Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 4 nr. 29
maggio 1974


Rivista Anarchica Online

L'anarchico dei due mondi
di Camillo Levi

Vuoi che ti dica proprio? Io sono contento di me, anche se per istrada mi hanno tutto devastato, la casa, la famiglia, la salute, e a settant'anni mi senta esule in questa selvaggia vallata senza neanche un cane per tutta compagnia. Così scriveva nel luglio 1930 Luigi Galleani ad un compagno, in una lunga lettera in cui gli descriveva la vita solitaria che era costretto a condurre a Caprigliola, un paesino arroccato sulle prime alture dell'alta val di Magra, dove si trovava al "domicilio coatto". Tu vedi dunque, scriveva in un altro passo, che io inauguro il mio settantesimo anno con una certa solennità che ha poco di originale, è vero, ma che dice dentro, all'anima ignara di bassezze ripugnante alle piaggerie ed agli scodinzolamenti servili, che la fede e la bandiera del primo giorno sono ancora quelle dell'ultimo.
Da queste poche righe risaltano due caratteristiche fondamentali per comprendere la figura e l'azione rivoluzionaria di Luigi Galleani. Innanzi tutto la sua coerenza, la fierezza che deriva dalla limpida coscienza di non essersi mai piegato ad umilianti compromessi, di aver sempre lottato contro l'autorità. In secondo luogo il carattere tutto particolare della prosa galleaniana, ampollosa, ricca di aggettivi, un po' ottocentesca, che tanto contribuì allora a rendere efficaci e mordenti i suoi scritti e che, congiunta alla sua foga oratoria, fece di lui un validissimo oratore nei comizi, nelle conferenze, nei contraddittori.

Le prime lotte rivoluzionarie del giovane Galleani si svolsero per lo più nella natìa Vercelli e nella vasta pianura circostante, che fra il 1880 ed il '90 percorse in lungo ed in largo organizzando i primi scioperi, tenendo comizi, stimolando l'organizzazione rivoluzionaria del proletariato, soprattutto agricolo. Nel contempo cominciò a scrivere articoli, sempre caratterizzati da una notevole verve polemica, che comparvero sui fogli di agitazione locale (L'operaio, La boie!, ecc.). Nel solo anno 1888, per esempio, Galleani tenne un ciclo di conferenze per tutto il Piemonte, fu protagonista degli scioperi dei renaioli e dei meccanici (a Torino), quindi dei bottonai e dei cotonieri (Vercelli), partecipò al congresso del Partito Operaio a Bologna come rappresentante della Nuova Gazzetta Operaia.
"Questa funzione di trait-d'union che il Galleani esplica in questo periodo - ha scritto in proposito la studiosa marxista Mariella Nejrotti (1) - è illuminante per quanto riguarda la determinazione del contributo anarchico alla formazione dei quadri organizzativi del movimento operaio. Se infatti i limiti tradizionali di economicismo e di corporativismo che caratterizzano il movimento operaio in questo periodo vengono successivamente superati, ciò è dovuto in buona parte alla presenza tra le masse operaie del movimento anarchico, di cui il Galleani è, nel Piemonte, l'uomo di punta".
Fu al congresso di Genova (1892) che la figura politica di Galleani risaltò in pieno. Molti esponenti anarchici si trovavano allora in carcere o in esilio (e fra loro Malatesta e Merlino), per cui tocco al giovane rivoluzionario vercellese e a Pietro Gori il compito di illustrare la tesi e le proteste degli anarchici in polemica con quelle riformiste presentate da Turati e Prampolini; in questa occasione, tanto significativa a causa della definitiva scissione fra socialisti libertari ed autoritari, Galleani si impose come una figura di primo piano nel movimento anarchico, e più in generale in quello dei lavoratori. Le "noie" con la giustizia di stato non tardarono a venire.
Nel dicembre dell'anno successivo, infatti, insieme con altri trentaquattro "sovversivi" Galleani fu arrestato a Genova, sotto l'accusa di aver violato il famigerato articolo 248 del codice penale, costituendo un'associazione a delinquere; in particolare gli imputati dovevano rispondere di essersi "anteriormente al loro arresto in Genova, Sampierdarena, Sestri Ponente e luoghi finitimi, in attuazione delle teorie anarchiche da essi professate, associati per commettere delitti contro la proprietà, le persone, la incolumità e l'amministrazione della giustizia.
Al processo gli imputati tennero un atteggiamento fiero, servendosi dello scranno del tribunale come tribuna per la propaganda anarchica, in ciò sostenuti da uno dei loro avvocati, l'anarchico Pietro Gori. Il dibattimento ebbe grande rilievo sulla stampa, e si concluse con la condanna di molti degli imputati: la pena più severa (tre anni di reclusione, inasprita da un sesto di segregazione cellulare, più due anni di sorveglianza) toccò a Galleani.
Nell'isola di Pantelleria, dove fu confinato, proseguì l'attività politica in seno alla numerosa colonia anarchico. Fu proprio in quegli anni che alcuni gruppi proposero ai confinati di presentarsi candidati-protesta alle elezioni, così da poter riacquistare la libertà. La candidatura di Galleani fu avanzata dai compagni di Roma, ma appena venutone a conoscenza l'interessato insorse sdegnato, così come altri anarchici confinati ("Se di qui si deve uscire inchinando una bandiera che non sia la nostra, se la liberazione dovrà essere subordinata ad una transazione, (...) meglio restare!" scrisse allora Galleani).

Alla fine del 1899 riuscì finalmente a fuggire su una piccola barca, con la quale raggiunse la Tunisia. Dopo un periodo trascorso fra la colonia anarchica di lingua italiana al Cairo ed una sosta a Londra, Galleani raggiunse gli Stati Uniti, dove subito divenne promotore di incessante attività. Dopo aver collaborato a La questione sociale, nel 1901 ne divenne il redattore, sostituendo Malatesta in quell'incombenza; nel contempo partecipò attivamente alle lotte sociali, spesso violentissime, che caratterizzavano allora il movimento operaio americano, soprattutto tra i lavoratori di recente immigrazione. Per questa sua attività rivoluzionaria venne presto incriminato e ricercato dalla polizia statunitense, per cui fu costretto alla clandestinità: per maggior sicurezza, si trasferì per un periodo a Montreal (Canada).
Passato il pericolo, tornò negli Stati Uniti e si stabilì a Barre (Vermont), dove risiedevano molti lavoratori italiani, in maggioranza anarchici. Qui, a partire dall'estate 1903, pubblicò la Cronaca sovversiva, che per anni segnò un importante punto di riferimento per l'intero movimento anarchico di lingua italiana. Dalle sue colonne Galleani proseguì la sua opera propagandistica, sostenendo alcune polemiche significative; basterà qui ricordare quella contro Francesco Saverio Merlino, che da pochi anni aveva abbandonato l'anarchismo per passare nelle file del socialismo riformista, il quale in un'intervista pubblicata sulla stampa aveva parlato di "fine dell'anarchismo". Alle critiche ed alle catastrofiche previsioni dell'ex compagno Merlino, Galleani rispose con una serie di vivaci articoli pubblicati su Cronaca sovversiva che in seguito furono riuniti e stampati in un volumetto dal polemico titolo "La fine dell'anarchismo?".

Coerentemente con il suo temperamento battagliero, Galleani si allontanò più volte dalla redazione del giornale (lasciandolo in quei periodi in mano ad altri redattori fidati) per prendere e mantenere contatti con i compagni, per stimolare e partecipare a lotte sociali. Così nel 1905 fu di nuovo in Europa, ove fra gli altri conobbe Amilcare Cipriani e Francisco Ferrer.
Con articoli, conferenze, comizi, Galleani appoggiò attivamente le insurrezioni dei contadini messicani (1911-'14), pur non risparmiando dure critiche a Magon, a Zapata e agli altri leaders del movimento insurrezionale. Nel 1911 tenne decine di conferenze contro la guerra di Tripoli e contro l'esaltazione nazionalistica stimolata dal governo.
Ma fu soprattutto durante la prima guerra mondiale che la sua parola divenne fondamentale per portare chiarezze nelle stesse file anarchiche; una piccola (ma significativa) parte degli anarchici si era schierata infatti a favore della guerra, e fra loro quello che Galleani considerava forse più di ogni altro come il proprio maestro, Pietro Kropotkin. Non si fece però confondere dai sentimenti di stima e di affetto, e denunciò subito come gravissima la deviazione bellicista di quei compagni. In otto vivaci articoli pubblicati su Cronaca sovversiva (novembre '14- gennaio '15), tutti intitolati "Per la guerra, per la neutralità o per la pace?", Galleani ribadì il tradizionale antibellicismo degli anarchici, smascherando la falsa propaganda statale e la sua nefasta influenza anche in certi settori rivoluzionari. Alla domanda posta in testa ai suoi otto articoli, rispose senza mezzi termini con una parola d'ordine chiara: contro la guerra, contro la pace, per la rivoluzione. Vari giri di conferenze gli fecero attraversare in lungo ed in largo gli Stati Uniti, per portare dovunque l'antibellicismo anarchico. Nel frattempo (estate 1916) fu arrestato durante uno sciopero dei minatori d'antracite della Pennsylvania orientale, e rilasciato solo dietro cauzione.
Nel corso del '17 i locali della Cronaca sovversiva subirono diverse perquisizioni, Galleani fu arrestato insieme con il tipografo, quindi di nuovo liberato e tenuto sotto sorveglianza; nel frattempo alcune disposizioni repressive costrinsero al silenzio il giornale che dovette sospendere le pubblicazioni. Galleani ed i suoi compagni editarono allora veri giornali clandestini (Cronache rosse, L'anarchia, Il diritto, ecc.). La permanenza in America, però, era per lui giunta al termine: nel giugno '19 fu espulso dagli Stati Uniti, caricato sul piroscafo Duca degli Abruzzi e riportato in Italia. Appena giunto nel porto di Genova fu arrestato, prima ancora di poter mettere piede a terra: solo la immediata protesta della Federazione dei Lavoratori del Mare e di quella dei Lavoratori del Porto gli garantirono la libertà.
Informati dall'arrivo di Galleani, gli anarchici che a Milano stavano progettando la pubblicazione di un quotidiano anarchico gli proposero la direzione del giornale, ma Galleani declinò l'invito lasciando che fosse il vecchio Malatesta a dirigere Umanità Nuova. Chiamato da ogni parte d'Italia per tenere conferenze e comizi, poté accettare solo alcuni inviti, a causa delle peggiorate condizioni di salute; iniziò poi (gennaio 1920) la pubblicazione a Tornino di un settimanale, che chiamò ancora Cronaca sovversiva e che ebbe solo qualche mese di vita. Presto furono infatti spiccati due mandati di cattura contro di lui e contro il gerente del giornale: da allora, per ben due anni, Galleani si rese uccel di bosco, vivendo clandestinamente in Italia, in sempre peggiori condizioni di salute. Decise però di presentarsi il giorno del processo, costituendosi in aula. In istruttoria ho assunto tutta la responsabilità degli articoli della Cronaca; - scrisse in proposito ad un compagno - e io non voglio essere né uno smargiassone né un fallito. Ora bisogna pagare, ed io pago. Il processo durò pochi giorni e si concluse il 30 ottobre 1922 con la condanna di Galleani a un anno, un mese e 22 giorni di galera, più una multa di 635 lire. Ritornato in libertà agli inizi del '24, si dedicò alla traduzione italiana delle "Memorie autobiografiche" dell'anarchico Clemente Duval ed alla sistemazione del volume "La fine dell'anarchismo?". La persecuzione dello stato (diventato, intanto, fascista) si accanì ancora contro il vecchio, ammalato ma pur sempre indomito Galleani: fu condannato a 200 lire di multa per aver ricevuto in busta chiusa una copia del settimanale anarchico L'adunata dei refrattari, poi per lo stesso "reato" passò dieci giorni in prigione, quindi, dopo il fallito attentato Zamboni contro il duce (31 ottobre 1926) venne arrestato, giudicato "incorreggibile" e spedito all'isola di Lipari per scontarvi tre anni di confino; poco dopo esservi giunto fu condannato a nove mesi di carcere per "oltraggio alla persona del duce". Lei e il suo gerarca debbono ringraziamenti a chi loro assicura la riscossione dello stipendio.. Io, nulla. - così dichiarò al segretario della pretura che gli era andato a proporre la "libertà" (si fa per dire!) in cambio di una sua lettera di ringraziamento al duce per la sua... clemenza. Scontati sei mesi nelle carceri di Messina, fu rispedito a Lipari, ove rimase confinato fino al febbraio 1930; "liberato" dal confino, fu assegnato al "domicilio coatto". Galleani scelse di stabilirsi a Caprigliola, dove per alcuni mesi all'anno poteva incontrarsi con Pasquale e Zelmira Binazzi, due ottimi compagni della Spezia, fra i pochissimi anarchici a non trovarsi allora in carcere o in esilio. Qui lo colse la morte (4 novembre 1931).

La vita di Luigi Galleani è già di per sé eloquente della tenacia, dell'intransigenza, della chiarezza di idee che caratterizzò sempre la sua militanza rivoluzionaria: essa è ragione sufficiente per spiegare la duratura influenza esercitata dalla sua figura nel movimento anarchico di lingua italiana, soprattutto negli Stati Uniti.
Un'altra ragione va però aggiunta, ed è la concezione tutta particolare che Galleani aveva della questione organizzativa, che da sempre appassiona ed a volte divide gli anarchici. Galleani è stato ed è tuttora considerato il massimo esponente della tendenza anti-organizzativa in seno al movimento anarchico: al suo pensiero, alla sua concezione dell'associazionismo anarchico ha sempre fatto riferimento diretto la quasi totalità della numerosissima colonia anarchica di lingua italiana negli Stati Uniti ed in Canada.
Basti qui ricordare il periodico L'adunata dei refrattari, che di questa tendenza è sempre stato il portavoce, che solo tre anni fa ha sospeso le pubblicazioni dopo mezzo secolo di vita regolare e che si è sempre caratterizzato in senso galleanico, per quanto riguarda la concezione dell'anarchismo, i problemi organizzativi ed anche lo stile redazionale.
Non è questa la sede per una approfondita analisi del pensiero di Galleani: va però chiarito che non fu mai "individualista", anche se sosteneva la validità dell'azione individuale, poiché - come scriveva Malatesta (2) - Galleani fa una critica severa quanto giusta di una supposta organizzazione autoritaria, che è una cosa completamente diversa da quella che gli anarchici organizzatori predicano e, quando possono, praticano. Ma è questione di parole. Se invece di dire organizzazione si dicesse associazione, intesa, unione o altra parola simile, Galleani sarebbe certamente il primo a riconoscere che gli sforzi isolati e discordanti sono impotenti a raggiungere lo scopo.
Per concludere, riportiamo qui un brano dall'articolo inviato da Malatesta a L'adunata dei refrattari in occasione del settantesimo compleanno di Galleani, per porgergli così i saluti affettuosi ed i fervidi auguri di un amico che, più vecchio di lui, lo ha seguito con le ansie di un commilitone durante tutta la sua vita piena di lotte splendidamente combattute e di persecuzioni coraggiosamente e dignitosamente affrontate.
Grandi sono i servizi che Luigi Galleani con la sua penna vigorosa, con la sua eloquenza affascinante e con l'esempio costante di coraggio e di abnegazione ha resi alla causa dell'anarchia. Dovunque ha esercitata la sua attività, in Europa ed in America, egli ha suscitato tesori di energia ed ha formato delle schiere di giovani che guardano a lui come al loro maestro ed ispiratore e sono tra le nostre migliori speranze (3).

Camillo Levi

1) Mariella Nejrotti, Le prime esperienze politiche di Luigi Galleani (1881-1891), in "Anarchici ed anarchia nel mondo contemporaneo", Fondazione Luigi Einaudi, Torino 1971, pag.212.

2) Errico Malatesta, recensione de La fine dell'anarchismo?, in "Pensiero e Volontà" 1° giugno 1926 (a.III, n.9).

3) Errico Malatesta, Per Luigi Galleani, ne "L'adunata dei Refrattari", 21 novembre 1931.