Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 5 nr. 43
novembre 1975 - dicembre 1975


Rivista Anarchica Online

Il labirinto lusitano
di Joelle Kuntz

Popolo, militari e politici in Portogallo.

Le notizie che ci giungono dal Portogallo al momento di andare in macchina ci fanno supporre che ben presto interverranno nuovi importanti mutamenti nell'equilibrio delle forze che gestiscono il potere. La sostituzione del generale De Carvalho con il "moderato" Vasco Laurenço, per esempio, ha infatti innescato una rivolta militare di cui ancora non siamo in grado di valutare l'effettiva portata, ma che in ogni caso creerà situazioni nuove, se non altro per le reazioni del potere centrale. Probabilmente quando questo numero arriverà in edicola la situazione si sarà chiarita in un verso o nell'altro. Qui di seguito pubblichiamo un articolo che abbraccia in una vasta panoramica la situazione politica portoghese, prima degli ultimi fatti. Esso è comunque valido soprattutto per alcune riflessioni e considerazioni sulla fisionomia del potere militare in quel paese. Joelle Kuntz, autrice dell'articolo, è una libertaria, di professione giornalista, che si trova da vari mesi a Lisbona quale inviata della radio Svizzera di lingua francese.

Lisbona, 15 novembre
Tutte queste voci che parlano! Quella dei "rivoluzionari", che danno il potere al popolo insieme alla loro vita, se necessario; quella dei comunisti, "rivoluzionari" all'occasione, a volte bolscevichi, bei combattenti della fede marxista; quella dei moderati, che sistemano il potere sulla via di una rivoluzione da farsi quando le condizioni... Quella dei militari: "al mio ordine sparate!" Come sarebbe a dire, al vostro ordine? Infine la voce soffocata della reazione, il signor De Spinola che, dall'estero, ha libertà di parola assicurata e viene segnato a dito.
Ma sotto a tutto questo rumore c'è il silenzio di un popolo che pensa ascoltando, un popolo-base-sociale, un popolo-elettorato, un popolo-alienato-dopo-48 anni-di-dittatura, che si sente dire qualsiasi sorta di cose su se stesso, compresi veri e propri insulti che passano per sociologia. Dunque un popolo che, benché ridotto allo stato di oggetto nei discorsi dei politici, resta il solo attore, perché nonostante tutto i suoi rifiuti sono atti consapevoli così come i suoi timori sono tanto degni di considerazione quanto le sue iniziative.
Il concetto di Giustizia Sociale, da quando esiste, è portato, sostenuto dal "popolo" e a volte pagato col suo sangue. Era sufficiente perché nessuno del popolo si opponesse alle nazionalizzazioni dei monopoli della finanza e dell'industria, alla riforma agraria o allo sviluppo razionale dell'economia, che doveva dare a ciascun portoghese la possibilità di vivere "degnamente". Non era più sufficiente, invece, quando, in nome di questo popolo, partiti o gruppi pretendessero di controllare tutta la vita sociale. A Porto, in questo "bastione della reazione" (come viene chiamato) una folla ha accolto il primo ministro con questo slogan: "socialismo sì, dittatura no". E poiché essa aggiungeva "a morte Cunhal", si è concluso che essa non volesse saperne del socialismo. Ma bisognerà, allora, dire che le 100.000 persone che si trovavano là erano tutte legate alla "borghesia" e che esse erano certamente manipolate dai preti. Queste affermazioni (evidentemente false) non hanno dato alcun fastidio a un sociologo marxista, ma offendono il buon senso comune; due cose sempre più inconciliabili.
A un anno e mezzo dalla Rivoluzione, il "popolo" è diviso. O piuttosto così appare poiché nulla permette di pensare che esso fosse unito sulla questione del potere, se non il silenzio nel quale l'avanguardia comunista-gauchiste era riuscita a mantenere i settori più conservatori. Più che considerarlo disunito, diciamo piuttosto che il popolo si mostra oggi in tutta la sua diversità, che tutte le sue componenti hanno ricominciato ad esprimersi e che questo fatto costituisce la vera sfida per l'avvenire.
Il 30 agosto il primo ministro del 2°, 3°, 4° e 5° governo, il generale Vasco Gonçalves viene destituito dalle sue funzioni e sostituito a Sao Bento dall'ammiraglio Pinheiro de Azevedo, un uomo insignificante, capo di stato maggiore di una marina che lui non controllava e di cui non si vedeva, sulle fotografie ufficiali, che un braccio o la metà del viso: tanto che non gli si prediceva un grande avvenire. Qualche giorno prima, Vasco Gonçalves aveva tenuto un meeting ad Almada, quartiere di Lisbona e feudo del Partito Comunista, durante il quale aveva dichiarato, per ben due ore, che, da buon rivoluzionario, egli si era opposto a tutti i nemici del popolo che volevano la sua pelle. Difensore accanito dell'"alleanza popolo/M.F.A." quest'uomo, che aveva terminato la sua carriera di ministro in un meeting comunista, agli occhi del popolo avrà incarnato, forse, l'idea più generosa della rivoluzione, ne sarà stato l'apostolo più fedele, ma anche, per fanatismo, ne avrà sprecato molte possibilità. Si discuterà ancora a lungo per sapere se egli era o no "membro del Partito Comunista". La cosa non avrà interesse storico. È necessario solo sapere che egli non è caduto per aver legato la sua sorte troppo intimamente a quella del PC, per aver concentrato nel suo personaggio tutte le caratteristiche del militante alzando il pugno e incitando alla lotta ma per avere, anche nel campo che egli aveva scelto, ordinato il lavoro, la produzione e l'ordine in un momento in cui nessuno poteva più ascoltarlo: da un lato si voleva arrestare la lotta, mettere fine alla guerra di classe, dall'altro continuarla al di là degli sviluppi prevedibili.
Allontanato Vasco, e con lui, almeno in parte, il Partito Comunista, si affrontano due avversari più risoluti: da un lato tutti coloro che, ricevendo il nuovo primo ministro a Porto, gli urlano con le lacrime nella voce "salvate il Portogallo" e dall'altro coloro che sono passati alla clandestinità per preparare la battaglia finale. Il Partito Comunista, tra i due, tiene contemporaneamente le parti del partito classico e del partito rivoluzionario. La sua vocazione al potere, ma nello stesso tempo la sua "legittimità", fondata sulla difesa degli interessi della classe operaia, entrano continuamente in contraddizione in modo tale che la sua politica non può che essere tortuosa ed aleatoria. Perché l'interesse operaio propriamente detto non è forse la ricerca di salari massimi per lavoratori minimi, cioè la fine pura e semplice della condizione operaia? Ora, la vocazione al potere del PC, cioè la sua concezione dello stato socialista e delle relazioni internazionali e quindi il suo carattere "responsabile" fanno sì che essa appartenga al mondo politico tradizionale, ma anche che esso sia contemporaneamente disprezzato e per quello che lo stato socialista rappresenta nei suoi modelli esistenti e per la libertà che esso si prende o di mettere in moto o di soffocare l'eterno potenziale di lotta della "classe lavoratrice" a seconda che sia o no al potere.

Cunhal stalinista?

Nel maggio 1974 il Partito Comunista, che ufficialmente, come tutti gli altri partiti, non è che una "organizzazione politica, embrione del futuro partito", trionfa. "Partito della resistenza", "col più gran numero di prigionieri politici", esso pubblicizza il suo martirio e ne trae benefici in termini di prestigio: la polizia fascista non è stata forse la prima istituzione distrutta? Dire, come si fa sovente, che con questo capitale di simpatia il partito comunista intraprende una politica staliniana retrograda, frutto dell'inesperienza e dello scarso grado di preparazione dei suoi quadri rispetto all'Europa, e aggiungere inoltre che Cunhal ha sempre fatto parte della frazione detta "dura" del movimento comunista, che è stato uno dei primi ad approvare l'invasione della Cecoslovacchia, non serve certo a spiegare lo svolgimento degli avvenimenti. Al contrario, per stalinista che sia Cunhal era stato l'autore di un programma, stabilito nel 1964, secondo il quale la dittatura doveva essere abbattuta da un sollevamento popolare armato, che doveva essere seguito dall'instaurazione di una democrazia rappresentativa, "rumo ao socialismo".
Nei primi mesi dopo il colpo di stato, Cunhal si attiene a questo programma, verificando anche l'offerta fattagli da Soares di stabilire un programma comune della sinistra. L'idea a quell'epoca è che un programma del genere non avrebbe un sufficiente appoggio sociale. I comunisti sono convinti che la propaganda condotta contro di loro dal vecchio regime sia profondamente radicata nelle masse e, uscendo di prigione, essi sono inquieti per i passi falsi che potrebbero ricondurveli. È l'epoca in cui comunisti e socialisti marciano insieme nelle sfilate, in cui ci si rifiuta di dire del PPD che è "di destra", in cui si attaccano i monopoli con il progetto, ancora vago, di nazionalizzarli. Durante gli scioperi di maggio e giugno il PC sta dalla parte dell'ordine, incita alla moderazione e denuncia "le manovre antidemocratiche dell'estrema sinistra pagata dai padroni". Partito di governo, il PC nello stesso tempo si organizza nei sindacati e nella vita sociale. Crea i suoi organismi paralleli, gli abituali "compagni di cammino", e fa parlare di sé così bene che De Spinola si spaventa. Ha iniziato così un duello che ha come obiettivo l'eliminazione di uno dei due avversari. E alla fine il PC esce vincitore dalla prova del 28 settembre contro De Spinola.
Poiché è convinto di giocarsi in ogni momento la sua esistenza legale, il PC si rafforza sviluppando la conflittualità e questo rafforzamento persuade tutto il mondo che esso mira al potere assoluto, cosa che, ovviamente, rafforza anche il campo della "reazione". L'angoscia socialista non è da meno di quella comunista: nell'agosto 1975 si esce solo armati, sono riprese le intercettazioni telefoniche, si preparano o si immaginano colpi di stato, la "rivoluzione" si fa in un clima di panico a destra e a sinistra, la "controrivoluzione" aumenta, si bruciano le sedi del PC nelle campagne si riuniscono centinaia di migliaia di persone sulle piazze, si vuole farla finita con il PC che si mette a spiare l'ambasciatore americano Carlucci (di cui ciascuno è sospettato di essere alleato) che rivela l'azione di gruppi terroristi chiamati "armata di liberazione portoghese", che agiscono in Spagna ma di cui non si sa ancora oggi se le dichiarazioni loro attribuite siano realmente le loro. Il fascismo, la CIA, De Spinola, sono i fantasmi degli uni, Chunal, l'Intersindacal, Breznev, Stalin, l'ossessione degli altri. Fascismo o rivoluzione! Si vuole che sia la formula scientifica. Mai la storia è stata più irrazionale, più simbolica, mai l'angoscia collettiva è stata così infinitamente diffusa. Mai la teoria della lotta di classe ha spiegato tanto poco degli avvenimenti della primavera e dell'estate.

La casa è un diritto

Questo uragano che si è infranto sul paese e che l'estrema sinistra europea è venuta ad osservare affascinata, ha coinvolto il Movimento delle Forze Armate e l'ha distrutto anche se esso aveva cercato di restare al di sopra della tempesta; ha spazzato via tutto il personale politico che voleva "rimettere in piedi l'economia", "costruire case", "ristrutturare la medicina", per dare un contenuto materiale alla "rivoluzione". In nome di una nuova razionalità che riorganizzasse il lavoro nell'industria Joao Martin Pereira ha messo le sue conoscenze a disposizione del governo: dopo due mesi ha dato le dimissioni, deplorando "l'assenza di condizioni politiche" necessarie per tale impresa. In nome della giustizia che doveva ispirare la riforma agraria, iniziata in tutta fretta in primavera, un certo Batista, ministro dell'agricoltura, ha elaborato un piano che non è sopravvissuto alle imprese politiche dei comunisti nelle campagne del sud. Non era un piano mal fatto, in altri tempi comunisti e socialisti l'avrebbero accettato! Quanti ministri e segretari di stato hanno abbandonato allo stesso modo gli affari di stato, tanto impotenti gli uni che gli altri; quanti piani economici sono stati elaborati, che passavano di fianco alla battaglia principale o le servivano solo come pretesto! Quanti documenti politici sono stati prodotti per incanalare il flusso delle forze politiche o assicurare delle posizioni! Un esempio. L'incuria del governo in materia di edilizia civile, un settore dominato dalla piccole e medie imprese incapace di pagare i salari ai nuovi livelli minimi, ha rilanciato il gran dibattito ideologico tra "comunisti ladri e divoratori di bambini" e "privilegiati della borghesia": essendo le bidonvilles intollerabili in un "paese rivoluzionario" è naturale che i loro abitanti siano andati ad occupare le case vuote. Poiché si trattava di appartamenti non occupati o di immobili vuoti per motivi speculativi, la giustizia sociale aveva la meglio. Ma quando queste risorse furono terminate e i baraccati cominciarono a prendersi le case degli emigrati, gli appartamenti delle famiglie momentaneamente assenti, nel buon diritto di un potere popolare che si rafforzava e restringeva sempre più il margine dei privilegi autorizzabili, quando i più poveri cominciarono a imporre la loro legge, sostenuti dai rivoluzionari, la loro battaglia ha spaventato soprattutto gli imprenditori navali e altri speculatori che diedero il via ai licenziamenti facendo così aumentare il numero dei disoccupati, potenziale di rivolta per eccellenza. Mentre le classi medie, che possiedono vetture e appartamenti, gridavano all'abuso.
Se la lotta per il potere centrale e l'eliminazione dell'avversario ha assunto delle tinte donchisciottesche, essa ha anche rivestito nella vita sociale comune quotidiana una durezza che i turisti di sinistra dell'estate non hanno mai supposto e di cui, in ogni caso, essi non hanno mai immaginato il prezzo: il tale militante rimosso dal suo impiego da una commissione amministrativa che vuole mettere al suo posto qualcuno di più fidato politicamente; il tale giornalista impedito a scrivere perché non è nella giusta linea; il tale emigrante rientrato per le vacanze nella sua casa pagata cara e trattato come un "cacique" dalla cellula comunista locale, il tal soldato piangente in una manifestazione tra cattolici e "gauchisters" perché non sa dove ripararsi mentre i sassi piovono, un tale Raul Rego trattato come un fascista al soldo del gran capitale per voler mantenere la Repubblica. E dall'altro lato, l'odio che nasce nei riguardi di tutti coloro che sono sconvolti da questa frenesia, la sicurezza dei giovani che saccheggiano le sedi del PC e gli incoraggiamenti di quelli che li guardano, la vendetta di un piccolo commerciante che rifiuta di vendere latte, divenuto raro, a una militante comunista conosciuta nel quartiere... Il disgusto che ispira al cittadino medio lo scatenarsi della violenza verbale - la leggenda del portoghese pacifico deve essere ben fondata perché non vi sono stati molti morti - alla televisione, sulla stampa, nella strada; tutto questo ha esasperato un popolo fino all'esaurimento. Tutti i comportamenti fascistizzanti, da una parte e dall'altra, la caccia alle streghe, la denuncia, l'intimidazione, si sono riprodotti e sono stati incoraggiati senza che alcuno, non sospetto di partigianeria, potesse frenarli. La pittura, il teatro, la canzone, l'arte? Altrettanti strumenti della "guerra di classe", dell'odio di classe "sola sorgente di energia politica" come dicono quelli dell'U.D.P. (marxisti-leninisti). Si sono messe le parole della famosa "Grandôla Vila Morena", la canzone del 25 aprile, sull'aria del sesto reggimento di fucilieri navali inglesi, divenuto inno dell'M.F.A., e la quinta divisione dell'armata, sotto l'azione psicologica di massa, ha trovato dei grafici per rappresentare il "popolo" e i "soldati" sotto forme di figure bonarie a cui sembra semplicemente mancare l'intelligenza. Le università, infine, "messe al servizio del popolo", cioè chiuse nel dogma marxista, in cui tutti i gruppuscoli si disputano con l'Unione degli studenti comunisti sul modo di trattare Marx ed Engels nella cattedra di storia, d'economia, di letteratura, di medicina, di architettura, del genio civile, ecc.; professori "rieducati" per non essere marxisti sotto la pressione di una moltitudine di giovani studenti desiderosi solo di essere indottrinati. Le attribuzioni del ministero della cultura sono passate a quello dell'informazione, cioè della propaganda. Questi dettagli della vita di tutti i giorni non sono stati annotati dagli osservatori stranieri, essi saranno presto dimenticati. Invece, saranno proprio questi che, nel corso dei mesi, avranno costituito gli schieramenti. Saranno proprio questi che avranno fatto fare a ciascun portoghese le scelte più intime, per la ragione e per l'emozione, per la testa e per il corpo. Così, malgrado l'apparente trionfo delle ideologie, è il corpo tutto intero che sceglie, l'intimità più profonda.
La Chiesa stessa stava sparendo col pretesto un può semplice che si era compromessa col vecchio regime!

In nome del popolo

I leaders rivoluzionari, nuova classe politica per eccellenza, si sono avvicinati al potere, cosa che non è una banale avventura poiché essi ne sono stati affascinati esattamente come i politici classici, ma si sono posti molto più in alto, in quanto il loro potere "doveva appartenere al popolo". Il potere popolare, che alimenta l'enorme malinteso dei soviets dissolti per "necessità", che non poteva di nuovo condurre che allo stato, riferendosi allo stato e ad i suoi funzionari, tanto più potenti in quanto avevano acquisito la loro legittimità nella loro guerra contro i borghesi e gli altri nemici del popolo.
Il sesto governo regna in una situazione confusa. I suoi ministri fanno discorsi di pace e di riconciliazione, e vi è come una insofferenza nazionale che si esprime...
Allora, proporre un cambiamento di stile nella stampa significa "togliere ai lavoratori i loro mezzi di espressione", esigere dalle forze armate che si accontentino di salvaguardare il paese da minacce di destra o di invasione straniera diventa "sabotare l'alleanza popolo/MFA", eccetera... le cose si riducono all'aneddoto. I "lavoratori dell'informazione" esigono le dimissioni del ministro, il suo segretario di stato è accusato di appartenere alla vecchia PIDE /CGS, il ministero del lavoro, quello degli affari stranieri e dell'amministrazione interna vedono sfilare manifestazioni di protesta il cui unico obiettivo è di mettere Cunhal al posto di Sa Gorges (PPD). Tutto ciò fa pensare molto più alla quarta repubblica che non alla rivoluzione.

Il ruolo del M.F.A.

Qual è il ruolo delle Forze Armate in tutto questo? Esse sono state prese semplicemente nell'uragano. Ma la cosa più grave era che esse avevano le armi, quindi avevano il potere di arbitrare. Come tutta la popolazione, poiché i soldati sono cittadini come gli altri che non hanno un fucile per difendersi, le Forze Armate si sono lasciate infiltrare da coraggio momentaneo e da paure. I loro organi dirigenti hanno tentato una sorta di populismo militare, grazie al prestigio che avevano acquisito con il colpo di stato del 25 aprile. I democratici l'hanno loro impedito. Le Forze Armate, oggi, sono divise. Non ne restano che degli uomini, degli ufficiali, dei generali che se la cavano come meglio possono. Otelo: un buon individuo, generale, che ama sinceramente il popolo e che sarà l'ultimo a reprimerlo, che si diceva socialdemocratico nel settembre '74 e che è oggi un "rivoluzionario" perché pensa che la giustizia sta dalla parte della rivoluzione e disprezza i politicanti professionisti. Fabiao: un umanista che scriveva poesie, che vuole riunire tutto il mondo in una bella società socialista. Rosa Coutinho: dichiara sinceramente che il socialismo non sa proprio cosa sia; progressista per aver scelto il MPLA quando si trovava in Angola, Jaime Neves, capo dei commandos: uomo violento e brutale, rientrato oggi nei ranghi e che dichiara di obbedire solo al potere civile. I SUV (Soldati Uniti Vincono): una organizzazione politica per la distruzione dell'esercito borghese e per la sua sostituzione con un esercito popolare che dovrebbe assistere i consigli di villaggio, di lavoratori o di abitanti (rifare il 1917...).
L'esercito è un'istituzione divisa che comunque impone le sue divisioni, i suoi tentennamenti al paese. I suoi dirigenti che dirigono solo frazioni o parti di reggimenti, fanno pesare questa situazione di instabilità: un tale ha pronunciato tre parole favorevoli al governo, questo è un segno; un altro si è dichiarato favorevole alla democrazia proletaria contro la democrazia borghese, bene! Otelo ha dichiarato che contro i parassiti e altri fascisti che impediscono l'invio di concimi e di sementi alle cooperative rosse dell'Alentejo, egli avrebbe messo a disposizione una colonna di veicoli. Che successo ha raccolto! Tutti questi uomini hanno implicitamente ed esplicitamente il potere. E non sanno cosa farsene.
Non ho parlato dei nemici della rivoluzione: ho pensato che il lettore è abbastanza grande per sapere che esistono. Altri, invece, non parlano che di questo dimenticando di parlare della rivoluzione. Questa mania deriva dal rousseaunismo più volgare: l'uomo è buono per natura e il male gli è estraneo. Sopprimiamo il male e vedrete come tutto andrà meglio.
Ed è comodo spiegare i nostri fallimenti con il terrore bianco russo, la Vandea francese e la CIA.

Joelle Kuntz