Rivista Anarchica Online
Anarchici a Carrara
a cura della Redazione
In nessuna altra località come a Carrara, l'antifascismo anarchico ha avuto simili
radici popolari e tanta
influenza sociale. Ecco un quadro sintetico, ripreso come la precedente storia di Piombino dal
n. 20 di
"A" dedicato (nell'aprile '73) appunto all'antifascismo anarchico.
Fin dal suo sorgere, il movimento operaio locale era stato
fortemente influenzato dal socialismo
libertario, a tal punto che Carrara divenne fin dai primi anni del secolo un importante centro
di
propaganda anarchica. Furono soprattutto le lotte anarco-sindacaliste dei lavoratori delle
cave - che organizzati dall'anarchico
Alberto Meschi ottennero per primi in Italia le sei ore e mezza di lavoro - ad indicare ai
lavoratori la
validità dell'attivita politica degli anarchici: e così Carrara fu sempre in
prima linea nelle lotte di popolo
contro il militarismo, contro la tracotanza padronale, contro la repressione di stato e quindi
oppose fin
dall'inizio decisa resistenza al fascismo. L'intera provincia del carrarino, con quelle vicine di
La Spezia,
Pisa e Livorno, fu uno degli epicentri del terrorismo squadrista. Basti ricordare la sparatoria
contro un
gruppo di anarchici da parte di una squadraccia fascista appoggiata dai carabinieri, a Carrara
(giugno
1921). E poi lo sciopero generale nella stessa città in risposta all'aggressione fascista
contro il
compagno Alberto Meschi, allora segretario della Camera del Lavoro (18 ottobre 1921), ed il
ferimento sempre da parte delle camicie nere dell'anarchico Bonnelli a Bedizzano (Carrara).
Tanti simili
episodi costellano l'opposizione antifascista dei lavoratori della zona, che sempre portarono il
loro aiuto
anche agli altri centri vicini assaliti dai fascisti, come durante i fatti di Sarzana, in seguito ai
quali una
cinquantina di anarchici furono processati sotto l'imputazione di «associazione a delinquere»
(19 gennaio
1922). Durante il ventennio della dittatura fascista l'opposizione popolare al fascismo si
mantenne viva, anche
se non vi furono episodi clamorosi a testimoniarla (a parte il fallito attentato al duce degli
anarchici
carrarini Lucetti e Vatteroni, di cui parliamo in altra parte).
La formazione «Lucetti»
Quando, all'indomani dell'8 settembre
1943, seppero che i tedeschi stavano disarmando i soldati italiani
nella caserma «Dogali» di Carrara, molti anarchici (fra cui Del Papa, Galeotti, Pelliccia, ecc.)
si
recarono sul posto e riuscirono ad impossessarsi di molte armi, formando squadre di
partigiani. La partecipazione degli anarchici alla Resistenza propriamente detta assunse
proporzioni determinanti
nel carrarino, più che in qualsiasi altra zona d'Italia. Non si trattò infatti
né della presenza di singole
individualità né fu caratterizzata dall'adesione degli anarchici a formazioni
partigiane non anarchiche, in
maniera disorganica. Fu veramente un fenomeno di massa, che coinvolse la grande
maggioranza della
popolazione e che vide in prima fila sempre formazioni anarchiche Dal settembre 1943 i
compagni stesero una valida rete di contatti che comprendeva anche Sarzana ed
altri centri, ed il primo rastrellamento operato dai carabinieri e dalla milizia fu appunto
attuato contro
i primi tentativi organizzati di resistenza anarchica. Ma l'azione repressiva non sortì
l'effetto sperato,
poiche il movimento di resistenza era saldamente radicato; furono compiuti alcuni arresti fra
gli
anarchici. Dopo meno di due mesi, comunque fu rapito il figlio del direttore delle carceri di
Massa, ed
in cambio della sua liberazione fu ottenuta la scarcerazione dei compagni arrestati.
Ricostituita la sua piena organiciìà, il movimento anarchico si sviluppo
ulteriormente sia in città sia nei
piccoli centri, prendendo contatti con gli altri raggruppamenti antifascisti. La formazione
anarchica
«Gino Lucetti» si trovò ad operare nella stessa zona di altre formazioni; si
stabilì di costituire un
comando unificato della Brigata Apuana, pur lasciando autonomia alle singole componenti
politiche
(anarchici, comunisti, ecc.). Questa decisione fu conseguente alla necessita, fortemente
sentita, di
coordinare tecnicamente le operazioni belliche contro i nazifascisti, che - con il progressivo
stabilizzarsi
della Linea Gotica - si erano fatti ancora più numerosi e più spietati nel
reprimere il movimento
partigiano. In generale i rapporti fra la «Lucetti» e le altre formazioni erano buoni, anche se
la recente
traumatizzante esperienza della guerra di Spagna spingeva ad una grande diffidenza nei
confronti dei
comunisti, ed in particolare della loro formazione «Giacomo Ulivi».
L'episodio di
Casette Quanto questa diffidenza non
fosse infondata lo dimostra l'episodio di Casette, finora assolutamente
inedito, e sconosciuto al di fuori della cerchia di coloro che vi parteciparono. Si avvicinava
l'inverno del
'44, e la situazione era veramente difficile sia a causa della crescente repressione nazifascista
sia per il
mancato arrivo degli aiuti alleati. In compenso Radio Londra continuava a trasmettere inviti
ai partigiani
a tornarsene a casa, per trascorrervi l'inverno. Ma le vendette nazifasciste attendevano chi
fosse tornato
a casa dai monti e dalle valli, per cui i partigiani preferirono restare alla macchia,
preparandosi alla
prossima primavera. Fu stabilito di cercare di superare la linea Gotica attraverso i monti, e di
cercare
di riparare a Lucca, città tenuta dagli alleati. In un'unica colonna si trovarono a
marciare partigiani della «Lucetti» e quelli comunisti della formazione
«Giacomo Ulivi», con i rispettivi comandanti Ugo Mazzucchelli (che ci ha narrato questo
episodio di
Casette) e Guglielmo Brucellaria. Quando giunsero nei pressi di un ponte che, vicino al
paesino di
Casette, congiunge due vallate, i comandanti comunisti chiesero con insistenza agli anarchici
di prendere
la testa della colonna, e di passare per primi sul ponte. Era notte fonda, e quando Ugo
Mazzucchelli
per prirno si accinse a traversare il ponte, il cupo silenzio dell'oscurità fu rotto dal
crepitare infernale di
una mitraglia, che, posta in una casamatta antistante il ponte, poteva fortunatamente colpire
solo una
parte del ponte. Così il nostro compagno, ed altri anarchici, poterono mettersi in
salvo, contrariamente a quelle che
certamente erano le speranze dei comunisti. La loro precedente insistenza fece subito sorgere
gravissimi
interrogativi fra gli anarchici, che stesero un duro rapporto al comando unificato della Brigata
Apuana:
questi interrogativi ebbero una precisa risposta quando si venne a sapere con certezza che i
dirigenti
comunisti sapevano con anticipo della presenza di una mitraglia in quella casamatta, ma sul
tutto venne
subito steso il silenzio più assoluto, con la solita giustificazione della necessita
dell'unità (sic!) antifascista.
La difesa di Carrara
Oltre alla «Lucetti», operarono nel
carrarino la formazione anarchica «Michele Schirru», parallela alla «Lucetti», la
divisione «Garibaldi Lunense», formata soprattutto da anarchici e la formazione «Elio
Wockievic», il cui vice-comandante, l'anarchico Giovanni Marìga, fu talmente
valoroso da vedersi
concessa la medaglia d'oro al valor militare, che naturalmente rifiutò per restare
coerente alle idee
anarchiche Sia sulle Apuane sia nella pianura costiera operarono costantemente
numerosi raggruppamenti
anarchici, che ovunque si trovarono ad affrontare la criminale repressione nazifascista. Il
carrarino fu
infatti teatro di alcune delle stragi più efferate commesse dai tedeschi e dai loro servi
repubblichini: basti
pensare alla distruzione delle popolazioni del paesino di Sant'Anna di Stazzena (560 morti,
12 agosto
1944), di Vinca (173 morti, 24 agosto 1944) e di San Terenzo Monti (163 morti, 19 agosto
1944).
E l'elenco non finisce certo qui. In questa tragica realtà di guerra, distruzioni e
rappresaglie, gli anarchici
del carrarino ebbero il grande merito di organizzare e di difendere la vita della popolazione
nella città
di Carrara. Soprattutto i compagni si incaricarono di assicurare il regolare flusso degli
approvvigionamenti, e di far funzionare l'Ospedale, continuando nel contempo la lotta armata
contro
il nemico. Indispensabili erano i fondi, ed il loro reperimento resta una delle pagine
più belle scritte dagli anarchici
carrarini. Il metodo adottato fu quello di convocare i ricchi possidenti, e di obbligarli a
versare ingenti
somme ai partigiani, sotto la minaccia delle armi e dietro regolare ... ricevuta di versamento!
Di questa
anzi venivano stilate tre copie, una per il versatore, una per il Comitato di Liberazione
Nazionale
(C.L.N.) ed una per il compagno Ugo Mazzucchelli, comandante della «Lucetti», presso la
cui sede
avvenivano queste convocazioni. Così fu possibile aiutare le famiglie
più bisognose, finanziare le formazioni partigiane e l'Ospedale,
rinsaldando quella forte unita fra popolo e partigiani anarchici, che resta la lezione
più importante della
resistenza anarchica nel carrarino.
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