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solidarietà

Noi della Colonna bolognese

intervista di Chiara Gazzola alla Colonna Solidale Autogestita di Bologna

Tra gli esempi concreti di solidarietà libertaria “dal basso”, sullo scorso numero abbiamo riferito delle colonne promosse dalla Trattoria Popolare di Milano e dell'attività degli anarchici/che di Reggio Emilia. Intervistiamo una colonna bolognese. Alla base delle loro attività, il mutuo soccorso.


Con i primi racconti giunti dalla Cina sul virus si sono diffuse supposizioni, tesi complottiste, controinformazioni difficili da discernere, dati contrastanti.
Poi il contagio si è esteso anche da noi, su di noi. Chi l'ha vissuto ammalandosi, assistendo chi è più fragile, perdendo persone care senza poter offrire e ricevere un ultimo saluto, rimanendo per settimane in attesa delle ceneri, sentendo in continuazione sirene d'ambulanza, evitando il propagarsi del contagio, limitandosi in alcune libertà non per sudditanza ma per responsabilità sociale o non sottraendosi nel dare la propria competenza professionale... ecco, chi ne ha dovuto prendere coscienza non può sminuirne l'impatto letale.
Fatta questa premessa indispensabile, e non scontata, ritengo doveroso che poi si alzi lo sguardo nel denunciare le speculazioni che hanno pianificato l'emergenza sanitaria, sociale ed economica, ogni aspetto di un sistema di sviluppo che, proprio perché persevera nel generare ingiustizie violente, provoca distruzione e sofferenza.
Il movimento libertario ha saputo concretizzare esperienze di solidarietà autogestite. Una di queste è attiva a Bologna, resa possibile dalla storica presenza sul territorio del Circolo Anarchico Berneri e dalla collaborazione con altre realtà solidali della città. Con l'emergenza Covid-19 è nata così la Colonna Solidale Autogestita, con l'obiettivo di supportare quanti subiscono i contraccolpi sociali della crisi senza ricevere aiuti dall'assistenzialismo istituzionale. Ecco il racconto corale di chi vi si impegna in prima persona.

CG

Primo ostacolo: la burocrazia

Chiara – L'impatto responsabile con la necessità di evitare il dilagare del contagio ha avuto, come conseguenza, la sospensione di tutte le iniziative di incontro. Il Circolo Berneri è riuscito a dar vita alla Colonna Solidale. Ci puoi sintetizzare le riflessioni che hanno fatto maturare questa scelta?
Colonna Solidale Autogestita – Ne è scaturito un grosso dibattito che ancora non si è esaurito. Pur con diverse sensibilità rispetto all'emergenza sanitaria, siamo coscienti che i risvolti sociali sarebbero stati pesanti. Per molte persone al distanziamento sociale, alla sofferenza per la perdita di cari, al ribaltamento di consuetudini e di sprazzi di libertà si sono aggiunte la perdita del lavoro, la difficoltà a pagare affitto e bollette e anche il terrore di incappare in una multa data a completa discrezionalità.
L'idea della Colonna è nata da un principio per noi banale: la società anarchica che vorremmo deve essere inclusiva e non lasciare indietro nessun*. Per combattere classismo ed emarginazione, per costruire un futuro di solidarietà, è necessario autorganizzarci attraverso la pratica del mutuo appoggio partendo subito, da ciò che abbiamo a disposizione.
Ci siamo quindi interrogate e guardate intorno: ci siamo ispirate allo sportello medico autogestito dell'Unione Sindacale Italiana settore sanità di Milano; inizialmente però abbiamo puntato su attività di base praticabili, trovando solidarietà nella rete del movimento a noi vicina e ricevendo moltissime richieste di partecipazione.
Il primo ostacolo da superare è stata la burocrazia. C'era bisogno di non incappare nelle denunce, quindi di avere un soggetto associativo riconosciuto per avviare il volontariato: abbiamo creato una sorta di “sottosezione” dell'USI Bologna a cui abbiamo dato il nome di Colonna Solidale Autogestita.
Al Circolo Berneri è attivo da anni uno Spaccio Popolare Autogestito, parte di una rete territoriale che comprende produttori della terra, gruppi d'acquisto, mercatini e magazzini diffusi.
Abbiamo attivato un numero telefonico per raccogliere le richieste e organizzato la distribuzione delle spese solidali, a domicilio e al circolo.
L'acquisto dei prodotti dello Spaccio avviene su prenotazione attraverso dei fogli di calcolo condivisi (software libero ovviamente); il ritiro è su appuntamento, per evitare quanto più possibile l'afflusso di persone al Circolo.
Ovvia l'attenzione alla pressante situazione igienico-sanitaria: prima di partire col progetto abbiamo sanificato i locali del circolo, fornito alle volontarie mascherine lavabili, guanti e un decalogo di buone pratiche per evitare il contagio.
Abbiamo decentrato l'attività e applicato il principio di prossimità: per le “spese sospese” (ovvero la raccolta solidale di beni) le volontarie, conoscendo di persona i destinatari, hanno autogestito la raccolta, ad esempio mettendo delle scatole nei palazzi dove abitano invitando i condomini a inserirvi beni per chi ne ha bisogno.
Poi si sono aggiunti altri spazi sociali di raccolta e distribuzione: il Vag61, il Laboratorio L'isola e il mercatino di Campi Aperti, vicino a quello che fu l'XM24.

Oltre alla consegna di generi alimentari, farmaci, libri e riviste libertarie avete attivato anche uno sportello medico: in che consiste? Chi se ne è occupato?
Hanno dato la disponibilità due compagne mediche che già operano in città su tematiche legate alla vulnerabilità, sia sanitaria che economica. L'intento era di fornire informazioni sul Covid-19 a chi non può accedere ai servizi, perché non registrati al Sistema Sanitario Nazionale o per la difficoltà a contattare medici di base o numeri verdi, spesso sovraccarichi e mal funzionanti. Finora però sono arrivate poche richieste. Forse perché, nonostante l'emergenza sanitaria, quando i bisogni primari sono legati alla sopravvivenza quotidiana, non ci si allarma solo per qualche linea di febbre o per il dubbio di aver contratto il virus. Dobbiamo poi considerare che, per chi vive in precarietà, stare in quarantena significa intensificare le difficoltà da affrontare ogni giorno.

La Colonna si è ispirata a una “solidarietà rispettosa dell'etica”.
Sì, nel confrontarci sul tipo di attività che volevamo mettere in campo, abbiamo convenuto su una rete di mutuo appoggio, evitando l'assistenzialismo. Eravamo consapevoli che la fase di contrazione economica avrebbe toccato molti compagni e che sulla produzione e sulla logistica si sarebbe creato l'anello debole della catena. In quest'ottica abbiamo mantenuto le relazioni e le modalità scelte per lo Spaccio Popolare Autogestito del Circolo Anarchico Berneri, acquistando alimenti “genuini clandestini”, autoprodotti e autocertificati in un circuito di economia virtuosa senza sfruttamento per chi lavora e per l'ambiente. Attiviamo una logistica partecipata occupandoci in prima persona della scelta dei prodotti e della distribuzione delle spese sospese.

Sciopero dell'affitto

Questa esperienza sta facendo emergere vissuti sommersi per voi inimmaginabili?
I vissuti che incontriamo purtroppo ci sono già noti: le prime persone che si sono rivolte a noi infatti le conoscevamo attraverso le reti dello sport popolare e delle realtà migranti, come scuole d'italiano e sportelli di solidarietà; a queste si sono aggiunti coloro che hanno beneficiato, in seguito alle recenti rivolte, del “decreto sfolla carceri”.
Parallelamente si sono intensificate le difficoltà per quanti, anche fra di noi, fanno parte della schiera legata al lavoro poco tutelato e saltuario. È da queste situazioni che si è sviluppata a Bologna la campagna per lo sciopero dell'affitto (Rent Strike).

La differenza fra mutualismo e assistenzialismo è stata recepita dalle persone che la Colonna è riuscita a coinvolgere? E mi riferisco sia a chi richiede l'aiuto, sia a chi si spende in prima persona nell'impegno solidale. E poi, questa differenza è così netta o, proprio perché “siamo sulla medesima barca”, si può delineare concretamente nell'autogestione una prospettiva sociale che sappia rispondere a questa fase storica drammaticamente inedita?
Molte delle persone alle quali distribuiamo le spese sospese non conoscevano queste tematiche, ecco perché stiamo puntando molto sull'importanza delle relazioni, che ci permettono di diffondere il mutualismo a individualità che stanno sperimentando un senso di comunità mai provato prima.
Tra le persone che hanno avviato l'esperienza della Colonna Solidale, la consapevolezza era largamente diffusa, ma chi vi si avvicina per spirito di solidarietà sta imparando, praticando e diffondendo l'autogestione anche al di fuori degli spazi di movimento e, in prospettiva, questo sarà basilare per ogni altra nostra attività.

Sito: colonnasolidale.org - Mail: colonnasolidale@esiliati.org
Telefono: 0510548321 (tutti i giorni dalle 9 alle 18) per richieste di consegna e appuntamenti

Chiara Gazzola