Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 21 nr. 187
dicembre 1991 - gennaio 1992


Rivista Anarchica Online

Musica & idee
a cura di Marco Pandin (marcpan@tin.it)

Introduzione non tanto doverosa quanto "per scrupolo" alla recensione dei due dischi che seguono. Sono entrambi pubblicati da Divergo, l'etichetta discografica indipendente che bene o male mi ha avuto come "fondatore" e che mi vede comunque coinvolto in varie maniere nella sua gestione ed attività. La prima uscita di Divergo è stata, lo ricorderete, la raccolta "Les mystéres des Voix Vulgaires" con André Duchesne, Rhythm Activism, Peeni Waali e altri, un'iniziativa internazionale a sostegno di questa rivista, di cui è attualmente in lavorazione il proseguimento. Di un po' di chiarezza, dunque, ne sentivo il bisogno: scrivendo di questi due dischi mi ritrovo in qualche modo a fare della pubblicità, per giunta in senso positivo (visto che tutt'e due mi piacciono), a dei progetti che mi vedono quasi come coprotagonista. Fate un po' voi, adesso: io vi ho avvertito e, quanto meno, non cercherò di imbrogliarvi. Va bene?

Bebo Baldan e Steve James

Lo spirito di Vapor frames, primo disco "italiano" di Bebo Baldan e Steve James, sta probabilmente in queste tre righe, scritte con una certa discrezione, quasi confuse tra le varie informazioni e ringraziamenti all'interno della copertina: "Questo disco rappresenta una condivisione di intenti di musicisti provenienti da diverse culture ed origini geografiche, una specie di esempio di contatto tra le culture contemporanee, o un'imitazione del disordine. Non rispettate confini né separazioni: non si scende a patti sulla libertà di espressione".
Questi "schemi fatti di vapore" racchiudono metaforicamente sei tra le composizioni di Bebo Baldan degli ultimi cinque anni, finalmente pubblicate in forma concreta e tangibile dopo essere circolate solamente su cassette duplicate in poche copie e nel breve spazio dei concerti.
Primo disco "italiano" ho detto, perché dovrebbe essere imminente la pubblicazione di quello che è il debut-album ufficiale "Sonjasikri" da parte dell'etichetta indipendente belga Sub Rosa.
Bebo ha venticinque anni, suona le percussioni praticamente da sempre, ed è interessato alla musica nelle sue espressioni più diverse: la sperimentazione (ha studiato e partecipato per anni alle attività del Percussione Ricerca Ensemble, uno dei gruppi di ricerca musicale più importanti in Italia), al jazz ed all'improvvisazione (seminari e concerti con Nana Vasconcelos, Birger Sulsbruck, Kenny Clarke, Andrea Centazzo, etc.), al rock-blues (suona la batteria con Tolo Marton, Andy J. Forest, Duck Baker, Eddy C. Campbell, e molti altri). La scintilla che comunque deve aver determinato i suoi attuali orientamenti musicali dev'essere stato l'incontro e la collaborazione con il gruppo multi-etnico Family of Percussion, al quale ha fatto seguito una lunga permanenza in India e Nepal. Al ritorno, Bebo ha suonato al Festival Tenco a Sanremo assieme all'arpista Vincenzo Zitello, ed è in questa occasione che ha incontrato Steve James. Steve, trentacinque anni, americano di New York City trapiantato prima in India e poi nell'Europa dell'Est. La sua biografia è densa di studi, incontri ed avvenimenti: studioso di musica classica indiana, esecutore di talento ed insegnante a sua volta, virtuoso di violino e sarod, discepolo tra i prediletti di Ravi Shankar, collaboratore di Zakir Hussain, John Mclaughlin, Badal Roy, Makam e cento altri.
Bebo e Steve iniziano a lavorare insieme: il primo risultato è della fine del 1989, "Pangea", un progetto in otto parti sospeso tra atmosfere elettroniche, orientaleggianti e percussive, legato idealmente al concetto di "terra unica" prima del distacco e deriva delle singole parti. Nonostante si tratti in realtà di un'antologia di brani composti in un periodo di cinque anni, un filo comune per "Vapor frames" esiste: è l'uso strano e così particolare delle percussioni, utilizzate sì per costruire, scomporre e ricostruire ritmi bizzarri e complicati, ma soprattutto per dare vita a una nuova voce strumentale fatta di frequenze sempre diverse. L'utilizzo contemporaneo di strumenti poveri e oggetti trovati, e computer, sintetizzatori e campionatori, può ricondurre alle cosiddette "Musiche del Quarto Mondo", ma immagino francamente che le intenzioni di Bebo siano meno concettuali. Nonostante certi arrangiamenti non possano non ricordare lavori di altri personaggi meglio conosciuti (quali David VanTieghem, tanto per fare un nome non troppo a caso: "Basemart" sembra uscita da "These things happen..."), c'è da compiacersi invece della vena generale, piacevolmente indefinibile, delle melodie e dei sapori. Bebo e Steve riescono a disorientare, a giocare con la bussola e con il mappamondo, sovrapponendo immagini, suoni ed invenzioni che appartengono a tutto e a nessuno.
Grande problema di catalogazione: dove mettere "Vapor frames"? non è un disco di world music, né di jazz, tantomeno new-age...

Gigi Masin e Alessandro Monti

E per Wind collector c'è lo stesso problema di identificazione: non è un disco di new-age, né un lavoro da "cantautori" in senso tradizionale, né un'opera di musica elettronica. Fin dai primi anni settanta, Gigi Masin "bazzica" nella scena musicale veneziana, partecipando alle vicende di varie formazioni rock e folk e alla vita delle prime radio libere. L'innamoramento per la sperimentazione sonora si concretizza nella composizione di musiche per performance teatrali, fatte di esecuzioni "in diretta" con l'uso di quattro giradischi (dai quali la musica, sia classica che contemporanea, viene miscelata e scomposta), suoni radiofonici e nastri pre-registrati.
Il primo vero disco di Gigi Masin esce nel 1986 e si intitola "Wind": è rigorosamente auto-finanziato, auto-prodotto, e pubblicato in edizione limitata. In esso sono raccolti moltissimi spunti d'ispirazione: musica contemporanea, sequenze minimali, striature jazz e improvvisazione. Per il suo carattere piuttosto atipico, sia dal punto di vista musicale (un punto d'incontro ideale tra circuiti lontani: immaginate un album di John Martin prodotto da Harold Budd...) che da quello commerciale (il disco è posto "non in vendita"!), questo disco si guadagna la fama di "oggetto di culto" e l'interesse della radio nazionale, nonché di personaggi piuttosto in vista di certa musica, quali Kenny Wheeler e Joy Boyd. Qualche tempo dopo, l'indie belga Sub Rosa commissiona a Gigi Masin una composizione di "nuova musica da camera". Due suoi brani compaiono in "Voix Vulgaires", uno nella compilation di cinquanta musicisti veneziani contro l'Expo 2000.
I brani di "Wind collector " sono stati tratti da numerose ore di sessions registrate tra il 1988 e il 1989, e documentano, concludendolo, un periodo di ricerca, anche melodica, non solo formale. Il disco è prodotto da Alessandro Monti, musicista e poeta anche lui veneziano, corresponsabile di arrangiamenti e di parte delle composizioni.
L'intero catalogo di Divergo, oltre naturalmente a "Voix Vulgaires", è stato offerto in sottoscrizione ad A/Rivista anarchica. Chi lo desidera, potrà quindi acquistare i dischi di Bebo Baldan (12.000 lire), Gigi Masin (12.000 lire) e/o la raccolta "No EXPO" (album doppio, 15.000 lire) tramite versamento sul c/c postale n. 12552204 (intestato a Editrice A - 20127 Milano), specificando il titolo desiderato sulla causale del versamento. I prezzi indicati sono comprensivi delle spese postali. Il ricavato di questa vendita, tolte le spese vive, andrà a finanziare la nostra rivista.