Rivista Anarchica Online
Una vita fragile
di Paolo Finzi
C'è, a Bologna, una casa
editrice - Agalev Edizioni (via de' Buttieri 7/b, 40125 Bologna) -
che prevede nel prossimo futuro la pubblicazione di una serie di
libri decisamente interessanti: tra gli altri, la biografia del
popolare militante nero sudafricano Nelson Mandela (scritta da Mary
Benson) e la traduzione italiana di "The modern crisis"
dell'anarchico statunitense Murray Bookchin, "fondatore"
dell'ecologia sociale. Intanto è da poco uscita la
biografia di Tina Modotti, una donna inquieta, attrice, fotografa, ma
soprattutto nota per il suo impegno nel movimento comunista
internazionale negli anni '20 e '30. Anni cupi, tragici, segnati
dall'egemonia bolscevica e staliniana, dall'intolleranza, la
persecuzione e l'eliminazione sistematica di quanti - nel cosiddetto
"movimento operaio" ed in campo antifascista - rifiutavano
di sottomettersi a Stalin ed ai suoi epigoni. A Mosca, a Parigi, in
Spagna, in Messico, Tina Modotti visse quegli anni all'interno della
macchina burocratica staliniana - per molti anni compagna di quel
Vittorio Vidali - il famigerato "Comandante Carlos" - che con
Luigi Longo, Palmiro Togliatti ed altri dirigenti comunisti italiani
fu tra i principali teorizzatori, organizzatori ed anche esecutori
della politica staliniana.
Personalmente non avrei pensato di
segnalare su di una pubblicazione anarchica una figura come quella di
Tina Modotti. Il fatto è che questo I fuochi, le
ombre, il silenzio, sottotitolo: "La fragil vida
di Tina Modotti negli anni delle certezze assolute", (pagg.
198, lire 20.000) è scritta da un libertario, Pino Cacucci,
che affronta con spirito critico non solo la tormentata - ma per
certi aspetti decisamente squallida - vita della Modotti, ma anche la
più generale vicenda dello stalinismo.
Altri, forse, si appassionerà
nel seguire la ricostruzione che Cacucci tenta della fragil vida
di questa donna, in continuo sostanziale conflitto - secondo l'autore -
con le pratiche politiche, la mentalità "bigotta" e
tanti altri aspetti negativi dell'ambiente comunista di cui pure era
esponente di non marginale rilievo. Da questo punto di vista, il
libro di Cacucci può essere gustato anche come un romanzo
vivace, scritto con mano sicura ed anche con sensibilità.
Il mio interesse, invece, è
stato stimolato soprattutto dalle pagine in cui Cacucci ricostruisce
- con una documentazione anche originale (l'intervista ad Octavio
Paz, per esempio) - quei fatti (e misfatti), quegli ambienti, quei
personaggi che hanno incarnato il peggio dello stalinismo e che
invece la storiografia "ufficiale" ha opportunamente
obliato, quando non esaltato. Operando, così, una delle più
massicce, squallide ed efficaci mistificazioni storiche.
Che si tratti dell'emigrazione
antifascista italiana a Mosca o a Parigi, delle vicende spagnole del
'36/'39 (ed in particolare delle tragiche giornate del maggio '37 a
Barcellona), dell'assassinio di Leone Trotzki in Messico, Cacucci
contribuisce con questo suo libro a ricostruire i fatti nella loro
verità. Squallidi figuri come Siqueiros (personalmente
implicato nell'eliminazione con picozza di Trotzki) e Neruda, Vidali,
Togliatti, ecc, escono da un'improbabile "leggenda" per
entrare a pieno diritto nella storia: del crimine politico, della
controrivoluzione, di quel cancro dell'emancipazione sociale che è
stato lo stalinismo.
Tina Modotti appartenne a quel mondo.
Ne visse lo squallore, ma alla fine - probabilmente eliminata dai suoi
stessi compagni - ne rimase vittima. Come milioni di altri individui,
vittime dello stalinismo.
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