Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 22 nr. 194
ottobre 1992


Rivista Anarchica Online

I fatti di Lipetsk
di Alessio Vivo

Nella complessa realtà della Russia post-comunista, si segnalano anche le attività dei risorti gruppi anarchici e sindacalisti libertari. Ecco la cronaca di una grossa lotta antinucleare, conclusasi con la vittoria degli anarchici
e degli altri ecologisti.

Per gli anarchici dell'ex-URSS sono diventate ormai una tradizione le azioni in difesa dell'ecologia che vedono la partecipazione di membri di diverse organizzazioni di differenti repubbliche. Tali azioni vengono condotte secondo due direzioni:
a) come lotta contro il nuovo programma governativo di sviluppo dell'energia atomica;

b) come lotta contro le imprese più pericolose per l'ambiente.
L'anno scorso vennero condotte dagli anarchici dell'ex unione tre azioni. Nel luglio 1991 a Gorkij (oggi Nizhnyj Novgorod), contro la centrale termonucleare della città. Come risultato la centrale venne trasformata da nucleare in centrale a gas, munita di attrezzature per la depurazione degli scarichi. Nei mesi di giugno e luglio 1991, contro la centrale nucleare di Bagakovskoe, vicino a Saratov. Il risultato ottenuto fu l'interruzione della messa in opera del nuovo (il quarto) blocco energetico e la rinuncia alla costruzione di due ulteriori blocchi. Nei mesi di luglio e agosto del 1991, contro la grande industria chimica di Zappatore. Il risultato fu la chiusura di tre reparti e la costruzione di apparecchiature per la depurazione.

Nel corso del 1992 sono state condotte due azioni: la prima ha visto l'infruttuoso tentativo di bloccare la centrale nucleare "Leningrado", la seconda, che si è conclusa invece con un pieno successo, è stata l'azione contro la costruzione nella regione di Lipetsk dell'industria chimica "Viking Raps" da parte dell'impresa svedese "Karl Hamens AB". Quest'ultima fabbrica doveva essere costruita con una tecnologia obsoleta, vietata in Svezia e senza alcun impianto di depurazione. Le dimensioni della produzione di questa fabbrica erano previste come corrispondenti a 15 volte quella di una fabbrica svedese dello stesso tipo. Inoltre, la regione di Lipetsk possiede le zone del "terreno nero", terre fra le più fertili della Russia. Gli esperti economici avevano proposto al progetto 39 emendamenti, ma la "Viking Raps", con l'autorizzazione dei poteri centrali, venne iniziata ugualmente senza tenerne conto. I contadini della zona avevano incominciato in maggio la costruzione di barricate per bloccare il passaggio di materiali da costruzione e della tecnica necessaria. La dirigenza dell'amministrazione regionale allora promise di vietare la costruzione dello stabilimento, vista la resistenza della popolazione, ma con l'intenzione di ingannare i contadini, contando sul fatto che non avrebbero potuto abbandonare indefinitamente i campi e quindi la loro lotta si sarebbe presto conclusa. I conti però erano stati fatti senza l'oste. Infatti sono entrati in azione gli anarchici, che hanno ben presto fatto fallire quei piani, prendendo in mano la bandiera della rivolta.
L'articolo che segue è il racconto della rivolta avvenuta nella città russa di Lipetsk, nella regione a sud di Mosca, fra le città di Orel e Tambov, contro la costruzione nel cuore della Russia, da parte di una Corporation svedese a compartecipazione russa, di un grande complesso chimico altamente nocivo per gli abitanti e le terre della regione. Esso ricalca fedelmente la cronaca scritta da alcuni dei partecipanti alla difficile azione, che ha costretto le autorità locali e centrali a bloccare per sempre la costruzione.
La partecipazione dei movimenti libertari, soprattutto giovanili, affiancati da quelli ecologisti, è stata determinante ed il racconto della coraggiosa e decisiva resistenza, a tratti riecheggiante quasi ricordi ottocenteschi, sta già facendo il giro dell'immenso Paese, come quello di una straordinaria epopea, destinata ad entrare nell'immaginazione e nella memoria popolare. I fatti di Lipetsk dimostrano ancora una volta come le istanze di difesa del proprio territorio da parte degli abitanti si saldino con quelli di autonomia, che significa innanzitutto autodeterminazione e decisione del proprio destino.
Quei giorni dimostrano inoltre come solo azioni di protesta e rivolte popolari durevoli e decise, coordinate con intelligenza e spirito di sacrificio, possono portare alla riappropriazione del proprio ambito vitale. Una lezione della quale anche nel nostro paese è venuto il momento di fare tesoro.

Alessio Vivo


Il 15 giugno nel villaggio di Lenino (7 km a sudovest da Lipetsk) accanto al luogo di costruzione della fabbrica chimica "Viking Raps" è stato impiantato un accampamento ecologico di protesta.
In esso si è incominciato a lavorare per formulare le seguenti richieste:
1) prendere un'immediata decisione circa l'interruzione della costruzione della "Viking Raps";
2) prendere una decisione immediata circa la ripresa della coltivazione delle terre rovinate dalla costruzione;
3) intentare un processo contro la compagnia della "Viking Raps" per edificazione illegale e occupazione delle terre.
Il 17 giugno le rivendicazioni sono state trasmesse al Consiglio Regionale dei Deputati del Popolo e alla stampa, nonché consegnate energicamente al capo dell'amministrazione della regione Lipetsk, G. V. Kuptsov. La sera dello stesso giorno Kuptsov si è recato alla radio locale per rispondere alle domande degli abitanti. Intanto due giovani anarchici erano saliti su una casa del centro, non distante dalla radio, issando uno striscione nero lungo 10 metri con la scritta "STOP". Dal 18 al 28 giugno è stata organizzata una campagna per la pressione mediante lettere: nei punti di picchettaggio venivano distribuite cartoline da inviare a Kuptsov. Il 26 giugno i partecipanti al campo, riusciti a penetrare nell'edificio del consiglio regionale, sono entrati nell'ufficio di Kuptsov, comunicandogli che non se ne sarebbero andati finché non fossero state soddisfatte le richieste presentate. Il capo della regione allora si è visto costretto a promettere che le richieste sarebbero state osservate lunedì 29 giugno.
Quando però il 29 giugno sono stati inviati al consiglio altri rappresentanti dei picchetti di protesta, il capo della Regione si è barricato nel suo ufficio non dando alcuna risposta e non ricevendo nessuno. Allora prontamente i giovani anarchici aiutati dalla popolazione hanno bloccato la porta dell'edificio e due di loro sono saliti sul tetto, dal quale hanno strappato la bandiera tricolore della Russia per innalzare una grande bandiera nera.
Il vessillo è rimasto esposto per mezz'ora, finché sul tetto non sono salite le forze speciali del Ministero degli Interni (OMON), nella zona da giorni, che l'hanno tolta, bloccando anche coloro che l'avevano issata. Nel momento in cui la bandiera anarchica aveva incominciato a sventolare, altri membri delle forze speciali hanno incominciato a premere contro le forze della protesta e il palazzo. Rotto il cordone di polizia, molti altri giovani sono riusciti a penetrare nel palazzo del consiglio. Kuptsov nel suo ufficio non c'era più, essendosi nel frattempo dileguato permettendo in quel modo ai giovani di occupare la stanza e di barricarvisi dentro utilizzando i mobili. Intanto la richiesta avanzata di interruzione della costruzione veniva ripresentata con insistenza. Resistere è stato possibile per due ore, poi sono penetrati nell'ufficio dalle finestre e sfondando la porta otto persone di un reparto per la lotta antiterrorismo, armati fino ai denti, con mitragliatori e giubbotti antiproiettile, affiancati da oltre 40 persone dell'OMON (nell'ufficio erano penetrate solo 12 persone fra giovani libertari e contadini). Tutti sono stati arrestati, ma immediatamente è scattata la resistenza passiva, con il rifiuto di testimoniare e la comunicazione di un generale sciopero della fame.
I rappresentanti del potere inizialmente volevano mettere in moto la procedura prevista dall'articolo 206 del codice penale (teppismo), che prevede ancora 3 anni di lager, e dal 178 (interruzione del normale lavoro dell'amministrazione statale) che prevede 5 anni di lager, ma la paura di suscitare uno scandalo, vista la partecipazione di massa alla protesta, li ha trattenuti, inducendoli ad esigere solo il pagamento di una forte multa.
Dal 30 giugno al 6 luglio sono proseguiti i picchetti e alle pareti della costruzione sono apparsi manifesti. Finalmente, il 6 luglio ha avuto luogo una grande dimostrazione sulla piazza centrale di Lipetsk. Di fronte all'edificio del consiglio della regione è stata costituita una tenda vigilata permanentemente, con lo "stato maggiore" della protesta. Il 9 luglio un furgone della polizia ha assalito la tenda, strappato i manifesti, allontanato la gente, sequestrato gli appunti degli organizzatori dell'azione, gettato tutto il materiale in una discarica fuori città. Però la protesta è continuata, la gente ha presto fatto ritorno negli stessi luoghi.

Barricate di sabbia e mattoni
Il 15 luglio una delegazione del campo di protesta è stata inviata presso i deputati del consiglio cittadino e della regione. Alla sera il presidente del consiglio della regione O. Koroljov ha proposto di porre la questione delle richieste del campo alla sessione del Consiglio della regione del 16 luglio. Il giorno seguente il consiglio regionale di Lipetsk ha deciso che se Kuptsov si fosse rifiutato di prendere una decisione, entro una settimana sarebbe spettato all'organo esecutivo (piccolo consiglio) del Consiglio regionale stesso proibire la costruzione della fabbrica. Il 20 luglio i coordinatori della protesta hanno ricevuto un rapporto di Greenpeace dalla Svezia, dal quale si veniva a sapere che secondo studi sulle scorie di fabbriche analoghe la pericolosità della fabbrica in costruzione era di gran lunga superiore alle altre.
Il 23 luglio il "Consiglio minore" che doveva interrompere la costruzione della fabbrica come deliberato, non si è nemmeno riunito. Allora il 25 viene deciso di circondare l'edificio del Consiglio della regione. I partecipanti all'azione, in stragrande maggioranza dei gruppi anarchici, si sono assicurati con corde alle porte e fra di loro. Per mezz'ora la polizia ha tentato di rompere l'accerchiamento ma invano. Solo l'intervento dei corpi speciali ha spezzato la catena umana, usando la violenza. Molti giovani sono stati caricati su furgoni della polizia, sui quali sono continuate le colluttazioni. E. Businotvili (dell'IREAN, l'"Iniziativa degli anarchici rivoluzionari", di Mosca) è anche riuscito a disarmare un agente dei corpi speciali. In seguito i furgoni hanno trasportato i fermati a 20 km dalla città, abbandonandoli molto lontano dalle vie di traffico e disperdendoli nei boschi.
Intanto sulla piazza principale, di fronte al Consiglio della regione, sono sorte barricate di sabbia e mattoni portati dal luogo della fabbrica in costruzione da parte delle rimanenti forze ecologiste ed anarchiche. Le mura delle case si sono riempite di scritte e di slogan. La polizia ha continuato ad intervenire ripetutamente, arrestando ancora alcuni giovani, che però sono riusciti a fuggire dal commissariato.

Gli imprendibili libertari
Alla fine di luglio al presidio permanente si erano aggiunte alcune centinaia di persone. Quattro membri della gioventù anarchica sono riusciti nuovamente a salire sul tetto del Consiglio della regione e a piantarvi la bandiera nera. Sulla facciata dell'edificio gli stessi sono riusciti anche a scrivere in rosso: "Stop alla Viking Raps". Quando sono scesi, la polizia si è lanciata per arrestarli, ma la folla, enormemente accresciutasi, lo ha impedito. Arresti sono avvenuti invece ancora la sera del 22 ad opera di nuovi reparti di polizia arrivati di rinforzo (in due giorni lo stato maggiore della rivolta, localizzato alla tenda, è stato arrestato cinque volte, ma subito rimpiazzato da altri). L'accusa rivolta ai fermati era sempre quella prevista dall'articolo 206. Dopo un giorno però gli arrestati sono stati liberati, avendo dimostrato di non essere coloro che erano saliti sull'edificio, gli imprendibili libertari.
Il 6 agosto a Lipetsk è stato convocato il direttore generale dell'impresa mista "Viking Raps", Charitonov.
Quest'ultimo ha promesso ai coordinatori della protesta che il progetto della fabbrica sarebbe stato variato, eliminando tutti i reparti dai quali sarebbero dovute uscire scorie altamente nocive, introducendo depuratori degli scarichi aerei e liquidi. Promesse queste che si sono rivelate inutili, poiché accettando le rivendicazioni della rivolta il capo dell'amministrazione regionale Kuptsov il 12 agosto ha firmato un decreto recante il divieto assoluto di costruire la fabbrica e l'ordinanza sulla riapertura delle terre invase dai materiali da costruzione alla coltivazione. Inoltre la popolazione, sotto la guida degli studenti, si è costituita parte civile contro la Corporation della Viking Raps, per i danni arrecati al territorio e alle persone.

Certezza quasi assoluta
Il 17 agosto le notizie riguardanti la vittoria della protesta popolare e le gesta degli anarchici, in particolare l'occupazione di palazzi governativi, stavano già facendo il giro delle città dell'immenso territorio russo, come i racconti di un'epopea.
La messa in pratica di tutti i punti del programma della protesta da parte dell'autorità, ha ormai dato la certezza quasi assoluta che quella fabbrica non verrà costruita più in alcun luogo della Russia.


All'azione di Lipetsk hanno partecipato le seguenti organizzazioni:
1) "Difensori dell'arcobaleno" (Chraniteli radughi), ecologisti;
2) "IREAN" (Iniziativa degli anarchici rivoluzionari);
3) Lega dei partiti verdi;
4) Confederazione degli anarchici dell'Ucraina (KAU);
5) Associazione dei movimenti degli anarchici (ADA);
6) Fronte Anarchico giovanile (AMF);
7) Difesa ecologica (Ekozashita).