Rivista Anarchica Online
Il labirinto lusitano
di Joelle Kuntz
Popolo, militari e politici in Portogallo.
Le notizie che ci giungono dal Portogallo al momento di andare
in macchina ci fanno supporre che ben presto
interverranno nuovi importanti mutamenti nell'equilibrio delle forze che gestiscono il potere. La
sostituzione
del generale De Carvalho con il "moderato" Vasco Laurenço, per esempio, ha infatti innescato
una rivolta
militare di cui ancora non siamo in grado di valutare l'effettiva portata, ma che in ogni caso creerà
situazioni
nuove, se non altro per le reazioni del potere centrale. Probabilmente quando questo numero
arriverà in
edicola la situazione si sarà chiarita in un verso o nell'altro. Qui di seguito pubblichiamo un
articolo che
abbraccia in una vasta panoramica la situazione politica portoghese, prima degli ultimi fatti. Esso
è
comunque valido soprattutto per alcune riflessioni e considerazioni sulla fisionomia del potere militare
in
quel paese. Joelle Kuntz, autrice dell'articolo, è una libertaria, di professione giornalista, che si
trova da vari
mesi a Lisbona quale inviata della radio Svizzera di lingua francese.
Lisbona, 15 novembre Tutte queste voci che parlano! Quella dei "rivoluzionari", che danno il
potere al popolo insieme alla loro vita,
se necessario; quella dei comunisti, "rivoluzionari" all'occasione, a volte bolscevichi, bei combattenti della
fede
marxista; quella dei moderati, che sistemano il potere sulla via di una rivoluzione da farsi quando le
condizioni...
Quella dei militari: "al mio ordine sparate!" Come sarebbe a dire, al vostro ordine? Infine la voce
soffocata della
reazione, il signor De Spinola che, dall'estero, ha libertà di parola assicurata e viene segnato a
dito. Ma sotto a tutto questo rumore c'è il silenzio di un popolo che pensa ascoltando, un
popolo-base-sociale, un
popolo-elettorato, un popolo-alienato-dopo-48 anni-di-dittatura, che si sente dire qualsiasi sorta di cose
su se
stesso, compresi veri e propri insulti che passano per sociologia. Dunque un popolo che, benché
ridotto allo stato
di oggetto nei discorsi dei politici, resta il solo attore, perché nonostante tutto i suoi rifiuti sono
atti consapevoli
così come i suoi timori sono tanto degni di considerazione quanto le sue iniziative. Il concetto
di Giustizia Sociale, da quando esiste, è portato, sostenuto dal "popolo" e a volte
pagato col suo
sangue. Era sufficiente perché nessuno del popolo si opponesse alle nazionalizzazioni dei
monopoli della finanza
e dell'industria, alla riforma agraria o allo sviluppo razionale dell'economia, che doveva dare a ciascun
portoghese
la possibilità di vivere "degnamente". Non era più sufficiente, invece, quando, in nome
di questo popolo, partiti
o gruppi pretendessero di controllare tutta la vita sociale. A Porto, in questo "bastione della reazione"
(come viene
chiamato) una folla ha accolto il primo ministro con questo slogan: "socialismo sì, dittatura no".
E poiché essa
aggiungeva "a morte Cunhal", si è concluso che essa non volesse saperne del socialismo. Ma
bisognerà, allora,
dire che le 100.000 persone che si trovavano là erano tutte legate alla "borghesia" e che esse
erano certamente
manipolate dai preti. Queste affermazioni (evidentemente false) non hanno dato alcun fastidio a un
sociologo
marxista, ma offendono il buon senso comune; due cose sempre più inconciliabili. A un
anno e mezzo dalla Rivoluzione, il "popolo" è diviso. O piuttosto così appare
poiché nulla permette di
pensare che esso fosse unito sulla questione del potere, se non il silenzio nel quale
l'avanguardia comunista-gauchiste era riuscita a mantenere i settori
più conservatori. Più che considerarlo disunito, diciamo piuttosto che
il popolo si mostra oggi in tutta la sua diversità, che tutte le sue componenti hanno ricominciato
ad esprimersi e
che questo fatto costituisce la vera sfida per l'avvenire. Il 30 agosto il primo ministro del 2°, 3°, 4°
e 5° governo, il generale Vasco Gonçalves viene destituito dalle sue
funzioni e sostituito a Sao Bento dall'ammiraglio Pinheiro de Azevedo, un uomo insignificante, capo di
stato
maggiore di una marina che lui non controllava e di cui non si vedeva, sulle fotografie ufficiali, che un
braccio
o la metà del viso: tanto che non gli si prediceva un grande avvenire. Qualche giorno prima,
Vasco Gonçalves
aveva tenuto un meeting ad Almada, quartiere di Lisbona e feudo del Partito Comunista,
durante il quale aveva
dichiarato, per ben due ore, che, da buon rivoluzionario, egli si era opposto a tutti i nemici del popolo
che
volevano la sua pelle. Difensore accanito dell'"alleanza popolo/M.F.A." quest'uomo, che aveva terminato
la sua
carriera di ministro in un meeting comunista, agli occhi del popolo avrà incarnato,
forse, l'idea più generosa della
rivoluzione, ne sarà stato l'apostolo più fedele, ma anche, per fanatismo, ne avrà
sprecato molte possibilità. Si
discuterà ancora a lungo per sapere se egli era o no "membro del Partito Comunista". La cosa
non avrà interesse
storico. È necessario solo sapere che egli non è caduto per aver legato la sua sorte troppo
intimamente a quella
del PC, per aver concentrato nel suo personaggio tutte le caratteristiche del militante alzando il pugno
e incitando
alla lotta ma per avere, anche nel campo che egli aveva scelto, ordinato il lavoro, la produzione e l'ordine
in un
momento in cui nessuno poteva più ascoltarlo: da un lato si voleva arrestare la lotta, mettere fine
alla guerra di
classe, dall'altro continuarla al di là degli sviluppi prevedibili. Allontanato Vasco, e con lui,
almeno in parte, il Partito Comunista, si affrontano due avversari più risoluti: da
un lato tutti coloro che, ricevendo il nuovo primo ministro a Porto, gli urlano con le lacrime nella voce
"salvate
il Portogallo" e dall'altro coloro che sono passati alla clandestinità per preparare la battaglia finale.
Il Partito
Comunista, tra i due, tiene contemporaneamente le parti del partito classico e del partito rivoluzionario.
La sua
vocazione al potere, ma nello stesso tempo la sua "legittimità", fondata sulla difesa degli interessi
della classe
operaia, entrano continuamente in contraddizione in modo tale che la sua politica non può che
essere tortuosa
ed aleatoria. Perché l'interesse operaio propriamente detto non è forse la ricerca di salari
massimi per lavoratori
minimi, cioè la fine pura e semplice della condizione operaia? Ora, la vocazione al potere del PC,
cioè la sua
concezione dello stato socialista e delle relazioni internazionali e quindi il suo carattere "responsabile"
fanno sì
che essa appartenga al mondo politico tradizionale, ma anche che esso sia contemporaneamente
disprezzato e
per quello che lo stato socialista rappresenta nei suoi modelli esistenti e per la libertà che esso si
prende o di
mettere in moto o di soffocare l'eterno potenziale di lotta della "classe lavoratrice" a seconda che sia o
no al
potere.
Cunhal stalinista?
Nel maggio 1974 il Partito Comunista, che ufficialmente, come tutti gli altri partiti, non è
che una "organizzazione
politica, embrione del futuro partito", trionfa. "Partito della resistenza", "col più gran numero
di prigionieri
politici", esso pubblicizza il suo martirio e ne trae benefici in termini di prestigio: la polizia fascista non
è stata
forse la prima istituzione distrutta? Dire, come si fa sovente, che con questo capitale di simpatia il partito
comunista intraprende una politica staliniana retrograda, frutto dell'inesperienza e dello scarso grado di
preparazione dei suoi quadri rispetto all'Europa, e aggiungere inoltre che Cunhal ha sempre fatto parte
della
frazione detta "dura" del movimento comunista, che è stato uno dei primi ad approvare
l'invasione della
Cecoslovacchia, non serve certo a spiegare lo svolgimento degli avvenimenti. Al contrario, per stalinista
che sia
Cunhal era stato l'autore di un programma, stabilito nel 1964, secondo il quale la dittatura doveva essere
abbattuta da un sollevamento popolare armato, che doveva essere seguito dall'instaurazione di una
democrazia
rappresentativa, "rumo ao socialismo". Nei primi mesi dopo il colpo di stato, Cunhal
si attiene a questo programma, verificando anche l'offerta fattagli
da Soares di stabilire un programma comune della sinistra. L'idea a quell'epoca è che un
programma del genere
non avrebbe un sufficiente appoggio sociale. I comunisti sono convinti che la propaganda condotta
contro di loro
dal vecchio regime sia profondamente radicata nelle masse e, uscendo di prigione, essi sono inquieti per
i passi
falsi che potrebbero ricondurveli. È l'epoca in cui comunisti e socialisti marciano insieme nelle
sfilate, in cui ci
si rifiuta di dire del PPD che è "di destra", in cui si attaccano i monopoli con il progetto, ancora
vago, di
nazionalizzarli. Durante gli scioperi di maggio e giugno il PC sta dalla parte dell'ordine, incita alla
moderazione
e denuncia "le manovre antidemocratiche dell'estrema sinistra pagata dai padroni". Partito di governo,
il PC nello
stesso tempo si organizza nei sindacati e nella vita sociale. Crea i suoi organismi paralleli, gli abituali
"compagni
di cammino", e fa parlare di sé così bene che De Spinola si spaventa. Ha iniziato
così un duello che ha come
obiettivo l'eliminazione di uno dei due avversari. E alla fine il PC esce vincitore dalla prova del 28
settembre
contro De Spinola. Poiché è convinto di giocarsi in ogni momento la sua esistenza
legale, il PC si rafforza sviluppando la
conflittualità e questo rafforzamento persuade tutto il mondo che esso mira al potere assoluto,
cosa che,
ovviamente, rafforza anche il campo della "reazione". L'angoscia socialista non è da meno di
quella comunista:
nell'agosto 1975 si esce solo armati, sono riprese le intercettazioni telefoniche, si preparano o si
immaginano colpi
di stato, la "rivoluzione" si fa in un clima di panico a destra e a sinistra, la "controrivoluzione" aumenta,
si
bruciano le sedi del PC nelle campagne si riuniscono centinaia di migliaia di persone sulle piazze, si vuole
farla
finita con il PC che si mette a spiare l'ambasciatore americano Carlucci (di cui ciascuno è
sospettato di essere
alleato) che rivela l'azione di gruppi terroristi chiamati "armata di liberazione portoghese", che agiscono
in Spagna
ma di cui non si sa ancora oggi se le dichiarazioni loro attribuite siano realmente le loro. Il fascismo, la
CIA, De
Spinola, sono i fantasmi degli uni, Chunal, l'Intersindacal, Breznev, Stalin, l'ossessione degli altri.
Fascismo o
rivoluzione! Si vuole che sia la formula scientifica. Mai la storia è stata più irrazionale,
più simbolica, mai
l'angoscia collettiva è stata così infinitamente diffusa. Mai la teoria della lotta di classe
ha spiegato tanto poco
degli avvenimenti della primavera e dell'estate.
La casa è un diritto
Questo uragano che si è infranto sul paese e che l'estrema sinistra europea è venuta
ad osservare affascinata, ha
coinvolto il Movimento delle Forze Armate e l'ha distrutto anche se esso aveva cercato di restare al di
sopra della
tempesta; ha spazzato via tutto il personale politico che voleva "rimettere in piedi l'economia", "costruire
case",
"ristrutturare la medicina", per dare un contenuto materiale alla "rivoluzione". In nome di una nuova
razionalità
che riorganizzasse il lavoro nell'industria Joao Martin Pereira ha messo le sue conoscenze a disposizione
del
governo: dopo due mesi ha dato le dimissioni, deplorando "l'assenza di condizioni politiche" necessarie
per tale
impresa. In nome della giustizia che doveva ispirare la riforma agraria, iniziata in tutta fretta in primavera,
un certo
Batista, ministro dell'agricoltura, ha elaborato un piano che non è sopravvissuto alle imprese
politiche dei
comunisti nelle campagne del sud. Non era un piano mal fatto, in altri tempi comunisti e socialisti
l'avrebbero
accettato! Quanti ministri e segretari di stato hanno abbandonato allo stesso modo gli affari di stato, tanto
impotenti gli uni che gli altri; quanti piani economici sono stati elaborati, che passavano di fianco alla
battaglia
principale o le servivano solo come pretesto! Quanti documenti politici sono stati prodotti per incanalare
il flusso
delle forze politiche o assicurare delle posizioni! Un esempio. L'incuria del governo in materia di edilizia
civile,
un settore dominato dalla piccole e medie imprese incapace di pagare i salari ai nuovi livelli minimi, ha
rilanciato
il gran dibattito ideologico tra "comunisti ladri e divoratori di bambini" e "privilegiati della borghesia":
essendo
le bidonvilles intollerabili in un "paese rivoluzionario" è naturale che i loro abitanti
siano andati ad occupare le
case vuote. Poiché si trattava di appartamenti non occupati o di immobili vuoti per motivi
speculativi, la giustizia
sociale aveva la meglio. Ma quando queste risorse furono terminate e i baraccati cominciarono a
prendersi le case
degli emigrati, gli appartamenti delle famiglie momentaneamente assenti, nel buon diritto di un potere
popolare
che si rafforzava e restringeva sempre più il margine dei privilegi autorizzabili, quando i
più poveri cominciarono
a imporre la loro legge, sostenuti dai rivoluzionari, la loro battaglia ha spaventato soprattutto gli
imprenditori
navali e altri speculatori che diedero il via ai licenziamenti facendo così aumentare il numero dei
disoccupati,
potenziale di rivolta per eccellenza. Mentre le classi medie, che possiedono vetture e appartamenti,
gridavano
all'abuso. Se la lotta per il potere centrale e l'eliminazione dell'avversario ha assunto delle tinte
donchisciottesche, essa ha
anche rivestito nella vita sociale comune quotidiana una durezza che i turisti di sinistra dell'estate non
hanno mai
supposto e di cui, in ogni caso, essi non hanno mai immaginato il prezzo: il tale militante rimosso dal suo
impiego
da una commissione amministrativa che vuole mettere al suo posto qualcuno di più fidato
politicamente; il tale
giornalista impedito a scrivere perché non è nella giusta linea; il tale emigrante rientrato
per le vacanze nella sua
casa pagata cara e trattato come un "cacique" dalla cellula comunista locale, il tal soldato
piangente in una
manifestazione tra cattolici e "gauchisters" perché non sa dove ripararsi mentre i
sassi piovono, un tale Raul Rego
trattato come un fascista al soldo del gran capitale per voler mantenere la Repubblica. E dall'altro lato,
l'odio che
nasce nei riguardi di tutti coloro che sono sconvolti da questa frenesia, la sicurezza dei giovani che
saccheggiano
le sedi del PC e gli incoraggiamenti di quelli che li guardano, la vendetta di un piccolo commerciante che
rifiuta
di vendere latte, divenuto raro, a una militante comunista conosciuta nel quartiere... Il disgusto che ispira
al
cittadino medio lo scatenarsi della violenza verbale - la leggenda del portoghese pacifico deve essere ben
fondata
perché non vi sono stati molti morti - alla televisione, sulla stampa, nella strada; tutto questo ha
esasperato un
popolo fino all'esaurimento. Tutti i comportamenti fascistizzanti, da una parte e dall'altra, la caccia alle
streghe,
la denuncia, l'intimidazione, si sono riprodotti e sono stati incoraggiati senza che alcuno, non sospetto
di
partigianeria, potesse frenarli. La pittura, il teatro, la canzone, l'arte? Altrettanti strumenti della "guerra
di classe",
dell'odio di classe "sola sorgente di energia politica" come dicono quelli dell'U.D.P. (marxisti-leninisti).
Si sono
messe le parole della famosa "Grandôla Vila Morena", la canzone del 25 aprile, sull'aria del sesto
reggimento di
fucilieri navali inglesi, divenuto inno dell'M.F.A., e la quinta divisione dell'armata, sotto l'azione
psicologica di
massa, ha trovato dei grafici per rappresentare il "popolo" e i "soldati" sotto forme di figure bonarie a
cui sembra
semplicemente mancare l'intelligenza. Le università, infine, "messe al servizio del popolo",
cioè chiuse nel dogma
marxista, in cui tutti i gruppuscoli si disputano con l'Unione degli studenti comunisti sul modo di trattare
Marx
ed Engels nella cattedra di storia, d'economia, di letteratura, di medicina, di architettura, del genio civile,
ecc.;
professori "rieducati" per non essere marxisti sotto la pressione di una moltitudine di giovani studenti
desiderosi
solo di essere indottrinati. Le attribuzioni del ministero della cultura sono passate a quello
dell'informazione, cioè
della propaganda. Questi dettagli della vita di tutti i giorni non sono stati annotati dagli osservatori
stranieri, essi
saranno presto dimenticati. Invece, saranno proprio questi che, nel corso dei mesi, avranno costituito gli
schieramenti. Saranno proprio questi che avranno fatto fare a ciascun portoghese le scelte più
intime, per la
ragione e per l'emozione, per la testa e per il corpo. Così, malgrado l'apparente trionfo delle
ideologie, è il corpo
tutto intero che sceglie, l'intimità più profonda. La Chiesa stessa stava sparendo col
pretesto un può semplice che si era compromessa col vecchio regime!
In nome del popolo
I leaders rivoluzionari, nuova classe politica per eccellenza, si sono avvicinati al potere,
cosa che non è una
banale avventura poiché essi ne sono stati affascinati esattamente come i politici classici, ma si
sono posti molto
più in alto, in quanto il loro potere "doveva appartenere al popolo". Il potere popolare, che
alimenta l'enorme
malinteso dei soviets dissolti per "necessità", che non poteva di nuovo condurre
che allo stato, riferendosi allo
stato e ad i suoi funzionari, tanto più potenti in quanto avevano acquisito la loro
legittimità nella loro guerra
contro i borghesi e gli altri nemici del popolo. Il sesto governo regna in una situazione confusa. I suoi
ministri fanno discorsi di pace e di riconciliazione, e vi
è come una insofferenza nazionale che si esprime... Allora, proporre un cambiamento di stile
nella stampa significa "togliere ai lavoratori i loro mezzi di espressione",
esigere dalle forze armate che si accontentino di salvaguardare il paese da minacce di destra o di
invasione
straniera diventa "sabotare l'alleanza popolo/MFA", eccetera... le cose si riducono all'aneddoto. I
"lavoratori
dell'informazione" esigono le dimissioni del ministro, il suo segretario di stato è accusato di
appartenere alla
vecchia PIDE /CGS, il ministero del lavoro, quello degli affari stranieri e dell'amministrazione interna
vedono
sfilare manifestazioni di protesta il cui unico obiettivo è di mettere Cunhal al posto di Sa Gorges
(PPD). Tutto
ciò fa pensare molto più alla quarta repubblica che non alla rivoluzione.
Il ruolo del M.F.A.
Qual è il ruolo delle Forze Armate in tutto questo? Esse sono state prese semplicemente
nell'uragano. Ma la cosa
più grave era che esse avevano le armi, quindi avevano il potere di arbitrare. Come tutta la
popolazione, poiché
i soldati sono cittadini come gli altri che non hanno un fucile per difendersi, le Forze Armate si sono
lasciate
infiltrare da coraggio momentaneo e da paure. I loro organi dirigenti hanno tentato una sorta di
populismo
militare, grazie al prestigio che avevano acquisito con il colpo di stato del 25 aprile. I democratici l'hanno
loro
impedito. Le Forze Armate, oggi, sono divise. Non ne restano che degli uomini, degli ufficiali, dei
generali che
se la cavano come meglio possono. Otelo: un buon individuo, generale, che ama sinceramente il popolo
e che sarà
l'ultimo a reprimerlo, che si diceva socialdemocratico nel settembre '74 e che è oggi un
"rivoluzionario" perché
pensa che la giustizia sta dalla parte della rivoluzione e disprezza i politicanti professionisti. Fabiao: un
umanista
che scriveva poesie, che vuole riunire tutto il mondo in una bella società socialista. Rosa
Coutinho: dichiara
sinceramente che il socialismo non sa proprio cosa sia; progressista per aver scelto il MPLA quando si
trovava
in Angola, Jaime Neves, capo dei commandos: uomo violento e brutale, rientrato oggi nei
ranghi e che dichiara
di obbedire solo al potere civile. I SUV (Soldati Uniti Vincono): una organizzazione politica per la
distruzione
dell'esercito borghese e per la sua sostituzione con un esercito popolare che dovrebbe assistere i consigli
di
villaggio, di lavoratori o di abitanti (rifare il 1917...). L'esercito è un'istituzione divisa che
comunque impone le sue divisioni, i suoi tentennamenti al paese. I suoi
dirigenti che dirigono solo frazioni o parti di reggimenti, fanno pesare questa situazione di
instabilità: un tale ha
pronunciato tre parole favorevoli al governo, questo è un segno; un altro si è dichiarato
favorevole alla
democrazia proletaria contro la democrazia borghese, bene! Otelo ha dichiarato che contro i parassiti e
altri
fascisti che impediscono l'invio di concimi e di sementi alle cooperative rosse dell'Alentejo, egli avrebbe
messo
a disposizione una colonna di veicoli. Che successo ha raccolto! Tutti questi uomini hanno implicitamente
ed
esplicitamente il potere. E non sanno cosa farsene. Non ho parlato dei nemici della rivoluzione: ho
pensato che il lettore è abbastanza grande per sapere che esistono.
Altri, invece, non parlano che di questo dimenticando di parlare della rivoluzione. Questa mania deriva
dal
rousseaunismo più volgare: l'uomo è buono per natura e il male gli è estraneo.
Sopprimiamo il male e vedrete
come tutto andrà meglio. Ed è comodo spiegare i nostri fallimenti con il terrore
bianco russo, la Vandea francese e la CIA.
Joelle Kuntz
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