In passato tra i responsabili della disaffezione alla vita politica, i cittadini che in aprile hanno votato scheda
bianca o nulla sono misteriosamente scomparsi dalla scena. Con una speciale lente di ingrandimento, in grado
di rivelare le pieghe nascoste dell'ideologico elettorale, Carlo Oliva cerca di far luce su questa alquanto sospetta
sparizione.
Settimana post-elettorale, anche chi non ha partecipato al voto, o non crede
più di tanto alla sua funzione
taumaturgica, segue il dibattito sui risultati. Difficile evitarlo, comunque. Io lavoro in casa, di solito ascolto 1a
radiò (non la RAI, ma Radio Popolare di Milano, cui mi capita a volte di collaborare), e ovviamente
non sento
parlare d'altro La specialità mattutina dell'emittente sono i dialoghi telefonici con gli ascoltatori:
i cosiddetti "microfoni
aperti". Martedì 7 aprile, così, mi tocca un lungo sondaggio sulla confusione dei voti e dei
simboli tra il PDS
e Rifondazione; mercoledì 8 una specie di confessione pubblica collettiva sul tema "perché ho
votato per la Lega
Lombarda"; giovedì 9 all'ordine del giorno c'è il problema di "perché ho votato (o non
ho votato) per i verdi" È appunto nel corso di questo dibattito - a mio avviso non interessantissimo
- che arriva da un ascoltatore ignoto
la domanda che sto aspettando da tre giorni. È l'unica domanda che riesce a mettere in crisi la
conduttrice, una
collega bravissima, che tiene sempre testa agli interlocutori più strani. Resta senza parole soltanto
quando un
tale, fuori argomento, le chiede se, per favore, sa dirgli qual'è la percentuale delle schede bianche e
nulle. La
poveretta ha un momento di perplessità poi ammette francamente di non averne la minima idea. Che
figura,
pensa l'ascoltatore medio: potrebbero ben informarsi, prima di andare in onda. Poi si accorge che quante siano
state le schede bianche nulle non lo sa neanche lui. Strano, gli sarà sfuggito Già, strano,
ma è sfuggito un po' a tutti. E non per colpevole disattenzione dei singoli. Negli ultimi turni
elettorali, se ricordate, il problema del non-voto era tra quelli più dibattuti. Le percentuali di chi non
era stato
al gioco, cifre piuttosto massicce, specialmente se sommate a quelle di chi a votare non era andato per niente,
facevano sempre una certa impressione, suscitavano articoli su articoli sulla crescente disaffezione
dell'elettorato. Oggi invece tutti dicono che la caratterizzazione saliente di questo voto "terremoto" è
stato il
rifiuto del sistema dei partiti, tanto è vero che sono state mazzolate a dovere tanto la maggioranza
quanto
l'opposizione tradizionale, e sarebbe interessante sapere quanti hanno preferito esprimere il concetto con la
scheda bianca, o annullando il voto. Sono scelte tutt'altro che incoerenti con un orientamento generale di questo
tipo, anzi, vi introducono un elemento di radicalità che sarebbe interessante analizzare Certo, si
può discutere tutto. La scelta della scheda bianca può essere discutibile, perché abbassa
il quorum e
quindi, nel sistema vigente, può favorire, ma di poco, chi ha più voti, cioè i partiti
maggiori, ma in compenso
è molto eloquente, perché indica un elettore responsabile, che si è preso il disturbo di
recarsi al seggio per
significare che di tutti quei partiti, compresi quello dell'automobile e la lista del Mago Otelma lui non si fida
affatto, che può ben essere un punto di vista legittimo, no? E chi annulla la scheda, anche se nel
computo finale rischia di confondersi con i distratti e i pasticcioni vari,
esprime più o meno la stessa istanza Giuste o sbagliate, comunque anche quelle sono opinioni, e
visto che il fine delle elezioni, all'ingrosso, è quello
di raccogliere le opinioni dei cittadini, andrebbero raccolte.
Proprio pochino
Già, ma le avete viste voi? Non ne ha parlato assolutamente nessuno, e non alludo solo a Radio
Popolare, che
pure, credo, dovrebbe avere nel nucleo "storico" dei suoi ascoltatori qualcuno abbastanza affezionato a queste
pratiche. Provate a dare un'occhiata ai giornali post-elettorali. Io mi sono preso il disturbo di controllare il
Corriere della sera, La Repubblica e il Manifesto di martedì 7 e
mercoledì 8 aprile. Sono stracolmi di cifre e
tabelle naturalmente. Ma sul voto: sul non-voto c'è proprio pochino Il Corriere della
sera, martedì, titola a tutta pagina "L'Italia protesta, elezioni terremoto", ha un fondo in
apertura su "Governare si deve", un taglio centrale "Bossi ha conquistato Milano" e un taglio basso "Cossiga
chiama Spadolini, pensa a un ministero del presidente", più due grandi tabelle centrali, i risultati di
67.292
sezioni per la Camera e 82.922 per il Senato (su 88.654), nonché le tabelline di confronto con l'ultimo
voto
amministrativo di Roma e Milano, con tutte le possibili percentuali, comprese quelle dei pensionati di varia
appartenenza, della lega casalinghe, del partito caccia-pesca-ambiente, degli automobilisti, della lista
Dolchi-Fasson in Val d'Aosta che chissà cos'è e di quant'altri, ma non dà neanche la
percentuale di chi è andato a votare,
figurarsi le nulle. Bisogna andare a pagina a 2 per scoprire su quattro colonne che "Non esplode l'astensione",
nel senso che il numero dei votanti è diminuito solo dell'1,6%, molto meno di quanto si
prevedeva La Repubblica, idem: titolo a tutta pagina "E' crollato il muro Dc", due tabellone,
forse meno esaustive di quelle
del Corriere, ma almeno indicano in testa la percentuale dei votanti per questa tornata (87,5%
Cam., 86,8%
Sen.) e per quella del 1987, senza i confronti, ma ciascuno può farli da sé. In compenso, non
dedica
all'argomento un apposito articolo. Di bianche e nulle, naturalmente, non se ne parla neanche. Il
Manifesto
"chiude" prima degli altri, e deve ingegnarsi: ha un bel titolo a tutta pagina, "Qui comincia l'avventura", niente
tabelle, le cifre dell'ultima proiezione Doxa dei voti per la DC, il PDS, il PSI, le Leghe, la Rete e Rifondazione,
con il confronto, ove possibile, con i risultati del 1983 e del 1987. Sulla percentuale dei votanti e sul non-voto,
nebbia. Solo a pagina 4, un trafilettino su una colonna segnala "un calo di 2 punti rispetto all'87", alludendo alla
percentuale dei votanti (che dà all'87,2 contro l'88,8 e disarticola per aree geografiche) Il giorno
dopo, nessuna novità. Il Corriere della sera in prima pagina si proietta già sul
futuro: "La DC divisa
sonda Occhetto"; le due tabelle sono aggiornate e arricchite con un'articolazione per gruppi di partiti affini (tipo
"altre leghe, "altri verdi", "liste autonomiste" e simili) e ci sono tre pagine intere di tabelline circoscrizione per
circoscrizione; La Repubblica ha in testa lo schema della nuova composizione del Senato e della
Camera (titolo:
"E ora il palazzo trema"), un riquadrato d'apertura che annuncia come siano stati eletti ben centocinquanta
trasversali aderenti al patto Segni e un riquadrato di spalla in cui Giorgio Bocca deride "il lamento del regime",
ma per Scalfari evidentemente è come se avessero votato validamente tutti: è anche inutile
cercare lumi nelle tabelle interne (a pagine 6 e 7 e nelle edizioni locali). Il manifesto, sotto il titolo
"Pericolo Cossiga" ha in prima
il grafico a torta dei seggi e delle cifre assolute dei voti partito per partito, nonché il grafico a
istogramma delle
percentuali dei partiti nel '92 e nell'87, e all'interno delle accurate tabelline per circoscrizione, ma
esclusivamente per quanto riguarda voti espressi.
Infido e inetto
Insomma, alla domanda di quell'ascoltatore, che - confesso - interessa piuttosto anche me, e suppongo ai
lettori
di questa rivista - non è proprio possibile rispondere. L'unico consiglio, per chi voglia davvero
conoscere il
valore numerico del voto nullo o non espresso, è quello di calcolarselo in proprio: basta confrontare le
cifre
assolute dei voti espressi per i vari partiti e le percentuali loro attribuite sul numero totale dei votanti rilevando
eventuali scostamenti e confrontandoli con quelli relativi al totale degli aventi diritto: è possibile, ma
per i non
matematici forse un po' difficile. Chi invece ha una formazione di tipo letterario filosofico può supporre
che
questa dimenticanza collettiva dipenda da una fonte comune, come a dire che gli organi ministeriali addetti
hanno omesso proprio quei dati, ma questo non fa una gran differenza. Giornalisticamente parlando, la non
registrazione di questo aspetto del voto sarebbe giustificata solo se la notizia non esistesse, cioè se di
bianche
e nulle non ce ne fossero state affatto, il che, francamente, non credo, anche perché capirete anche voi
che una
simile non-notizia avrebbe avuto una rilevanza tale da meritare la più cospicua segnalazione. Il
ministero è
infido e inetto per definizione, ma avrebbe comunque il dovere di dare le cifre complete.
Ma il sistema "tiene"
Il fatto è che nessuna elaborazione di dati è mai neutrale. Da tabelle di questo tipo si evince
il messaggio per
cui la cittadinanza ha forse terremotato i rapporti interni al sistema dei partiti, ma al sistema nel complesso si
è dimostrata affezionata. Sì, i birbantelli hanno dato quasi il 9% alla Lega, ma ci si può
consolare pensando che
la Lega, in ultima analisi, è un partito come gli altri (sarà un caso, ma i messaggi giornalistici
in questo senso
cominciano ad allignare un po' dappertutto). Il significato del voto, nel complesso, viene
de-radicalizzato Per quanto spiacevole per i gestori del sistema, esso voto non è stato una protesta
generale contro il sistema,
che è quello che probabilmente si teme di più. Il concetto si esprime affermando che, come
sempre nei momenti
di crisi, il nostro sistema democratico "tiene". Sarà vero, figuriamoci, non ho elementi per negarlo,
ma permettetemi di nutrire qualche dubbio. E qualche
preoccupazione, perché dall'affermazione che il sistema democratico tiene alla conclusione che allora
tanto vale
tenersi Andreotti (e Forlani, Cossiga, Craxi, Altissimo, Cariglia, Occhetto, Garavini...) il passo è breve.
Le
schede bianche e nulle possono essere state pochissime, ma qualcuna ce n'è stata senz'altro, e non
rilevarlo è
una piccola (o grande) falsificazione. E dalle falsificazioni, grandi o piccole, non viene mai niente di
buono.