Introduzione non tanto doverosa quanto "per scrupolo"
alla recensione dei due dischi che seguono. Sono entrambi
pubblicati da Divergo, l'etichetta discografica indipendente che
bene o male mi ha avuto come "fondatore" e che mi vede
comunque coinvolto in varie maniere nella sua gestione ed
attività. La prima uscita di Divergo è stata, lo
ricorderete, la raccolta "Les mystéres des Voix
Vulgaires" con André Duchesne, Rhythm Activism, Peeni
Waali e altri, un'iniziativa internazionale a sostegno di questa
rivista, di cui è attualmente in lavorazione il
proseguimento. Di un po' di chiarezza, dunque, ne sentivo il
bisogno: scrivendo di questi due dischi mi ritrovo in qualche modo a
fare della pubblicità, per giunta in senso positivo (visto
che tutt'e due mi piacciono), a dei progetti che mi vedono quasi
come coprotagonista. Fate un po' voi, adesso: io vi ho avvertito
e, quanto meno, non cercherò di imbrogliarvi. Va bene?
Bebo Baldan e Steve James
Lo spirito di Vapor frames, primo disco "italiano"
di Bebo Baldan e Steve James, sta probabilmente in queste tre righe,
scritte con una certa discrezione, quasi confuse tra le varie
informazioni e ringraziamenti all'interno della copertina: "Questo
disco rappresenta una condivisione di intenti di musicisti
provenienti da diverse culture ed origini geografiche, una specie di
esempio di contatto tra le culture contemporanee, o un'imitazione
del disordine. Non rispettate confini né separazioni: non si
scende a patti sulla libertà di espressione". Questi
"schemi fatti di vapore" racchiudono metaforicamente sei
tra le composizioni di Bebo Baldan degli ultimi cinque anni,
finalmente pubblicate in forma concreta e tangibile dopo
essere circolate solamente su cassette duplicate in poche copie e
nel breve spazio dei concerti. Primo disco "italiano"
ho detto, perché dovrebbe essere imminente la pubblicazione
di quello che è il debut-album ufficiale "Sonjasikri"
da parte dell'etichetta indipendente belga Sub Rosa. Bebo ha
venticinque anni, suona le percussioni praticamente da sempre, ed è
interessato alla musica nelle sue espressioni più diverse: la
sperimentazione (ha studiato e partecipato per anni alle attività
del Percussione Ricerca Ensemble, uno dei gruppi di ricerca musicale
più importanti in Italia), al jazz ed all'improvvisazione
(seminari e concerti con Nana Vasconcelos, Birger Sulsbruck,
Kenny Clarke, Andrea Centazzo, etc.), al rock-blues (suona la
batteria con Tolo Marton, Andy J. Forest, Duck Baker, Eddy C.
Campbell, e molti altri). La scintilla che comunque deve aver
determinato i suoi attuali orientamenti musicali dev'essere stato
l'incontro e la collaborazione con il gruppo multi-etnico Family of
Percussion, al quale ha fatto seguito una lunga permanenza in
India e Nepal.
Al ritorno, Bebo ha suonato al Festival Tenco a Sanremo assieme
all'arpista Vincenzo Zitello, ed è in questa occasione che ha
incontrato Steve James. Steve, trentacinque anni, americano di
New York City trapiantato prima in India e poi nell'Europa dell'Est.
La sua biografia è densa di studi, incontri ed avvenimenti:
studioso di musica classica indiana, esecutore di talento ed
insegnante a sua volta, virtuoso di violino e sarod, discepolo tra
i prediletti di Ravi Shankar, collaboratore di Zakir Hussain, John
Mclaughlin, Badal Roy, Makam e cento altri. Bebo e Steve
iniziano a lavorare insieme: il primo risultato è della fine
del 1989, "Pangea", un progetto in otto parti sospeso tra
atmosfere elettroniche, orientaleggianti e percussive,
legato idealmente al concetto di "terra unica" prima
del distacco e deriva delle singole parti. Nonostante si tratti
in realtà di un'antologia di brani composti in un periodo di
cinque anni, un filo comune per "Vapor frames" esiste: è
l'uso strano e così particolare delle percussioni, utilizzate
sì per costruire, scomporre e ricostruire ritmi bizzarri e
complicati, ma soprattutto per dare vita a una nuova voce
strumentale fatta di frequenze sempre diverse. L'utilizzo
contemporaneo di strumenti poveri e oggetti trovati, e computer,
sintetizzatori e campionatori, può ricondurre alle cosiddette
"Musiche del Quarto Mondo", ma immagino francamente che
le intenzioni di Bebo siano meno concettuali. Nonostante certi
arrangiamenti non possano non ricordare lavori di altri personaggi
meglio conosciuti (quali David VanTieghem, tanto per fare un nome
non troppo a caso: "Basemart" sembra uscita da "These
things happen..."), c'è da compiacersi invece della vena
generale, piacevolmente indefinibile, delle melodie e dei
sapori. Bebo e Steve riescono a disorientare, a giocare con la
bussola e con il mappamondo, sovrapponendo immagini, suoni ed
invenzioni che appartengono a tutto e a nessuno. Grande problema
di catalogazione: dove mettere "Vapor frames"? non è
un disco di world music, né di jazz, tantomeno new-age...
Gigi Masin e Alessandro Monti
E per Wind collector c'è lo stesso problema di
identificazione: non è un disco di new-age, né un
lavoro da "cantautori" in senso tradizionale, né
un'opera di musica elettronica. Fin dai primi anni settanta, Gigi
Masin "bazzica" nella scena musicale veneziana,
partecipando alle vicende di varie formazioni rock e folk e alla
vita delle prime radio libere. L'innamoramento per la
sperimentazione sonora si concretizza nella composizione di musiche
per performance teatrali, fatte di esecuzioni "in diretta"
con l'uso di quattro giradischi (dai quali la musica, sia classica
che contemporanea, viene miscelata e scomposta), suoni radiofonici e
nastri pre-registrati. Il primo vero disco di Gigi Masin esce nel
1986 e si intitola "Wind": è rigorosamente
auto-finanziato, auto-prodotto, e pubblicato in edizione limitata.
In esso sono raccolti moltissimi spunti d'ispirazione: musica
contemporanea, sequenze minimali, striature jazz e
improvvisazione. Per il suo carattere piuttosto atipico, sia dal
punto di vista musicale (un punto d'incontro ideale tra circuiti
lontani: immaginate un album di John Martin prodotto da Harold
Budd...) che da quello commerciale (il disco è posto "non
in vendita"!), questo disco si guadagna la fama di "oggetto
di culto" e l'interesse della radio nazionale, nonché di
personaggi piuttosto in vista di certa musica, quali Kenny Wheeler e
Joy Boyd.
Qualche tempo dopo, l'indie belga Sub Rosa commissiona a Gigi Masin
una composizione di "nuova musica da camera". Due suoi
brani compaiono in "Voix Vulgaires", uno nella compilation
di cinquanta musicisti veneziani contro l'Expo 2000. I brani
di "Wind collector " sono stati tratti da numerose ore di
sessions registrate tra il 1988 e il 1989, e documentano,
concludendolo, un periodo di ricerca, anche melodica, non solo
formale. Il disco è prodotto da Alessandro Monti, musicista e
poeta anche lui veneziano, corresponsabile di arrangiamenti e di
parte delle composizioni.
L'intero catalogo di Divergo, oltre naturalmente a "Voix
Vulgaires", è stato offerto in sottoscrizione ad
A/Rivista anarchica. Chi lo desidera, potrà quindi acquistare
i dischi di Bebo Baldan (12.000 lire), Gigi Masin (12.000 lire) e/o
la raccolta "No EXPO" (album doppio, 15.000 lire) tramite
versamento sul c/c postale n. 12552204 (intestato a Editrice A -
20127 Milano), specificando il titolo desiderato sulla causale del
versamento. I prezzi indicati sono comprensivi delle spese postali.
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