Rivista Anarchica Online
Le ragioni del controllo
di Thomas S. Szasz
Il proibizionismo in materia di
droghe deriva dall'ideologia secondo la quale non deve esserci
separazione tra la medicina e lo stato, come nella società
teocratica non c'è separazione tra stato e chiesa. È una delle tesi dello
studioso statunitense Thomas S. Szasz, noto anche in Italia per i
suoi studi sulla logica del controllo psichiatrico.
Se il governo ci
prescrivesse le medicine e le diete, il
nostro corpo sarebbe come la nostra
anima. Così in Francia
una volta l'emetico è stato proibito come
medicina e la patata come genere
alimentare.(1)
Thomas Jefferson (1782)
Apparentemente, la guerra alle droghe è
una lotta contro le droghe "pericolose". Tuttavia, le
sostanze che vengono definite "droghe" sono semplicemente
prodotti della natura (ad esempio le foglie di coca) o
dell'invenzione dell'uomo (ad esempio il Valium). Si tratta di
oggetti materiali: foglie, liquidi, polveri e pillole. Come può
l'uomo combattere le droghe? Bisognerebbe essere ciechi per non
capire che la guerra alle droghe deve essere una guerra metaforica;
come tutte le guerre, anche la guerra alla droga è
un'aggressione fatta da alcuni uomini nei confronti di altri uomini.
Purtroppo, la distruzione apportata da tale guerra viene oscurata dal
rifiuto dell'uomo moderno di conoscere la droga e dalla premura dei
politici di sfruttare tale situazione. Inoltre, la parola "droga"
fa parte del vocabolario scientifico e, attualmente, è stata
inserita anche nel vocabolario politico. Ciò spiega perché
non può esistere una droga "neutrale". La droga può
essere buona o cattiva, efficace o inefficace, terapeutica o nociva,
legale o illegale. Ecco perché ci serviamo contemporaneamente
delle droghe come mezzi tecnici per combattere le malattie e come
capri espiatori nella lotta per la sicurezza personale e per la
stabilità politica.
Se la storia è maestra di vita,
ci insegna che gli esseri umani hanno la necessità di formare
gruppi e che la vittimizzazione sacrificale dei capri espiatori è
spesso un elemento indispensabile per mantenere la coesione sociale
tra i membri di tali gruppi. Percepita come l'incarnazione del male,
la vera natura del capro espiatorio non è facilmente
spiegabile con l'analisi razionale. Dato che il capro espiatorio
rappresenta il male, il compito del buon cittadino non consiste nel
comprenderlo, ma nell'odiarlo e nell'eliminarlo dalla comunità.
I tentativi di analizzare e di comprendere questa purificazione
rituale della società tramite i capri espiatori vengono
percepiti come un infedeltà o un attacco nei confronti della
"maggioranza compatta" e dei suoi interessi.
Ritengo che la "guerra alle
droghe" (americana) rappresenti una nuova variante dell'antica
passione dell'umanità di "purificare" se stessa
dalle "impurità", inscenando drammi di persecuzione
dei capri espiatori (2). In passato, abbiamo assistito a guerre
religiose o sante contro popoli che professavano una fede sbagliata;
in tempi più recenti, abbiamo assistito a guerre razziali ed
eugeniche contro popoli che avevano una composizione genetica
sbagliata. Attualmente assistiamo ad una guerra terapeutica e medica
contro le persone che fanno uso di droghe sbagliate.
Non dimentichiamo che lo stato moderno
è un apparato politico che possiede il monopolio della guerra:
sceglie i nemici, dichiara loro la guerra, e trae profitti
dall'impresa. Dicendo ciò, ripeto la classica osservazione di
Randolph Bourne, cioè che "la guerra è la
salute dello Stato. Nella società, essa mette automaticamente
in moto quei desideri irresistibili di uniformità e di
collaborazione effettiva con il governo per costringere
all'obbedienza i gruppi minori e gli individui a cui manca il senso
di comunità (3)". Inoltre, non bisogna dimenticare che
soltanto cinquant'anni fa Hitler incitava il popolo tedesco contro
gli ebrei ("spiegando" i vari modi in cui gli ebrei erano
"pericolosi" per i tedeschi e per la Germania). Milioni di
tedeschi, fra i quali numerosi personaggi di rilievo in campo
scientifico, medico, legale e delle comunicazioni, credevano nella
"pericolosità degli ebrei". Amavano l'immagine di
quel mito razziale, si sentivano esilarati dalla maggiore autostima e
dalla solidarietà che forniva loro ed erano eccitati dalla
prospettiva di "purificare" la nazione dalle "impurità
razziali". Al giorno d'oggi, in Germania nessuno crede più
al mito dell'"ebreo pericoloso", un cambiamento che non ha
niente a che fare con le ricerche o con le recenti scoperte
scientifiche sul problema dell'"ebreo pericoloso".
Mutatis mutandis, tutti i
presidenti americani a partire da John F. Kennedy e numerosi politici
americani hanno incitato il popolo americano - e molti altri popoli -
contro le "droghe pericolose", spiegando i vari modi in cui
tali droghe minacciano gli americani individualmente e gli Stati
Uniti come nazione. Milioni di americani , tra cui grossi scienziati,
medici e avvocati, credono nella realtà delle "droghe
pericolose": amano l'immagine di questo mito farmacologico e
sono attratti dalla prospettiva di ripulire la nazione dalle droghe
illegali. In breve, ci troviamo al centro di una guerra "terapeutica"
contro le "droghe", le persone che le vendono e che le
comprano (4).
È
un grave errore considerare gli attuali controlli della droga come li
considerano molte persone e come vogliono farceli vedere coloro che
ce li propongono, ossia come se fossero simili alle misure che si
adottano per evitare la diffusione della febbre tramite l'acqua o i
cibi contaminati. Invece di somigliare ai controlli basati su
considerazioni obiettive (tecniche, scientifiche), gli attuali
controlli delle droghe somigliano alle proibizioni di sostanze il cui
controllo si basa su considerazioni religiose o politiche (rituali,
sociali). In questo contesto, non dobbiamo dimenticare che quasi
tutti gli oggetti o comportamenti sono stati proibiti in luoghi e
tempi diversi, e la proibizione non veniva considerata tale da coloro
i quali credevano in essa, poiché la ritenevano razionale e
valida. Nel seguito è illustrato un breve elenco incompleto di
tali proibizioni, con alcuni commenti a tale riguardo.
Proibizioni di ogni tipo
Le leggi dietetiche ebraiche, citate
nel Vecchio Testamento, proibiscono di ingerire numerosi generi
alimentari. Anche se attualmente tali regole vengono spesso
giustificate per motivi igienici, esse non hanno niente a che vedere
con la salute; al contrario, hanno a che fare con la santità,
ossia col rispetto di Dio, al fine di ottenere i Suoi favori.
Glorificando quello che si può e che non si può
mangiare nel rispetto di un Dio, i veri credenti trasformano gli
avvenimenti ordinari - ad esempio mangiare un cocktail di gamberi -
in atti che, spiritualmente parlando, hanno a che fare con la vita e
la morte. Simili prescrizioni alimentari caratterizzano altre
religioni: ad esempio, i Mussulmani non possono mangiare il maiale,
mentre gli Indù non mangiano manzo. Alcune religioni vietano e
prescrivono determinate bevande; le cerimonie religiose cristiane ed
ebraiche richiedono l'uso dell'alcool che, a sua volta, è
proibito dal Corano.
Allo stesso modo del mangiare e del
bere, l'attività sessuale è una necessità umana
la cui pratica è stata strettamente controllata dal costume,
dalla religione e dalla legge. Tra le forme di attività
sessuali che sono state, o sono ancora, proibite, troviamo: la
masturbazione, l'omosessualità, i rapporti eterosessuali al di
fuori del matrimonio, i rapporti eterosessuali usando preservativi,
diaframmi o altri mezzi "artificiali" per il controllo
delle nascite, i rapporti eterosessuali non genitali, l'incesto e la
prostituzione. Per circa duecento anni - e anche nel ventesimo secolo
- l'abuso di se stessi (come veniva denominata la masturbazione)
veniva considerato la più grande minaccia per l'uomo sia dal
punto di vista medico sia da quello morale. La stessa preoccupazione
che circondava l'abuso di se stessi investe anche il problema
dell'abuso di droga.
Le rappresentazioni verbali e
pittoriche di determinate idee o immagini probabilmente costituiscono
i prodotti primari dell'invenzione umana, proibiti dall'invenzione
umana. Inoltre, tale comportamento affonda le sue radici nel rituale
religioso, esemplificato dalla proibizione ebraica delle immagini
scolpite, ossia di creare immagini di Dio e quindi dell'uomo fatto a
Sua immagine. Ecco perché, prima dell'era moderna, non
esistevano pittori o scultori ebrei. In seguito allo sviluppo della
letteratura laica, la chiesa cattolica ha subito criminalizzato la
traduzione della Bibbia in lingue "volgari". Per cui,
possedere una Bibbia in inglese nel quindicesimo secolo veniva
considerata un'offesa superiore al possesso odierno di eroina, con la
differenza che la punizione consisteva nell'essere bruciati sul rogo.
Da allora si sono susseguiti vari
generi di proibizioni riguardo alle parole scritte o dette ed ai
dipinti, ad esempio la bestemmia, l'eresia, la sovversione, la
sedizione, l'oscenità, la pornografia, ecc. Tali proibizioni
sono state messe in atto tramite interventi istituzionalizzati quali
l'Indice Cattolico Romano dei Libri Proibiti, le leggi Comstock
(negli Stati Uniti), la distruzione dei libri effettuata dai nazisti
e le politiche di censura dei vari paesi a regime totalitario.
Il denaro, sia in metallo prezioso che
in materiale cartaceo, è un ulteriore prodotto dell'invenzione
umana ampiamente proibito nel corso della storia. Anche se gli Stati
Uniti vengono considerati il pilastro del mondo capitalista
occidentale, fino a tempi recenti il possesso dell'oro era proibito.
Il possesso di questo metallo (sotto forma diversa dagli ornamenti
personali) è naturalmente, proibito in tutti i paesi
comunisti; lo stesso avviene per il libero flusso di moneta cartacea
oltre i confini nazionali (l'articolo è stato scritto prima
degli avvenimenti dell'89 n.d.r.). Il divieto del prestito di denaro
con gli interessi è inveterato nelle religioni cristiane e
musulmane. Gli interessi venivano talvolta considerati un male da
condannare; in altri tempi, sono stati proibiti gli interessi
"eccessivi", cioè l'"usura". Gli attuali
tassi di interesse addebitati o pagati dalle banche americane nel
medioevo sarebbero stati considerati usura.
Anche se nell'antichità il gioco
era molto diffuso ed era permesso, nel mondo cristiano veniva
considerato un peccato e, in generale, veniva proibito. Gestito come
impresa privata, il gioco viene ancora considerato un'offesa
criminale in gran parte degli Stati Uniti. Tuttavia, se viene
organizzato dallo Stato, il quale offre ai giocatori molto meno,
rispetto alle istituzioni di gioco private, viene considerato una
iniziativa virtuosa promossa dal governo.
In breve, non esiste nessun oggetto
materiale o comportamento umano che non sia stato ritenuto
"pericoloso" o "dannoso" nei confronti di Dio,
del re, dell'interesse pubblico, della sicurezza nazionale, della
salute fisica o mentale e, quindi, proibito dalle autorità
psichiatriche, mediche, legali o religiose. Nel caso di tutti i
divieti dobbiamo confrontarci con determinate regole
cerimoniali-rituali razionalizzate o giustificate su basi
scientifico-pragmatiche. Di solito si ritiene che tali proibizioni
proteggano la salute o il benessere di individui o gruppi
particolarmente vulnerabili. In realtà, le regole proteggono
il benessere, ossia l'integrità della comunità (e ciò
spiega il significato della funzione cerimoniale di alcune regole
comportamentali).
Fra Babbo Natale e il dottor
Schweitzer
In che modo le droghe costituiscono un
pericolo per le persone sia a livello individuale che
collettivamente, ossia per le nazioni? Cosa hanno di diverso dalle
altre droghe quelle combattute ufficialmente, specialmente l'oppio
(l'eroina, ecc.), la cocaina e la marijuana? Se tali droghe
costituiscono, al giorno d'oggi, un grave pericolo, perché non
sono state considerate pericolose per l'umanità per migliaia
di anni? Se riflettessimo su tali questioni capiremmo che le droghe
che vengono accettate (in particolare l'alcool, il tabacco e le
droghe che alterano la mente, considerate psicoterapeutiche),
costituiscono una minaccia ben più grave e causano danni
dimostrabili rispetto a quelli apportati dalle droghe proibite o
cosiddette "pericolose".
Naturalmente vi sono motivi economici,
storici e religiosi molto complessi, che non cito in questo contesto,
che influenzano la scelta delle droghe. Ma nonostante tali fattori
determinanti storico-culturali e le proprietà farmacologiche
delle "droghe pericolose" in questione, rimane il semplice
fatto che nessuno è obbligato ad ingerire, a inalare o ad
iniettarsi tali sostanze se non lo vuole. Questo fatto fa vedere il
"problema della droga" in una luce totalmente diversa
rispetto alla visione ufficiale. La linea di pensiero ufficiale
consiste nel fatto che le "droghe pericolose" rappresentano
una minaccia esterna per le persone, ossia una minaccia simile ad un
disastro naturale, come un'eruzione vulcanica o un uragano.
Da questa immagine si deduce che è
compito dello stato moderno proteggere i suoi cittadini da tali
pericoli, mentre è dovere del cittadino assoggettarsi alla
protezione così impostagli per il bene della comunità. Tuttavia, le "droghe pericolose"
non rappresentano una simile minaccia. Il pericolo costituito dalle
cosiddette droghe pericolose è diverso da quello rappresentato
dagli uragani, poiché è più simile al pericolo
che, per alcune persone, è rappresentato dalla masturbazione o
dal mangiare la carne di maiale. Il problema sta nel fatto che alcune
minacce (in particolare i disastri naturali) ci mettono nella
condizione di "vittime passive", mentre altre minacce, ad
esempio gli atti sessuali e i cibi proibiti, ci mettono nella
condizione di "vittime attive", cioè soltanto se
cediamo alla tentazione. Per cui, un ebreo ortodosso può avere
la tentazione di mangiare un sandwich al prosciutto, mentre un
cattolico può avere la tentazione di usare metodi di
contraccezione artificiali. Tuttavia, tutto ciò non ci fa
considerare la carne di maiale o la contraccezione artificiale come
"pericoli" dai quali lo Stato deve proteggerci. Al
contrario, riteniamo che il libero accesso a tali cibi e metodi sia
un nostro diritto.
Attualmente, e specialmente negli Stati
Uniti, il cosiddetto "problema della droga'" assume
dimensioni diverse. Prima di tutto, vi è il problema posto
dalle proprietà farmacologiche delle droghe in
questione. Tale problema è di natura tecnica: tutte le nuove
invenzioni pratiche o scientifiche non solo ci offrono determinate
soluzioni per i vecchi problemi, ma creano nuovi problemi. Le droghe
non fanno eccezione. In secondo luogo, vi è il problema posto
all'individuo dalla tentazione di usare determinate droghe,
specialmente quelle che vengono considerate "apportatrici"
di piacere. Questo problema è di natura morale e psicologica:
alcune droghe ci offrono nuove tentazioni, ma dobbiamo imparare a
resistere o a goderle con moderazione. In terzo luogo, vi è il
problema posto dalla proibizione di determinate droghe. Questo
problema è in parte di natura politica ed economica e in parte
di natura morale e psicologica. La proibizione della droga
costituisce una specie di capro espiatorio, come è stato detto
in precedenza; inoltre, dà origine a nuovi problemi sociali,
medici e legali, collegati all'intromissione
autoritaria/proibizionistica nella vita privata dei cittadini.
Oltre a quanto espresso in precedenza,
le politiche del proibizionismo della droga danno origine ad una
vasta serie di opportunità e di opzioni esistenziali ed
economiche, altrimenti non disponibili. Per i membri delle classi
alte e medie, la guerra alle droghe fornisce le opportunità
per conquistare l'autostima, il riconoscimento pubblico della
benevolenza, il significato della vita, il lavoro e il denaro. Ad
esempio, mette le mogli dei presidenti americani nella condizione di
realizzare una combinazione fra Babbo Natale ed il dottor Schweitzer
nei confronti dei loro beneficiari involontari i quali, senza la
compassione e la bontà d'animo di queste signore,
apparentemente non sono in grado di astenersi dal consumo di droghe
illegali. Inoltre, mette i medici, e specialmente gli psichiatri, in
condizione di richiedere esperienze speciali per i trattamenti delle
mitiche malattie derivanti dall'abuso di droga, richiesta che i
politici ed altri sono troppo impazienti di autenticare. Questi
esempi sono soltanto la parte emersa del proverbiale iceberg: non è
necessario elencare i numerosi lavori del racket della
"riabilitazione dei drogati" e gli effetti sull'economia,
dei quali siamo perfettamente a conoscenza.
I membri dei ceti bassi, considerano la
guerra alle droghe forse ancora più utile; ad esempio, ai
giovani disoccupati o inabili al lavoro la guerra offre l'opportunità
di vivere lavorando come spacciatori di droga e, dopo la guarigione
dall'"abuso di droga", di diventare consulenti sull'abuso
della droga. Alle persone abili al lavoro e senza esperienza, offre
innumerevoli opportunità di impadronirsi dell'infrastruttura
dell'impero dell'abuso della droga. Infine, alle persone di tutti i
livelli della società, la guerra alle droghe offre l'occasione
di drammatizzare la vita ingrandendo la propria individualità
resistendo a determinati tabù medici moderni.
Senza dubbio, il ruolo del disprezzo
del cosiddetto abuso di droga è abbastanza ovvio. Risulta
chiaramente dai vari rifiuti delle sottoculture contemporanee delle
droghe legali e convenzionali e dall'accettazione dell'uso di droghe
illegali e non convenzionali. Il perenne confronto tra l'autorità
e l'autonomia, la tensione permanente tra il comportamento basato
sulla sottomissione alla coercizione e la libera scelta del corso
della propria vita, rappresentano argomenti di base della morale e
della psicologia dell'uomo su un palcoscenico ove i personaggi sono
rappresentati dalla droga e dalle leggi contro la droga.
Tranne i libertari
Gli americani ritengono che la libertà
di parola e di religione siano un diritto fondamentale. Fino al 1914,
consideravano come diritto fondamentale anche la scelta delle diete e
delle droghe. Al giorno d'oggi, questa mentalità non è
più valida. Che cosa si nasconde dietro la trasformazione
politica e morale che è sfociata nel rifiuto, da parte della
maggioranza degli americani, del diritto di auto-controllare le
proprie diete e le droghe? Cosa sarebbe successo in vista degli ovvi
confronti tra la libertà di acquisire determinate idee e la
restrizione da parte dello Stato tramite la censura della stampa e la
libertà di ingerire determinate droghe e la restrizione da
parte dello Stato tramite il controllo delle droghe?
La risposta alle suddette questioni sta
nel fatto che la nostra società è terapeutica nel senso
in cui la società spagnola medioevale era teocratica. Allo
stesso modo in cui uomini e donne che vivevano in una società
teocratica non credevano nella separazione tra Stato e Chiesa ma, al
contrario, sostenevano con fervore la loro unione, noi che viviamo in
una società terapeutica non crediamo nella separazione della
medicina dallo Stato, ma sosteniamo la loro unione. La censura delle
droghe deriva da quest'ultima ideologia come la censura dei libri è
derivata inesorabilmente dalla prima. Ciò spiega perché
i liberali ed i conservatori (e molte altre persone in questo centro
immaginario) favoriscono il controllo delle droghe. Infatti, negli
Stati Uniti le persone appartenenti a tutti i credi religiosi e
politici, tranne i libertari, sono a favore del controllo delle
droghe.
Da un punto di vista politico, le
droghe, i libri e le pratiche religiose presentano lo stesso problema
a un popolo ed ai suoi governanti. Lo Stato, che rappresenta una
classe particolare o un'etica dominante, può scegliere di
adottare determinati libri, droghe e pratiche religiose e di
rifiutarne altri, poiché considerati pericolosi, depravati,
demenziali o diabolici. Nel corso della storia, tale situazione ha
caratterizzato la maggior parte delle società. Oppure lo
Stato, in qualità di rappresentante di una costituzione che
ritualizza la supremazia di una scelta individuale per il comfort
della collettività, può garantire il libero commercio
delle droghe, dei libri e delle pratiche religiose. Tale situazione
ha sempre caratterizzato gli Stati Uniti, ma attualmente ha subito
mutamenti.
Ironicamente, nel cosiddetto attuale
mondo occidentale libero, la censura delle parole e delle immagini
viene generalmente considerata un anacronismo politico e morale,
rifiutato da tutti i politici e dagli intellettuali, mentre nel caso
della censura delle droghe avviene l'opposto. L'argomento che le
persone abbiano bisogno della protezione dello Stato riguardo alle
droghe pericolose e non alle idee pericolose non è
convincente. Nessuno è costretto a prendere la droga contro la
propria volontà, come nessuno è costretto a leggere un
libro o a guardare un'immagine se non lo vuole. Dato che è lo
Stato ad assumere il controllo della situazione, non può fare
altro che soggiogare i cittadini, proteggendoli dalle tentazioni e
impedendo loro di autodeterminare la propria vita, sotto forma di
benefici ad una popolazione schiava. Come abbiamo fatto ad instaurare
una situazione così spiacevole?
Attualmente si ritiene che il compito
legittimo dello Stato consista nel controllare determinate sostanze
che ingeriamo, specialmente le cosiddette droghe psicoattive. In base
a questa teoria, per il bene della società lo Stato, oltre a
controllare le persone pericolose, deve anche controllare le droghe
pericolose. La carenza ovvia di questa analogia viene oscurata dal
fatto che si concentrano le nozioni di droghe pericolose e di atti
pericolosi. Di conseguenza, la gente sa che le droghe pericolose
inducono le persone a comportarsi in maniera pericolosa e che è
compito dello Stato proteggere i suoi cittadini dai narcotici così
come li protegge dai ladri e dagli assassini. Il guaio è che
queste supposizioni sono false.
Chiaramente, il fatto che l'eroina o la
cocaina siano proibite perché generano assuefazione o sono
pericolose non può essere sostenuto da fatti concreti.
Esistono molte droghe, dall'insulina alla penicillina, che non danno
assuefazione ma che sono, a loro volta, proibite: si possono ottenere
soltanto dietro prescrizione medica. Inoltre, esistono molte altre
cose; dai veleni alle armi, che sono molto più pericolose dei
narcotici (specialmente per gli altri), ma che non sono proibite.
Negli Stati Uniti è possibile entrare in un negozio e uscirne
con una pistola, mentre non è possibile uscirne con i
barbiturici o con una siringa ipodermica vuota. Attualmente siamo
deprivati di queste opzioni poiché valutiamo il paternalismo
medico più del diritto di ottenere ed usare le droghe senza
dover ricorrere a intermediari medici.
Il ruolo della medicina
Pertanto ritengo che il problema
dell'abuso di droga faccia parte della nostra etica sociale che
accetta le "protezioni" e le repressioni giustificate dagli
appelli alla salute, simili a quelle che le società medioevali
accettavano perché giustificate con gli appelli alla fede.
L'abuso di droga (nella misura in cui ne siamo a conoscenza) è
una delle inevitabili conseguenze del monopolio medico sulle droghe,
monopolio il cui valore viene quotidianamente rivendicato da scienza
e legge, stato e chiesa, professioni e laicato. Mentre in passato la
chiesa controllava i rapporti dell'uomo con Dio, oggi la medicina
controlla i rapporti dell'uomo con il suo corpo. La deviazione dalle
regole istituite dalla chiesa veniva considerata un'eresia e punita
con le adeguate sanzioni teologiche; le deviazioni dalle regole
istituite dalla medicina vengono oggi denominate abuso di droga (o
una specie di "malattia mentale") e quindi punite con le
adeguate sanzioni mediche, denominate trattamento. Senza dubbio, le
droghe influenzano il corpo e la mente nel bene e nel male. Per
questo motivo, abbiamo bisogno di associazioni volontarie private, o
del governo (come sostengono alcuni), che ci proteggano dai pericoli
dell'eroina, del sale e delle diete ingrassanti. Però, i
nostri potenziali protettori devono informarci riguardo a ciò
che considerano sostanze pericolose e a come intendono punirci
se siamo d'accordo o se non rispettiamo le loro regole.
Secondo il detto reso famoso dai
Cesari, l'uomo ha bisogno soltanto di due cose : panem et
circenses, pane e circhi. E questo è valido ancora oggi.
Attualmente, le fabbriche e le fattorie ci forniscono un'abbondanza
di "pane", mentre le droghe e il controllo delle droghe
rappresentano i nostri "circhi". In altre parole, l'attuale
preoccupazione circa l'uso e l'abuso delle droghe, insieme alla
persecuzione delle droghe (illegali), dei drogati e degli
spacciatori, viene considerata un rituale secolare che diverte,
affascina, terrorizza e soddisfa la gente, come le lotte dei
gladiatori affascinavano e soddisfacevano i Romani.
Purtroppo, la guerra alle droghe ha
offerto, e continua ad offrire, all'uomo moderno ciò che egli
sembra desiderare ardentemente: la falsa compassione e la vera
coercizione; la pseudo-scienza ed il paternalismo reale; malattie
immaginarie e trattamenti metaforici; politiche opportunistiche e
false ipocrisie. È
triste constatare come una persona che conosce la storia, la
farmacologia, la lotta dell'uomo per l'autodisciplina, il bisogno
umano di rifiutarla, la sostituisca con la sottomissione ad una
autorità paternalistica coercitiva, ignorando la conclusione
che la guerra alle droghe sia semplicemente un altro capitolo della
storia naturale della stupidità umana (5). Ritengo che come avviene per la
libertà di parola e di religione, l'automedicazione debba
essere considerata uno dei diritti fondamentali e che invece di
opporsi o di diffondere le droghe illegali, parafrasando Voltaire,
dovremmo adottare come regola la seguente massima: "Disapprovo
ciò che prendete, ma fino alla morte difenderò il
diritto che avete di prenderlo!" (6) .
In conclusione, è importante
sottolineare il fatto che la guerra alle droghe è la più
lunga, la guerra dichiarata formalmente che si è protratta più
a lungo in questo secolo turbolento: è già durata più
della prima e della seconda guerra mondiale e delle guerre in Corea
ed in Vietnam, né si intravede la sua fine. Dato che si tratta
d'una guerra al desiderio umano, non può essere vinta in
nessun senso significativo di questo termine. Infine, dato che i suoi
principali beneficiari sono i politici che la incoraggiano, dobbiamo
tentare di trovare politici onesti e umani che facciano comprendere
all'opinione pubblica che la pace è più importante
della guerra, anche se il "nemico" viene stupidamente
chiamato "droghe".
1- T. Jefferson, "Note sullo Stato
della Virginia" (1781), ed. A. Koch e W. Peden, Vita e Opere
Scelte di Thomas Jefferson (New York: Biblioteca Moderna, 1944)
p. 275.
2- T.S. Szasz., Il prodotto della
pazzia: Uno Studio Comparativo sull'Inquisizione e sulla Sanità
Mentale (New York: Harper & Row, 1970), pp. 242-75.
3- R. Bourne, La Volontà
Radicale: Scritti Selezionati, 1911-1918 (New York; Urizen
Books,1977), p. 360.
4- Per uno sviluppo sistematico di
questa tesi, vedi T.S. Szasz, Chimica Cerimoniale : La
Persecuzione Rituale delle Droghe, dei Drogati e degli Spacciatori
(Garden City, New York: Doubleday, 1974).
5- Vedi, in generale, C. Mackay,
Delusioni Popolari e Pazzia delle Folle (1841) (New York:
Noonday Press, 1962).
6- "Disapprovo quello che dite,
ma difenderò fino alla morte il diritto che avete di dirlo".
In realtà, questa frase, attribuita a Voltaire, non risulta
verbatim nelle opere di Voltaire. Vedi C. Morley, ed.
Bartlett's Familiar Quotations (Boston: Little, Brown, 1951),
p. 1168.
Nel 1922 Malatesta propone: liberalizzazione!
"Il pericolo
della cocaina. Una proposta che... non sarà accettata". Con questo
titolo e sottotitolo appariva, sul quotidiano anarchico Umanità
Nova del 10 agosto 1922, un breve articolo del quasi settantenne
Errico Malatesta. Niente di approfondito, d'accordo. Ma l'approccio
di fondo al problema, la sfiducia a qualsiasi politica basata sul
proibizionismo e sulla repressione, rendono sorprendentemente attuale
questa presa di posizione "vecchia" di quasi 70 anni.
In Francia esistono leggi severe
contro chi usa e chi smercia la cocaina. E, come è consueto,
il flagello si estende e s'intensifica malgrado le leggi e forse a
causa delle leggi. Così pure nel resto di Europa e
nell'America. Il dottor Courtois Suffit,
dell'accademia di medicina francese, che già l'anno scorso
aveva gettato un grido di allarme contro il pericolo della cocaina,
constatato l'insuccesso della legislazione penale, domanda... nuove e
più severe leggi. È
il vecchio errore dei legislatori, malgrado che l'esperienza ha
sempre, invariabilmente mostrato che mai la legge, per barbara che
sia, è valsa a sopprimere un vizio, o scoraggiare il delitto. Più severe saranno le pene
inflitte ai consumatori ed ai negozianti di cocaina, e più
aumenterà nei consumatori l'attrazione del frutto proibito ed
il fascino del pericolo affrontato, e negli speculatori l'avidità
del guadagno, che è già ingente e crescerà
ancora col crescere della legge. Inutile quindi di sperare nelle
legge. Noi proponiamo un altro rimedio. Dichiarare libero l'uso ed il
commercio della cocaina, ed aprire degli spacci in cui la cocaina
fosse venduta a prezzo di costo, o anche sotto costo. E poi fare grande propaganda per
ispiegare al pubblico e far toccar con mano i danni della cocaina;
nessuno farebbe propaganda contraria perché nessuno potrebbe
guadagnare sul male dei cocainomani. Certo con questo non sparirebbe
completamente l'uso dannoso della cocaina, perché
persisterebbero le cause sociali che creano i disgraziati e li
spingono all'uso degli stupefacenti. Ma in ogni modo il male
diminuirebbe, perché nessuno potrebbe guadagnare sulla vendita
della droga e nessuno potrebbe speculare sulla caccia agli
speculatori. E per questo la nostra proposta o
non sarà presa in considerazione o sarà trattata
chimerica e folle. Però la gente intelligente e
disinteressata potrebbe dirsi: non sarebbe bene, almeno a titolo di
esperimento, provare il metodo anarchico?
Errico Malatesta
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