Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 22 nr. 191
maggio 1992


Rivista Anarchica Online

Integralismo e nuovo dominio
di Josep Alemany

Le vicende algerine, con la vittoria elettorale dei fondamentalisti islamici, hanno riaperto il vecchio dilemma dei rapporti tra diritti individuali e strategie del dominio. Caduta la carta dei "governi popolari" i dirigenti di molti paesi del terzo mondo giocano oggi quella dell'integralismo religioso e manovrano il malcontento antioccidentale

Si può giustificare una dittatura per salvare o instaurare la "democrazia"? In linea di principio no. Nel caso dell'Algeria nemmeno. Dal momento che a livello teorico potremmo divagare molto, mi limiterò al caso dell'Algeria.
Qualcuno, volendo giustificare il colpo di Stato dei militari algerini, paragona la vittoria elettorale del FIS con quella dei nazisti, aggiungendo che se si fosse impedito al partito nazista di Hitler di salire al potere, non si sarebbero verificati i disastri che poi ne sono seguiti. Il confronto con la Germania di Weimar però non regge, perché la Repubblica di Weimar era una democrazia, mentre il caso dell'Algeria è quello di una dittatura d'ispirazione marxista che non vuol cedere il passo ad un'altra dittatura, stavolta d'ispirazione islamica.

Cannibalismo moderato?
Secondo alcuni cervellotici analisti, quello del FIS è un "fondamentalismo moderato" in quanto segue il modello saudita. Io, a dire il vero, non capisco simili distinzioni. E' come se facessimo una critica di tipo gastronomico fra cannibali. A livello di vita quotidiana, che differenza c'è fra l'Iran e l'Arabia Saudita? Essenzialmente nessuna. Il modello economico, questo sì che è differente: in Arabia Saudita c'è un capitalismo islamico, cioè il libero mercato sotto l'ombra degli U.S.A. Un'altra piccola differenza: non c'è la pretesa d'imporre a tutti con tanto clamore come in Iran l'islamismo, benché lo si faccia in modo più segreto; l'aiuto economico da parte dell'Arabia Saudita è più decisivo di quanto si creda nell'incrementare l'espansione dell'integralismo religioso, dall'Algeria all'Indonesia. I piccoli re di tipo feudale di Riad sono proprio quelli che forniscono i fondi per il FIS. Nei paesi arabo-islamici (eccetto, forse l'Egitto) ci sono solo delle tirannie grottesche. Non c'è niente di strano, quindi, che in Algeria si scontrino due modelli di dittatura: uno che sta finendo - quello marxista del FLN - e un altro rinnovato - l'islamico del FIS. Il primo, dopo trent'anni di monopolio del potere, è fallito fragorosamente in Algeria, e a livello internazionale sta per estinguersi in tutto il pianeta. D'altra parte, in campo economico il modello di socialismo statale del FLN è esaurito. Per questo la borghesia commerciante algerina ha giocato fino in fondo la carta del FIS, che punta ad un liberalismo economico senza limitazioni alla maniera saudita (capitalismo islamico).

Differenza storica
Oltre alle differenze del programma economico fra il FLN e il FIS, quanto sta succedendo in Algeria corrisponde ad un tipo di evoluzione che è iniziata in Iran e che ha avuto ripercussioni in tutto il mondo. Ma andiamo per ordine. Oggi come oggi il fondamentalismo è la corrente principale dell'Islam. Come dice giustamente Salman Rushdie, "l'Islam non è stato capace di creare una società democratica in nessun luogo del pianeta". Nei paesi arabi e mussulmani ci sono solo regimi dittatoriali e feudali.
Ciò si deve non ad una ragione antropologica (o, per dirlo brutalmente, "razzista"), bensì storica; è il risultato di alcuni fatti culturali. Nella cultura araba del passato è fiorito il razionalismo islamico. Ma l'ortodossia religiosa gli ha sbarrato il passo, con la maledizione di Avicenna ed Averroè e col bruciarne l'immagine e l'opera.
Diamo la parola a Bassam Tibi: "La differenza, non è quindi antropologica, ma storica. In Europa c'è stata una Riforma, un Illuminismo e la grande Rivoluzione Francese, avvenimenti, cioè che stanno alla base del progetto culturale europeo del Mondo Moderno e della sua visione razionale delle cose. Non essendoci stato nel mondo islamico nessuno di questi eventi, Avicenna e Averroè sono stati condannati a restare al margine della storia islamica: il loro modo di pensare non è riuscito ad istituzionalizzarsi in questa cultura".
Conviene sottolineare che la differenza non è dovuta al fatto che una religione - cristianesimo o islam - sia migliore di un'altra. Bisogna fare delle precisazioni storiche, questo sì: secoli fa le civiltà mussulmane dimostravano delle forme di tolleranza verso le altre religioni, mentre i cristiani davano prova d'intolleranza con l'inquisizione e con gli "autodafé", e con l'espulsione di ebrei e mussulmani. Questo succedeva secoli fa. Da allora il cristianesimo è stato oggetto di forti critiche che hanno avuto effetto. La libertà e la tolleranza hanno dovuto farsi strada lottando tenacemente contro le religioni. La Riforma e soprattutto l'Illuminismo fermarono l'avanzata della Chiesa cattolica e iniziarono un lavoro di demolizione che, avanzando e retrocedendo, sboccò nella secolarizzazione.
Per quanto possa sembrare paradossale, il regime islamico instaurato nel 1979 in Iran è più simile al Cristianesimo dell'inquisizione che all'antico Islam tradizionale. Bernard Lewis ha scritto che "il governo di Komeini è un'innovazione del XX secolo. La teocrazia iraniana è più vicina al modello cristiano che a quello islamico classico." (1). E considera l'esperienza dell'Iran nel 1979, con la creazione di uno Stato islamico, simile per importanza a ciò che significò la rivoluzione sovietica del l917.
Parlando del Processo storico vissuto in Europa del Nord, non si tratta di attribuire assolutamente una "garanzia di superiorità", né niente del genere. Dove c'è libertà, c'è anche, appostata, la sua negazione, cioè la tirannia.
Fino a non molti anni fa il fascismo spadroneggiava in quasi tutta l'Europa. Proprio fino a ieri mezza Europa si trovava sotto il giogo comunista. E nel nostro paese (la Spagna, n.d.r.), senza andare lontano, per quarant'anni imperava una dittatura di carattere fascista con l'appoggio della Chiesa cattolica, apostolica e romana.
Non si tratta neanche di condannare le società arabe al martirio delle dittature islamiche. Sarebbe cadere nel determinismo. La storia è opera degli uomini, i quali in un dato momento possono rompere col passato creando nuove forme sociali. Per i1 momento, disgraziatamente, non ci sono società civili nei paesi mussulmani in cui i valori democratici si siano radicati, né gruppi sociali con sufficiente forza per istituzionalizzarli. Ma per fortuna, non si può escludere che un giorno le cose cambino.

Da Marx a Maometto
Il contatto dell'Algeria con l'Occidente, nel XIX secolo, è determinato dal rapporto coloniale. Il discorso repubblicano francese, razionalista e laico, era però smentito dalla pratica dei colonizzatori. L'Islam diventò così l'ideologia di resistenza dei colonizzati; la pratica religiosa era pensata come la chiave di preservazione della propria "personalità". Il colonialismo e la "liberazione nazionale" sono due aspetti di uno stesso fenomeno. Al nazionalismo dei colonizzatori faceva eco il nazionalismo dei colonizzati, i quali rimanevano prigionieri degli schemi dell'"identità nazionale e di altre menzogne".
Con il raggiungimento dell'indipendenza in Algeria (1962), le nuove élite dirigenti attuano, in nome del nazionalismo "progressista" e secolare, la liberazione nazionale d'ispirazione marxista, lasciando di lato il credo religioso. Era l'epoca illusoria del socialismo di Stato, dell'economia pianificata, delle nazionalizzazioni. Dopo il fallimento politico ed economico del modello marxista, ora le nuove élite dirigenti strumentalizzano l'Islam quale arma di legittimazione del potere.
È sufficiente vedere la composizione sociale dei dirigenti del FIS: sono le carriere scientifiche, tra cui l'informatica, quelle che godono di posizioni più attive. Ciò significa che i dirigenti del FIS sono gli stessi che 30 anni fa occupavano gli incarichi più rilevanti del FLN. Le élite dirigenti sono passate da Marx a Maometto. Prima socialismo marxista ed economia pianificata; ora capitalismo islamico e "libero mercato": gli integralisti sono gli eredi naturali del partito unico di prima.
Anche il percorso del BAAS in Iraq e di Saddam Hussein riflette la stessa evoluzione verso Maometto. Come afferma Samir Al-Khalil nella sua eccellente analisi della Repubblica della Paura (2), non si può parlare propriamente di secolarismo a proposito del BAAS e degli scritti del suo fondatore, Michel Aflaq. In tutti i modi, dopo l'invasione del Kuwait (2 agosto 1990), i1 dittatore iracheno annullò il dissidio con gli sciiti (l'islam persiano-iraniano) per poter giocare la carta islamica al cento per cento. Il 17 agosto lanciò un appello alla guerra santa contro gli "infedeli", seguito, il giorno 15 dello stesso mese, da un'offerta di pace all'Iran.

Fascismo religioso
Che le oligarchie dirigenti, o i gruppi che aspirano ad esserlo, adottino il fondamentalismo, non significa neanche che l'Islam abbia una particolare capacità di risposta ai problemi attuali.
L'Islam, rimanendo radicato nella coscienza collettiva, viene utilizzato dalle élite dirigenti come l'ideologia che legittima il loro dominio e come lo strumento per manipolare le masse.
Se la demagogia fondamentalista trova seguito in ampie fasce della popolazione è perché trova un terreno accreditato dalle ingiustizie, dalle disuguaglianze, dagli squilibri sociali.
Con i dirigenti religiosi provenienti dalle classi medie, l'integralismo cerca di radicarsi nel più interno della società, opponendo, alle attuali gerarchie, le basi; tutti coloro che non hanno diritto al potere, gli eredi della miseria. Utilizza i più miseri come leva per raggiungere il potere e instaurare una nuova gerarchia, un nuovo potere, un nuovo fascismo.
L'integralismo religioso sostiene la stessa concezione autoritaria dell'ordine sociale, 1o stesso fanatismo ideologico, lo stesso odio per i diritti delle persone dei fascismi europei degli anni Trenta. Si tratta, dunque, di un fascismo religioso, che al posto del fanatismo del superuomo, della razza superiore, mette Dio al centro della sua propaganda.
Il passaggio da Marx a Maometto si è prodotto a livello internazionale. Dopo Komeini è finita l'illusione di porre le basi della liberazione nazionale nel marxismo, nella lotta di classe, nelle ideologie "progressiste". Ora si scrive il modello islamico.
Nei paesi del Terzo Mondo i militari e le élite politiche ormai non agiscono più nel nome di Marx e di Lenin, bensì di Allah e del suo profeta Maometto. Si è passati dal marxismo al fondamentalismo islamico.
Neanche a dire che gli intellettuali "progressisti" non cogliessero al volo questa occasione per mettersi di nuovo in luce. Alcuni "luminari del pensiero" che anni fa difendevano le dittature marxiste di Fidel Castro e del FLN ora si sono convertiti all'Islam. Garaudy e Juan Goytisolo, ad esempio.

Mentalità cospirativa
Secondo il modo di pensare arabo-islamico, i mussulmani costituiscono una comunità (una "umma"), una collettività unitaria ed omogenea in cui non c'è posto per individualismi. Esistono solamente la propria collettività e quella dei suoi nemici.
Se si crede nemica una collettività contrapposta, nella concezione arabo-islamica esiste anche l'idea della cospirazione da parte degli agenti stranieri, fuori e dentro alle proprie fila.
I mussulmani devono darsi una ragione che giustifichi il fatto che la loro collettività, a cui attribuiscono unità ed omogeneità, non è affatto omogenea. Per dare una risposta a questo interrogativo, il pensiero islamico costruisce il concetto di "cospirazione dei nemici dei mussulmani e degli arabi".
Una cospirazione onnipresente.
Di fronte all'abisso che si apre tra i grandi obbiettivi che si propongono e la realtà esistente, i mussulmani ricorrono sempre di più al pensiero cospirativo. Non accettano la realtà contraddittoria di questo mondo considerandolo il risultato delle macchinazioni degli stranieri, dei nemici degli arabi. La causa del male è radicata negli altri, solo essi sono responsabili della miseria nella società arabo-islamica. Il primo posto fra i nemici, è il caso di ricordarlo, spetta agli ebrei (un fantasma onnipresente chiamato "sionismo internazionale"); poi viene l'imperialismo, gli americani...
Insomma sempre la stessa musica. Tutto può riassumersi in un'unica parola: l'Occidente.

Occidente diabolico
Dal punto di vista integralista, l'Occidente e la sua influenza costituiscono la causa principale dei mali che affliggono le società islamiche. Di conseguenza, la lotta contro l'Occidente è il fondamentale contenuto di ogni sua esigenza. Così, il regime islamico si fa reale nella lotta contro l'Occidente diabolico, infedele, pagano.
Nella visione cospirativa della storia, il linguaggio perde la sua funzione comunicativa, di mezzo di conoscimento, e diventa strumento per occultare, allo scopo di preservare, in modo psicologico e retorico, la propria visione, che rifiuta le contraddizioni della realtà. Il linguaggio diventa fine a se stesso, un mezzo di ubriacatura retorica (vol. "la madre di tutte le battaglie").
Il risultato della visione cospirativa è una mistificazione, una falsificazione della storia, volendo presentare gli arabi come colombe bianche e attribuire tutti i suoi mali alla colonizzazione occidentale. È l'imperialismo occidentale il motivo per cui gli arabi tengono soggiogati i curdi (che massacrano allegramente) e i neri (in Mauritania)? No, certamente no.
Neanche l'Occidente pagano ed edonista è la causa dello scoppio della guerra tra Iraq ed Iran, della quale non parlano i propagandisti dell'angelismo arabo e del terzomondismo beato.
Nel settembre del 1980 Saddam Hussein decise personalmente di invadere l'Iran. Credeva che sarebbe stata una guerra lampo che avrebbe finito per consacrarlo il gran leader del mondo arabo. Si sbagliò. E la guerra durò fino al 1988. In questi otto anni ebbe luogo il primo conflitto su grande scala fra due potenze del Terzo Mondo, con una crudeltà, una violenza ed un disprezzo per le vite umane, cominciando da quelle dei propri sudditi, che smentisce in modo categorico chi decanta le bontà dei paesi arabo-islamici e del Terzo Mondo.
(Un altro esempio: l'Etiopia di Mengistu, grande produttrice di fame, mentre i suoi dirigenti si armavano fino ai denti).

Predizioni e profezie
Conviene insistere sul fatto che, in Algeria, il conflitto ha le sue radici nella situazione interna, contrariamente a quanto affermano i sostenitori della visione cospirativa della storia, che lo attribuiscono completamente all'Occidente diabolico, all'imperialismo americano, al FMI, al sionismo internazionale... E mai alle classi dirigenti dei paesi corrispondenti né ai conflitti interni. E inoltre gli Stati Uniti, che hanno per pedina l'Arabia Saudita, preferiscono il fondamentalismo al potere. Già da qualche anno, gli americani grazie all'appoggio dei feudatari del Riad, si sono impiantati nei mercati di gas e di petrolio algerini. Con il FIS al potere gli uomini d'affari americani aumenteranno la loro influenza a tutto svantaggio dei francesi.
Nei paesi occidentali (oligarchie liberali) il parlamento è il risultato delle libertà iscritte in tutto il tessuto sociale. È una pedina ulteriore - e non la più importante - di un insieme più ampio. Credere che si possa instaurare la democrazia mediante un solo meccanismo - le urne - dimostra una visione molto povera del funzionamento dei processi sociali.
Molto povera e dogmatica è anche la visione dei dottrinari quando affermano che il mercato da solo costituisce un mezzo di rinascita, come un magico propulsore di libertà. Basta dare uno sguardo all'Arabia Saudita: là il mercato convive col fascismo religioso, con uno stato feudale.
Non sono mancati opinionisti che, riferendosi all'Alto Comitato di Stato, hanno parlato di dispotismo illuminato. Confondono i desideri con la realtà. Si tratta, invece di un dispotismo senza alcun illuminismo, che difficilmente potrà dare soluzioni.
Una delle cause dell'espansione della demagogia fondamentalista, lo abbiamo già detto, è la miserabile situazione economica e i disequilibri sociali, come risultato della disastrosa gestione del FLN dopo trent'anni di monopolio del potere. E in questo aspetto, la giunta civico-militare non porterà ad alcuna soluzione. La repressione darà piuttosto ali - le ali del martirio - agli integralisti.
Il risultato della repressione "modernizzante" e antiislamica dello scià di Persia ha portato... alla rivoluzione islamica di Komeini.
Il colpo di Stato dei militari non è in nessun modo giustificato. Secondo l'opinione di alcuni, anche se gli integralisti avevano la maggioranza in parlamento, i forti poteri che la costituzione concedeva al presidente, sarebbero stati una barriera sufficiente per mantenere il FIS sotto controllo, barriera rafforzata dall'esercito, dalla polizia, dall'amministrazione e da ampi settori della società (a causa dell'astensione e della "legge sul numero", la maggioranza elettorale del FIS non corrisponde alla maggioranza sociale). D'altra parte, la stessa gestione interna e le contraddizioni interne del FIS finirebbero per romperlo.
E' una predizione probabile, benché, come tutte le predizioni non del tutto certa. Comunque, persino supponendo il peggio, cioè che il FIS riesca ad imporre la sua dittatura teocratica, la storia non si fermerebbe là. Come insegna la caduta del comunismo, prima o dopo il fondamentalismo soccombe. Fukuyama lo considera una reazione contro le correnti occidentaliste (contro lo scià di Persia e il nazionalismo secolare) e non crede che l'integralismo, col passar del tempo, avrà molto successo. Io, invece non mi azzardo a fare alcun pronostico.
Come raccomandava McLuhan, per essere buon profeta non bisogna mai parlare di qualcosa che non è ancora avvenuto. Preferisco seguire il suo consiglio e mettere punto.

(traduzione dallo spagnolo di Fernanda Hrelia;
una precedente versione di questo articolo è apparsa sul periodico anarcosindacalista Solidaridad Obrera)

1) Bernard Lewis "Lo Stato e la società nell'Islam" "L'Avanguardia", 7.5.91.

2) Samir Al-Khalil "Republic of Fear" Hutchhinson Radius, Londra.