Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 25 nr. 220
estate 1995


Rivista Anarchica Online

Vibrati rosso sangue
di Marc de' Pasquali

Per Chaïm Soutine è stata posta l'attenzione più sulle famigerate note biografiche (magari alterate), piuttosto che sulle sue opere grandiose; questa mostra nell'ordinata Svizzera - ironia della sorte - gli rende giustizia per bellezza, rarità e numero dei pezzi, un centinaio a circa cent'anni dalla nascita, sino al 18 giugno a Lugano (museo d'Arte Moderna, Villa Malpensata che malgrado il nome è gradevole, sul lungolago, lunedì chiuso, entrata 8 fr., catalogo non visionato causa fibrillazione del personale a dieci minuti dalla chiusura): Soutine è l'essenza del colore usato con lussuria, anche se resta sottovalutato, poco conosciuto, ritenuto minore. Il cielo ci perdoni. Nasce a Smilovitch (Lituania) nel 1894, decimo di una famiglia ebrea bielorussa, il padre sartino lo cresce a botte con la prospettiva di farne un ciabattino. Passate alcune disavventure e l'esperienza di mendicante, quasi ventenne arriva a Parigi, ovviamente nei cameroni dei pittori pulciosi, a Montparnasse, al café del la Ronde, con Chagall (in mostra a Parigi al Museo d'Arte Moderna sino al 17 settembre), con Modigliani che lo ammira e lo ritrae. Non segue nessuna corrente, è affine a Nolde con andamento angosciante alla Munch, non entra in nessun gruppo perseguitato com'è da furenti individualismi, ma il Louvre sì, lo frequenta, e molto; studia l'eleganza di Chardin (si veda La razza, per esempio); ama per sempre Courbet (sodale di Baudelaire, comunardo, influenzato da Proudhon) e le sue trote, le sue donne sdraiate, le sue case e il suo copiare i capolavori del più grande museo del mondo, e il suo essere autodidatta come lui, e come lui incantato da Rembrandt; sempre al Louvre recepisce il dramma nelle tele di Goya, di Tintoretto. Fa il facchino e l'operaio alla Renault, adocchia Van Gogh (Testa di contadina, Contadina col cappello bianco), da lontano, senza riconoscerlo, forse per non riconoscersi maudit e deraciné, timido e lunatico, con la stessa travagliata luce da trasmettere sui dipinti, persino particolarmente brutto, si dice, anche unto, puzzone. Sulle arre foto rimaste ci appare invece tenebrosamente affascinante, dalla tristezza selvaggia e caparbiamente isolata, con la dote di due mani affusolate, candide, delicate, da pianista, si dice; legge Balzac, buca le proprie tele non ritenute buone, col coltello, per distruggerle, dopo elaborazioni faticose, sofferte, lunghe lunghe.
Alla fine degli anni Venti, Modigliani aiuta generosamente Soutine. Pur essendo entrambi squattrinati come non mai, sono persone dabbene, di grande classe, posseggono un'armonizzazione subordinata più all'etica che all'estetica, più all'essere che all'apparire (non si può - al contrario di quel che si creda - sembrare eleganti se non lo si è davvero), entrambi praticano la vera sprezzatura, l'arte del gentiluomo capace di non far notare gli sforzi che compie, un uso disinvolto che è proprio della grazie creativa. Così un affamato Modigliani arriva a presentargli il geniale mercante Zborowsky che inviterà Soutine nei Pirenei e sulle Alpi Marittime migliorandogli l'esistenza.
Al ritorno, il Nostro produce a fasi alterne, tra un viaggetto e l'altro, ubriaco di cognaq e malato. E' il periodo del tema assillante delle carcasse rapprese, del Bue scuoiato (Albright - Knox Museum di Buffalo) che prende e riprende (oltre a Donna che si bagna in un ruscello) dal dio Rembrandt (come Courbet, se lo andrà a vedere anche ad Amsterdam, più volte, in treno, in giornata, denaro permettendo), ammorbando (come già fece Pontorno) il vicinato, coi putridi resti di animali sgozzati, magari affittati e man mano rinfrescati da secchiate di sangue fresco, colante, brillante, appiccicoso, nauseabondo, per lucide trasformazioni immortali: si veda Il gallo morto ('26) in tutta la sua magnificenza gialla e tragica, sacrificata e incrostata da gocce sanguinolente, da verde bile che gli attraversa la testa increstata regalmente, per scivolare a terra, fuori dalla cornice, svanire nell'aere, stelline filanti materiche (una tecnica che Pollock quantitativizzerà), feci ramazzate nei pollai. Idem per i tacchini appesi, distesi, lì stecchiti col becco nella schiuma, i polli spennati, mazzi d'aringhe cadaverine (che affluiranno nel pennello di De Pisis), accerchiati da pomodori scarlatti, aranciati, vivi, buoni, bardati da panni sciatti abbondanti, forse per occultare parte dei tanti capri espiatori, dei tanti sacrificati per le bocche dei carnivori umani - nature morte.
Soutine incontra in Provenza i coniugi Castaing, raffinati collezionisti (il cui tesoro fu esposto a Milano alla Galleria Bergamini nel 1987) che lo ospitano vicino a Chartres. Lavorerà non solo a La cattedrale di Chartres del '33 (medioevale e proustiana creatura pietrosa che sovrasta i secoli ammaliando), mentre il nazismo esplode, ma pure I grandi alberi a Chartres, duomi vivi e longevi su ometti brulicanti negli spazi coi loro animali pacifici, e L'asino del '34, povero e ottuso quadrupede incerto , incosciente, maltrattato. Altre fruscianti ventosità aspettano il visitatore della mostra, altre tumultuose fronde pulenti, una più maestosa delle altre: Un giorno di vento a Auxerre è da guardare con un sottofondo di sax contralto (Charlie Parker, per intenderci), tenendosi i capelli, abbassando la testa per tanto lirismo, per immensità; altre tele, Alberi a Champigny e Viale d'alberi ('36), l'allucinato Paesaggio di Céret ('20 alla Tate Gallery di Londra) e l'assoluto capolavoro Albero nel vento ('42), presagio di sommosse...
Incappa in Gerda Groth, ebrea tedesca rifugiata con la quale convive a Parigi e a Civry, che finirà in un campo di concentramento. Soutine si nasconde e scappa. Finisce a Champigny-sur-Veuldre, sta con Marie Berthe Aurenche sino all'operazione all'ulcera perforata aggravata da troppi digiuni. Morrà lasciando una figlia, il 9 agosto 1943, nascosto su un carro funebre che vaga nella Parigi occupata dai tedeschi, a cinquant'anni, ebreo ricercato numero 35702.
Prima di concludere vorrei aggiungere altri titoli di questa pittura folgorante, parlante, con momenti densi di gioia per la vita, rara nella storia dell'arte. La voracità nello sguardo di Soutine che contempla, coglie e poi si muove nel dramma dei rossi socialisti, analitici, la adoro, si guardino quei ragazzotti già vecchiarelli rappresentati ne Il valletto di Chez Maxime ('27, a Buffalo), ne Il lift ('25, Centre Pompidou di Parigi) ridondante di orgoglio persino nei genitali inguantati e ne Il chierichetto ('28, all'Orangerie di Parigi), miriadi di stereotipi ingannati in mirabili pennellate di bianco puro per linde e piccolissime borghesie che credono, che impiegano per anni le proprie giornate a servire acque sante e torrentizie furberie; e quei bimbi emaciati nelle braccia fievoli di madri sgomente, allupati in colori lividi non solo per la miseria e la ferocia degli uomini che li ammazzeranno, ma per i sogni mai vissuti dalle promesse delle prime notti d'amore, per la protezione tradita dal fonte battesimale; e quelle case carnivore in verdi folgorati da vermigli, dalla ruggine del tempo, qui e là ramate, prussiane, mattone crepato, per riparare un insieme di numeri e di nomi senza significato, fragilità tempestate da altri onnipresenti verdi, tamponati e sfumati da miscele sapienti pastose oleose, furiosissime, vedute astigmatiche, storte alla El Greco, con tinte tremolanti, sbronze, per rendere la stolidità che dentro vi trasuda, accumulo di terremoti di latenti violenze, abbandonate sulla tela come candele storpie, in trip, fugaci; e quei gladioli seriali, sanguigni, grumosi, su sfondo nero anarchico per meglio esaltare delle braci avanzate nella tragedia del proscenio, sangue terrigno e sospeso con petalosa grazia dentro gambi serpentini in ascensione, nelle grida dei perseguitati ammucchiati in Spagna, in Francia, in Austria, in Polonia, in Ungheria, in Grecia, in Albania, in Russia, in Belgio, in Olanda, in Italia, in Romania, in Jugoslavia, in Portogallo, in Cecoslovacchia, in Bulgaria, in Germania, in Etiopia, in Gran Bretagna, eccetera eccetera.