Rivista Anarchica Online
Nel corso del tempo
di Stefano Giaccone
Passo la mia vita dietro questo video. Risistemo i dati
mescolati, perduti del Cervello Europa 1, dopo la
Grande Evaporazione, un incidente cibernetico gigantesco. Sono un tecnico di computer e,
come tutti ogni
tanto mi scordo che dietro ai segni, ai simboli, alle parole c'è, o ci dovrebbe essere
una ... realtà. Viviamo nel
Mondo-Linguaggio, confuso grumo di molti linguaggi e Storia di ogni possibile storia. I files
che io devo
recuperare, le informazioni che lentamente nel pantano informatico emergono sul mio
computer (che io
chiamo Zen), sono casuali? Sono la Storia Vera, ovvero la Verità? Esiste una
possibilità di comprenderli, di
spiegarli, di usarli senza accettare l'esistenza di una realtà che, oggettivamente, si
manifesti nel Linguaggio?
Ovvero, c'è un senso storico, etico, umano oppure tutto si fa confuso, impenetrabile
se si esce dalla propria
Soggettività, dall'Essere? " ... ma il postmodernismo con la sua enfasi
sull'effimero, la sua insistenza sull'impenetrabilità dell'altro, il
suo concentrarsi sul testo anziché sull'opera, la sua tendenza alla decostruzione che
sfiora il nichilismo, la sua
preferenza per l'estetica rispetto all'etica, spinge le cose troppo in là. Oltre il punto in
cui si ferma la politica
coerente .. .i filosofi postmodernisti ci dicono non solo di accettare ma di godere delle
frammentazioni e della
cacofonia delle voci attraverso cui si comprendono i dilemmi del mondo moderno ...
vogliono che accettiamo
le reificazioni e le divisioni, che celebriamo le attività di mascheramento e di
copertura, tutti i feticismi di
località, posizione o raggruppamento sociale, negando quel tipo di meta-teoria in
grado di comprendere i
processi politico-economici che stanno diventando sempre più universalizzanti nella
loro profondità, intensità,
portata e potere sulla vita quotidiana.» Uscito nel 1990, "La crisi della modernità» di
David Harvey (Il
Saggiatore Editore), è il tentativo di un pensatore marxista di riaffermare la
centralità del materialismo
storico, seppur aggiornato, come indispensabile meta-teoria. Tutto questo all'interno del
dibattito tra
modernità e post-moderno, percezione del Tempo e dello Spazio. Un libro molto
interessante e criticabile
(qualità positiva in un testo che prende "i suoi rischi"). Ancora Harvey: " ... se
consideriamo la cultura come
quel complesso di segni e significati (compresa la lingua) che si intrecciano in codici di
trasmissione di valori
e significati sociali, allora possiamo almeno accingerci al compito di svelare le sue attuali
complessità
riconoscendo che il denaro e le merci sono essi stessi i principali portatori di codici culturali.
Poiché il denaro
e le merci sono assolutamente legati alla circolazione di capitale, ne consegue che le forme
culturali sono ben
radicate nel processo quotidiano di circolazione del capitale." Il compagno Marco Coseschi
di "Comunismo
Libertario" (c.p.558-571 00 Livorno) non ha dubbi: "... tutto il castello di carta ideologico
sulla presunta
'modernità' portatrice di nuove e sempre più vaste complessità
socio-economiche tali da segnare una netta
cesura con le dinamiche conflittuali da sempre peculiari del modo di produzione capitalista,
sembra
improvvisamente crollare sotto la spinta semplificatrice degli eventi materiali...". Articolo da
leggere sebbene
io dissenta in modo netto da alcune affermazioni (es. negare che una cesura ci sia stata; cito
solo ad esempio
l'enorme aumento del capitale finanziario; affermare che la lotta di classe, pensata mi pare
ancora come il
nostro Cassius Clay da scagliare contro il padronato Ivan Drago semplifichi cose che
semplici non sono: il
"punto di vista" proletario sullo Stato, le compatibilità, la borghesia nazionale,
è assente o, peggio, rivolto verso l'opposto versante, si fa per dire, e questo solo
in parte per l'ignobile azione opportunistica di
sindacati e PDS, come scritto nell'articolo. Magari fosse vero...). Apriamo il file di
Arialdo, l'eretico dolciniano alla macchia inseguito dagli sgherri del Papa, 1307, Valsesia: "
... e avevamo in odio ogni segno di Croce. Dietro due linee di gesso, due pali, due gambi di
giunco, la Parola
di Cristo suonava falsa, macchiata del nostro sangue, che la Chiesa, per la sua maggior gloria,
faceva scorrere
.... L'intelligenza delle cose in genere e dei fatti della vita spirituale, nasce dalla
proprietà dei Nomi: se ad una
'cosa', non conviene il nome, non gli conviene neppure il significato, l'insieme di
qualità, attributi, relazioni
che sono sintetizzati nel Nome stesso ... altra cosa è significare, altra è
confirmare ... non si può dare valore
oggettivo a ciò che ha volere soggettivo, spirituale." Segni e significati. Arialdo
(mescolato a Delio Cantimori
«Eretici italiani del Cinquecento"), nella sua lotta supera il potere del simbolo. Come
l'espressione "libertà di
parola o di stampa" che non rimanda a una possibilità di comunicazione ma alla
Legge dei Media. Solo chi sta
nel "codice" (e può permetterselo) ha uno spazio che poi lo Stato provvede a
difendere. Di questo se ne parla
su "radio Pirata" opuscolo delle Edizioni Multimedia Attack (c/o DeCanale c.p.144-10064
Pinerolo - To).
Ottima pubblicazione che, tra l'altro, traduce un libretto tecnico-politico americano che
insegna come
farsi...spazio nell'etere, senza chiedere permesso. Una voce libera. Andria (Ba):
c'è l'associazione Vox Libera, ovvero una iniziativa multiforme (programmazione di
rock e
musica sperimentale, mostre e teatro, la fanza "Suoni e Visioni", produzione/diffusione di
materiale
autoprodotto - Mele marce), ma vorrei citare una iniziativa specifica sulla Comunicazione
Verbale presso di
loro (Via Bandiera e Moro 63 tel. 0883-555179) da cui cito: "...la rivoluzione che io auspico
è quella del
linguaggio. La sovversione degli schemi mentali che vincolano il linguaggio sta alla base,
secondo me, di
qualsiasi discorso sulla libertà ... " Altre voci, altre fanze: "Quattro gatti" c/o
Ragnatela-Sergio Foschini via
Martinelli 13/1-16035 Rapallo (Ge). Interviste a gruppi punk ma anche articoli sul "virtuale",
repressione,
poesie. Buona lettura e buon ascolto perché costoro hanno anche fatto uscire una
magnifica cassetta con i
brani di Woody Guthrie su Sacco e Vanzetti. 5.000 lire con libretto dei testi.
Che
fine ha fatto Spino, il compagno rinchiuso nel solaio di radio Alice durante una perquisa,
1977, nonché
mio secondo file da ... curare? " ... va bé, finiamo anche 'sta stecchetta 'che se
non fumo vado in para. Cos'è questo? - è un Punk quello che
per cui l'unico sistema ancora accettabile è quello di non avere sistemi. Chi si rifiuta
di dare spiegazioni,
perché fintanto che c'è della gente che spiega ce n'è necessariamente
dell'altra che impara. E' punk chi per fare
qualcosa di creativo non pensa a fare qualcosa di creativo ... è punk chi si sforza di
diventare ciò che è".
Abbastanza ontologico questo intervento di Spino (da "Gong" gennaio 1978). Cos'è
Punk? C'è una realtà
dietro la parola. Sentivetela sul singolo "un mondo fichissimo" de I Fichissimi (c/o Pomini,
via Goito 29 -
10064 Pinerolo - To) coprodotto da Abbestia, Barocchio occupato ed El Paso. Introdotto
dalla voce di
Abatantuono, segue l'essenza dello spirito (ahi, queste parole postmoderne ... ) del Punk:
energia,
cuore&testa&sonno&scazzo&ironia. Ottimo come gesto in toto:
musicale, lirico, autoproduttivo. Non
gradisco molto certo "stile", soprattutto sul palco, da nerds californiani, ma Pomo e soci mi
piacciono, anzi ...
sprupuzziunati. La realtà, il simbolo, la percezione del Tempo e dello Spazio. Il
cinema, ad esempio: "... per un certo tempo, è
sembrato che la memoria pubblica dell'Estate della Libertà del 1964 sarebbe stata
quella del film di
Hollywood-Mississipi Buming. In questo film da guardie e ladri sono i paesani gli assassini
di Chaney,
Schwerner e Goodman. Ma assurdamente i neri del Mississipi e il movimento dei diritti civili
raramente si
vedono. Gli eroi sono gli agenti della F.B.I. di Edgar Hoover. In realtà, loro
aiutarono sì a trovare gli assassini
ma solo dopo che il furore nazionale costrinse il presidente Johnson ad intervenire..." (da
"world today" S.
Francisco - Adam Hochschild, uno che c'era). "Sorpresa. Qui è Dottor Blatto. Oggi
parlo io direttamente,
niente Out of the blue. Te lo ricordi quello slogan che faceva tanto "combat rock": "Il futuro
non è ancora
stato scritto"? Bé, adesso tu lo sai. Balle. Vuoi il mio di slogan? "Il futuro si
può riscrivere". Adesso il tuo
cervello dovrebbe essere in stato di allerta. Credi davvero nel caso? Ritieni sul serio che tutti
i dati affluiti al
tuo computer siano frutto soltanto della tua ricerca? Prova a confrontarli con quelli ricevuti
dagli altri tecnici,
troverai biografie di capitani d'industria, classifiche di capocannonieri di calcio, oscillazioni
della Borsa e
della lunghezza delle gonne primavera/estate. Il tuo cervello drizza le antenne? (So che da
voi è ancora un
modo di dire...). Vorrai delle risposte, accontentati di una sigla: COMM. 64. Sì,
l'abbreviazione del nonno dei
personal computers (Qui da noi è l'appellativo con cui si etichettano quelli che vanno
male a scuola. Sai, i
somari sono estinti da un pezzo. "Ehi, datti da fare o rimarrai per sempre un Comm. 64!"). lo
e gli "altri"
come me ci riconosciamo sotto questa sigla perché siamo dei passatisti, ci piacciono i
dischi di vinile e i
giradischi, i libri di carta, il cinema con le idee e perché vogliamo che questo passato
non diventi una linea
bianca, un nulla muto. Siamo una bestemmia del futuro. "Casualmente abbiamo incontrato
Out of the blue e
da lei è stato facile arrivare a te. Il tuo cervello sogghigna o è troppo per una
generazione che crede ancora che
la TV aiuti ad addormentarsi? "Un sacco di gente passava la vita a programmare i computer.
E sai cosa? Il
cervello umano non assomiglia neanche lontanamente a una macchina. Non si programmano
allo stesso
modo". Un sacco di gente guarda oltre le curve delle tangenziali, ma tra le luci gialle
delle periferie non scorgerà mai
il futuro. Il futuro ce l'ha in tasca. È il biglietto di un viaggio per cui, poi, non si
è partiti. Ricorda, Il futuro
non corrisponde mai. Non ai tuoi desideri. Non alle previsioni. Rispetta soltanto le promesse
di malinconia,
perché quelle, comunque, arrivano. "Siamo come mosche intelligenti che vagano in
un aeroporto
internazionale. Alcuni di noi riescono a salire su un volo per Londra o per Rio, magari
sopravvivono al
viaggio e tornano indietro. "Ehi" dicono alle altre mosche "cosa succede dall'altra parte
di quella porta? Cosa sanno loro che noi non
sappiamo?". Ai bordi della Autostrada ogni linguaggio umano si disfa fra le mani tranne
forse il linguaggio
dello sciamano, del cabalista, il linguaggio del mistico intento a tracciare la mappa delle
gerarchie dei demoni,
degli angeli, dei santi (...) Mosche in un aeroporto che fanno l'autostop. Le mosche sono
pregate di non
cercare di capire il Grande Piano. Ripetuti tentativi in questa direzione portano
inevitabilmente al lento,
inarrestabile sbocciare della paranoia, la mente che proietta immense forme scure sulle pareti
della notte,
forme che solidificano, diventano pazzia, religione (...) Noi siamo qui per assicurarci che la
nostra specie
abbia il suo tornaconto. E tuttavia, certe cose stanno diventando sempre più evidenti;
una di queste è che non
siamo le sole mosche ad aver trovato la strada dell'aeroporto. Abbiamo raccolto i prodotti
di almeno cinque o sei culture ampiamente divergenti "altri selvaggi", li
chiamiamo. Siamo come topi nella stiva di un mercantile, che scambiano piccole
cianfrusaglie con i topi di
altri porti. E sognano le luci splendenti, la grande città" (da "Hinterland" in "La notte
che bruciammo
Chrome" di William Gibson. Urania/Mondadori). A risentirci. Dottor Blatto, il tuo vecchietto
preferito.
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