Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 25 nr. 219
giugno 1995


Rivista Anarchica Online

Pedagogia libertaria dal 1900 al 1926
intervista a Francesco Codello

Francesco Codello, direttore didattico in provincia di Treviso è stato redattore dal 1977 al 1981 di Volontà. Attualmente si occupa di ricerche nell'ambito della storia delle idee educative ed in particolare proprio dell'idea pedagogica dell'anarchismo. Ha pubblicato diversi saggi su riviste specializzate e libri collettivi sull'educazione libertaria. Il libro che esce per l'editore Corso di Ferrara si intitola: Educazione ed anarchismo. L'idea educativa nell'anarchismo italiano (1900-1926). Costa 35.000 lire e può essere ordinato direttamente a noi solo con versamento anticipato di lire 42.500 (35.000 + 7.500 per la spedizione raccomandata) sul nostro c.c.p. 12552204 intestato a «Editrice A - Milano». Non si effettuano spedizioni contrassegno né in conto deposito.

Come nasce l'idea di questo libro?
La storia dell'educazione e la storia della scuola hanno raggiunto ormai un alto grado di sviluppo e di approfondimento. Ma, se si fa eccezione per il fondamentale lavoro di Tina Tomasi (Ideologie libertarie e formazione umana, Firenze, 1973) non esiste in Italia alcuna opera, nessuna ricerca sistematica che abbia affrontato, da un punto di vista storico interpretativo, ciò che gli anarchici hanno detto e soprattutto fatto nell'ambito della pedagogia e più in generale dell'istruzione popolare. L'idea quindi centrale e primaria che ho tenuto di fronte a me sempre presente, è stata quella di portare alla luce, sperando anche in una diffusione (sicuramente marginale) all'infuori degli addetti ai lavori, le idee pedagogiche libertarie così come si sono venute diffondendo ed elaborando tra gli anarchici italiani in un periodo cruciale della storia del nostro paese, com'è quello che muove dall'inizio del secolo e termina con l'instaurarsi della dittatura fascista.

Quali sono le fonti, quali autori e militanti anarchici hanno espresso con continuità e più interesse ragionamenti, proposte, idee su queste tematiche?
Innanzitutto vediamo di spiegare quale è il materiale che ho indagato e sul quale ho costruito questo contributo alla ricerca. Le fonti sono costituite dall'insieme dei periodici e numeri unici anarchici pubblicati in Italia e quelli pubblicati in lingua italiana all'estero. Certamente non tutti sono stati visti e letti ma sicuramente una grande parte. Qui è sorta la prima difficoltà relativa all'ubicazione di questo enorme materiale sparso principalmente tra la Biblioteca Nazionale di Firenze, L'Archiginnasio di Bologna, ma anche in tante altre biblioteche pubbliche a Firenze, Roma, Torino, Milano, Mantova, e private come a Bergamo (Archivio Max Nettlau), Cecina (Archivio Fam. Berneri), Milano (Centro Studi G. Pinelli). Indispensabile e certamente irrinunciabile per un lavoro sull'anarchismo e anche quindi per l'argomento che ho trattato io è frequentare il C.I.RA di Losanna ed eventualmente anche l'Istituto di Storia Sociale di Amsterdam.
Come si può vedere e constatare svolgendo una ricerca, esiste un problema di grande dispersione dei centri di raccolta di questi documenti. Pochi sono invece i libri e gli opuscoli che ho potuto trovare e quindi consultare su questi temi perché le tematiche affrontate nel libro sono state il frutto della lettura di questa grande serie di articoli sparsi qua e là tra le riviste e i giornali.
Voglio qui sottolineare una cosa del tutto eccezionale, che testimonia la vitalità intellettuale ma anche la capacità militante di questo anarchismo, evidenziando che in questi anni si pubblicano in Italia sicuramente tre riviste specifiche sull'argomento: La scuola laica, diretta da Francisco Ferrer, La scuola moderna, diretta da P. Gori e Luigi Fabbri e La scuola moderna di Clivio, animata soprattutto da Luigi Masciotti. Esiste sicuramente un altro Bollettino della scuola moderna di Torino inconsultabile perché ancora da restaurare dall'alluvione di Firenze.
Per quanto riguarda le figure di militanti più significative che hanno vivacizzato la discussione sulle tesi di una pedagogia libertaria credo di poter sottolineare quella che giudico la più precisa ed equilibrata e cioè Luigi Fabbri, ma anche Camillo Berneri, Domenico Zavattero, Luigi Masciotti, Maria Rygier, Fanni Dal Ry, Dunstano Cancellieri, Franco Ciarlantini, Pietro Gori, Leda Rafanelli, Luigi Galleani e naturalmente Errico Malatesta e soprattutto l'educazionista per eccellenza Luigi Molinari oltre a numerosi altri.

Vogliamo adesso in sintesi approfondire i contenuti di questo libro. Come è strutturato e articolato?
Il libro si compone di una introduzione e di cinque capitoli che ora illustrerò nei loro contenuti principali.
Il primo capitolo (Educazione e libertà) rappresenta la sintesi delle varie questioni che l'anarchismo italiano ha individuato come portanti di un più ampio discorso pedagogico libertario. La critica ai sistemi scolastici vigenti, ai metodi praticati e all'organizzazione dell'intera attività didattica, la denuncia del ruolo negativo e autoritario che l'educazione religiosa concorre a determinare nella formazione di personalità gregarie e autoritarie, e al contempo la definizione dei principi basilari sui quali deve reggersi una nuova educazione fondata sulla libertà e sull'uguaglianza, costituiscono la chiave di lettura attraverso cui interpretare l'originalità e la specificità delle posizioni anarchiche. Per gli anarchici l'istruzione integrale del fanciullo si consegue non già attraverso l'opera di adattamento del bambino all'ordine costituito e garantito dallo Stato, dalla Chiesa o dalla Famiglia, bensì potenziando l'impulso naturale alla libertà individuale e sociale, interiore ed esteriore, e sviluppando la capacità di individuare tutto ciò che costituisce un limite all'espressione dell'individualità per poter rimuovere gli ostacoli che si frappongono a ciò. Presupposto dell'educazione è la libertà del bambino, ma la stessa libertà costituisce anche il fine dell'educazione stessa. Ma per un movimento esplicitamente rivoluzionario il dilemma classico educazione/rivoluzione e uomo/ambiente diventa cruciale per il prosieguo della discussione. Il tutto viene affrontato nel capitolo intitolato proprio «Educazione e rivoluzione». Il discorso si sposta dunque sul tentativo di capire quale nesso esista tra educazione e rivoluzione, se cioè siano termini necessariamente contrastanti oppure se costituiscano due momenti diversi ma complementari di un'unica strategia. Anche in questo caso le posizioni all'interno del movimento anarchico italiano sono diverse e spesso anche contrastanti e tutti i principali leaders del movimento dell'epoca prendono posizione su questo argomento a testimonianza della centralità dell'argomento.
Dalla discussione teorica si passa spesso all'analisi su problemi concreti come nel caso emblematico rappresentato dall'approvazione della legge Daone-Credaro nel 1911 che avoca allo Stato l'istruzione primaria. Si scontrano partendo da questa tematica le concezioni clericali e conservatrici con quelle dei socialisti, dei repubblicani e altri favorevoli ad una scuola laica di Stato. È questa una questione che viene riproposta anche ai nostri giorni nel confronto tra scuola statale e privata. Nel capitolo «Scuola laica e scuola libera» vengono riproposte tutte le principali tesi, le contrapposizioni e le sfumature che si riproducono all'interno del movimento. Va però evidenziato che se vi sono opinioni che non si nascondono la sicura positività della scuola laica, certamente non vi è dubbio che la critica degli anarchici è feroce nei confronti della scuola confessionale, così come è chiara la volontà di pensare e proporre una scuola pubblica che non sia statale, ma libera. D'altro canto va ricordato che in questi anni nasce, cresce e viene distrutta col sangue del suo fondatore, l'esperienza esemplare delle Escuele Moderne in Spagna ispirate e dirette da Francisco Ferrer.
Al modo in cui viene vissuta questa esaltante e unica, per intensità, esperienza del martire catalano, da parte degli anarchici italiani, è dedicato il quarto capitolo, nel quale si cerca anche di rappresentare l'immaginario collettivo che è cresciuto nel movimento rivoluzionario libertario anche nei suoi eccessi e limiti. Conclude il libro un capitolo dedicato a raccontare l'esperienza unica e straordinaria di Luigi Molinari e della sua rivista, "L'Università Popolare» che dal 1901 al 1918 costituisce un paradigma esemplare di una discussione e di una sperimentazione concreta dei valori e dei contenuti di una cultura pedagogica libertaria.

Mi pare di poter dire che in questo lavoro che ha un taglio evidentemente storico non mancano certamente le riflessioni che possono stimolare una discussione di estrema attualità.
Sicuramente. Penso si possa affermare che uno dei terreni (forse il principale) nel quale l'anarchismo e la cultura libertaria hanno espresso degli alti livelli di produzione teorica e di pratica diffusa è proprio quello
dell'educazione.
Se poi pensiamo che proprio l'educazione è anche oggi vissuta dall'intera società (perlomeno dalla parte più attenta ai cambiamenti più profondi) come uno dei nodi centrali, il resto è facile da dedurre.
Proprio qui, su questo terreno, proprio oggi, gli anarchici e i libertari hanno ancora molto da dire e magari anche da fare.

Vuoi concludere?
Voglio farlo ringraziando in particolare Nico per l'incoraggiamento e i preziosissimi consigli, Rossella per la disponibilità e la pazienza nel favorire la consultazione dei materiali del Centro Studi e soprattutto Marie Christine e Marianne del C.I.RA. che mi hanno ospitato e consentito di frugare in quel grande patrimonio di giornali e riviste che così pazientemente custodiscono. Ma senza il sostegno morale e l'aiuto prezioso di Mirca questo libro probabilmente non sarebbe mai stato terminato.