Rivista Anarchica Online
A nous la libertè diario a cura di Felice Accame
Servitù della scienza
Le "pagine della scienza" riferiscono che, da una recente ricerca psicosociologica inglese, si evince
(finalmente!)
l'identikit (termine riservato ai connotati del criminale) della donna adultera. La quale, allora, sarebbe
riconoscibile perché (1) arriva tardi agli appuntamenti (2), interrompe il marito nelle conversazioni (3),
si
dimentica di salutare gli ospiti (4), dimentica di chiudere le porte di casa (5), lascia accese le luci dopo essere
uscita da una stanza (6), indugia davanti allo specchio e, infine, (7) accumula piccoli debiti. Vien da pensare sia
che, se adultera, non faccia un granché per nasconderlo e sia che, se non adultera, una così
è difficile comunque
che imbastisca serene convivenze. Altre ricerche, più o meno nello stesso periodo, rimettono
fortunatamente le
cose a posto riferendo che necessità evolutive - roba da dna - costringerebbero l'uomo e la donna a
intrattenere
rapporti sessuali con più partners. Aristotele, d'altronde, sosteneva che la donna avrebbe meno suture
craniche e meno denti dell'uomo - senza mai,
peraltro, perdere tempo a contarli -, oppure che i figli di genitori con cicatrici presenterebbero l'impronta della
cicatrice nel medesimo posto. Ad Alberto Magno i biondi piacevano fino al punto di asserire "che avrebbero
disposizione per ogni cosa" "e che sarebbero lodevolmente ambiziosi e desiderosi di gloria". Di Aristotele
condivideva l'opinione relativa ai capelli "rossi, che indicano uomini invidiosi, malvagi, disonesti, boriosi e
calunniosi". Venendo ad un segmento di storia che conosciamo fin troppo bene, si potrebbe citare il caso di
Benjamin Rush,
il cosiddetto "padre della psichiatria americana" - lo stesso che aveva inventato l'apparecchio a vortice, una
poltrona ruotante, su cui legava, a scopo di "cura", i poveretti che gli venivano consegnati -, che sosteneva la tesi
dell'inferiorità mentale dei negri basandosi sulla grandezza delle loro labbra attribuita ad un caso di lebbra
latente
particolarmente pervasivo. Cartwright, invece, variando sul tema ma mirando allo stesso risultato, nel 1851,
sosteneva che nel sangue del negro arriva meno ossigeno di quanto ne arrivi nel sangue del bianco. Ma anche
i cinquemila interventi l'anno di lobotomia prefrontale, dal 1949 al 1952 nei soli Stati Uniti, sono
scienza. Walter Freeman, che aveva cominciato con lo scalpellino del ghiaccio - come l'assassina di Basic
instinct - e che, all'apice del successo, andava in giro con tutta una batteria di aguzzi leucotomi e di orbitoclasti
nella giacca, non era un emarginato sociale ricercato dall'Interpol, ma un rinomato medico con la passione della
neurochirurgia e le porte aperte di cliniche e congressi davanti a sé. Chi ha le idee chiare sulla natura
della scienza - sulla sua provvisorietà, sulla sua dipendenza da scelte di ordine
ideologico -, di questi fatti non si stupisce. Chi, invece, ammanta la scienza ed i suoi risultati di sacertà
e di verità,
ne ha vergogna e preferisce dimenticare. Di solito, dice: - "Sono risultati che, poi, sono stati superati " , lasciando
intendere che la scienza di oggi sia, per forza di cose, "più - vicina alla realtà " di quella
precedente e, ahinoi, non
esplicitando mai i criteri tramite i quali potremmo decidere di questa - "distanza", perché la -
"realtà " non è
qualcosa di - "depositato " e di - "convenuto universalmente " - come il metro o come il chilo. Beninteso,
c'è la cattiva scienza come c'è la buona scienza; non è affatto sensato affermare che -
"tutto va bene",
perché nel porre nuovi rapporti fra le cose note, o fra un nuovo risultato e i vecchi, occorre tenere presenti
i
rapporti già posti in precedenza. Le due teorie della relatività di Einstein innovavano e, al
contempo, sistemavano
conti che non tornavano - aprendone anche altri che non tornano tuttora. Se formulassi oggi una nuova teoria della
percezione visiva, non potrei più in alcun modo tenere per buona quell analogia tra vista e macchina
fotografica
che pur ha riscosso i suoi successi. Se volessi formulare una teoria della mente, dovrei rinunciare a quell'analogia
con il computer che, suscitando più di un entusiasmo, ha, di fatto, ostacolato la ricerca. L'identikit della
donna
adultera, l'analisi aristotelica dei crani o la psicochirurgia di Freeman vivono o hanno potuto vivere il loro
momento di gloria in grazia di un contesto ideologico in cui i presupposti che ne costituivano le basi parevano
pacificamente legittimi. Ma è anche chiaro che, se nei presupposti si annida l'ideologia realista - quella
per cui
a qualcuno è lecito stabilire cosa sia o non sia scientificamente vero senza dichiararne il criterio -,
qualsiasi
assurdità può - "andar bene ". E, una volta che è - "andata male ", può perfino
- "tornare ". Come la lobotomia per
chi viene classificato come sofferente di - "disturbi psichici " da gente che sarebbe già nei guai se gli si
chiedesse
- "cosa intende per psichico". Questo della lobotomia, purtroppo, non è un esempio: un segretario
di Stato, scozzese, ne ha recentemente
proposto il ripristino. A dimostrazione ulteriore che la politica non è estranea ai problemi della
scienza.
P.s.: Il film Marius e Jeannette del francese Robert Guediguian nel
cui cognome non è difficile scorgere le tracce
di un popolo che ha sofferto parecchio gli insulti della Storia degli Altri, come quello armeno - è il
risultato della
riflessione di chi non si è lasciato abbindolare dai discorsi sulla - "fine delle ideologie ". Vi si parla di
sfruttamento, di scioperi, della contraddizione di chi, povero, vota per le destre nazionali, di diritti umani e, udite
udite, di operai - senza distinzioni di - "razze" . Uno dei suoi simpatici personaggi, ad un certo momento, racconta
di un tale che, dopo aver mangiato delle fave, è stramazzato al suolo morto e stecchito. Servitù
della scienza. A quanto assicura Giamblico, neoplatonico siriano del III secolo, Pitagora proibiva severamente
il consumo di
fave - "per ragioni religiose, naturali e psicologiche" . Una di queste, quella - "naturale" quella più
consona
all'attuale considerazione della scientificità -, è tornata buona anche oggi, quando si ritiene che
i semi di fava, in
soggetti afflitti dalla mancanza ereditaria di un particolare enzima, provochino una grave forma di anemia.
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