Distribuzione editoriale alternativa/Lettera a chi resiste all'annichilimento del pensiero critico 
                
 Nel mondo numeroso e variegato della piccola editoria e relativa distribuzione, il Vigna è un nome. In realtà è il cognome di Enrico, Enrico Vigna, titolare di una piccola società, la DiestLibri, con sede a Torino. È da decenni uno dei nostri distributori, da lungo tempo l'unico “commerciale”. Distribuisce la nostra rivista in qualche decina di librerie e altri punti vendita. Oltre ad “A” si affidano (anche) a lui varie iniziative editoriali anarchiche e libertarie (La Fiaccola, Sicilia Punto L, Zero in Condotta, ecc.). In tutto sono quasi un centinaio le piccole imprese editoriali di sinistra, di movimento, autogestite che senza il suo impegno sarebbero meno presenti in giro.  
In queste settimane ha diffuso questa lettera/appello, che volentieri pubblichiamo. 
                  
                 
Il blocco delle attività connesso all'emergenza sanitaria e le conseguenze devastanti che ciò può comportare, per l'esistenza stessa di un polo culturale non allineato sulle frequenze del pensiero unico, impone una riflessione ampia che auspichiamo coinvolga autori, editori, distributori, lettori-fruitori di una produzione “marginale nel mercato”, ma essenziale per mantenere in vita un pensiero critico. 
Come DiestLibri e come tutti coloro che vivono del proprio lavoro, siamo anche noi sull'orlo del precipizio, siamo a rischio perdita, con il lavoro, dell'unica fonte di sostentamento quotidiano. Chiunque ci conosca o abbia letto i libri che distribuiamo sa che in gran parte essi esprimono i contenuti di un coro di voci critiche e incompatibili col pensiero unico, di quanti, ciascuno con la propria sensibilità e profilo culturale, hanno proposto nel tempo visioni critiche e alternative a un modello sociale dove alienazione e diseguaglianza rafforzano l'annichilimento soggettivo degli individui nel mondo “libero” e consentono il saccheggio permanente dell'umanità. 
In questi decenni, insieme ai nostri amici editori e autori rappresentati, abbiamo costituito un polo di resistenza culturale e sociale allo stato presente delle cose in cui non ci riconosciamo. In questi 30 anni di attività lavorativa abbiamo mantenuto e onorato sempre patti e lealtà collaborativa (con conseguenti costi nel nostro quotidiano sociale), verso chi ha lavorato con noi. Ora non intendiamo certo snaturare i nostri principi e venir meno ai valori etico/sociali che ci hanno ispirato. Non intendiamo, a causa della crisi che ci minaccia, adeguarci al sistema che promuove e propone la concezione individualistica del “si salvi chi può”. 
Insieme ai nostri amici editori, autori, librai indipendenti, lavoratori tipografici promuoviamo la ricerca di una risposta collettiva e ci auguriamo, con i lettori consapevoli dell'importanza della posta in gioco! 
Solo con una sinergia e volontà comuni potremo uscire dalle secche odierne (assenza di salario e entrate monetarie), e quelle che verranno nei prossimi mesi, che prevedono la chiusura del 35% delle attività artigianali o piccole attività, destinate al fallimento. Di fronte al precipitare della crisi economica di cui l'emergenza sanitaria costituisce un semplice detonatore, le prospettive e le soluzioni suggerite sono e saranno le stesse di ogni crisi capitalistica: i lavoratori, gli artigiani, le piccole attività che vivono del proprio lavoro, saranno schiacciati dai grandi oligopoli e dai soggetti dominanti. 
La nostra storia lavorativa in questi decenni si è è sempre caratterizzata, nella concretezza delle relazioni collaborative, a un principio mutualistico e cooperativo: si sono sempre condivisi i frutti del lavoro, la stella polare che ci ha guidato non era l'aspettativa di guadagno connessa alla vendibilità di “prodotti di mercato”, ma la determinazione di dare voce e spazio a produzioni che non avrebbero trovato collocazione nei canali del “mercato” . 
I libri che abbiamo proposto e distribuito sono in gran parte voci, ricerche, analisi, vicende di vinti della storia, emozioni e memorie di vite vissute con coraggio o schiacciate dal sistema, i marginali e gli ultimi, testimonianze di valori e principi solidali. Un insieme di autori e scritti non allineati, non conformi, non vincenti in questi tempi di culture individualiste e egoismi sociali, di indifferenza e insensibilità. 
In questi mesi la storia e le sue dinamiche ci sta imponendo un forte rallentamento e quasi blocco, ma non intendiamo arrenderci o peggio ancora assimilarci. 
Anzichè lamentarci o avanzare suppliche di improbabili aiuti ai potenti del sistema, lanciamo questo messaggio di S.O.S rivolgendoci esclusivamente a quanti condividono un'etica solidale e non intendono rinunciare ai valori culturali e sociali che hanno sempre animato la storia delle classi subalterne. 
Questa nostra “barca” resistente e renitente è una filiera lavorativa che lega specifici lettori, editori, autori, distributori, librai, lavoratori tipografici; una catena dove se salta un anello, salta a domino la filiera. Se la proposta consiste nella ricerca di una via comune e condivisa, l'urgenza dei tempi in cui viviamo ci impone di ricordare che ogni aiuto/sostegno a un anello della catena contribuisce a rafforzare la resilienza di tutta la rete. 
Come DiestLibri avanziamo la seguente proposta a chiunque si senta partecipe e solidale: 
                  - visitando il sito di DiestLibri (www.diestlibri.it) 
                  si potrà consultare un elenco di migliaia di libri degli 
                  editori da noi distribuiti; scrivendo una mail a posta@diestlibri.it, 
                  e facendo riferimento a questa lettera, si potrà avere 
                  uno sconto su ogni titolo. Il tipo di spedizione sarà 
                  concordata insieme; con ordini sopra i 30 euro la spedizione 
                  sarà gratuita. Sarà possibile ritirare i libri 
                  direttamente al nostro magazzino, potendo anche vedere quelli 
                  presenti;
                  
 - scrivendo a posta@diestlibri.it 
                  si potrà ricevere l'elenco di migliaia di libri usati 
                  con lo sconto del 50%, divisi per settore: arte, architettura, 
                  bambini, cinema, cucina, economia, filosofia, fotografia, fumetti, 
                  letteratura, manualistica, medicina, musica, narrativa, poesia, 
                  psicologia, saggistica politica, scientifica, storia, teatro, 
                  underground;
 - ordinando titoli specifici di altri editori siamo in grado di procurarli con lo sconto del 20%;
 - abbiamo inoltre, per chi fosse interessato, un vasto campionario di dischi 45 e 33 giri, CD musicali, oltre a VHS e DVD di cinema.
  
Come diceva il nostro caro amico e sodale, nonché uno dei tanti nostri autori “di parte”, don Andrea Gallo: “Sempre in direzione contraria allo stato presente delle cose”. 
DiestLibri distribuzioni 
                  www.diestlibri.it 
                  posta@diestlibri.it 
                  
Enrico Vigna 
Torino 
				  Tutte 
                  le anime di Milano/ Il bosco incantato e la Bestia 
                   
                   
                  L'articolo di Paolo 
                  Cognetti pubblicato sul numero 441 di “A” mi 
                  è piaciuto molto! 
                  Tra le righe ho immaginato quei luoghi mai visti e ai tempi 
                  di Covid-19 anche una passeggiata cerebrale in un altro quartiere 
                  di Milano non è un regalo da poco. Grazie Paolo, grazie 
                  “A”! 
                  Leggendolo mi sono sempre più convinto che le strade 
                  che ogni giorno percorriamo abbiano un'anima, che i muri parlino 
                  e lo spirito dei quartieri nutra i nostri stati d'animo più 
                  intimi e segreti di suggestioni, di visioni, di poesia. Sta 
                  a noi cogliere tutto ciò. 
                  L'altro giorno passeggiando con Focus, il mio cane, per le strade 
                  del quartiere San Siro a Milano (dopo esser passato davanti 
                  all'Esselunga di via Morgantini e aver rivolto in cuore un saluto 
                  ad Ivano M., oggi un'altra anima del quartiere, un compagno 
                  che lavorava lì e che il 14 aprile 2020 è venuto 
                  misteriosamente a mancare all'età di 43 anni), sento 
                  un richiamo a due voci in via Preneste: uno, al civico 2, è 
                  il noto Pino, XVIII vittima di piazza Fontana, il ferroviere 
                  anarchico ucciso innocente il 15 dicembre 1969 defenestrato 
                  dal quarto piano della questura di Milano, un amico che non 
                  ci si stanca mai di ascoltare, umano, colto e sempre attento 
                  ai bisogni degli ultimi, l'altro, al civico 4, è il partigiano 
                  Luigi Mariani, l'infermiere delle ferrovie dello stato morto 
                  nel lager di Mauthausen il 17 marzo 1945 quasi a guerra finita 
                  dopo essere stato consegnato dai fascisti ai tedeschi, così, 
                  con il mio compagno a quattro zampe, ci rechiamo sotto casa 
                  loro facendo delle belle passeggiate tra case che si guardano 
                  a pochi metri di distanza, lapidi di partigiani e marciapiedi 
                  sporchi. 
                
                   
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                    |   Milano, via Morgantini - L'edicola  | 
                   
                 
                Camminando per strade più silenziose del solito e ombre 
                  che si allungano man mano che la sera avanza rivolgo lo sguardo 
                  ai pochi volti anonimi, celati da mascherine, che incontro durante 
                  la mia breve evasione dalla quarantena e dalla monotonia di 
                  giorni tutti uguali e la solitudine mi porta a pensare ad Alina 
                  l'acrobata, al suo salto nel vuoto in un bosco incantato e come 
                  questo luogo non sia tanto diverso dalla nebulosa distesa verde 
                  di piazza d'armi, posto qui vicino dove una volta, durante la 
                  leva militare, ragazzi in divisa giocavano a far la guerra con 
                  carri armati, trincee e postazioni con sacchi di sabbia a protezione. 
                  Qui la natura oggi si è ripresa ciò che le è 
                  stato tolto tra discariche abusive e roghi dolosi e insalubri 
                  di materiali non identificati. 
                  Qui, nella terra di nessuno, Focus può incontrare lepri, 
                  scoiattoli, volpi, biacchi, fagiani e volatili di ogni tipo 
                  ma anche più farfalle e api del solito e dei “buffi” 
                  rospi smeraldini, signori degli acquitrini, strani rospi in 
                  via d'estinzione che assomigliano tanto a quelli delle fiabe. 
                  Passando tra le sbarre e superando gli orti abusivi, tra ciò 
                  che rimane di un campo rom, Suzanne, “il trans”, 
                  custode di un mondo bucolico nascosto e segreto agli occhi di 
                  tanti saluta Focus, gli sorride e ci apre le porte di questo 
                  paradiso suburbano dal cielo blu cobalto. Benvenuti a Shangri-La! 
                  Qui tra tanta “monnezza” emblema di quella “società 
                  civile” neoliberista, consumista e sprecona, distratta 
                  da interessi diversi da quello ambientale e dall'inquinamento 
                  globale, esulto nel vedere come la natura, se lasciata fare, 
                  vinca sull'incuria e la trascuratezza, su tutti quegli atti 
                  criminali che ogni giorno l'uomo commette verso la cosa più 
                  cara e preziosa della sua esistenza, la casa di tutti, il nostro 
                  pianeta, il pianeta Terra! 
                  Faccio un giro su me stesso e cerco d'immortalare questa meraviglia 
                  al profumo di alberi in fiore nella mia testa, nella mia mente 
                  e mi ubriaco di bellezza. 
                  Qualcuno ha già pensato di costruire, qualcun altro è 
                  pronto a reagire lottando per un bosco incantato che non vuole 
                  svanire dissolvendosi in una nuvola grigia/cemento. 
                  Mi dirigo verso casa, supero via Preneste con i suoi balconi 
                  pieni di antenne paraboliche, mi lascio alle spalle muri stonacati 
                  di edifici stinti, panni stesi e qualche lenzuolo con la scritta 
                  “andrà tutto bene” e ripasso davanti all'edicola 
                  di via Morgantini. Qualche anno fa, qui sulla serranda, mi soffermai 
                  a leggere con Ivano ciò che cita un'immagine con dei 
                  personaggi di Snoopy in coda, distanziati: “A volte, le 
                  cose nella vita vanno così!”... 
                  La scena è attualissima e a Charlie Brown e compagni 
                  manca solo la mascherina a coprire il viso e un drone che sorvoli 
                  il cielo. 
                
                   
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                    |   Milano, via Preneste 4 - La targa in ricordo del partigiano Luigi Mariani  | 
                   
                 
                A questo punto sento qualcosa muoversi dentro me... 
                  Penso alla guerra di liberazione e ai partigiani morti durante 
                  la resistenza. 
                  Penso a Ivano, ad Alina e agli spiriti che animano i quartieri, 
                  a chi è sopravvissuto al fascismo e oggi ha lasciato 
                  il mondo solo, per mano del Covid-19 e senza la possibilità 
                  di un ultimo saluto da parte dei propri cari. 
                  Penso ai medici e agli infermieri morti svolgendo eroicamente 
                  fino all'ultimo il proprio dovere dopo anni di politica di tagli 
                  alla sanità pubblica mentre fuori dalle “Aziende 
                  Ospedaliere” sventolano i tricolori! 
                  Penso a quelle lunghe file di camion militari che a Bergamo 
                  portavano via le salme, troppe! 
                  Penso agli anziani defunti nelle Rsa, ai loro ultimi pensieri, 
                  alla disperazione provata nell'istante in cui si chiudono per 
                  sempre gli occhi sul sipario della vita quando ci si presenta 
                  al fatidico appuntamento soli, fragili e traditi, con il cervello 
                  lucido, la testa “insacchettata”, sempre meno aria 
                  nei polmoni e il cuore che via via rallenta i suoi battiti fino 
                  a fermarsi per sempre colmo di rancore. 
                  Penso ai decessi che il mondo continua a contare per la pandemia, 
                  alle fosse comuni di chi non può permettersi un funerale 
                  ad Hart Island, vicino a New York, sfortunato nella vita e fastidioso 
                  ingombro da smaltire al più presto da morto, sotto lo 
                  sguardo feroce di un'impietosa statua della libertà. 
                  Penso anche a chi in questo periodo è dovuto andare a 
                  lavorare tra gli scaffali di un supermercato esponendosi più 
                  facilmente al contagio così come i riders che ci portano 
                  il cibo a casa e i fattorini che ci consegnano gli acquisti 
                  effettuati in rete, spesso delle fesserie, sfruttati e resi 
                  schiavi da un sistema che li pretende tali. 
                  Penso ai liberi professionisti che in questo periodo hanno perso 
                  lavoro e dignità. 
                  Penso ai senzatetto denunciati perché colti fuori di 
                  casa, impossibilitati a rispettare il decreto perché 
                  sprovvisti di dimora. Homeless privati della possibilità 
                  di farsi visitare da un medico di base perché senza residenza, 
                  motivo per cui non possono neanche votare, lavorare, prendere 
                  parte ai corsi di formazione professionale promossi dalle regioni, 
                  tagliati fuori da tutto, esclusi da questa “bizzarra società”! 
                  Penso all'isolamento, in questo periodo, di tutte quelle persone 
                  con disturbi mentali e a come ne usciranno a emergenza finita. 
                  Penso ai giorni bui che stiamo vivendo e alla depredata libertà, 
                  al controllo statale che si fa sempre più opprimente, 
                  alle rivolte nelle carceri sovraffollate dopo che è stata 
                  decisa la sospensione delle visite da parte dei parenti a scopo 
                  precauzionale, data l'emergenza sanitaria, e a come queste siano 
                  state “pacificamente risolte, tra uomini, con soli pochi 
                  detenuti deceduti”, senza far troppo rumore, né 
                  clamore, da parte dello stato per mano di un corpo di polizia 
                  penitenziaria “sensibile e comprensivo” ai bisogni 
                  dei carcerati e come tali questioni non abbiano catturato più 
                  di tanto l'attenzione dei media. 
                  Penso alla convivenza forzata tra i muri di casa 24 ore su 24 
                  di donne con compagni violenti, ai maltrattamenti subiti in 
                  silenzio e alle omesse denunce. 
                  Penso a piazza d'armi, al bosco della Bovisa e, in tutto ciò, 
                  a Salvini che invoca il buon Dio dalla D'Urso mentre qualcuno, 
                  approfittando della scarsa disponibilità e della psicosi 
                  generale, fiuta il business delle mascherine rivendendole a 
                  prezzi esorbitanti lucrandoci sopra, W il Dio Denaro! 
                  A questo punto sto per toccare il fondo e lo sconforto si fa 
                  sentire forte più che mai. Così ordino per telefono 
                  un kebap, per me i panini più buoni del quartiere, una 
                  birra fresca, le cuffie nelle orecchie, buona musica e via, 
                  ho proprio bisogno di tirarmi su. Menomale che a casa c'è 
                  la mia famiglia ad aspettarmi. 
                  No, continuo a ripetermi, non può essere che Charlie 
                  Brown sia un profeta, un veggente... 
                  A volte, le cose nella vita vanno così... Ma non sempre! 
                  Questo dipende soprattutto da noi! 
                Stefano Adone 
                  Milano 
                       
                   
                    |    A 
                        mio avviso 
                      
 “Ciao a tutte e tutti. Vi scrivo soltanto per dirvi che la nuova idea del podcast di presentazione della rivista mi è piaciuta un sacco!!!!!!!! 
Super complimenti come sempre, siete proprio speciali, niente da fare. 
Un forte abbraccio (alla faccia del Covid)!! Buon tutto.” 
                      Davide Giovine Luserna San Giovanni (To) 
                       “Condivido in toto quanto ho appena finito di leggere. 
Si sta andando verso un controllo sulle persone del tutto inaccettabile. 
Non è possibile accettare qualsiasi disposizione in questo modo. 
Vi ringrazio.” 
                      Marinella Signaigo 
                       “Ciao, ho letto e condivido tutto ciò che affermate, meno male che c'è chi esce dal seminato. Vi abbraccio con rinnovato affetto e stima, nonostante gli anni.” 
                      Francesco Base Ischia  | 
                   
                 
                        
                
                   
                    |    Anarchik/ 
                        L'ho falsificato (e non me ne pento) 
                      
 La 
                        prima occasione di confezionare un “falso” 
                        Anarchik mi si presentò nel lontano 1979: con gli 
                        amici del circolo anarchico Nestor Mackno di Marghera 
                        (Barbara, Oriella, Claudio, Gabriella e Bruno) dovevamo 
                        approntare Energia & libertà, un opuscolo 
                        antinucleare. I testi erano commentati da una serie di 
                        disegni realizzati ad hoc da Ciaci, Giuli e il sottoscritto. 
                        L'agile opuscolo godette di una certa diffusione a livello 
                        nazionale e fornì anche l'occasione per testare 
                        la neonata tipografia “Utopia” di Vicenza, 
                        il cui animatore era il vulcanico Rino Refosco, affiancato 
                        da Valerio che portava la sua esperienza da Carrara. 
                        In uno dei disegni ritrassi la creatura di Roberto Ambrosoli, 
                        l'ormai “mitico” Anarchik, mentre abbraccia 
                        un cartello con il sole che ride dei Verdi, adesivo allora 
                        di moda. Io però lo declinai più sull'arrabbiato, 
                        con la frase: “Energia nucleare? Eh no... cazzo!”. 
                        In copertina l'opuscolo riportava un mio Anarchik che 
                        con aria schifata gettava il simbolo dell'atomo nella 
                        spazzatura. 
                        
                       
                        Un ulteriore falso – questo sì clamoroso 
                        – lo realizzai qualche tempo dopo: si trattava di 
                        un vero e proprio fumetto, su iniziativa e suggerimento 
                        del collettivo degli anarchici di Dolo, sempre in tema 
                        antinucleare. La storia vedeva Anarchik protagonista di 
                        una decina di vignette ed era impaginata “alla Ambrosoli”: 
                        formava un manifesto 70x100, che fu stampato e diffuso 
                        a firma “antinucleari e antimilitaristi anarchici 
                        del Triveneto”. Probabilmente riuscii ad imitare 
                        così bene la mano del creatore di Anarchik, che 
                        quando ebbi modo di comunicare a Roberto di questo mio 
                        “falso”, mi rispose che neppure lui si era 
                        accorto che non era di mano sua: non riusciva a ricordare 
                        in quale occasione l'avesse disegnato. Il manifesto ebbe 
                        tanto successo che venne ripreso in più occasioni; 
                        in una di queste fu ristampato con una leggera modifica, 
                        a firma “Azione diretta”, dagli anarchici 
                        del Ticino. 
                        
                       
                        E lo ritrovo infatti a sorpresa, con questa dicitura, 
                        riprodotto in quel bellissimo volume di Gaetano Manfredonia 
                        Histoire mondiale de l'Anarchie (Arte edition, 
                        Parigi 2014, pp. 261): quindi falsificazione di un falso! 
                        Per fortuna ho scovato l'originale che avevo realizzato 
                        per i compagni di Dolo. E questo ci fa ben sperare e auspicare 
                        che Anarchik, autentico o meno, continui nelle sue malefatte. 
                      Fabio Santin 
                        Venezia  | 
                   
                 
                 
                
  
                
                   
                     | 
                   
                   
                    |   Un fumetto antinucleare stampato e diffuso dagli “antinucleari 
                  e antimilitaristi anarchici del Triveneto” poi ripreso 
                  e firmato dagli “anarchici del Ticino”  | 
                   
                 
                
  
                  
                 Reggio Emilia/ La nostra Cassa di Solidarietà (davvero autogestita) 
                   
                   
La nostra Cassa di Solidarietà è formata da diverse componenti libertarie con varie sfumature, pur riconoscendosi tutte nello stile libero dell'azione diretta. 
Vale a dire: niente gerarchia, nessuna delega, prassi autogestionaria, lavoro dal basso escludendo ogni ceto politico e burocratico. E ancora: mutualismo attivo fuori da qualsiasi istituzione e, soprattutto, privo di logiche caritatevoli e pelose di questi giorni (pagate come sempre dal solito “Pantaleone”). 
Quindi abbiamo lanciato questa nuova iniziativa che manterremo nei prossimi mesi con una raccolta di fondi e materiale di vario genere per dare il nostro contributo, anche se piccolo, a chi ne avrà bisogno. Siamo impegnati da sempre, come librai “riuniti e indipendenti” delle Cucine del Popolo, col nostro circuito su questo terreno. 
Da quasi 30 anni, grazie anche alla lungimiranza di Gigi Rigazzi, grande organizzatore di eventi culturali e mostre del libro, siamo in pista sostenendo tutte le iniziative della Cassa Libertaria. 
Abbiamo organizzato in modo autogestito oltre 100 fiere del libro senza chiedere un euro di finanzianento a nessuno, tanti mercatini e tantissimi appuntamenti con autori e lettori devolvendo tutti, ripeto tutti, gli introiti alla Cassa di Solidarietà oppure alle Cucine del Popolo. 
Con Gigi abbiamo sostenuto i librai poveri, i compagni allo sbando, i metalmeccanici licenziati, i lavoratori esodati, prestato assistenza gratuita ai giovani laureandi e regalato centinaia e centinaia di libri ai giovani lettori. 
L'ultimo progetto realizzato con l'aiuto di tanti librai e delle compagne e dei compagni delle cucine del Popolo è stata la donazione gratuita di più di 1000 libri di gastronomia alla Biblioteca Panizzi del comune di Reggio Emilia. 
Siamo sempre stati dell'avviso che la solidarietà sia un dato concreto, non un annuncio pubblicitario e nelle nostre attività questo è stato il filo conduttore, assieme ad una buona proposta libraria, della nostra trentennale esperienza. 
Confidiamo sul sostegno dei librai, degli “amici del libro” e anche della spettabile clientela per questa nuova iniziativa. Facciamo un forte invito a tutte e a tutti a fare la loro parte, sempre secondo le proprie possibilità, per rendere ancor più bella questa nostra comune battaglia solidale. Ne riparleremo presto... 
Cassa di Solidarietà Libertaria 
Fai – Federazione Anarchica Reggiana 
Via Don Minzoni 1/d- Reggio Emilia 
FB: Archivio Libreria della FAI Reggiana 
                  fa_re@inventati.org 
Reggio Emilia 
				  Dalla 
                  Valtellina/ I nodi lombardi sono venuti al pettine 
                   
                   
                  Quando un pericolo si affaccia all'orizzonte ci vogliono sangue 
                  freddo e buon senso. Un virus sconosciuto così contagioso 
                  e aggressivo si pensava fosse un problema unicamente cinese 
                  fino a quando, prima ancora di febbraio, è sbarcato in 
                  Lombardia con le conseguenze devastanti che tutti noi conosciamo. 
                  (...) 
                   Il 
                  tanto decantato sistema sanitario lombardo, eccellenza nazionale, 
                  è andato in tilt; si è pagato il sistema di smantellamento 
                  dei presidi sanitari territoriali, i privilegi alla privatizzazione 
                  speculativa, la gara tra pubblico e privato nel fare cassa, 
                  ignorando i poco remunerativi sentieri della prevenzione e della 
                  formazione professionale. Con questa inevitabile emergenza i 
                  nodi sono dolorosamente venuti al pettine; medici e infermieri 
                  mandati allo sbaraglio, mancanza di dispositivi protettivi, 
                  ecatombe (evitabile) nelle case di riposo, timori nel precettare 
                  le strutture sanitarie private e nell'utilizzare vuoti alberghi 
                  per una quarantena in condizioni di sicurezza per i convalescenti 
                  dimessi dagli ospedali o positivi all'interno dei nuclei familiari. 
                  Il sistema sanitario lombardo si è svelato per quello 
                  che è: un consolidato e forte potere mafioso legalizzato, 
                  con l'avallo di politici di ogni giunta di qualsiasi colore 
                  succedutisi dai decenni passati a oggi. Criminale poi l'atteggiamento 
                  di Confindustria, più aggressiva dello stesso virus, 
                  nel non voler sospendere le attività produttive pure 
                  in evidenti condizioni di pandemia. Comunque con il superamento 
                  dell'emergenza niente sarà più come prima, a partire 
                  dalla questione sanitaria. 
                  Il concetto di salute intesa come benessere strettamente personale 
                  non potrà più funzionare con i valori conosciuti 
                  fino ad ora. Il Covid-19 ce lo ha dimostrato apertamente, anche 
                  la salute è un bene comune e va preservata collettivamente 
                  con le strutture adeguate e i dovuti accorgimenti che devono 
                  riguardare tutti. Compresi i braccianti stranieri che per quattro 
                  soldi e in condizioni sanitarie e abitative vergognose raccolgono 
                  la frutta e le verdure che ci ritroviamo “magicamente” 
                  sulle nostre tavole. 
                  Nel frattempo, ormai alla fine di aprile, come a carnevale, 
                  siamo tutti in mascher(in)a, cercando di conciliare le nostre 
                  esigenze con le regole di sicurezza generale e qualche spazio 
                  di libertà. Anche in questo caso più che i decreti 
                  o i protocolli istituzionali è la pratica del buon senso 
                  che deve funzionare con un forte senso civico come principale 
                  garanzia per limitare nuovi inevitabili contagi. 
                  Ma restiamo al tema della libertà individuale, dopo circa 
                  due mesi di sequestro domiciliare. Evitare gli assembramenti 
                  è stato logico e lo sarà anche in futuro ma impedire 
                  solitarie passeggiate o corse nei parchi suona veramente assurdo. 
                  Salute non significa soltanto sfuggire al malefico virus ma 
                  anche svolgere attività fisica all'aperto, respirando 
                  finalmente aria pulita grazie al crollo delle emissioni inquinanti 
                  a cui ci si era da troppo tempo assuefatti. 
                  Addirittura si sono utilizzati droni per monitorare il territorio, 
                  per individuare i salutisti trasgressori; (...) al culmine dello 
                  squallore si sono aggiunti i solerti italiani che armati di 
                  telefonino si sono prodigati nel segnalare alle autorità 
                  competenti camminanti trasgressori, avvistati in prati, vigneti 
                  e selve. Nel 75° anniversario della liberazione dal nazi-fascismo 
                  viene da chiedersi come si sarebbero comportati questi compatrioti 
                  ligi al dovere se fossero vissuti negli anni quaranta del secolo 
                  scorso. Avrebbero denunciato gli antifascisti e segnalato i 
                  rifugi partigiani? E oggi? Credere obbedire e combattere in 
                  nome della democrazia e del profitto? 
                  Nell'attuale modernità esiste un prima, un durante e 
                  un dopo coronavirus. Il prima è stato il pessimo periodo 
                  storico che ci ha portato in questa situazione, il durante lo 
                  stiamo vivendo da qualche mese, il dopo dipenderà in 
                  buona parte dalle esperienze e dai pensieri maturati all'ombra 
                  della quarantena. 
                  Dopo avere risolto i problemi esistenziali legati alla sopravvivenza 
                  quotidiana, si dovranno rivedere molte delle nostre scelte passate 
                  in rapporto al profitto, allo sfruttamento, alla mobilità, 
                  ai combustibili fossili, al territorio, alla natura e ad altro 
                  ancora. Potrebbe essere l'occasione per arrivare a un salutare 
                  e radicale punto di svolta per garantirci un'esistenza sociale 
                  più equa e solidale. 
                  Pensando al mondo che ci aspetta non si può che concordare 
                  con il climatologo Luca Mercalli quando afferma che il virus 
                  sarà poca cosa rispetto al disastro ambientale futuro. 
Piero Tognoli 
Sondrio 
                 
				
                  
                   
                  
                  
                  
                  
                  
                  
                  
                   
                    
                       
                        |    I 
                            nostri fondi neri 
                               | 
                       
                       
                          
                            Sottoscrizioni. 
                              Emanuele Dabove (località non specificata) 
                              20,00; Stefano Bertoldi (Roma) per pdf, 4,00; Claudia 
                              Vacca (località non specificata) 10,00; Pierluca 
                              Oldani (Casorezzo – Mi) 6,00; Ezio Bertok 
                              (Torino) 50,00; Mario Sughi (Cesena) 22,00; Santo 
                              Barezini (Roma) per il progetto No Poteri Buoni, 
                              75,00; Marco Rabbia (Alessandria) per pdf, 5,00; 
                              Roberto Cuccu (Rimini) per pdf, 5,00; Licia Rognini 
                              Pinelli (Milano) in segno di sostegno e apprezzamento 
                              per il vostro lavoro e i contenuti della rivista, 
                              60,00; Diego Guerrini (Roma) per pdf, 5,00; Andrea 
                              Mazzullo (Bolzano) 10,00; Osvaldo Santi (Como) 20,00; 
                              Alfredo Taracchini (San Costanzo – Pu) 60,00; 
                              Gimpietro Mambretti (Lecco) 50,00; Marina Ambrosetti 
                              (Bellinzona – Svizzera) 9,00; Mario Aldovini 
                              (Modena) 20,00; Marco Bianchini (località 
                              non specificata) per pdf, 5,00; Rocco Tannoia, Emanuela 
                              e Alessio (Settimo Milanese – Mi) ricordando 
                              Cesare Vurchio, 25,00; Aurora e Paolo (Milano) ricordando 
                              Alfonso Failla e Umberto Marzocchi, 500,00. Totale 
                              € 961,00. 
                            Abbonamenti sostenitori. 
                              (quando non altrimenti specificato, si tratta 
                              dell'importo di € 150,00. Per qualche numero 
                              accogliamo ancora in questo elenco anche gli abbonamenti 
                              sostenitori al vecchio importo di € 100,00). 
                              Luciano Coccolini (Venezia) 200,00; Gianpiero Bottinelli 
                              (Massagno – Svizzera) 100,00; Giovanni Jacopo 
                              Nicoletti (Berna – Svizzera) 500,00. Totale 
                              € 800,00. 
                            Abbonamenti sospesi. 
                              Si tratta di abbonamenti annui (dell'importo 
                              di € 50,00) destinati a persone detenute, alle 
                              quali noi inviamo comunque regolarmente “A” 
                              in omaggio. Gli ultimi ad averne sottoscritto sono: 
                              Angelo Carlucci (Taranto). Totale 
                              € 50,00. Ricordiamo che 
                              noi inviamo la rivista a tutte le persone detenute 
                              che ce ne facciano richiesta direttamente o tramite 
                              familiari o gruppi di solidarietà, Tutte 
                              le persone detenute che desiderano ricevere “A” 
                              ce lo facciano sapere e – ci raccomandiamo 
                              – ci segnalino tempestivamente i trasferimenti. 
                               Attualmente sono un centinaio le persone 
                              detenute che ricevono regolarmente “A” 
                              (trasferimenti e disfunzioni permettendo), delle 
                              quali 46 sono “coperte” da un abbonamento 
                              annuo sospeso. 
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