Rivista Anarchica Online
20 anni di Fogli
di Giuseppe Gessa
Nel bel film "Il paese dei sordi", del regista francese N. Philibert, una signora
sorda di mezza età racconta del
suo internamento in un ospedale psichiatrico, avvenuto all'età di quindici anni, perché nessuno,
tra i suoi
familiari e tra i medici, era riuscito a legare le sue difficoltà di relazione con la mancanza di udito. Un
pensiero
causale applicato con vera "incoscienza" aveva così trasformato un problema di relazione, dato
dall'assenza di
un codice comunicativo tra una persona e il suo ambiente, in un "problema" della persona, la quale a causa della
usa imperscrutabilità e incomprensione, doveva essere ritirata dalla società, che non poteva
tollerare ciò che non
era immediatamente controllabile e comprensibile. La stessa signora, una volta sfuggita all'istituzione
psichiatrica, era riuscita ad imparare il linguaggio dei segni e quindi a costruire la propria personalità
e a nascere
nel mondo in modo attivo, nonostante la cesura di quindici anni di vita precedente nei quali era rimasta esclusa
da una sia pur minima vita di relazione. Il linguaggio dei segni, nell'intento dei protagonisti del film, viene
inoltre assunto come vera e propria lingua "naturale" per le persone sorde, un vero e proprio modo di essere,
che la società degli udenti stenta ad accettare, trovandosi in grosse difficoltà a superare il
primato della parola
e dei codici che sono ad essa legati quale fondamento della comunicazione. La storia della psichiatria è
pervasa
da simili interpretazioni errate, e non poteva che essere così, per una scienza che si proclama in grado
di
comprendere, spiegare e categorizzare le radici dei rapporti delle persone tra di loro e le riflessioni dell'uomo
su se stesso. Non è certo questo lo spazio adatto ad una analisi approfondita, ma questa breve disamina
può
essere utile per segnalare un volume speciale della rivista Fogli di informazione,
dedicato al proprio ventennale
(pagg. 268, L.40.000; la rivista è edita dal Centro di Documentazione di Pistoia, 51100 Pistoia), curato
da
Agostino Pirella e Paolo Tranchina, che con un vasto arco di saggi, riflette su quella interessante esperienza di
intervento sulla salute mentale, che ha portato in Italia alla riforma psichiatrica nota anche come legge 180. La
rivista "Fogli di informazione" nasceva infatti vent'anni fà come ambito di riflessione sui nuovi
orientamenti
che, sotto la spinta di Franco Basaglia e di altri, si stavano facendo strada nel nostro paese nei confronti della
follia, allora solo compressa nei manicomi con pochissime eccezioni. Il numero che segnaliamo è ricco
di spunti
per chi si occupa del problema della salute mentale e per chi si interroga più in generale sui modelli
culturali
intorno a sanità e malattia, normalità e devianza, guarigione, cura e/o comprensione di
atteggiamenti e stati
considerati abnormi. La rivista esprime il punto di vista sulla questione della psichiatria proprio di quel
movimento di medici, infermieri, pazienti e cittadini noto come "Psichiatria Democratica", con la quale - anche
all'interno del movimento di critica alla psichiatria - non tutti concordano. Gli interventi pubblicati nel volume
andrebbero quindi meditati con lo spirito che non sarebbe dispiaciuto a Franco Basaglia, non alla ricerca di
nuovi modelli sia pure alternativi di spiegazione della cosiddetta follia, ma con un più modesto
accostarsi a un
problema, quello della follia, che ci riguarda tutti, perché la normalità è sempre a strati
e se troviamo uno strato
di un colore sconosciuto, non è detto che quel colore non debba esistere. Per un altro verso, anche se
volessimo
negare alla psichiatria ogni legittimità a discutere su questi temi, è pur vero che non è
possibile comprenderli
a prescindere da essa, visto che l' immagine che a livello culturale ne abbiamo è da essa continuamente
contaminata, così come la psichiatria può rimanere contaminata dalle risposte sociali che alla
questione follia
vengono date. Sono anche in discussione diverse ipotesi di modifica della legge 180 sui manicomi, alcune delle
quali si muovono in senso, sia pure non dichiarato, di un ritorno a logiche di isolamento e istituzionalizzazione.
La riforma presentata dal governo propone inoltre un allargamento nell'uso dei trattamenti sanitari obbligatori,
peraltro previsti, sia pure in forma diversa anche dall'attuale normativa. La pressione di mezzi di informazione
spesso faciloni e sensazionalisti, che usano legittime rivendicazioni da parte delle associazioni dei familiari dei
pazienti, sta portando la discussione sulla modifica della legge su toni pervasi da furor di panico ed
emotività
senza freni. Il disagio di pazienti e familiari è oggi indubbiamente forte, i tagli all'assistenza hanno
aggravato
una situazione già instabile, dovuta all'assenza di prospettive terapeutiche e di vita per chi si trova a
confrontarsi
con situazioni di disagio. Il rischio da evitare è che tali argomenti diventino una questione di "ordine
pubblico",
oppure un problema "scientifico" per sua stessa natura comprensibile solo agli esperti che finiranno per
disputarsi una qualsiasi "verità" inevitabilmente altra cosa dalla vita delle persone.
|