più diffusi. È mancato, questo è il punto, una discussione chiarificatrice in seno al Movimento Anarchico, tanto più che qualcuno, vedi Azione Rivoluzionaria, è già andato oltre il dibattito.

Io qui non voglio riassumere le posizioni di questo o di quello, ma esporre il mio pensiero, soprattutto rispetto all'articolo di Papi. A mio avviso, oggi non è possibile un'insurrezione di massa, ma una lotta clandestina di minoranze sì. Mi spiego meglio. La rivoluzione è insurrezione di massa, volontà sovvertitrice del popolo in armi, ma bisogna essere ciechi per non vedere che attualmente in Italia non v'è tale volontà né lo stato di cose che la produce. Se vi fosse un'insurrezione di massa (anche se di una massa esigua - scusate il termine contraddittorio), questa verrebbe subito repressa tragicamente, poiché agirebbe svantaggiata, senza essere all'altezza dello scontro, e dovrebbe fare i conti con le forze repressive dello Stato, che sono in grado di frenare una simile rivolta (non dobbiamo dimenticare che le FF.AA. da noi servono più in funzione antirivoluzionaria che di difesa della nazione; senza contare che la borghesia ha al suo servizio, oltre alla polizia, un vero e proprio esercito che sono le guardie giurate ecc.).

Ma di questo, forse, qualcuno non si rende conto; lo si è visto (a me è stato riferito) al Convegno di Bologna, quando anche qualche anarchico ha proposto di accettare lo scontro con le forze dell'ordine, senza accorgersi di essere in una gabbia da cui poteva uscire solo morto.

Altro discorso vale invece per l'azione clandestina di piccoli gruppi, che lo Stato combatte, seppur duramente, in modo inefficace. S'è visto chiaramente con le B.R. recentemente. D'accordo, era ed è uno scontro tra apparati, ma lo Stato non mi pare ne esca "a testa alta". Poi, sul fatto che le B.R. siano un apparato siamo tutti convinti, ma il loro efficientismo si può criticare fino ad un certo punto: che volete, che un gruppo clandestino agisca senza meticolosità?

Ecco, sì, anche noi anarchici potremmo costituire dei gruppi armati e compiere azioni simili a quelle delle B.R., pur se con diverso fine. Ma quale sarebbe il risultato? No, non certo un incoraggiamento per gli sfruttati a compiere la rivoluzione, solo un'estenuante lotta tra noi (potremmo essere 100, 1.000, pure 5.000) e lo Stato, senza peraltro raggiungere il nostro vero fine. Sarebbe, pertanto, un consumo dell'anarchismo e delle sue forze, nonché una probabile perdita della sua identità. E non mi si venga a dire che noi agiremmo in modo differente dalle B.R. e dai N.A.P., cioè come "la nostra tradizione di 150 anni ci insegna" (Bonanno nel dibattito "Gli anarchici e il nuovo movimento" CDA), perché se il fine sarebbe comunque l'abolizione dello Stato e la realizzazione del comunismo libertario, la guerriglia non potrebbe essere condotta in modo libertario, col "militante che agisce nella realtà del lavoro; posa la zappa e prende il fucile, poi posa il fucile e prende la zappa" (ancora Bonanno), poiché questo modello è valido nella guerra partigiana, non nella lotta clandestina come la si può fare oggi da noi.

Allora, quale via? Come ha scritto Papi e ancora prima la redazione di "A" nel presentare il documento di A.R., puntare sulle altre forme di lotta tutt'altro che prive di validi frutti: l'anarcosindacalismo, le lotte studentesche ecc., che oggi possono aver successo proprio perché vi è una spinta antiistituzionale e illegale difficilmente riassorbibile dai riformisti vecchi e nuovi. Per dirla breve, si tratta di una lotta di massa che non è certo riformista ma neanche rivoluzionaria, bensì è preparatoria alla rivoluzione perché questa, se libertaria, deve presupporre una crescita delle coscienze.

Ma ciò che ci dobbiamo porre seriamente (e per questo è utile questo dibattito) è il problema della rivoluzione. Papi ha avuto il coraggio di parlare senza reticenze né piagnistei: noi e le masse siamo sempre stati espropriati della rivoluzione da organizzazioni ben strutturate, decise a tutto. Questo vuol dire che abbiamo commesso degli errori, che qualcosa non va. Io sono stanco, quando parlo con qualcuno, di dire che noi anarchici eravamo nei soviet ma poi sono arrivati i bolscevichi cattivi, che avevamo fatto la rivoluzione in Spagna ma poi sono arrivati Vidali & Co., che noi siamo buoni e loro, i marx-lenin-stalinisti cattivi, uccidono i veri rivoluzionari.

No, compagni, qui bisogna urgentemente rivedere alcune cosette. Ma, purtroppo, certe cose non le si vuole dire, perché l'abitudine di certi articolisti anarchici - senza voler male a nessuno - è non dare indicazioni chiare quando terminano le loro belle analisi. Neanche Papi, questa volta, l'ha fatto. Io, forse, sono il meno adatto a parlare di simili cose (perché sono "passato" con voi da poco, dopo essere stato socialista, e sono un anarchico scollegato, solitario, spesso incoerente che vive nel profondo Sud e che non ha neanche approfondito lo studio della storia e delle teorie del nostro movimento) ma ritengo che si debba arrivare alla rivoluzione essendo movimento di massa (e questo si ottiene con le lotte che già stiamo facendo) ma anche movimento militarmente pronto e organizzativamente capace. E a questo punto, è logico, bisogna basarsi sulla "prova di forza, sulla logica del fucile" e non aspettare che il Lenin di turno massacri noi e freni l'impeto rivoluzionario. In poche parole, e senza peli sulla lingua, la rivoluzione, sconfitta la reazione, deve fare i conti con gli stalinisti e gli autoritari prima che questi facciano i conti con la rivoluzione. Fino ad oggi gli anarchici (perché ingannarci?) non sono stati capaci di farli questi conti, ma, se la storia insegna, il futuro non deve vederci soccombere ancora.

Sandro C.