Rivista Anarchica Online
Di papà
ce n'è uno solo
di Tiziana Ferrero
La madre,
protagonista dell'episodio "L'altro figlio" nel film Kaos
dei fratelli Taviani (che poi è Pirandello), rifiuta di
pensare come suo un figlio non voluto, anzi, nato da un episodio di
violenza. "È
figlio mio, ma non è figlio mio", come dire: l'ho fatto
ma niente di più. La madre, il cui utero non sostituisce la
ragione e il ricordo dell'orribile violenza che ha generato quello
che è figlio suo solo perché concepito e partorito dal
suo ventre. Questo, più che Fatto su misura di
Laudadio, mi ha stimolato a riflettere sugli uteri in affitto, dei
figli desiderati, ma impossibili da concepire e quindi fatti "conto
terzi". E poi: perché la scienza ha fatto progressi
enormi proprio nel campo delle fecondazioni artificiali, degli
embrioni congelati in provetta e usati al momento "giusto"? Tutto nasce (ma era
da un po' che il fuoco covava sotto le ceneri) insieme ad una
bambina, che assurge agli onori della cronaca col nome di baby
Cotton. Una donna che ha partorito per un'altra donna ha svelato la
propria identità, ha rilasciato interviste, ha raccontato
perché l'ha fatto e cosa ha provato. Ha suscitato il "caso"
anche per tutti i "baby Cotton" che non sono apparsi sui
giornali ma che cominciano a diventare tanti e a porre alla società
problemi etici, religiosi, giuridici, ecc. (sono passati cento anni
dalla prima inseminazione artificiale, venti dall'apertura della
prima banca di sperma congelato). Tralasciando l'ovvia condanna
ecclesiastica, poiché i figli devono nascere nella santità
del vincolo matrimoniale con un atto d'amore (e incoraggia le
adozioni in funzione antiabortista), mi sono chiesta: ma io sono
d'accordo o no? Il no mi è parso scontato, ma pensandoci bene
il mio no si riempiva di domande e di dubbi per niente scontati.
Questo è un problema molto importante di cui dobbiamo parlare,
così come abbiamo parlato di tecnologia e di computer. Il
progresso della genetica e della biologia ci pone di fronte a
parecchie domande che non possiamo liquidare con un semplicistico no
o un superficiale sì. L'obiezione più
immediata è: che bisogno c'è di scomodare la scienza
per mettere al mondo un figlio che non si può fare "come
madre natura vuole" se è possibile adottarne uno? I figli
non sono una cosa che si compra un tanto al chilo oppure perché,
come le macchine e la televisione, "ce l'hanno tutti e lo voglio
anch'io". Se quindi il desiderio ponderabile e ponderato di un
figlio è forte, perché non offrire amore, cure e
affetto ad un bambino abbandonato o orfano? Gli animali non hanno
bisogno della consanguineità per prendersi automaticamente
cura dei cuccioli orfani! E nelle popolazioni primitive (ma che
avranno poi di primitivo?) i bambini diventano figli di tutto il
gruppo parentale e chiamano madre, padre, sorella, fratello... non
solo la Madre, il Padre, ecc., coloro cioè che li legano con
vincoli di sangue. La filiazione non si appoggia quindi su un legame
biologico, ma è un fatto culturale e societario. I bambini
appartengono ad un clan o a un lignaggio (in linea materna o paterna
o in entrambe) e comunque tutti si preoccupano di loro. I figli
insomma sono di chi li cresce, li nutre, li ama. Perché il
bisogno di una provetta? Ecco spuntare le corna del diavolo e una
vocina che suggerisce: finalmente la maternità è
smitizzata, finalmente la scienza ci ha liberati da tutta quella
letteratura scritta e introiettata intorno al concepimento come atto
d'amore, alla pancia che cresce, al bambino che si muove, al viso
della donna che durante la gravidanza si addolcisce, eccetera,
eccetera. Chi lo fa, lo fa per denaro o per "ideologia"
(permettere ad un'altra donna di avere il suo bambino) e chi
lo ordina non si sente madre solo perché l'ha cresciuto dentro
di sé. Macché, è
sempre la stessa solita storia. Il corpo della donna è ancora
fertile (le sterili non me ne vogliano) terreno di sperimentazione
scientifica. La donna ancora una volta strumento di riproduzione, una
fabbrica con costi di gestione tutto sommato contenuti, visto l'alto
valore di una vita umana. Un commercio che dà i suoi frutti
anche dal punto di vista economico. È di pochi
mesi lo scandalo scoppiato intorno alla compravendita da parte
dell'industria cosmetica di embrioni o di feti concepiti in vitro e
impiantati in uteri a pagamento e prelevati al momento giusto.
Inoltre le infezioni diverse degli organi genitali dovute ai lavaggi
uterini per impiantare o aspirare l'ovulo fecondato e i rischi legati
ad ogni gravidanza extra-uterina sono evidenti. Ma vediamo nel
dettaglio quali sono le fasi e le diverse possibilità che ci
offre la scienza. 1) impossibilità a portare avanti la
gravidanza (malformazioni uterine, inelasticità dei tessuti
uterini, ecc.): l'ovulo viene prelevato dalla donna, fecondato
artificialmente con lo sperma del marito e impiantato nell'utero di
un'altra donna. 2) sterilità femminile: è il maschio
che trasmette il genotipo fecondando l'ovulo di una donatrice (sempre
con inseminazione artificiale) che porterà avanti la
gravidanza. 3) sterilità maschile: la donna si rivolge a una
banca del seme e provvede alla propria inseminazione senza passare
attraverso un apparato medico. Il bambino può così
avere, nei casi estremi, tre madri - uterina (quella che lo
partorisce), genetica (la donatrice di ovulo), sociale (quella che lo
adotta) - e due padri - quello biologico (il donatore di sperma) e
quello legale (il padre adottivo). Dopo aver
dissociato la sessualità dalla procreazione, l'inseminazione
artificiale dissocia la procreazione dal corpo umano, arrivando a
separare la nascita dalla maternità (se per maternità
si intende tutta quella letteratura di cui sopra). È vero
quindi che sancisce con l'avallo scientifico un cambiamento culturale
della maternità, già operato dal movimento femminista
(pur con i flussi e i riflussi) e, a prima vista, sembra operi a
favore di un mutamento del concetto di filiazione da genetica o
biologica a culturale. A dispetto della
sovrappopolazione mondiale, le coppie sterili vogliono un figlio
proprio rifiutando l'adozione. La famiglia tradizionale richiede un
erede, un individuo "simile", del quale sia sicura
l'appartenenza ad uno dei genotipi dei genitori. Per la prima volta
nella storia umana la paternità è accertata al cento
per cento. Finalmente l'uomo (nel senso sessuale del termine) ha
raggiunto uno dei suoi sogni più ambiti. Questo sia nel caso
dei donatori di sperma, fino ad oggi anonimi (ma si sta già
provvedendo ad una schedatura, in Svezia per esempio), sia nel caso
di fecondazione in vitro (quel figlio è veramente tuo!).
Finiti i tempi di "mater certa..."., attraverso la
fecondazione artificiale è sufficiente che sia uno dei
genitori il donatore del genotipo, nella maggioranza dei casi l'uomo,
poiché nella nostra società patriarcale è quello
che veramente conta, quello che dà il nome (quanta
similitudine con la trasmissione del casato al primogenito maschio
dei tempi che furono), quello che assicura l'eredità. La donna
non conta, né quella che ha prestato il proprio utero o il
proprio ovulo, né quella che crescerà il figlio. Mi
pare che anche in zootecnia si usi fecondare artificialmente vacche
di razza selezionata, asportarne il feto e impiantarlo in una
"prestautero"; la vacca di razza è pronta di nuovo
per il concepimento di un vitello selezionato, senza attendere la
fine della gestazione. Un mezzo per assicurare l'appartenenza ad una
stirpe, un mezzo per cementare la coppia, al di là dei
problemi psicologici creati dall'impossibilità di procreare
naturalmente, un mezzo di controllo per il potere. Attraverso la
schedatura dei donatori di sperma i bambini concepiti artificialmente
possono identificare, al raggiungimento del diciottesimo anno di età,
anche il padre naturale. Una madre, due padri - quello legale e
quello genetico - una legge che tende a tutelare il soggetto nel caso
in cui il primo disconosca il figlio. Una tutela ancora una volta
patrimoniale, legale, biologica, non psicologica. Per non parlare dei
casi aberranti come quello della banca del seme di Escondido, in
California, che fornisce lo sperma di persone dotate di un elevato
quoziente di intelligenza, facendolo scegliere su un apposito
catalogo sul quale vengono segnalate oltre alla compatibilità
genetica e ai tratti somatici, anche le qualità e le
attitudini del donatore: "genio musicale", "attitudine
alla matematica", ecc... L'aspirante madre riceve a casa per
posta (con la stessa procedura adottata dai cataloghi che offrono
casalinghi o abbigliamento) uno speciale contenitore con lo sperma
scelto fornito in due grandezze: una per inseminazione singola, una
per il trattamento mensile. C'è poi la
clonazione, realizzata finora soltanto con gli animali, e in via
sperimentale nell'uomo. Essa permette di generare un individuo
perfettamente uguale dal punto di vista genetico ad un altro
individuo. La procedura consiste nell'asportare una cellula dal corpo
dell'uomo (dal tessuto epiteliale, per esempio) e inserire il suo
nucleo in un ovulo, al quale invece il nucleo viene tolto. Dopo
alcuni giorni di "coltura" in provetta, l'ovulo viene
trasferito nell'utero femminile. Il risultato è un secondo sé,
più giovane, con una storia che potrebbe essere
diversa, ma con un corredo cromosomico del tutto identico ad una sola
persona. Viene eliminato quell'imponderabile che diversifica gli
individui tra loro, proprio grazie alla mescolanza dei geni, che tra
l'altro permette di avere maggiori possibilità di
sopravvivenza in un dato ambiente. Ma il vantaggio è evidente:
potremmo avere tanti militari, tutti figli di uno stesso grande
condottiero, tanti chimici, fisici, politici, burocrati, a seconda
delle necessità. Una scelta perdente in natura che, come la
bomba atomica, può portare alla distruzione dell'umanità. Inseminazione
artificiale, clonazione, fecondazione in provetta. La scienza che
supera la fantasia, la scienza che supera la natura, la scienza che
ci dà la sensazione di poter sconfiggere la morte, perché
come diceva Platone "La creatura mortale ha una particella di
immortalità: la capacità di generare". Ecco le ragioni del
mio no a tutti i baby Cotton.
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