Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 22 nr. 191
maggio 1992


Rivista Anarchica Online

Più nulle di così
di Carlo Oliva

In passato tra i responsabili della disaffezione alla vita politica, i cittadini che in aprile hanno votato scheda bianca o nulla sono misteriosamente scomparsi dalla scena. Con una speciale lente di ingrandimento, in grado di rivelare le pieghe nascoste dell'ideologico elettorale, Carlo Oliva cerca di far luce su questa alquanto sospetta sparizione.

Settimana post-elettorale, anche chi non ha partecipato al voto, o non crede più di tanto alla sua funzione taumaturgica, segue il dibattito sui risultati. Difficile evitarlo, comunque. Io lavoro in casa, di solito ascolto 1a radiò (non la RAI, ma Radio Popolare di Milano, cui mi capita a volte di collaborare), e ovviamente non sento parlare d'altro
La specialità mattutina dell'emittente sono i dialoghi telefonici con gli ascoltatori: i cosiddetti "microfoni aperti". Martedì 7 aprile, così, mi tocca un lungo sondaggio sulla confusione dei voti e dei simboli tra il PDS e Rifondazione; mercoledì 8 una specie di confessione pubblica collettiva sul tema "perché ho votato per la Lega Lombarda"; giovedì 9 all'ordine del giorno c'è il problema di "perché ho votato (o non ho votato) per i verdi"
È appunto nel corso di questo dibattito - a mio avviso non interessantissimo - che arriva da un ascoltatore ignoto la domanda che sto aspettando da tre giorni. È l'unica domanda che riesce a mettere in crisi la conduttrice, una collega bravissima, che tiene sempre testa agli interlocutori più strani. Resta senza parole soltanto quando un tale, fuori argomento, le chiede se, per favore, sa dirgli qual'è la percentuale delle schede bianche e nulle. La poveretta ha un momento di perplessità poi ammette francamente di non averne la minima idea. Che figura, pensa l'ascoltatore medio: potrebbero ben informarsi, prima di andare in onda. Poi si accorge che quante siano state le schede bianche nulle non lo sa neanche lui. Strano, gli sarà sfuggito
Già, strano, ma è sfuggito un po' a tutti. E non per colpevole disattenzione dei singoli. Negli ultimi turni elettorali, se ricordate, il problema del non-voto era tra quelli più dibattuti. Le percentuali di chi non era stato al gioco, cifre piuttosto massicce, specialmente se sommate a quelle di chi a votare non era andato per niente, facevano sempre una certa impressione, suscitavano articoli su articoli sulla crescente disaffezione dell'elettorato. Oggi invece tutti dicono che la caratterizzazione saliente di questo voto "terremoto" è stato il rifiuto del sistema dei partiti, tanto è vero che sono state mazzolate a dovere tanto la maggioranza quanto l'opposizione tradizionale, e sarebbe interessante sapere quanti hanno preferito esprimere il concetto con la scheda bianca, o annullando il voto. Sono scelte tutt'altro che incoerenti con un orientamento generale di questo tipo, anzi, vi introducono un elemento di radicalità che sarebbe interessante analizzare
Certo, si può discutere tutto. La scelta della scheda bianca può essere discutibile, perché abbassa il quorum e quindi, nel sistema vigente, può favorire, ma di poco, chi ha più voti, cioè i partiti maggiori, ma in compenso è molto eloquente, perché indica un elettore responsabile, che si è preso il disturbo di recarsi al seggio per significare che di tutti quei partiti, compresi quello dell'automobile e la lista del Mago Otelma lui non si fida affatto, che può ben essere un punto di vista legittimo, no?
E chi annulla la scheda, anche se nel computo finale rischia di confondersi con i distratti e i pasticcioni vari, esprime più o meno la stessa istanza
Giuste o sbagliate, comunque anche quelle sono opinioni, e visto che il fine delle elezioni, all'ingrosso, è quello di raccogliere le opinioni dei cittadini, andrebbero raccolte.

Proprio pochino

Già, ma le avete viste voi? Non ne ha parlato assolutamente nessuno, e non alludo solo a Radio Popolare, che pure, credo, dovrebbe avere nel nucleo "storico" dei suoi ascoltatori qualcuno abbastanza affezionato a queste pratiche. Provate a dare un'occhiata ai giornali post-elettorali. Io mi sono preso il disturbo di controllare il Corriere della sera, La Repubblica e il Manifesto di martedì 7 e mercoledì 8 aprile. Sono stracolmi di cifre e tabelle naturalmente. Ma sul voto: sul non-voto c'è proprio pochino
Il Corriere della sera, martedì, titola a tutta pagina "L'Italia protesta, elezioni terremoto", ha un fondo in apertura su "Governare si deve", un taglio centrale "Bossi ha conquistato Milano" e un taglio basso "Cossiga chiama Spadolini, pensa a un ministero del presidente", più due grandi tabelle centrali, i risultati di 67.292 sezioni per la Camera e 82.922 per il Senato (su 88.654), nonché le tabelline di confronto con l'ultimo voto amministrativo di Roma e Milano, con tutte le possibili percentuali, comprese quelle dei pensionati di varia appartenenza, della lega casalinghe, del partito caccia-pesca-ambiente, degli automobilisti, della lista Dolchi-Fasson in Val d'Aosta che chissà cos'è e di quant'altri, ma non dà neanche la percentuale di chi è andato a votare, figurarsi le nulle. Bisogna andare a pagina a 2 per scoprire su quattro colonne che "Non esplode l'astensione", nel senso che il numero dei votanti è diminuito solo dell'1,6%, molto meno di quanto si prevedeva
La Repubblica, idem: titolo a tutta pagina "E' crollato il muro Dc", due tabellone, forse meno esaustive di quelle del Corriere, ma almeno indicano in testa la percentuale dei votanti per questa tornata (87,5% Cam., 86,8% Sen.) e per quella del 1987, senza i confronti, ma ciascuno può farli da sé. In compenso, non dedica all'argomento un apposito articolo. Di bianche e nulle, naturalmente, non se ne parla neanche. Il Manifesto "chiude" prima degli altri, e deve ingegnarsi: ha un bel titolo a tutta pagina, "Qui comincia l'avventura", niente tabelle, le cifre dell'ultima proiezione Doxa dei voti per la DC, il PDS, il PSI, le Leghe, la Rete e Rifondazione, con il confronto, ove possibile, con i risultati del 1983 e del 1987. Sulla percentuale dei votanti e sul non-voto, nebbia. Solo a pagina 4, un trafilettino su una colonna segnala "un calo di 2 punti rispetto all'87", alludendo alla percentuale dei votanti (che dà all'87,2 contro l'88,8 e disarticola per aree geografiche)
Il giorno dopo, nessuna novità. Il Corriere della sera in prima pagina si proietta già sul futuro: "La DC divisa sonda Occhetto"; le due tabelle sono aggiornate e arricchite con un'articolazione per gruppi di partiti affini (tipo "altre leghe, "altri verdi", "liste autonomiste" e simili) e ci sono tre pagine intere di tabelline circoscrizione per circoscrizione; La Repubblica ha in testa lo schema della nuova composizione del Senato e della Camera (titolo: "E ora il palazzo trema"), un riquadrato d'apertura che annuncia come siano stati eletti ben centocinquanta trasversali aderenti al patto Segni e un riquadrato di spalla in cui Giorgio Bocca deride "il lamento del regime", ma per Scalfari evidentemente è come se avessero votato validamente tutti: è anche inutile cercare lumi nelle tabelle interne (a pagine 6 e 7 e nelle edizioni locali). Il manifesto, sotto il titolo "Pericolo Cossiga" ha in prima il grafico a torta dei seggi e delle cifre assolute dei voti partito per partito, nonché il grafico a istogramma delle percentuali dei partiti nel '92 e nell'87, e all'interno delle accurate tabelline per circoscrizione, ma esclusivamente per quanto riguarda voti espressi.

Infido e inetto

Insomma, alla domanda di quell'ascoltatore, che - confesso - interessa piuttosto anche me, e suppongo ai lettori di questa rivista - non è proprio possibile rispondere. L'unico consiglio, per chi voglia davvero conoscere il valore numerico del voto nullo o non espresso, è quello di calcolarselo in proprio: basta confrontare le cifre assolute dei voti espressi per i vari partiti e le percentuali loro attribuite sul numero totale dei votanti rilevando eventuali scostamenti e confrontandoli con quelli relativi al totale degli aventi diritto: è possibile, ma per i non matematici forse un po' difficile. Chi invece ha una formazione di tipo letterario filosofico può supporre che questa dimenticanza collettiva dipenda da una fonte comune, come a dire che gli organi ministeriali addetti hanno omesso proprio quei dati, ma questo non fa una gran differenza. Giornalisticamente parlando, la non registrazione di questo aspetto del voto sarebbe giustificata solo se la notizia non esistesse, cioè se di bianche e nulle non ce ne fossero state affatto, il che, francamente, non credo, anche perché capirete anche voi che una simile non-notizia avrebbe avuto una rilevanza tale da meritare la più cospicua segnalazione. Il ministero è infido e inetto per definizione, ma avrebbe comunque il dovere di dare le cifre complete.

Ma il sistema "tiene"

Il fatto è che nessuna elaborazione di dati è mai neutrale. Da tabelle di questo tipo si evince il messaggio per cui la cittadinanza ha forse terremotato i rapporti interni al sistema dei partiti, ma al sistema nel complesso si è dimostrata affezionata. Sì, i birbantelli hanno dato quasi il 9% alla Lega, ma ci si può consolare pensando che la Lega, in ultima analisi, è un partito come gli altri (sarà un caso, ma i messaggi giornalistici in questo senso cominciano ad allignare un po' dappertutto). Il significato del voto, nel complesso, viene de-radicalizzato
Per quanto spiacevole per i gestori del sistema, esso voto non è stato una protesta generale contro il sistema, che è quello che probabilmente si teme di più. Il concetto si esprime affermando che, come sempre nei momenti di crisi, il nostro sistema democratico "tiene".
Sarà vero, figuriamoci, non ho elementi per negarlo, ma permettetemi di nutrire qualche dubbio. E qualche preoccupazione, perché dall'affermazione che il sistema democratico tiene alla conclusione che allora tanto vale tenersi Andreotti (e Forlani, Cossiga, Craxi, Altissimo, Cariglia, Occhetto, Garavini...) il passo è breve. Le schede bianche e nulle possono essere state pochissime, ma qualcuna ce n'è stata senz'altro, e non rilevarlo è una piccola (o grande) falsificazione. E dalle falsificazioni, grandi o piccole, non viene mai niente di buono.