Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 18 nr. 153
marzo 1988


Rivista Anarchica Online

Nonsolosolidarnosc
di Franek Michalski

Quando si parla dell'opposizione polacca, i mass-media citano sempre e solo Solidarnosc. Ci sono invece gruppi che contestano il comunismo reale senza per questo riconoscersi in Walesa o in Wojtyla. Tra gli altri, ci sono anche gli antimilitaristi libertari.

Provate a chiedere dell'anarchismo in Polonia. Vi risponderanno con un'alzata di spalle, oppure vi racconteranno del movimento cooperativo pre-bellico e della filosofia socialista libertaria di Edward Abramowski.
O forse vi parleranno di "quei pazzi" del RSA di Danzica. Il Movimento per una società alternativa (RSA) ha acquistato notorietà a livello nazionale da quando, nel 1985, un gruppo di suoi giovani aderenti si scontrò con la polizia durante la manifestazione per il Primo Maggio. I poliziotti, bersagliati dai sassi, dovettero darsela a gambe e gli abitanti del quartiere furono costretti a dar rifugio agli agenti nelle loro case, per proteggerli dai dimostranti.
Ma il fatto di scendere in piazza non è insolito di per sé, soprattutto ora che non ci sono più leggi marziali. Ciò che caratterizza il RSA e lo rende unico è il suo esplicito anarchismo. La rivista del movimento, Homek, di cui sono usciti 28 numeri dal 1983 al 1986, ha pubblicato articoli contro l'autorità dello Stato, contro l'esercito e persino contro la Chiesa e i gruppi di opposizione più tradizionali, che si identificano con Solidarnosc. "È vietato vietare: questa è la nostra filosofia", ha scritto uno dei collaboratori della rivista.
Sull'esercito: "Per noi il servizio alternativo non è l'obiettivo finale, ma soltanto un mezzo per giungere alla eliminazione totale dell'esercito. E la lotta contro l'esercito è soltanto una parte del nostro programma, che mira all'eliminazione dell'autorità dello Stato sull'individuo - e più in generale all'eliminazione della violenza nella vita pubblica, della censura e della pena di morte. Lottiamo per il diritto di libera associazione e per il diritto a una cultura e un'educazione indipendenti. Lottiamo per proteggere l'ambiente naturale (siamo contrari alla costruzione di impianti nucleari in Polonia, secondo il modello sovietico). Tutti questi obiettivi non possono essere raggiunti istantaneamente (in virtù di un miracolo, o tramite una rivoluzione). Bisogna arrivarci per tappe - e la prima tappa è l'esercito!" (Dall'opuscolo Schweik del RSA, luglio 1986).
Sul lavoro: "Il problema (del lavoro di routine, insignificante) non potrà mai essere risolto dagli ideologi, che quando conquistano il potere si preoccupano soltanto della produzione... il lavoratore deve umanizzare il lavoro da solo... Non può affidarsi a rappresentanti, né ai negoziati politici. Soltanto una rappresentanza di gruppo, soggetta a frequenti rotazioni e senza organi direttivi, può impedire che il problema del lavoro venga soffocato in un mare di discussioni. Non dobbiamo ripetere l'errore commesso da Solidarnosc... Il problema dei rapporti tra superiori e subalterni... continuerà a esistere finché l'autorità e la proprietà non saranno completamente abolite" (Dmytro Lewycki in Homek, ottobre 1986).
Sulla "rivoluzione auto-limitata": "I nostri leader e i loro consiglieri hanno rinunciato prima allo sciopero generale, poi agli scioperi di qualunque tipo, poi alle manifestazioni e ultimamente - almeno a Danzica - sembrano aver rinunciato a ogni e qualsiasi iniziativa... Se tutti fossero rimasti fermi a chiedersi "è questo il momento giusto?", nell'agosto del 1980 non sarebbe successo niente. La nostra passività, la nostra auto-limitazione nella lotta incoraggia i Rossi a procedere nella "normalizzazione", cioè nell'asservimento totale del paese" (Piotr Lubik, Homek, novembre 1985).
Molta gente in Polonia, di varia parte politica, concorda nel definire il RSA un elemento marginale e la sua filosofia "un ingenuo e anacronistico recupero di sinistrismo... che muove violenti attacchi contro lo stato e le leggi, partendo da un concetto dello "stato della natura" (da cui il nome Homek)" e che provoca soltanto "ilarità, commiserazione... e sdegno per il disprezzo nei confronti della Chiesa e le offese mosse a Walesa..." (M. K., nell'introduzione a un'intervista con gli attivisti del RSA, in Prezglad Polityczny, n.6, Danzica 1985).
Tuttavia, lo stesso autore dell'articolo sopra citato ammette, poco oltre, che gli stessi critici del RSA nutrono un certo rispetto per il buon senso pratico che il movimento ha dimostrato nell'intraprendere azioni concrete quali la campagna contro il servizio militare e le manifestazioni per il Primo Maggio.
L'influenza di una filosofia anarchica esplicita, e di un meno tangibile atteggiamento anarchico verso la società, si è fatta sentire nelle nuove forme di attivismo politico, di cui il WIP (Libertà e pace) è l'esempio più significativo. Il RSA ha partecipato attivamente alla campagna antimilitarista condotta dal WIP, benché i due movimenti siano assai differenti l'uno dall'altro. Il WIP ha diffusione nazionale, mentre il RSA ha base soprattutto a Danzica; il WIP mantiene stretti contatti con l'opposizione di Solidarnosc e ha un volto pubblico che consente agli aderenti di agire con il proprio nome, mentre tutti i collaboratori di Homek usano uno pseudonimo (inoltre il WIP ha un impatto molto maggiore sul paese, sull'opposizione e in generale sui giovani). Tuttavia, i due gruppi condividono un certo spirito libertario tipico della "cultura giovanile". Ciò è particolarmente vero per quel che riguarda il gruppo WIP di Danzica, che pubblica un giornale chiamato A Cappella, con la "A" cerchiata.
Da A Cappella: "Wolnosc i Pokoj (WIP) è un movimento generazionale, riunisce giovani che non hanno un atteggiamento apatico verso il mondo, che credono di poter "fare" qualcosa. Siamo gente d'ogni tipo: anarchici e attivisti religiosi, politici e moralisti, hippies e punk. Non abbiamo un'ideologia unificante, non abbiamo un'uniforme né un'acconciatura comuni. Ci uniscono soltanto i problemi che vogliamo risolvere e il rifiuto della violenza che pervade il mondo. Crediamo che il militarismo sia una minaccia per l'umanità. Crediamo che un essere umano sia più importante della collettività in cui vive. Crediamo che tutti abbiano diritto alla propria vita e debbano poterla gestire secondo le proprie idee. Nessuna autorità può violare questo diritto. CHIEDIAMO L'ABOLIZIONE DEL SERVIZIO MILITARE OBBLIGATORIO e dell'educazione di tipo militare nella scuola pubblica. VOGLIAMO RESPIRARE ARIA PULITA, BERE ACQUA PULITA, MANGIARE CIBO SANO, CHIEDIAMO CHE SI PONGA FINE ALLA DISTRUZIONE DELL'AMBIENTE NATURALE E ALLA COSTRUZIONE DI CENTRALI NUCLEARI.
Cercheremo di raggiungere questi obiettivi con la lotta non violenta, ad esempio con azioni individuali quali il rifiuto del servizio militare o del giuramento all'esercito e il rifiuto di pagare le multe inflitte dai tribunali, oltreché con manifestazioni, raccolte di firme, scioperi della fame. Collaboriamo con molti gruppi pacifisti e anarchici in tutto il mondo, ivi compresi Amnesty International e l'organizzazione internazionale per la tutela dei diritti umani.
Insieme ad Amnesty International, chiediamo L'ABOLIZIONE DELLA PENA DI MORTE e la cessazione di ogni persecuzione per motivi di opinione, di fede religiosa, di nazionalità, di colore della pelle, ecc." (Di-da, supplemento ad A Cappella, estate [?] 1987).
L'anarchismo, la cultura giovanile e una sensibilità "verde" (ecologia, antimilitarismo, politica dell'azione diretta) si intrecciano e si rafforzano a vicenda in Polonia. E ciò nonostante il fatto - ma anche in virtù del fatto - che tutti questi gruppi rivendichino con fierezza la propria autonomia. A volte i giornali underground più tradizionali accusano i loro giovani emuli di essere soggetti a "cattive influenze". Ad esempio, il KOS di Varsavia protestò per un articolo di A Cappella, critico nei confronti della leadership di Solidarnosc, e avanzò il sospetto che fosse stato redatto dal RSA. No, fu la risposta, AC non è redatto dal RSA, ma dal gruppo WIP di Danzica, e tra i due non c'è alcuna connessione.
L'articolo in questione era semplicemente un modo per "dire ciò che è ovvio, ma che non viene detto spesso con sufficiente chiarezza: Solidarnosc non è un monolite e si deve dare ascolto anche alle voci dissenzienti" (A Cappella, aprile 1987).
Nei giornali dei nuovi gruppi vengono pubblicati molti disegni e vignette iconoclasti, poesie provocatorie ("Il Papa è una superstar" - ne abbiamo fatto una celebrità, un prigioniero della massa adorante) e versi di canzoni punk-rock (Voglio fare il disertore, così avrò una speranza di sopravvivere). Poi ci sono dichiarazioni di coscienza dei renitenti alla leva, articoli sui pericoli degli impianti nucleari e cronache di manifestazioni, arresti, azioni di protesta.
È nato anche, significativamente, un dibattito sulla cultura giovanile. Un articolo sottolinea con preoccupazione i caratteri autodistruttivi delle diverse sotto-culture in Polonia. Un punk rischia di essere aggredito per strada tanto da altri giovani, quanto dalla polizia. Benché ciò si possa attribuire al clima repressivo che regna in generale nel paese, afferma l'autore dell'articolo, non per questo risulta più facile accettare il fatto che "le strade oggi siano infestate da giovani indemoniati e skinhead... che hanno l'equivalente nei Lubercy sovietici" (Andrzej Balewski nella rivista WIP di Szczecin, giugno 1987).
Una concezione diversa emerge da "Distruggere la gabbia", un articolo che esamina le implicazioni politiche della musica punk, essenzialmente apolitica. "Il suo istintivo sbeffeggiamento dei modi di vita, della politica e della cultura tradizionali, unitamente alla necessità di vivere ai margini della società, fa sì che la cultura punk possa essere intesa o come mezzo per evadere da una realtà scomoda, o come uno stimolo a lottare contro di essa. (E non si può negare che la relativa libertà di sviluppo che le culture alternative hanno in Polonia sia dovuto ai movimenti di opposizione politicamente consapevoli" (Franek Skandal, in A Cappella, febbraio 1987).
Tutto ciò contribuisce a una nuova generazione attiva, diversa, iconoclasta, idealista... la cui filosofia è forse riassunta al meglio nel motto che campeggia sulla prima pagina di A Cappella: "Vivi e lascia vivere".

(traduzione di Michele Buzzi dalla rivista Across Frontiers, USA, inverno 87/88)