Le vicende algerine, con la vittoria elettorale dei fondamentalisti islamici, hanno riaperto il vecchio dilemma
dei rapporti tra diritti individuali e strategie del dominio. Caduta la carta dei "governi popolari" i dirigenti di
molti paesi del terzo mondo giocano oggi quella dell'integralismo religioso e manovrano il malcontento
antioccidentale
Si può giustificare una dittatura per salvare o instaurare la "democrazia"?
In linea di principio no. Nel caso
dell'Algeria nemmeno. Dal momento che a livello teorico potremmo divagare molto, mi limiterò al caso
dell'Algeria.
Qualcuno, volendo giustificare il colpo di Stato dei militari algerini, paragona la vittoria elettorale del FIS con
quella dei nazisti, aggiungendo che se si fosse impedito al partito nazista di Hitler di salire al potere, non si
sarebbero verificati i disastri che poi ne sono seguiti. Il confronto con la Germania di Weimar però non
regge,
perché la Repubblica di Weimar era una democrazia, mentre il caso dell'Algeria è quello di una
dittatura
d'ispirazione marxista che non vuol cedere il passo ad un'altra dittatura, stavolta d'ispirazione islamica.
Cannibalismo moderato? Secondo alcuni cervellotici analisti, quello del FIS
è un "fondamentalismo moderato" in quanto segue il modello
saudita. Io, a dire il vero, non capisco simili distinzioni. E' come se facessimo una critica di tipo gastronomico
fra cannibali. A livello di vita quotidiana, che differenza c'è fra l'Iran e l'Arabia Saudita? Essenzialmente
nessuna. Il modello economico, questo sì che è differente: in Arabia Saudita c'è un
capitalismo islamico, cioè
il libero mercato sotto l'ombra degli U.S.A. Un'altra piccola differenza: non c'è la pretesa d'imporre a
tutti con
tanto clamore come in Iran l'islamismo, benché lo si faccia in modo più segreto; l'aiuto
economico da parte
dell'Arabia Saudita è più decisivo di quanto si creda nell'incrementare l'espansione
dell'integralismo religioso,
dall'Algeria all'Indonesia. I piccoli re di tipo feudale di Riad sono proprio quelli che forniscono i fondi per il
FIS. Nei paesi arabo-islamici (eccetto, forse l'Egitto) ci sono solo delle tirannie grottesche. Non c'è
niente di
strano, quindi, che in Algeria si scontrino due modelli di dittatura: uno che sta finendo - quello marxista del FLN
- e un altro rinnovato - l'islamico del FIS. Il primo, dopo trent'anni di monopolio del potere, è fallito
fragorosamente in Algeria, e a livello internazionale sta per estinguersi in tutto il pianeta. D'altra parte, in campo
economico il modello di socialismo statale del FLN è esaurito. Per questo la borghesia commerciante
algerina
ha giocato fino in fondo la carta del FIS, che punta ad un liberalismo economico senza limitazioni alla maniera
saudita (capitalismo islamico).
Differenza storica
Oltre alle differenze del programma economico fra il FLN e il FIS, quanto sta succedendo in Algeria
corrisponde ad un tipo di evoluzione che è iniziata in Iran e che ha avuto ripercussioni in tutto il mondo.
Ma
andiamo per ordine. Oggi come oggi il fondamentalismo è la corrente principale dell'Islam. Come dice
giustamente Salman Rushdie, "l'Islam non è stato capace di creare una società democratica in
nessun luogo del pianeta". Nei
paesi arabi e mussulmani ci sono solo regimi dittatoriali e feudali.
Ciò si deve non ad una ragione antropologica (o, per dirlo brutalmente, "razzista"), bensì
storica; è il risultato
di alcuni fatti culturali. Nella cultura araba del passato è fiorito il razionalismo islamico. Ma l'ortodossia
religiosa gli ha sbarrato il passo, con la maledizione di Avicenna ed Averroè e col bruciarne l'immagine
e l'opera.
Diamo la parola a Bassam Tibi: "La differenza, non è quindi antropologica, ma storica. In Europa
c'è stata una
Riforma, un Illuminismo e la grande Rivoluzione Francese, avvenimenti, cioè che stanno alla base del
progetto
culturale europeo del Mondo Moderno e della sua visione razionale delle cose. Non essendoci stato nel mondo
islamico nessuno di questi eventi, Avicenna e Averroè sono stati condannati a restare al margine della
storia islamica: il loro modo di pensare non è riuscito ad istituzionalizzarsi in questa
cultura". Conviene sottolineare che la differenza non è dovuta al fatto che una religione -
cristianesimo o islam - sia
migliore di un'altra. Bisogna fare delle precisazioni storiche, questo sì: secoli fa le civiltà
mussulmane
dimostravano delle forme di tolleranza verso le altre religioni, mentre i cristiani davano prova d'intolleranza con
l'inquisizione e con gli "autodafé", e con l'espulsione di ebrei e mussulmani. Questo succedeva secoli
fa. Da
allora il cristianesimo è stato oggetto di forti critiche che hanno avuto effetto. La libertà e la
tolleranza hanno
dovuto farsi strada lottando tenacemente contro le religioni. La Riforma e soprattutto l'Illuminismo fermarono
l'avanzata della Chiesa cattolica e iniziarono un lavoro di demolizione che, avanzando e retrocedendo,
sboccò
nella secolarizzazione. Per quanto possa sembrare paradossale, il regime islamico instaurato nel 1979 in
Iran è più simile al
Cristianesimo dell'inquisizione che all'antico Islam tradizionale. Bernard Lewis ha scritto che "il governo di
Komeini è un'innovazione del XX secolo. La teocrazia iraniana è più vicina al modello
cristiano che a quello
islamico classico." (1). E considera l'esperienza dell'Iran nel 1979, con la creazione di uno Stato islamico, simile
per importanza a ciò che significò la rivoluzione sovietica del l917. Parlando del Processo
storico vissuto in Europa del Nord, non si tratta di attribuire assolutamente una "garanzia
di superiorità", né niente del genere. Dove c'è libertà, c'è anche,
appostata, la sua negazione, cioè la tirannia. Fino a non molti anni fa il fascismo spadroneggiava
in quasi tutta l'Europa. Proprio fino a ieri mezza Europa
si trovava sotto il giogo comunista. E nel nostro paese (la Spagna, n.d.r.), senza andare lontano, per quarant'anni
imperava una dittatura di carattere fascista con l'appoggio della Chiesa cattolica, apostolica e romana.
Non si tratta neanche di condannare le società arabe al martirio delle dittature islamiche. Sarebbe cadere
nel
determinismo. La storia è opera degli uomini, i quali in un dato momento possono rompere col passato
creando
nuove forme sociali. Per i1 momento, disgraziatamente, non ci sono società civili nei paesi mussulmani
in cui
i valori democratici si siano radicati, né gruppi sociali con sufficiente forza per istituzionalizzarli. Ma
per
fortuna, non si può escludere che un giorno le cose cambino.
Da Marx a Maometto
Il contatto dell'Algeria con l'Occidente, nel XIX secolo, è determinato dal rapporto coloniale. Il discorso
repubblicano francese, razionalista e laico, era però smentito dalla pratica dei colonizzatori. L'Islam
diventò così
l'ideologia di resistenza dei colonizzati; la pratica religiosa era pensata come la chiave di preservazione della
propria "personalità". Il colonialismo e la "liberazione nazionale" sono due aspetti di uno stesso
fenomeno. Al
nazionalismo dei colonizzatori faceva eco il nazionalismo dei colonizzati, i quali rimanevano prigionieri degli
schemi dell'"identità nazionale e di altre menzogne". Con il raggiungimento dell'indipendenza in
Algeria (1962), le nuove élite dirigenti attuano, in nome del
nazionalismo "progressista" e secolare, la liberazione nazionale d'ispirazione marxista, lasciando di lato il credo
religioso. Era l'epoca illusoria del socialismo di Stato, dell'economia pianificata, delle nazionalizzazioni. Dopo
il fallimento politico ed economico del modello marxista, ora le nuove élite dirigenti strumentalizzano
l'Islam
quale arma di legittimazione del potere.
È sufficiente vedere la composizione sociale dei dirigenti del FIS: sono le carriere scientifiche, tra cui
l'informatica, quelle che godono di posizioni più attive. Ciò significa che i dirigenti del FIS
sono gli stessi che
30 anni fa occupavano gli incarichi più rilevanti del FLN. Le élite dirigenti sono passate da
Marx a Maometto.
Prima socialismo marxista ed economia pianificata; ora capitalismo islamico e "libero mercato": gli integralisti
sono gli eredi naturali del partito unico di prima. Anche il percorso del BAAS in Iraq e di Saddam Hussein
riflette la stessa evoluzione verso Maometto. Come
afferma Samir Al-Khalil nella sua eccellente analisi della Repubblica della Paura (2), non si può parlare
propriamente di secolarismo a proposito del BAAS e degli scritti del suo fondatore, Michel Aflaq. In tutti i
modi, dopo l'invasione del Kuwait (2 agosto 1990), i1 dittatore iracheno annullò il dissidio con gli sciiti
(l'islam
persiano-iraniano) per poter giocare la carta islamica al cento per cento. Il 17 agosto lanciò un appello
alla
guerra santa contro gli "infedeli", seguito, il giorno 15 dello stesso mese, da un'offerta di pace all'Iran.
Fascismo religioso
Che le oligarchie dirigenti, o i gruppi che aspirano ad esserlo, adottino il fondamentalismo, non significa
neanche che l'Islam abbia una particolare capacità di risposta ai problemi attuali.
L'Islam, rimanendo radicato nella coscienza collettiva, viene utilizzato dalle élite dirigenti come
l'ideologia che
legittima il loro dominio e come lo strumento per manipolare le masse.
Se la demagogia fondamentalista trova seguito in ampie fasce della popolazione è perché trova
un terreno
accreditato dalle ingiustizie, dalle disuguaglianze, dagli squilibri sociali.
Con i dirigenti religiosi provenienti dalle classi medie, l'integralismo cerca di radicarsi nel più interno
della
società, opponendo, alle attuali gerarchie, le basi; tutti coloro che non hanno diritto al potere, gli eredi
della
miseria. Utilizza i più miseri come leva per raggiungere il potere e instaurare una nuova gerarchia, un
nuovo
potere, un nuovo fascismo.
L'integralismo religioso sostiene la stessa concezione autoritaria dell'ordine sociale, 1o stesso fanatismo
ideologico, lo stesso odio per i diritti delle persone dei fascismi europei degli anni Trenta. Si tratta, dunque, di
un fascismo religioso, che al posto del fanatismo del superuomo, della razza superiore, mette Dio al centro della
sua propaganda. Il passaggio da Marx a Maometto si è prodotto a livello internazionale. Dopo
Komeini è finita l'illusione di
porre le basi della liberazione nazionale nel marxismo, nella lotta di classe, nelle ideologie "progressiste". Ora
si scrive il modello islamico.
Nei paesi del Terzo Mondo i militari e le élite politiche ormai non agiscono più nel nome di
Marx e di Lenin,
bensì di Allah e del suo profeta Maometto. Si è passati dal marxismo al fondamentalismo
islamico.
Neanche a dire che gli intellettuali "progressisti" non cogliessero al volo questa occasione per mettersi di nuovo
in luce. Alcuni "luminari del pensiero" che anni fa difendevano le dittature marxiste di Fidel Castro e del FLN
ora si sono convertiti all'Islam. Garaudy e Juan Goytisolo, ad esempio.
Mentalità cospirativa
Secondo il modo di pensare arabo-islamico, i mussulmani costituiscono una comunità (una "umma"),
una
collettività unitaria ed omogenea in cui non c'è posto per individualismi. Esistono solamente
la propria
collettività e quella dei suoi nemici.
Se si crede nemica una collettività contrapposta, nella concezione arabo-islamica esiste anche l'idea
della
cospirazione da parte degli agenti stranieri, fuori e dentro alle proprie fila.
I mussulmani devono darsi una ragione che giustifichi il fatto che la loro collettività, a cui attribuiscono
unità
ed omogeneità, non è affatto omogenea. Per dare una risposta a questo interrogativo, il pensiero
islamico
costruisce il concetto di "cospirazione dei nemici dei mussulmani e degli arabi".
Una cospirazione onnipresente.
Di fronte all'abisso che si apre tra i grandi obbiettivi che si propongono e la realtà esistente, i
mussulmani
ricorrono sempre di più al pensiero cospirativo. Non accettano la realtà contraddittoria di questo
mondo
considerandolo il risultato delle macchinazioni degli stranieri, dei nemici degli arabi. La causa del male
è
radicata negli altri, solo essi sono responsabili della miseria nella società arabo-islamica. Il primo posto
fra i
nemici, è il caso di ricordarlo, spetta agli ebrei (un fantasma onnipresente chiamato "sionismo
internazionale");
poi viene l'imperialismo, gli americani...
Insomma sempre la stessa musica. Tutto può riassumersi in un'unica parola: l'Occidente.
Occidente diabolico
Dal punto di vista integralista, l'Occidente e la sua influenza costituiscono la causa principale dei mali che
affliggono le società islamiche. Di conseguenza, la lotta contro l'Occidente è il fondamentale
contenuto di ogni
sua esigenza. Così, il regime islamico si fa reale nella lotta contro l'Occidente diabolico, infedele,
pagano.
Nella visione cospirativa della storia, il linguaggio perde la sua funzione comunicativa, di mezzo di
conoscimento, e diventa strumento per occultare, allo scopo di preservare, in modo psicologico e retorico, la
propria visione, che rifiuta le contraddizioni della realtà. Il linguaggio diventa fine a se stesso, un mezzo
di
ubriacatura retorica (vol. "la madre di tutte le battaglie").
Il risultato della visione cospirativa è una mistificazione, una falsificazione della storia, volendo
presentare gli
arabi come colombe bianche e attribuire tutti i suoi mali alla colonizzazione occidentale. È
l'imperialismo
occidentale il motivo per cui gli arabi tengono soggiogati i curdi (che massacrano allegramente) e i neri (in
Mauritania)? No, certamente no.
Neanche l'Occidente pagano ed edonista è la causa dello scoppio della guerra tra Iraq ed Iran, della
quale non
parlano i propagandisti dell'angelismo arabo e del terzomondismo beato.
Nel settembre del 1980 Saddam Hussein decise personalmente di invadere l'Iran. Credeva che sarebbe stata una
guerra lampo che avrebbe finito per consacrarlo il gran leader del mondo arabo. Si sbagliò. E la guerra
durò fino
al 1988. In questi otto anni ebbe luogo il primo conflitto su grande scala fra due potenze del Terzo Mondo, con
una crudeltà, una violenza ed un disprezzo per le vite umane, cominciando da quelle dei propri sudditi,
che
smentisce in modo categorico chi decanta le bontà dei paesi arabo-islamici e del Terzo Mondo.
(Un altro esempio: l'Etiopia di Mengistu, grande produttrice di fame, mentre i suoi dirigenti si armavano fino
ai denti).
Predizioni e profezie
Conviene insistere sul fatto che, in Algeria, il conflitto ha le sue radici nella situazione interna, contrariamente
a quanto affermano i sostenitori della visione cospirativa della storia, che lo attribuiscono completamente
all'Occidente diabolico, all'imperialismo americano, al FMI, al sionismo internazionale... E mai alle classi
dirigenti dei paesi corrispondenti né ai conflitti interni. E inoltre gli Stati Uniti, che hanno per pedina
l'Arabia
Saudita, preferiscono il fondamentalismo al potere. Già da qualche anno, gli americani grazie
all'appoggio dei
feudatari del Riad, si sono impiantati nei mercati di gas e di petrolio algerini. Con il FIS al potere gli uomini
d'affari americani aumenteranno la loro influenza a tutto svantaggio dei francesi.
Nei paesi occidentali (oligarchie liberali) il parlamento è il risultato delle libertà iscritte in tutto
il tessuto
sociale. È una pedina ulteriore - e non la più importante - di un insieme più ampio.
Credere che si possa
instaurare la democrazia mediante un solo meccanismo - le urne - dimostra una visione molto povera del
funzionamento dei processi sociali.
Molto povera e dogmatica è anche la visione dei dottrinari quando affermano che il mercato da solo
costituisce
un mezzo di rinascita, come un magico propulsore di libertà. Basta dare uno sguardo all'Arabia Saudita:
là il
mercato convive col fascismo religioso, con uno stato feudale.
Non sono mancati opinionisti che, riferendosi all'Alto Comitato di Stato, hanno parlato di dispotismo illuminato.
Confondono i desideri con la realtà. Si tratta, invece di un dispotismo senza alcun illuminismo, che
difficilmente
potrà dare soluzioni.
Una delle cause dell'espansione della demagogia fondamentalista, lo abbiamo già detto, è la
miserabile
situazione economica e i disequilibri sociali, come risultato della disastrosa gestione del FLN dopo trent'anni
di monopolio del potere. E in questo aspetto, la giunta civico-militare non porterà ad alcuna soluzione.
La
repressione darà piuttosto ali - le ali del martirio - agli integralisti.
Il risultato della repressione "modernizzante" e antiislamica dello scià di Persia ha portato... alla
rivoluzione
islamica di Komeini.
Il colpo di Stato dei militari non è in nessun modo giustificato. Secondo l'opinione di alcuni, anche se
gli
integralisti avevano la maggioranza in parlamento, i forti poteri che la costituzione concedeva al presidente,
sarebbero stati una barriera sufficiente per mantenere il FIS sotto controllo, barriera rafforzata dall'esercito, dalla
polizia, dall'amministrazione e da ampi settori della società (a causa dell'astensione e della "legge sul
numero",
la maggioranza elettorale del FIS non corrisponde alla maggioranza sociale). D'altra parte, la stessa gestione
interna e le contraddizioni interne del FIS finirebbero per romperlo.
E' una predizione probabile, benché, come tutte le predizioni non del tutto certa. Comunque, persino
supponendo il peggio, cioè che il FIS riesca ad imporre la sua dittatura teocratica, la storia non si
fermerebbe
là. Come insegna la caduta del comunismo, prima o dopo il fondamentalismo soccombe. Fukuyama lo
considera
una reazione contro le correnti occidentaliste (contro lo scià di Persia e il nazionalismo secolare) e non
crede
che l'integralismo, col passar del tempo, avrà molto successo. Io, invece non mi azzardo a fare alcun
pronostico.
Come raccomandava McLuhan, per essere buon profeta non bisogna mai parlare di qualcosa che non è
ancora
avvenuto. Preferisco seguire il suo consiglio e mettere punto.
(traduzione dallo spagnolo di Fernanda Hrelia; una precedente versione di questo
articolo è apparsa sul periodico anarcosindacalista Solidaridad Obrera)
1) Bernard Lewis "Lo Stato e la società nell'Islam" "L'Avanguardia", 7.5.91.
2) Samir Al-Khalil "Republic of Fear" Hutchhinson Radius, Londra.