Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 23 nr. 200
maggio 1993


Rivista Anarchica Online

20 anni di Fogli
di Giuseppe Gessa

Nel bel film "Il paese dei sordi", del regista francese N. Philibert, una signora sorda di mezza età racconta del suo internamento in un ospedale psichiatrico, avvenuto all'età di quindici anni, perché nessuno, tra i suoi familiari e tra i medici, era riuscito a legare le sue difficoltà di relazione con la mancanza di udito. Un pensiero causale applicato con vera "incoscienza" aveva così trasformato un problema di relazione, dato dall'assenza di un codice comunicativo tra una persona e il suo ambiente, in un "problema" della persona, la quale a causa della usa imperscrutabilità e incomprensione, doveva essere ritirata dalla società, che non poteva tollerare ciò che non era immediatamente controllabile e comprensibile. La stessa signora, una volta sfuggita all'istituzione psichiatrica, era riuscita ad imparare il linguaggio dei segni e quindi a costruire la propria personalità e a nascere nel mondo in modo attivo, nonostante la cesura di quindici anni di vita precedente nei quali era rimasta esclusa da una sia pur minima vita di relazione. Il linguaggio dei segni, nell'intento dei protagonisti del film, viene inoltre assunto come vera e propria lingua "naturale" per le persone sorde, un vero e proprio modo di essere, che la società degli udenti stenta ad accettare, trovandosi in grosse difficoltà a superare il primato della parola e dei codici che sono ad essa legati quale fondamento della comunicazione. La storia della psichiatria è pervasa da simili interpretazioni errate, e non poteva che essere così, per una scienza che si proclama in grado di comprendere, spiegare e categorizzare le radici dei rapporti delle persone tra di loro e le riflessioni dell'uomo su se stesso. Non è certo questo lo spazio adatto ad una analisi approfondita, ma questa breve disamina può essere utile per segnalare un volume speciale della rivista Fogli di informazione, dedicato al proprio ventennale (pagg. 268, L.40.000; la rivista è edita dal Centro di Documentazione di Pistoia, 51100 Pistoia), curato da Agostino Pirella e Paolo Tranchina, che con un vasto arco di saggi, riflette su quella interessante esperienza di intervento sulla salute mentale, che ha portato in Italia alla riforma psichiatrica nota anche come legge 180. La rivista "Fogli di informazione" nasceva infatti vent'anni fà come ambito di riflessione sui nuovi orientamenti che, sotto la spinta di Franco Basaglia e di altri, si stavano facendo strada nel nostro paese nei confronti della follia, allora solo compressa nei manicomi con pochissime eccezioni. Il numero che segnaliamo è ricco di spunti per chi si occupa del problema della salute mentale e per chi si interroga più in generale sui modelli culturali intorno a sanità e malattia, normalità e devianza, guarigione, cura e/o comprensione di atteggiamenti e stati considerati abnormi. La rivista esprime il punto di vista sulla questione della psichiatria proprio di quel movimento di medici, infermieri, pazienti e cittadini noto come "Psichiatria Democratica", con la quale - anche all'interno del movimento di critica alla psichiatria - non tutti concordano. Gli interventi pubblicati nel volume andrebbero quindi meditati con lo spirito che non sarebbe dispiaciuto a Franco Basaglia, non alla ricerca di nuovi modelli sia pure alternativi di spiegazione della cosiddetta follia, ma con un più modesto accostarsi a un problema, quello della follia, che ci riguarda tutti, perché la normalità è sempre a strati e se troviamo uno strato di un colore sconosciuto, non è detto che quel colore non debba esistere. Per un altro verso, anche se volessimo negare alla psichiatria ogni legittimità a discutere su questi temi, è pur vero che non è possibile comprenderli a prescindere da essa, visto che l' immagine che a livello culturale ne abbiamo è da essa continuamente contaminata, così come la psichiatria può rimanere contaminata dalle risposte sociali che alla questione follia vengono date. Sono anche in discussione diverse ipotesi di modifica della legge 180 sui manicomi, alcune delle quali si muovono in senso, sia pure non dichiarato, di un ritorno a logiche di isolamento e istituzionalizzazione. La riforma presentata dal governo propone inoltre un allargamento nell'uso dei trattamenti sanitari obbligatori, peraltro previsti, sia pure in forma diversa anche dall'attuale normativa. La pressione di mezzi di informazione spesso faciloni e sensazionalisti, che usano legittime rivendicazioni da parte delle associazioni dei familiari dei pazienti, sta portando la discussione sulla modifica della legge su toni pervasi da furor di panico ed emotività senza freni. Il disagio di pazienti e familiari è oggi indubbiamente forte, i tagli all'assistenza hanno aggravato una situazione già instabile, dovuta all'assenza di prospettive terapeutiche e di vita per chi si trova a confrontarsi con situazioni di disagio. Il rischio da evitare è che tali argomenti diventino una questione di "ordine pubblico", oppure un problema "scientifico" per sua stessa natura comprensibile solo agli esperti che finiranno per disputarsi una qualsiasi "verità" inevitabilmente altra cosa dalla vita delle persone.