Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 1 nr. 1
febbraio 1971


Rivista Anarchica Online

Compagno sfruttatore
di Emilio Cipriano

Il PCI contende al Vaticano il primato della speculazione

Fortebraccio, caustico corsivista de "L'Unità ", deve essere molto distratto. Nei suoi virulenti e divertenti attacchi agli esportatori di capitali deve essersi dimenticato che anche il suo partito, il PCI, adotta - e non da oggi - la stessa politica speculativa. Holdings (*) in Svizzera e nel Liechtenstein, società immobiliari, società di import-export, evasioni fiscali... Il PCI non è secondo, in Italia, che al Vaticano. Se l'Unità non ne parla, se gli sprovveduti militanti del PCI non lo sanno, vediamo di parlarne noi.
Da più parti si va affermando che l'Italia è sempre più ingovernabile senza la collaborazione del PCI; ebbene ciò è vero non solo perché esso controlla ed ingabbia attraverso il proprio apparato e attraverso i sindacati la forza rivendicativa della base operaia, ma anche perché dispone di una potenza economica impressionante.
Il PCI ha iniziato la sua scalata al potere economico all'indomani della liberazione per mantenere finanziariamente l'apparato che gli permetteva di mobilitare quelle enormi masse di lavoratori che lo porteranno al governo.
Vennero così create numerosissime cooperative (pallidi fantasmi di quelle costituite all'inizio del secolo) inserite nei settori qualitativamente più poveri della produzione.
Vi era anche il grande campo dell'edilizia ed ancor più numerose furono le cooperative edificatrici. Queste divennero poi arma di pressione nei confronti dei lavoratori inquilini.
Tutto questo però non poteva bastare per coprire le aumentate esigenze del partito ed allora cominciarono ad essere costituite società di tipo apparentemente privato (S.p.A., s.r.l., ecc....) con soci di nome, ma non di fatto, che operavano nei settori qualitativamente più ricchi e redditizi dell'industria e del commercio.
Tutto questo però si realizzò (e continua a realizzarsi) sulle spalle degli sfruttati, infatti il PCI a questo punto doveva scegliere: o minare il sistema economico padronale o diventarne parte integrante. Inutile precisare che scelse quest'ultima alternativa che rientra perfettamente nella logica di tutti i partiti che pretendono di dirigere la lotta degli sfruttati.
Così agendo divenne sostenitore dello sfruttamento non nelle parole ma nei fatti. Cosicché mentre d'un lato, per ragioni politiche, reclama aumenti salariali per gli operai, dall'altro opera da anacronistico capitalista concedendo stipendi da fame ai dipendenti delle aziende di sua proprietà.
Il PCI, divenuto quindi una componente essenziale del sistema dominante, ne attua anche gli imbrogli più reazionari ed ecco che dietro la facciata politica con la quale si denunciano i capitalisti italiani perché esportano valuta all'estero, le aziende del PCI fanno lo stesso gioco (proprio perché non ci si può sottrarre alle leggi economiche del profitto).
Ed ecco il PCI costituire società finanziarie (holdings) in Svizzera e nel Liechtestein che oltre alle funzioni speculative hanno quelle di permettere l'evasione fiscale legalizzata.
È in questa prospettiva che la proprietà dell'intero capitale di numerose società italiane del PCI viene trasferito a società holdings con sede a Lugano, Vaduz, ecc. tramite i servigi della Discount Bank (Overseas) Limited, o della Union Banques Suisses, ecc...
La logica economica e la precisa volontà di divenire in un futuro l'unico sfruttatore del proletariato italiano inducono il PCI (sempre sotto mentite spoglie) a operare, tra l'altro, speculazioni sulle aree fabbricabili nel riminese tramite gli accorti servigi di un funzionario del P.S.I.U.P., e a Corsico (sindacato comunista) in combutta con uno dei più grossi capitalisti di Milano (imponibile accertato ai fini dell'imposta di famiglia L.250.000.000). Tutti i rami economici recano tracce dell'infiltrazione di questo nuovo padrone dell'Italia: immobiliari sotto la veste sociale di innocenti società in accomandita semplice (immobiliare Risorgimento Sestese s.a.s.,...) cinema d'essai (Rubino, Anteo,...) imprese di pubblicità, società di importazione ed esportazione (S.I.P.A.M. S.p.A.,...) imprese di rappresentanze industriali (Rest-Ital s.r.l.,...) case editrici, agenzie di viaggi (Italturist,...) ed altre ancora.
E per coloro che spinti da curiosità volessero vedere un po' più a fondo queste società (utilissima a questo riguardo una visita negli archivi della Cancelleria delle società commerciali presso il Tribunale, o in quelli della Camera di Commercio) vedrebbero che per quasi tutte, l'intero capitale è detenuto da holdings straniere (Insem Anstalt -Vaduz,...).
Da queste premesse come poi stupirsi se qualche funzionario, un po' più furbo degli altri, cerca di deviare parte del flusso di quattrini diretti verso Via Botteghe Oscure nelle proprie tasche?
Questi casi stanno diventando sempre più frequenti e basterà citare quello di un certo G. C. che, posto dal partito a capo di una fittizia cooperativa edificatrice di Novate Milanese (in effetti i soci erano salariati) di grossa entità, prese a perpetrare ruberie mediante interessi privati nella conduzione delle società.
L'entità di queste operazioni anomale assunse tali proporzioni e coinvolse tanti e tali interessi che l'unica prospettiva rimasta al partito fu quella di far firmare a questo egregio signore una lettera di dimissioni dalla carica ricoperta senza nulla intraprendere contro di lui.
Oggi egli, grazie ai capitali accumulati, agisce quale privato imprenditore nel campo dell'edilizia.
"... non c'era da chiedersi ora che cosa fosse successo al viso dei maiali. Le creature di fuori guardavano dal maiale all'uomo, dall'uomo al maiale e ancora dal maiale all'uomo, ma già era loro impossibile distinguere fra i due". (George Orwell - La fattoria degli animali).

Emilio Cipriano

(*) Le holdings sono società finanziarie che per statuto non possono compiere operazioni industriali o commerciali, ma possono unicamente assumere partecipazioni in altre società. In Svizzera, Liechtenstein, Lussemburgo, e Panama le holdings godono di particolari facilitazioni ed esenzioni fiscali, risulta quindi oltremodo vantaggioso costituire holdings in questi paesi e quindi trasferirne "nominalmente" la proprietà del capitale delle società italiane. Con questo sistema si ottengono due scopi: occultare i reali proprietari, sfuggire le tassazioni che ne deriverebbero.