Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 28 nr. 244
aprile 1998


Rivista Anarchica Online

A nous la libertè
diario a cura di Felice Accame

Servitù della scienza

Le "pagine della scienza" riferiscono che, da una recente ricerca psicosociologica inglese, si evince (finalmente!) l'identikit (termine riservato ai connotati del criminale) della donna adultera. La quale, allora, sarebbe riconoscibile perché (1) arriva tardi agli appuntamenti (2), interrompe il marito nelle conversazioni (3), si dimentica di salutare gli ospiti (4), dimentica di chiudere le porte di casa (5), lascia accese le luci dopo essere uscita da una stanza (6), indugia davanti allo specchio e, infine, (7) accumula piccoli debiti. Vien da pensare sia che, se adultera, non faccia un granché per nasconderlo e sia che, se non adultera, una così è difficile comunque che imbastisca serene convivenze. Altre ricerche, più o meno nello stesso periodo, rimettono fortunatamente le cose a posto riferendo che necessità evolutive - roba da dna - costringerebbero l'uomo e la donna a intrattenere rapporti sessuali con più partners.
Aristotele, d'altronde, sosteneva che la donna avrebbe meno suture craniche e meno denti dell'uomo - senza mai, peraltro, perdere tempo a contarli -, oppure che i figli di genitori con cicatrici presenterebbero l'impronta della cicatrice nel medesimo posto. Ad Alberto Magno i biondi piacevano fino al punto di asserire "che avrebbero disposizione per ogni cosa" "e che sarebbero lodevolmente ambiziosi e desiderosi di gloria". Di Aristotele condivideva l'opinione relativa ai capelli "rossi, che indicano uomini invidiosi, malvagi, disonesti, boriosi e calunniosi".
Venendo ad un segmento di storia che conosciamo fin troppo bene, si potrebbe citare il caso di Benjamin Rush, il cosiddetto "padre della psichiatria americana" - lo stesso che aveva inventato l'apparecchio a vortice, una poltrona ruotante, su cui legava, a scopo di "cura", i poveretti che gli venivano consegnati -, che sosteneva la tesi dell'inferiorità mentale dei negri basandosi sulla grandezza delle loro labbra attribuita ad un caso di lebbra latente particolarmente pervasivo. Cartwright, invece, variando sul tema ma mirando allo stesso risultato, nel 1851, sosteneva che nel sangue del negro arriva meno ossigeno di quanto ne arrivi nel sangue del bianco.
Ma anche i cinquemila interventi l'anno di lobotomia prefrontale, dal 1949 al 1952 nei soli Stati Uniti, sono scienza. Walter Freeman, che aveva cominciato con lo scalpellino del ghiaccio - come l'assassina di Basic instinct - e che, all'apice del successo, andava in giro con tutta una batteria di aguzzi leucotomi e di orbitoclasti nella giacca, non era un emarginato sociale ricercato dall'Interpol, ma un rinomato medico con la passione della neurochirurgia e le porte aperte di cliniche e congressi davanti a sé.
Chi ha le idee chiare sulla natura della scienza - sulla sua provvisorietà, sulla sua dipendenza da scelte di ordine ideologico -, di questi fatti non si stupisce. Chi, invece, ammanta la scienza ed i suoi risultati di sacertà e di verità, ne ha vergogna e preferisce dimenticare. Di solito, dice: - "Sono risultati che, poi, sono stati superati " , lasciando intendere che la scienza di oggi sia, per forza di cose, "più - vicina alla realtà " di quella precedente e, ahinoi, non esplicitando mai i criteri tramite i quali potremmo decidere di questa - "distanza", perché la - "realtà " non è qualcosa di - "depositato " e di - "convenuto universalmente " - come il metro o come il chilo.
Beninteso, c'è la cattiva scienza come c'è la buona scienza; non è affatto sensato affermare che - "tutto va bene", perché nel porre nuovi rapporti fra le cose note, o fra un nuovo risultato e i vecchi, occorre tenere presenti i rapporti già posti in precedenza. Le due teorie della relatività di Einstein innovavano e, al contempo, sistemavano conti che non tornavano - aprendone anche altri che non tornano tuttora. Se formulassi oggi una nuova teoria della percezione visiva, non potrei più in alcun modo tenere per buona quell analogia tra vista e macchina fotografica che pur ha riscosso i suoi successi. Se volessi formulare una teoria della mente, dovrei rinunciare a quell'analogia con il computer che, suscitando più di un entusiasmo, ha, di fatto, ostacolato la ricerca. L'identikit della donna adultera, l'analisi aristotelica dei crani o la psicochirurgia di Freeman vivono o hanno potuto vivere il loro momento di gloria in grazia di un contesto ideologico in cui i presupposti che ne costituivano le basi parevano pacificamente legittimi. Ma è anche chiaro che, se nei presupposti si annida l'ideologia realista - quella per cui a qualcuno è lecito stabilire cosa sia o non sia scientificamente vero senza dichiararne il criterio -, qualsiasi assurdità può - "andar bene ". E, una volta che è - "andata male ", può perfino - "tornare ". Come la lobotomia per chi viene classificato come sofferente di - "disturbi psichici " da gente che sarebbe già nei guai se gli si chiedesse - "cosa intende per psichico".
Questo della lobotomia, purtroppo, non è un esempio: un segretario di Stato, scozzese, ne ha recentemente proposto il ripristino. A dimostrazione ulteriore che la politica non è estranea ai problemi della scienza.

P.s.: Il film Marius e Jeannette del francese Robert Guediguian nel cui cognome non è difficile scorgere le tracce di un popolo che ha sofferto parecchio gli insulti della Storia degli Altri, come quello armeno - è il risultato della riflessione di chi non si è lasciato abbindolare dai discorsi sulla - "fine delle ideologie ". Vi si parla di sfruttamento, di scioperi, della contraddizione di chi, povero, vota per le destre nazionali, di diritti umani e, udite udite, di operai - senza distinzioni di - "razze" . Uno dei suoi simpatici personaggi, ad un certo momento, racconta di un tale che, dopo aver mangiato delle fave, è stramazzato al suolo morto e stecchito. Servitù della scienza.
A quanto assicura Giamblico, neoplatonico siriano del III secolo, Pitagora proibiva severamente il consumo di fave - "per ragioni religiose, naturali e psicologiche" . Una di queste, quella - "naturale" quella più consona all'attuale considerazione della scientificità -, è tornata buona anche oggi, quando si ritiene che i semi di fava, in soggetti afflitti dalla mancanza ereditaria di un particolare enzima, provochino una grave forma di anemia.