Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 18 nr. 158
ottobre 1988


Rivista Anarchica Online

Il ghetto siamo noi

Già in altre manifestazioni svoltesi in varie parti d'Italia ci era parso di notare uno strano fenomeno: ci recavamo in queste località con la volontà di approdare a qualcosa di concreto e costruttivo, o quanto meno con la speranza di trascorrere un paio di giorni in un ambiente dove il dialogo, la discussione, il confronto e tutto quanto insomma possa essere contributo alla lotta si svolgesse nel clima di reciproco rispetto della individualità e di solidarietà anarchica.
Ma niente di tutto questo avviene: questo clima è introvabile. E, ci dispiace dirlo, con sempre maggiore frequenza i responsabili di queste mancate occasioni di incontro si identificano con alcuni gruppi di punx. Dobbiamo riconoscerlo con estremo dispiacere, in quanto noi stessi abbiamo avuto e abbiamo tutt'ora a che fare con l'universo punx anarchico. Cosa c'è che non va? Giungendo a queste manifestazioni l'odore di violenza è insopportabile; non avviene dialogo con questi individui; le risse fra compagni si susseguono una all'altra; se una ragazza si avventura sola per lo spazio della manifestazione è subito "invitata al dialogo", con un molto libertario - Bella figa, vieni qua! -, degno del più bieco e maschilista avventore di un qualsiasi Bar dello Sport rionale; poi insulti, provocazioni, sopraffazioni e altro non mancano.
Se qualcuno osa protestare con i diretti responsabili di tutto questo, lo fa a suo rischio e pericolo. Un pugno in faccia o una minaccia coltello alla mano sono quanto di meglio si possa desiderare recandosi ad un incontro con compagni anarchici.
Questo è quello che abbiamo potuto notare alla riunione dei Centri Sociali tenutasi presso l'Indiano a Firenze in primavera; e al Meeting Anticlericale di Fano. I responsabili di tutto questo, come già detto, sono alcuni gruppi di punx. Fatto ancora più allarmante, non si trattava, nelle due occasioni, delle medesime persone, ma di individui diversi, provenienti da città diverse.
Inutile dire che entrambe le manifestazioni si sono concluse in ben povera cosa, grazie alla continua degenerazione violenta, verbale e fisica.
Soprattutto quella di Fano, ridotta ad un campo stretto d'assedio; molti compagni si sono visti costretti ad andarsene, vista l'atmosfera creatasi. Tutto quello che pare interessi queste persone è il raggiungimento del più totale annullamento delle proprie facoltà fisiche e mentali, ottenuto grazie all'alcool ed altro; la ricerca di tutto questo e del denaro per procurarsene è l'occupazione principale di questi individui, schiavi di una condizione psico-fisica: l'intorpidimento mentale.
Libera scelta, certo; lo sarebbe, se fosse fatta con coerenza, e non vagando in branchi con la ferma intenzione di divertirsi prevaricando su altri.
Così, le forze dell'ordine non hanno più l'esigenza di presenziare massicce; immagino già come se la ridono in caserma e in questura pensando a noi che ci pestiamo a dovere.
Ma oltre a tutto questo, il danno portato da questi punx alla lotta anarchica è di ben altra portata: se è vero che vogliamo demolire i muri del ghetto e avvicinare più persone possibile alla lotta contro tutto ciò che è contrario alla libertà dell'uomo, non è certo questa la via. Tanto per chiarirci, ecco una scena.
Fano. Meeting Anticlericale. Due ragazzi entrano nella rocca pedalando su di un tandem. Due curiosi. Si fermano e osservano. Poco più in là, uno di questi punx cammina veloce seguendo una ragazza. Nel passar vicino ai due ragazzi, molla uno scappellotto in testa a uno dei due. I due riprendono a pedalare e se ne vanno.
Quanti altri ancora se ne dovranno andare? Ed ecco dove sono i muri del ghetto: il ghetto siamo noi, una nostra sovrastruttura, né più né meno della morale borghese o della religione; se quel punx fosse entrato in una chiesa durante una funzione, l'avrebbero probabilmente trattato allo stesso modo, invitandolo caldamente ad andarsene. Noi per primi ci rifiutiamo di avere rapporti con la gente, di confrontarci con altre persone, e non si parla qui di proselitismo né indottrinamento.
Solo, non abbiamo intenzione di firmare la resa e la sconfitta prima ancora di avere iniziato a lottare; di fare propaganda da una parte per mandare contemporaneamente affanculo chi si avvicina a noi dall'altra.
A questi punx, si può solo dire che è comprensibile la situazione particolarmente tragica e opprimente di chi vive in una metropoli, e i relativi comportamenti violenti che ne derivano, purtroppo.
La giungla ha le sue leggi, ma è proprio per abbatterle che è necessario incontrarsi senza dimenticare dov'è la barricata e con chi abbiamo a che fare.
Basta con le bolge infernali (...): torniamo all'anarchia.

La compagnia teatrale UtopiA e altri (Rimini)