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			   alle lettrici, ai 
                  lettori   
                  
                Il ruolo di questa rivista 
                  (tra app e droni) 
                   
                A nostro modesto avviso, non esistono pandemie, guerre o altro che possano legittimare il pensiero unico, la verità di Stato né della medicina “ufficiale”. Il diritto alla critica e al dissenso non può conoscere deroghe, sospensioni, limitazioni. Anche per chi non condivide il pensiero anarchico, crediamo, ci sono limiti non valicabili: che di questi tempi sono stati ampiamente superati. Nella piena coscienza dell'eccezionalità della situazione, ma anche nel solco della nostra critica libertaria al potere, vogliamo continuare a rappresentare l'insopprimibile pulsione alla libertà individuale e sociale. Con la coscienza che l'attuale pandemia è anche il frutto di scelte economiche, ambientali, ecc. da parte dei poteri che oggi vogliono apparire i difensori della salute pubblica, dopo averla trascurata – e spesso contrastata – per decenni. 
                 
                  Mai, forse, come in questo periodo, il ruolo di una piccola iniziativa come la nostra è stato ed è significativo. Non perché in queste pagine si possano leggere informazioni o “rivelazioni” originali sulla pandemia in corso. Non aggiungeremo la nostra voce al frastuono generalizzato di storme di incompetenti, presunti “tecnici”, conferenzieri-stampa, sindaci e governatori in cerca di visibilità e gloria, mass media tutti allineati nella litania del “restate in casa”. 
                Con senso della misura 
		         Siamo 
                  cittadini attenti, responsabili, abituati a un'osservazione 
                  il più possibile critica della realtà circostante, 
                  delle malefatte del potere, delle consuete coperture di errori 
                  e responsabilità. Ma abbiamo avuto sempre, e cerchiamo 
                  di avere, il senso della misura, la coscienza dei nostri limiti. 
                  In un mondo di “nati imparati”, facciamo un passo 
                  indietro e – mai rinunciando alla nostra autonoma ricerca 
                  delle fonti e dei dati – dichiariamo con la massima chiarezza 
                  che qui, in questo numero della nostra rivista, non troverete 
                  l'analisi delle analisi, lo scritto che rivela il vero complotto 
                  (inesistente), l'indicazione delle strategie indispensabili 
                  per uscire dall'attuale situazione. Non è che in quanto 
                  anarchiche e anarchici abbiamo specifiche verità scientifiche 
                  o indicazioni sanitarie da proporre, a colpo sicuro.  
                  Ciò premesso, qualche ideuzza ce la siamo fatta. Cose 
                  che non funzionano da denunciare ce ne sono a iosa e non intendiamo 
                  assolutamente restare né tantomeno farci ridurre al silenzio. 
                   
                  Condividiamo logicamente tutte quelle analisi che chiamano in 
                  causa la tragica gestione del “mondo”, del nostro 
                  (unico) pianeta, della crisi ecologica, dell'inquinamento, del 
                  riscaldamento globale (a questi temi abbiamo dedicato un dossier 
                  sullo scorso numero di “A”). E poi la sottolineatura 
                  dello smantellamento, a partire dalla Lombardia in cui ci troviamo 
                  noi della redazione, della sanità pubblica, la famigerata 
                  “sussidiarietà” ciellina che ha tolto al 
                  pubblico per rimpinguare il privato. Non siamo noi, ma la magistratura 
                  a indagare su scelte folli e irresponsabili del potere regionale 
                  lombardo in merito a specifiche scelte e ordinanze. C'è 
                  poi la denuncia dei numerosi comportamenti industriali e confindustriali 
                  di volontà di “produrre” anche quando non 
                  c'erano e non venivano assicurate le condizioni di sicurezza 
                  dei lavoratori. Con la denuncia del moltiplicarsi della gravità 
                  di simili politiche quando la “controparte” sono 
                  i settori più poveri e indifesi del mondo del lavoro 
                  e ancor più del mondo del non-lavoro: migranti, irregolari, 
                  precari di ogni tipo, “invisibili”, ecc. 
                  Ma c'è anche dell'altro ed è a questi aspetti 
                  che noi intendiamo dedicare particolare attenzione. Ci riferiamo 
                  alla libertà, individuale e sociale, anche nei tempi 
                  della pandemia. È in atto una spaventosa accelerazione 
                  e “normalizzazione” di tutte le tecniche e tecnologie 
                  di controllo individuale e sociale: niente di nuovo sotto il 
                  sole, certo, già da anni le telecamere si moltiplicano 
                  ovunque, ma ora i droni svolazzano sulle nostre teste, le app 
                  per controllarci si sprecano. Questa scriteriata “lotta 
                  al virus” sta funzionando come un moltiplicatore di tutte 
                  le possibili tecniche di controllo, che vanno di pari passo 
                  con la progressiva scomparsa di qualsiasi concezione di “privacy”, 
                  di diritto personale alla riservatezza, di “habeas corpus”. 
                  Il 1984 paventato da George Orwell appare oggi, in vari aspetti, 
                  superato dalla nostra concreta realtà quotidiana. 
                Libertà, riflessione, dibattito 
		        Il tutto – lo accenniamo, ma meriterebbe ben altri approfondimenti – favorito da una presenza globale, devastante, teleguidata dell'intero sistema dei mass media, grazie anche alla sudditanza e al conformismo di quasi tutti i singoli operatori del settore. La litania del “restare in casa” (cui abbiamo deciso di dedicare la nostra copertina), gestita in maniera asfissiante e insensata, si inquadra in una campagna a voce unica che tende – tra l'altro – a ritardare per quanto possibile qualsiasi prospettiva di “ritorno alla normalità”, nella dichiarata volontà di istituzionalizzare tutte le disposizioni, tecnologie, mentalità di carattere totalitario e repressivo. Il Covid-19 come grande occasione per legittimare a livello globale, come mai in passato, il concetto e le pratiche del potere. 
Con tutta la nostra maturità e responsabilità sociale, anzi proprio a partire da queste, noi non ci stiamo. E, in quest'epoca di eclissi della ragione, siamo convinti di esercitare un ruolo significativo non solo per le nostre sempre discutibili idee e proposte, ma per quello spazio di libertà, riflessione e dibattito che è parte irrinunciabile del vivere. 
                la redazione di “A” 
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