Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 2 nr. 14
estate 1972


Rivista Anarchica Online

Lo stregone tecnologico
di Salvo Giambelluca

Note sui rapporti tra sfruttamento, medicina e inquinamento

Quintali e tonnellate di carta stampata dedicata a fiumi inquinati, decine di dibattiti televisivi sul modo corretto di impostare il rapporto tra Uomo e ambiente, films, riviste, supplementi domenicali e proposte di legge per la salvaguardia dei parchi nazionali, un presidente del Senato che va in giro a dissertare sulla tutela delle opere d'arte: tutto questo - e dell'altro ancora - avviene nel modo per salvare l'umanità da una minaccia incombente: l'Ecocatastrofe.
Di ecologia, della scienza dell'ambiente cioè, si cominciò parlare, in modo sommesso, alcuni anni fa e da allora il successo della nuova scienza sembra essere in continua ascesa se soltanto pochi mesi fa si concludeva con alcune discrete "raccomandazioni" ai governi una conferenza internazionale dell'ONU organizzata all'uopo a Stoccolma.
È indispensabile oggi tentare un'analisi "di parte" di un fenomeno di così ampie dimensioni, una analisi che non potrà essere, in ogni caso, che il risultato di un'ampio dibattito su questo e su altri temi ad esso vicini entrati ormai a far parte della cultura istituzionalizzata occidentale ed orientale.
È noto come negli ultimi 100-150 anni si sia molto modificata l'incidenza di alcune malattie. Se ancora 60 anni fa tubercolosi e pellagra rappresentavano tradizionali flagelli per le popolazioni europee, la moderna medicina e una dieta più congrua hanno messo a disposizione strumenti terapeutici e qualche volta anche preventivi per stroncare tali mali secolari.
Parallelamente alla diminuita incidenza di questa che viene definita "patologia infettivo-carenziale" si è avuto, però, un incremento, in qualche caso una vera esplosione di malattie come quelle polmonari e cardio-circolatorie imputabili per gran parte alle modificazioni apportate all'ambiente dal capitalismo, monopolistico o di stato. Nei paesi ad elevato livello tecnologico si assiste così ad uno svuotamento dei sanatori tubercolari mentre le porte degli ospedali psichiatrici si aprono per un sempre maggiore numero di "ospiti" che in qualche modo rifiutano il sistema.
Prima di esaminare quali sono le conseguenze di una tale tendenza è bene premettere come una comprensione delle leggi che regolano odiernamente il rapporto tra medicina e società non può prescindere dallo sviluppo storico di questa attività umana al quale è giusto almeno accennare.
La medicina pre-storica, infatti, è essenzialmente assimilabile al complesso delle credenze religiose e si caratterizza, quindi, soprattutto come un fatto rituale, e sacrale che appartiene alla sfera strettamente "magica" della civiltà. Lo stregone, lo sciamano non hanno, tranne poche eccezioni, (erbe e decotti), una vera funzione curativa. Il malato anche se appartiene agli strati sociali più elevati, non ha speranze di venire guarito e può fidare solo sulle sue capacità di ripresa, tuttalpiù stimolando la sua volontà di guarigione attraverso le operazioni rituali come la danza o l'impostazione delle mani.
Fino alla rivoluzione francese e al primo ottocento i progressi della medicina sono essenzialmente morfologici, descrittivi; si possono fare discrete diagnosi, ma non ancora praticare efficaci terapie, anche se vanno nascendo a lato della componente rituale nuovi procedimenti tecnici - dalle amputazioni di arti ai salassi e ai clisteri di secentesca memoria - i cui risultati sono spesso dubbi.
È con la presa di potere della borghesia che la medicina comincia ad avere funzione prevalentemente curativa.
Da Pasteur e Koch a Fleming e Sabin la tendenza generale è di privilegiare la componente tecnico-terapeutica che prende il sopravvento su quella, sempre presente però, magico-sacrale (si pensi al rituale della visita, alla funzione del camice e al significato del suo colore, al "conforto" recato dal medico ecc.).
La medicina da fatto prevalentemente magico tende a divenire capacità funzionale assimilabile quindi alla sfera tecnologica, direttamente connessa al funzionamento del capitalismo. Ancora: è importante tenere presente che se è da un lato indiscutibile la validità terapeutica della medicina moderna in un ampio numero di condizioni morbose, bisogna ricordare come questa funzione sia stata sviluppata essenzialmente negli ultimi 100-150 anni che sono stati gli stessi durante i quali è intervenuta la già accennata modificazione della patologia. Per quanto riguarda i motivi di questa trasformazione scrive G. Maccacaro: "La recessione della prima patologia (quella infettiva e da carenze alimentari N.d.r.) sta ad annunciare la progressiva bonifica dell'ambiente umano da cause morbigene naturali; l'emergenza della seconda (malattie circolatorie, polmonari, psichiatriche, obesità ecc. N.d.r.) sta a denunciare la corruzione dello stesso ambiente da cause morbigene artificiali... si tratta di due effetti solo apparentemente incoerenti di un unico fattore - il costo economico dell'industrializzazione capitalista".
Questa modificazione che trova la sua ragione nell'ascesa al potere della borghesia e nel rivoluzionamento dei valori culturali a questa dovuto (da prevalentemente magico a prevalentemente funzionale) ha come conseguenza più immediata che ci si trova dinnanzi una serie di malattie che la medicina oggi non è in grado di curare, ma che il sistema ha necessità di combattere.
Facciamo un esempio concreto. La "malattia" psichiatrica rappresenta in termini economici e di mancata efficienza una perdita secca: A) in quanto il deviante non produce; B) perché devono essere, bene o male, affrontate delle spese per il suo ricovero nei lager psichiatrici; C) ancora, perché egli avendo, anche solo inconsciamente, rifiutato la logica del sistema, rappresenta un potenziale nemico con una pericolosa attitudine: "l'imprevedibilità".
La "malattia" psichiatrica non può oggi essere "curata" efficacemente se non in pochi casi, in genere con interventi di reinserimento del "disadattato" ad opera della psicanalisi, venendosi così a configurare l'atto terapeutico come un ulteriore fatto di violenza del sistema sull'individuo. D'altronde evidenziare la funzione conservatrice che gran parte delle scuole psicanalitiche hanno assunto nella pratica clinica, non significa naturalmente svalutare o peggio ancora rifiutare la positiva rivoluzione apportata nel pensiero occidentale dall'opera di Freud.
Per quanto ci riguarda più direttamente basti pensare a questo proposito che anche un pensatore a noi abbastanza vicino come è W. Reich proprio da questa rivoluzione prese le mosse per la sua critica del principio autoritario.
A parte la psicanalisi e pochi stupefacenti non rimane, al sistema, che tentare terapie chirurgiche del tipo lobectomia frontale che, consistendo nella rescissione di alcuni "contatti" all'interno del cervello, ottiene il duplice risultato di trasformare il pericoloso deviante in un mite integrato e di recuperare preziosa forza-lavoro.
L'esempio psichiatrico è stato scelto in quanto elemento limite di un ricco ventaglio di condizioni morbose che hanno la loro origine prevalentemente nel mutamento dell'ambiente apportato dall'industrializzazione capitalista.
L'elenco potrebbe continuare: la silicosi dei minatori, il cancro da amine dei lavoratori chimici, l'ulcera dei conducenti di autobus, l'infarto dell'uomo d'affari e così via all'infinito.
La situazione attuale vede una medicina impotente di fronte alle funzioni ad essa affidate dal sistema. È chiaro infatti che l'unica terapia efficace prospettabile per la silicosi, per es., è rappresentata da una trasformazione del lavoro in miniera talmente radicale da mettere in crisi l'idea di progresso fin qui perseguita, sia detto incidentalmente, anche da alcuni settori del movimento rivoluzionario.
L'ideologia del progresso misurato in termini di tonnellate di acciaio prodotte annualmente crea allora una nuova scienza funzionale: l'Ecologia, uno dei cui compiti più immediati sarà quello di esorcizzare il pericolo. Non potendo uccidere il nemico, il che significherebbe la mia morte oltre che la sua, infliggo spilli in un pupazzetto di stoffa.
L'operazione non è così grossolana come si potrebbe pensare se si considera che questa funzione sembra oggi essenzialmente rivolta a recuperare alla logica del potere quella parte del mondo scientifico che appariva seriamente perplesso di fronte alla sistematica distruzione dell'ambiente operata dal capitale.
Naturalmente il tutto si traduce in apparente liberalismo come i films hollywoodiani (sul tipo "Easy Rider") "programmaticamente anti-conformisti". L'ecologia viene così istituzionalizzata a coscienza morale alienante solo apparentemente polemica di una scienza e di un mondo scientifico asserviti al potere, che se ne serve così per sedere anche all'opposizione, rendendo quest'ultimo ruolo un elemento di funzionalità, di "utilità".
Un'altra notazione è importante fare a proposito del rapporto tra ecologia e mondo scientifico e cioè che essa sembrerebbe permettere una qualche forma di controllo sulla scienza da parte della società reale. L'impiegato che legge gli articoli di Montanelli su Venezia che muore e che a sua volta scrive una lettera al Corriere della Sera, ha l'impressione di condizionare le scelte degli operatori. Questa convinzione preventiva e programmata finisce così con l'incrementare il potere carismatico di una illusoria Scienza neutrale, persino "buona", e implicitamente quello degli specialisti tra i quali soltanto si svolgerà in ogni caso il dibattito reale.
Alla società, all'opinione pubblica non resta così che recitare fino in fondo il proprio ruolo, istituendo organizzazioni per la salvaguardia del patrimonio ambientale come Italia Nostra o asettiche Associazioni internazionali come il WWF (organizzazione per la protezione della natura cui possono aderire senza alcuna perplessità Filippo di Edimburgo e Bernardo d'Olanda).
Così mentre l'ecologia rappresenta obiettivamente, per capacità di incidere sulla realtà, uno dei più grossi fallimenti della scienza occidentale, ne celebra contemporaneamente l'apoteosi favorendo un rapporto "corretto" tra addetti e non addetti ai lavori.
La nuova scienza non appare attualmente un settore di pronta disponibilità tecnica se non a livelli elementari (filtri alle ciminiere, limitazione della caccia, distruzione razionale dei rifiuti, ecc.). Sempre per citare un esempio, nel 1969 sono state immesse in mare per varie cause due milioni di tonnellate di petrolio e questa quantità, per ovvi motivi, non potrà essere ridotta in un breve arco di tempo, ma, tenendo presente come un'esigenza primaria del capitale sia oggi la funzionalità, scrivono F, Basaglia e F. Basaglia Ongaro che: "l'intervento tecnico-scientifico, come nuova ipotesi che metta in discussione la realtà in atto, può trovare la sua verifica pratica solo nel momento in cui diventa funzionale alla fase successiva dello sviluppo socio-economico generale, trovando - insieme alla verifica - anche la propria morte nella assolutizzazione dell'ipotesi primitiva".
Anche se la applicabilità dell'ecologia appare in questa fase dello sviluppo economico molto relativa, non va trascurata la sua capacità razionalizzante futura. La critica ecologica è cioè, in fondo, una critica "costruttiva": se oggi non posso fare a meno del petrolio e quindi dell'inquinamento posso però programmare lo sviluppo in modo da sostituire in futuro fonti di energia pulita (centrali elettriche) a quelle "sporche" (motori a scoppio).
D'altra parte è anche ipotizzabile già entro la fine del secolo una vera e propria area di ecoconsumi di massa, un piccolo assaggio dei quali è offerto oggi dalle mascherine antipolvere vendute a migliaia in Giappone o dall'ossigeno in sofisticate confezioni spray a disposizione negli U.S.A. o nella stessa Europa.
Mentre quest'ultimo appare, nella sostanza, come un aspetto marginale del problema, una delle questioni di fondo è invece lo scontro obiettivo che il fenomeno ecologico provoca tra paesi ad elevato livello tecnologico-industriale e Terzo Mondo.
La società dei consumi ha condotto aggressioni all'ambiente tali che il pagamento del conto non è più procrastinabile a lungo, ma seguendo fino in fondo la logica di sviluppo fin qui perseguita i costi economici più elevati dell'operazione verrebbero a ricadere non tanto sulle aree ad elevato livello industriale (MEC, COMECON, Nord America) quanto piuttosto sui paesi e quindi sulle popolazioni del Terzo Mondo. Un recente rapporto dell'Istituto di Tecnologia del Massachusetts per conto del Club di Roma arriva a parlare di sviluppo zero partendo dalla constatazione ormai scontata che il divario tecnologico ed economico tra i due gruppi di paesi tende ad aumentare.
Se la Cina attacca oggi pesantemente gli U.S.A. per la loro politica di inquinamento e di distruzione dell'ambiente, ciò avviene perché in questo settore gli interessi nazionali cinesi coincidono con quelli anti-imperialisti. È, in fondo, lo stesso meccanismo che sta alla base della politica maoista di appoggio al Vietnam. È importante quindi avere chiari i limiti dell'analisi ecologica che viene condotta anche dalle forze cinesi in quanto essa finisce col rispondere alle esigenze della ragion di stato e solo parzialmente a quelle dei popoli in lotta.
Il problema per il movimento rivoluzionario si pone oggi nei termini di costruire un'alternativa al modello di sviluppo imperante. Si tratta cioè di cominciare a rigettare, una volta per tutte, le idee sull'automaticità del progresso tecnologico e sulla neutralità della scienza che, nei fatti, hanno finora dominato.
In altre parole non bisogna illudersi sulle reali possibilità di andare tutti in automobile e contemporaneamente salvare i polmoni. Al limite la proposta dei Provos olandesi di utilizzare le biciclette non è priva di fondamento.
C'è infine, in questa prospettiva di sviluppo alternativo, un grosso pericolo, di ritrovarsi cioè dalla stessa parte della barricata di quelle forze non necessariamente connesse alla destra politica che magari prendendo le mosse dall'infausta dottrina del "tanto peggio tanto meglio" finiscono col sognare una società realmente priva di inquinamenti, ma nella quale alle macchine sono sostituiti schiavi in carne e ossa. La conoscenza e quindi la coscienza dei pericoli è però storicamente un elemento positivo e non un dato che debba indurre al pessimismo.

Salvo Giambelluca