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 Colorado (Usa)/L'artista della notte che dipinge Malatesta
 Si chiama SMiLE (scritto così). Tutti lo conoscono, 
                  la polizia lo cerca. È un giovane artista di strada di 
                  Boulder, in Colorado. Ha riempito la sua città di graffiti 
                  che dipinge di notte nei luoghi più impensati: centraline 
                  elettriche, edicole, segnali stradali, cassette per imbucare 
                  la posta. Fra i suoi graffiti ci sono anche immagini di Errico 
                  Malatesta. 
                   
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                    | Boulder, Colorado (USA) - Graffiti di SMiLE su su una centralina elettrica |  SMiLE opera di notte e la sua identità è tuttora 
                  sconosciuta. Tutti gli abitanti di Boulder hanno per forza imparato 
                  a conoscerlo. Molti negozianti apprezzano i suoi graffiti e 
                  li tengono in bella mostra. I mezzi di comunicazione si sono 
                  interessati a lui e lo hanno intervistato. Si chiama SMiLE, 
                  dice, perché il suo intento è quello di aiutare 
                  la gente ad essere un po' più felice, a sorridere un 
                  po'.La polizia, si sa, non ha però molto senso dell'umorismo. 
                  «L'ordinanza sui graffiti parla chiaro» dichiara 
                  serio un agente della polizia di Boulder: la legge proibisce 
                  «di dipingere intenzionalmente, graffiare o colorare (con 
                  qualsiasi mezzo di contrasto) qualsiasi proprietà pubblica 
                  o privata senza l'autorizzazione del proprietario, dell'amministrazione 
                  municipale, in caso di proprietà municipale, o del responsabile 
                  di qualsiasi altra proprietà pubblica».
 
                   
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                    | Boulder, 
                        Colorado (USA) - Graffitidi SMiLE su su un distributore
 di giornali in Pearl Street
 |  Nessuno però tradisce la consegna dell'anonimato. «Per 
                  lo più, sono i giovani a essere in giro la notte» 
                  dice SMiLE di coloro che l'hanno visto dipingere «Mi dicono 
                  “Sei SMiLE?” poi si avvicinano, mi battono il cinque 
                  e vogliono... pagarmi una birra».Riguardo al nostro Errico, è curioso il modo in cui l'artista 
                  ne ha rielaborato l'immagine. La fonte è una foto segnaletica 
                  scattata durante la detenzione del 1920-21, uno dei periodi 
                  più drammatici della vita di Malatesta. SMiLE ha trasformato 
                  un Malatesta magro e sofferente in un Malatesta bonario e sorridente. 
                  Superficialità storica o genio creativo? A noi non interessa, 
                  il risultato ci piace comunque.
 Davide Turcato 
 
 Dimitrov (Russia)/Viaggio alla dimora di Pëtr Alekseevič Kropotkin
 I sessantacinque chilometri che separano la stazione Savyolovsky 
                  a nord di Mosca da Dimitrov, antica e importante cittadina dell'Oblast 
                  moscovita (distretto artificiale ideato dai poteri storici del 
                  Cremlino e rafforzato durante il periodo sovietico per mantenere 
                  il dominio centralizzato sul territorio), sono utili per farsi 
                  un'idea del clima sociale che si respira nell'attuale Russia 
                  putiniana.Vagoni passeggeri ordinati, puliti, vigilati da poliziotti e 
                  da “sicurezza volontaria” in mimetica urbana, famiglie 
                  con bambine e bambini con i tricolori nazionali appuntati sugli 
                  abiti, adolescenti e giovani rasati con felpe che riportano 
                  a caratteri capitali la scritta “Russia”. Un rigurgito 
                  patriotico generalizzato e mascolino sembra tenere compatte 
                  le genti del “piccolo zar Vladimir”, in un'ondata 
                  di nuovo disprezzo verso l'Occidente, considerato aggressivo 
                  e perverso perché si è preso subdolamente l'Ucraina 
                  e continua a sfoderare l'odioso pungolo delle sanzioni, facendo 
                  avanzare il fronte NATO fino alle porte del neonato impero russo-ortodosso.
 Difficile scorgere un filo di continuità tra le sensibilità 
                  umane e politiche del grande pensatore e geografo anarchico 
                  Pëtr Alekseevič Kropotkin, espresse nell'Etica, 
                  la sua ultima incompleta opera, uscita postuma nel lontano 1922, 
                  e la ruvida realtà dei fatti del tempo odierno.
 
                   
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                    | Dimitrov (Russia) - La statua di Pëtr Alekseevič Kropotkinnei giardini pubblici della città
 |  Dimitrov, città ove il “Principe dell'Anarchia” 
                  risiedette in volontario ritiro durante l'ultimo periodo della 
                  sua vita, è un accogliente luogo di provincia adagiato 
                  sopra colline moreniche ondulate, affacciate sul fiume Jachroma 
                  e lungo il canale di Mosca che connette la capitale russa con 
                  l'imponente corso del Volga. Posizionata in un punto strategico, 
                  proprio per queste caratteristiche rilevate già nel 1154 
                  dal fondatore Jurij Dolgorukij, la cittadina conta oggi circa 
                  sessantaduemila abitanti. Ad accoglierci nella casa-museo Kropotkin, recentissima, fedele 
                  ricostruzione della dimora dell'epoca smantellata da Stalin 
                  dopo la morte della moglie Sofia Ananiev nel 1938, Yan Prusskiy 
                  curatore attento e scrupoloso degli allestimenti storici e sincero 
                  valorizzatore della personalità e della memoria del grande 
                  pensatore russo. Fu il conte Dmitry Olsufiev, simpatizzante 
                  libertario, appartenente a una nobile famiglia di Dimitrov, 
                  che vendette (a un prezzo di favore) l'abitazione del fratello 
                  Mikhail, da poco deceduto, a Kropotkin.
 Come si è accennato, la sede della casa museo venne rasa 
                  al suolo durante il periodo sovietico per poi essere ricostruita 
                  nello stile dell'epoca. Nuovamente abbattuta durante un “restauro 
                  conservativo”, ci sono voluti ben venticinque anni di 
                  sforzi e di tenuta realmente “politica” di anarchici 
                  e storici impegnati contro l'inerzia burocratica e il muro di 
                  gomma del governo locale, in un clima relazionale sempre più 
                  avverso, per rilanciare il piccolo museo-testimonianza nel luogo 
                  dove Pëtr Kropotkin passò gli ultimi anni di vita. 
                  Solo nel 1992 la casa è stata dichiarata ufficialmente 
                  museo.
 Al suo interno l'abitazione, ricca di fotografie d'epoca dedicate 
                  al geografo e filosofo russo, si dispone su due piani. Al pianoterra 
                  un insieme di stanze sono state allestite con mobilio originale 
                  e l'atmosfera è a tutti gli effetti quella nella quale 
                  Kropotkin visse attorniato dai suoi amici ed estimatori più 
                  stretti. Interessante risulta essere pure un'ala dedicata a 
                  incontri attuali sull'anarchismo, ricca di cimeli, ricordi, 
                  manifesti e pubblicazioni anche contemporanei, provenienti da 
                  Paesi di tutto il mondo (Francia, Germania, Israele, Giappone, 
                  ecc.). Tra questi spiccano (con una punta d'orgoglio), anche 
                  dei testi in italiano delle edizioni La Rivolta e Galzerano 
                  Editore e una pubblicazione datata di Eléuthera di 
                  Scienza e Anarchia, curata da Nico Berti.
 La “stanza convegni” si trova proprio accanto alla 
                  cameretta studio del filosofo anarchico, vicino al suo letto 
                  di morte, alla piccola scrivania con la macchina da scrivere 
                  dell'epoca e al calco in gesso del volto sereno e intenso del 
                  morente.
 
                   
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                    | Dimitrov 
                        (Russia) - Da sinistra, Giulio Spiazzi e Yan Prusskiyall'ingresso della casa museo di Kropotkin
 |  Al piano superiore invece, è stato creato un ambiente, 
                  dedicato anche alle visite guidate delle scolaresche, dove tra 
                  bacheche ricche di minerali, animali imbalsamati delle estreme 
                  propaggini siberiane, frammenti di mammut riemersi dai ghiacci, 
                  un Kropotkin geografo, ritratto in una fotografia dell'epoca, 
                  attorniato da giovani studiose, raggruppa reperti raccolti nei 
                  suoi interessantissimi viaggi scientifici a oriente. “È un'occasione accattivante, questa, per fare 
                  avvicinare sempre più ragazzi giovani al lavoro e al 
                  pensiero del nostro grande concittadino”, afferma Yan 
                  Prusskiy, guardando con complicità la responsabile ufficiale 
                  dell'amministrazione locale, comprensiva ma ben lontana da tutto 
                  quello che può essere inteso come pratica e testimonianza 
                  strettamente anarchica.
 L'insolito equilibrismo per il momento regge e permette comunque 
                  di far vivere un pezzo di storia non solo russa e di renderla 
                  abbordabile alle nuove generazioni. “Zdorovo, bratello, 
                  kak dela?” (“Ciao, fratello, come stai?”) 
                  saluta in gergo amichevole Nikolaj, l'interprete arrivato da 
                  Mosca per l'occasione. “Nonostante la crescente repressione 
                  in Russia, la casa-museo di Kropotkin e le Letture di Pryamukhino 
                  (luogo natale di Bakunin) possono e devono ancora vivere, anche 
                  grazie alle vostre frequentazioni, cari compagni italiani, per 
                  mantenere accese le fiaccole delle teorie e delle pratiche anarchiche 
                  nel nostro Paese”, aggiunge immediato Nikolaj a questo 
                  augurio spontaneo, il che direi, è di ottimo auspicio 
                  in previsione delle prossime celebrazioni “ufficiali” 
                  e non-allineate, per il centesimo anniversario della morte di 
                  uno dei grandi filosofi russi dell'anarchia.
 Giulio Spiazzigiuliospiazzi@gmail.com
 
 
 Premio Piero Ciampi 2020/Sguardi, liriche e impegno politico
 Itinerante e particolarmente scalpitante la 25^ edizione del 
                  Premio Piero Ciampi, a 40 anni dalla scomparsa del cantautore-poeta 
                  livornese. “Pietre d'inCIAMPI” grazie alle varie 
                  espressioni artistiche che Litaliano (così era chiamato 
                  in Francia... tutto attaccato) amava, seguiva e frequentava. 
                  Il primo giorno della rassegna, 16 gennaio, in trasferta. “Andare 
                  camminare lavorare” cantava Ciampi. A Genova, in via del 
                  Campo 29 Rosso, l'incontro “Piero Ciampi e Genova. Un'affinità 
                  inevitabile” con gli interventi di Laura Monferdini, Antonio 
                  Vivaldi (direttore artistico del Premio Ciampi), Michele Manzotti 
                  (Il Popolo del Blues), Flavia Ferretti (vincitrice di una delle 
                  passate edizioni del concorso nazionale), il celebre compositore 
                  Gianfranco Reverberi e Cristiano De André. Folla delle 
                  grandi occasioni. Sold-out.
 Il giorno dopo a Livorno, città natale dell'autore di 
                  “Adius”. Ulteriormente immersi nella vena poetica 
                  e libertaria di Ciampi. Il racconto “...E bastava un'inutile 
                  carezza a capovolgere il mondo” ideato da Massimo Luconi 
                  e Arianna Scommegna. Quest'ultima accompagnata dalla fisarmonicista 
                  Giulia Bertasi ha presentato in anteprima il progetto in evoluzione 
                  “Tinta unita”. Nel mondo dei colori (tra cui il 
                  verde, ispirato a quel “tutto verde” contenuto nella 
                  canzone ciampiana “La passeggiata”, “presa 
                  in prestito” anche per le esposizioni grafiche di Manuela 
                  Sagona). La mostra fotografica “Sporca estate. Scatti 
                  dal porto delle illusioni” di Daniele Stefanini. Appuntamenti 
                  apripista che hanno scaldato i motori per le due ancora più 
                  intense giornate successive. E dove, ovunque, a emergere è 
                  stata l'arte degli incontri. Il 18 presso Villa Mimbelli, la 
                  consegna del “Premio Ciampi L'Altrarte”, giunto 
                  alla 20^ edizione. Quest'anno ad Anna Scalfi Eghenter, artista 
                  particolarmente attenta ai contesti sociali e capace di blitz 
                  in luoghi convenzionali e ad Aldo Piromalli, imperturbabile 
                  beatnik, residente ad Amsterdam, che è solito instaurare 
                  solidi rapporti con il mondo esterno con il solo ausilio di 
                  carta e penna. Lettere con poesie, disegni, spartiti. Marco 
                  Lenzi, per l'occasione, ne ha messi in musica alcuni, dando 
                  vita ad una sensoriale performance. I due vincitori, sono stati 
                  introdotti da Cecilia Canzani, Mattia Pellegrini e Alessandro 
                  Manca (autore de “I figli dello stupore, un libro dedicato 
                  alla Beat Generation italiana”).
 
                   
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                    | Omar Pedrinifoto di Furio Pozzi
 |  In serata, nuovo cambio di locazione. Allo Studio Gennai di 
                  Pisa per un Piero Ciampi a fumetti, illustrato da vari artisti 
                  (tra cui La Tram) e il live di Francesco Bottai dei Gatti Mezzi. 
                  Il 19 è la giornata conclusiva. Si inizia nella mattinata 
                  con l'omaggio floreale, sonoro, poetico (disegni, bigliettini 
                  scritti a mano e lasciati lì sul posto) sulla tomba di 
                  Piero Ciampi. Poi in via Roma dove abitava Ciampi (proprio davanti 
                  al suo appartamento c'era quello del pittore Amedeo Modigliani). 
                  Dalle due finestre spalancate un sax e una tromba che duettano 
                  oppure si improvvisano free. Sulla strada, le note della Banda 
                  Municipale di Livorno. Nelle ore pomeridiane, tutti al Teatro Goldoni. La premiazione 
                  dei vincitori di “Valigie Rosse”, concorso di poesia, 
                  giunto alla 10^ edizione. Quest'anno è la volta della 
                  giovane Giulia Rusconi (“Atto unico”, un'opera dall'ampio 
                  respiro teatrale) e del turco Haydar Ergulen (“Poesie 
                  scelte 1982-2018” dove un melograno con i suoi diversi 
                  chicchi diviene simbolo di convivenza fra diverse religioni 
                  ed etnie). La presentazione dei libri “Pinelli. Una storia” 
                  di Paolo Pasi, “Che non ci sono poteri buoni. Il pensiero 
                  (anche) anarchico di De André” di Paolo Finzi, 
                  “Incanto. Viaggio nella canzone d'autrice” di Fausto 
                  Pellegrini, “Il lanciatore di donne e altri racconti” 
                  di Jennà Romano, “La nave dei folli. Vita e canti 
                  di Ivan Della Mea” di Alessio Lega (che improvvisa un 
                  mini showcase eseguendo “El me gatt” e “O 
                  cara moglie”). Una sequenza di libri a mostrare la vicinanza 
                  umana e artistica del cantautore genovese con quello livornese, 
                  la morte dell'anarchico Pinelli “volato giù”, 
                  i 50 anni dalla strage di Piazza Fontana, il “rosso” 
                  non tanto ideologico ma dettato dalle condizioni di vita, la 
                  forma-canzone al femminile, non tanto la “versione rosa” 
                  di quella maschile bensì un insieme di sguardi, liriche 
                  e sonorità a loro modo essenziali e talvolta complementari 
                  che hanno contribuito ad innalzare il livello della canzone 
                  d'autore italiana. Gli scatti in bianco e nero e a colori di 
                  Furio Pozzi che ritraggono molti degli artisti che sono transitati 
                  nelle varie edizioni del Premio Ciampi (Peter Hammill, Ginevra 
                  Di Marco, Eugenio Finardi, Cristina Donà, Roberto Vecchioni, 
                  Paola Turci, Daniele Silvestri, Dente, John De Leo ed altri).
 Il gran finale. Iniziato con una poesia di Aldo Piromalli letta 
                  da Aldo Galeazzi e dal provocatorio titolo: “Vaffanculo”. 
                  Il Ciampi jazzato dall'Andrea Pellegrini Trio, i brevi ma intensi 
                  suoni scaturiti dal Maestro Gianfranco Reverberi al pianoforte, 
                  i Letti Sfatti con “Ha tutte le carte in regola” 
                  (per essere un'artista) tinta di reggae. Momenti clou: il reading 
                  di Andrea Scanzi con Paolo Benvegnù e l'Orchestra Multietnica 
                  di Arezzo: la poesia non si arresta, il rancore etilico, la 
                  lucidità, il poco rassicurante, l'insuccesso commerciale, 
                  l'affetto che continua (nonostante tutto), la spigolosità 
                  della vita, una pastiglia per il mio e il tuo cuore, “la 
                  morte mi fa ridere, la vita no” tra sonorità etniche, 
                  mediterranee e voci passionali. Omar Pedrini che menziona, tra 
                  un brano e l'altro, Jack Kerouac, i sotterranei, la Nanda Pivano, 
                  l'universo carcerario e che in forma smagliante esegue “Sole 
                  spento”, “La follia”, “Non c'è 
                  più l'America”. Non da meno sono i La Crus, tra 
                  fiati morriconiani, suoni campionati, armonica a bocca e che 
                  coinvolgono la folta platea con “Il vino”, cantata 
                  in coro.
 Il turno tanto atteso di Cristiano De Andrè, a lui il 
                  Premio Speciale. È visibilmente emozionato per questo 
                  inaspettato riconoscimento, fa poco per nasconderlo e dopo avere 
                  ascoltato la motivazione chiede addirittura di potere avere 
                  il foglio appena letto. Che finisce in una tasca della sua giacca. 
                  Attimi toccanti dove musica, cultura, poesia sono un tutt'uno 
                  con i rapporti umani. E allora, vai con “Tu no” 
                  di Ciampi, “Notti di Genova”, “Creuza de ma” 
                  senza trascurare “storie & impiegati” e “il 
                  credere/essere assolti/coinvolti”.
 Le numerose iniziative sono state interamente filmate da Emilia 
                  Trevisani. Momenti di socialità e cultura eccezionali, 
                  partecipati, coinvolgenti, armoniosi nel loro susseguirsi. E 
                  dove risuonano ancora più forti le parole di “L'assenza 
                  è un assedio” e di “Fino all'ultimo minuto”.
 Laura Pescatori e Massimo Pirotta 
 
 Francia/Quale riforma?
 Il progetto di riforma delle pensioni è passato dal 
                  consiglio dei ministri e risulta impreciso e illeggibile. È 
                  stato svelato dal governo il più tardi possibile allo 
                  scopo di tastare il polso della popolazione e dei sindacati 
                  per darsi la possibilità di – far finta di – 
                  appianare i contrasti e approvarlo con un'agenda: insomma il 
                  governo non ha mai voluto avviare delle trattative.La mobilitazione è storica, gli emblematici 22 giorni 
                  di sciopero dell'inverno 1995 sono stati superati ampiamente, 
                  e questo è dovuto alla forza della disperazione dei lavoratori 
                  che hanno cercato di strappare un puro e semplice ritiro della 
                  proposta a un Macron che si sta comportando da Mr. Thatcher. 
                  Perdere la battaglia segnerebbe la fine del sindacalismo e della 
                  solidarietà, eppure non si potrà vincere senza 
                  la partecipazione di coloro che, già schiacciati dal 
                  sistema, non esercitano ormai più liberamente il diritto 
                  di scioperare o non vogliono più correre il rischio di 
                  scendere in piazza e lasciarci un occhio o la pelle di fronte 
                  a una repressione sempre più feroce.
 Dobbiamo però continuare ad avere fiducia visto che la 
                  mobilitazione degli/delle scioperanti/e e l'appoggio allo sciopero 
                  superano di gran lunga le aspettative. Casse di solidarietà, 
                  blocco del paese (aerei, porti, treni, settore energetico, scuole 
                  etc.), niente tregua natalizia, manifestazioni di circa due 
                  milioni di persone il 5 e il 17 dicembre scorsi; il 23 dicembre, 
                  malgrado l'inizio delle ferie, la popolazione ha continuato 
                  ad appoggiare gli scioperi. A gennaio, la preoccupazione per 
                  le pensioni è cresciuta. Forse c'è stata meno 
                  partecipazione ai cortei ma non c'è stata perdita di 
                  slancio vera e propria, piuttosto una diversificazione della 
                  protesta che si è estesa a più settori: mi riferisco, 
                  ad esempio, agli avocati stesi per terra nei palazzi di giustizia 
                  o al corpo di ballo dell'Opéra National di Parigi che 
                  ha messo in scena “Il lago dei Cigni” sul sagrato.
 
                   
                    |  |   
                    | Marsiglia (Francia), dicembre 2018Manifestazione di protesta dei “gilets jaunes”
 foto di Gerard Bottino/Shutterstock.com
 |  I cortei notturni e le manifestazioni settimanali in tante cittadine 
                  sono il segno di un inasprimento delle lotte come non si era 
                  mai visto. Eppure il governo ha fatto di tutto per dividerci: 
                  ha provato a spacciare per privilegi i diritti delle lavoratrici 
                  e dei lavoratori pubblici acquisiti con le lotte, ha dichiarato 
                  che la riforma avrebbe riguardato i soli nati dopo il 1974 e 
                  che la generazione del 2014 sarebbe stata la prima ad incappare 
                  interamente nel nuovo sistema. Tutto da vedere, ma anche se 
                  fosse così?La riforma prevede che l'età legale di pensionamento, 
                  unica e garantita, sia sostituita da un'età cardine, 
                  definita ma evolutiva: 64 anni, poi 65, 66, 67, 68. Quando ricordo 
                  che la rivendicazione che ha portato Mitterrand al potere è 
                  stata “Pensionamento a 60 anni di età” sono 
                  sbalordita: dagli anni '80 abbiamo fatto passi da gigante 
                  all'indietro.
 Nell'attuale sistema pensionistico a ripartizione, i/le lavoratori/trici 
                  versano contribuzioni per pagare le pensioni secondo un principio 
                  di solidarietà. L'importo della pensione è calcolato 
                  con anni di anticipo, ognuno sa quanto e quando prenderà 
                  la propria pensione. Le Casse di previdenza non sono deficitarie 
                  e nemmeno lo saranno in futuro, anzi. Se succede, lo Stato provvede, 
                  ma è un fatto sporadico e di poco conto. E se servisse, 
                  non sarebbero soldi sprecati.
 Nel nuovo sistema per punti, invece, lo Stato diventa l'unico 
                  gestore delle pensioni e la fa finita con la gestione paritaria; 
                  l'intenzione è di ridurre al minimo la spesa pensionistica. 
                  Le pensioni dipenderanno da due tassi stabiliti dal governo 
                  dopo una semplice consulenza presso il consiglio di amministrazione 
                  del SRU (sistema di pensione universale). Nessuno sa a quanto 
                  ammonterà la propria pensione né quando la prenderà, 
                  poiché un'ora di lavoro sarà capitalizzata secondo 
                  un certo tasso e, fino alla liquidazione della pensione, non 
                  si conoscerà il tasso punto/euro applicato. Si terrà 
                  conto dell'intera carriera, sempre più breve e con più 
                  periodi di disoccupazione, precarietà, part time e così 
                  via, e non più degli anni migliori. Oggi la disparità 
                  delle pensioni per le donne ammonta al 25% e non ci vuole molto 
                  per capire che passerà al 42%. La carriera completa (37 
                  anni con Mitterrand, 42 oggi) non avrà più senso. 
                  L'età legale di pensionamento cambierà in base 
                  all'aspettativa di vita. Il pensionamento anticipato equivarrà 
                  a punti in meno; il pensionamento posticipato a punti in più. 
                  Insomma, il governo vuole essere certo che ci godremo la pensione 
                  il meno possibile.
 C'è di peggio, col governo Philippe-Macron lo stesso 
                  pensionamento è in via di estinzione, altro che il “diritto 
                  al riposo” della legge del governo Mauroy-Mitterrand: 
                  innanzitutto perché le persone in buona salute saranno 
                  sempre di meno – c'è già un divario di 13 
                  anni tra l'aspettativa di vita di un operaio e di un dirigente 
                  – quindi i più poveri sono condannati alla morte 
                  sul lavoro (anche se il governo ipocrita parla di uguaglianza); 
                  poi perché l'ideologia neoliberista sta già parlando 
                  di “pensione attiva” e i più non avranno 
                  altra scelta che prendersi l'ergastolo lavorativo.
 Tutto questo si somma al sistema pensionistico a punti che segna 
                  un impoverimento generale delle pensioni. Vogliono che riteniamo 
                  la pensione non più un diritto bensì un'utopia. 
                  Invece, è l'ennesimo e forse ultimo spazio di libertà 
                  che il potere si accinge a rubarci.
 Quell'1% più ricco, invece, già esonerato dal 
                  ISF (Imposta sulla Fortuna), pagherà contribuzioni minime 
                  affinché costituisca il proprio risparmio pensionistico 
                  con investimenti finanziari, che inoltre daranno diritto a nuove 
                  agevolazioni fiscali. Tutto questo provocherà un buco 
                  immane nella cassa generale e una rottura palese del sistema 
                  solidale in cui ognuno contribuiva secondo le proprie possibilità 
                  e incassava secondo diritti universali.
 Non c'è stato indietreggiamento del governo. Per non 
                  inimicarsi il sindacato di destra UNSA e accontentare la riformista 
                  CFDT, il governo ha «sospeso» l'età cardine. 
                  Ciononostante, il sindacato di dirigenti CGE-CGC è tuttora 
                  in sciopero. La polizia conserverà il suo “regime 
                  speciale” poiché è il braccio armato dello 
                  Stato nella repressione della protesta e il governo non può 
                  permettersi che entrino in sciopero.
 Con questo, il governo contraddice il “sistema universale” 
                  in nome di una sedicente giustizia sociale. I pochi “regimi 
                  speciali” non sono mai stati ingiusti perché, ad 
                  esempio, la Cassa pensione delle ferrovie è finanziata 
                  dai ferrovieri e via dicendo. Poi, per fare un esempio, la riforma 
                  vorrebbe che un/a ballerino/a stesse sul palcoscenico fino all'età 
                  legale, ma si capisce perché, in questo caso, ci sia 
                  un “regime speciale”.
 La riforma pensionistica si ispira senz'altro all'ideologia 
                  neoliberista, con la sua volontà di distruggere il servizio 
                  pubblico: da due mesi, lo sciopero articolato di Radio France 
                  denuncia la riduzione drastica di personale e budget; a gennaio, 
                  oltre mille caposervizio dell'ospedale pubblico hanno dato le 
                  dimissioni dalle loro mansioni amministrative per non partecipare 
                  alla gestione della penuria. C'è anche la volontà 
                  di bancarizzare, mentre le Casse pensioni non hanno mai avuto 
                  il diritto di trarre profitti.
 Attenzione però, perché sebbene Macron imponga 
                  l'ognuno per sé, il sistema per punti non è un 
                  sistema per la capitalizzazione; il governo ci sfrutta meglio 
                  se, vista l'insufficienza delle nostre pensioni venture e contemporaneamente 
                  alla fregatura della gestione statale delle nostre contribuzioni, 
                  siamo costretti a lasciare alla banca i pochi soldi che possiamo 
                  ancora risparmiare. Un complemento privato per la capitalizzazione 
                  che crollerà con la prossima crisi capitalistica. Il 
                  fondo pensione statunitense, Black Rock, è già 
                  stato invitato da Macron a farsi avanti. Per spingerci a scegliere 
                  prodotti finanziari, il rendimento del libretto di risparmio 
                  popolare sarà abbassato al livello storicamente più 
                  basso e inferiore all'inflazione.
 Mettendo fine al servizio pubblico, all'interesse comune e ai 
                  diritti universali, il governo vuole rompere il contratto sociale 
                  e infrangere quelle regole comuni a ogni società umana 
                  che permettono di vivere meglio insieme. Nel mondo neoliberista 
                  si ritiene che la vita sia stress, durezza, concorrenza spietata, 
                  egoismo. In molti/e cercano una vita alternativa e libera, tirandosi 
                  fuori della sfera lavorativa dalla quale non si aspettano più 
                  niente se non l'alienazione subita. Sono definiti a-sociali, 
                  quando l'unico asociale è invece un governo che ci impone 
                  volutamente, con tutta la violenza dello Stato, un libertarian 
                  way of life.
 Monica JornetGroupe Gaston Couté de la Fédération Anarchiste
 
 
 
 
 
                   
                    | Pinelli, Milano/La lapide danneggiata
 Tra 
                        le varie iniziative dello scorso dicembre a Milano, c'è 
                        stata anche l'inaugurazione in piazzale Segesta, mercoledì 
                        11 dicembre 2019,della lapide riprodotta in queste foto 
                        di Roberto Gimmi. Presenti il sindaco Giuseppe Sala e 
                        le due figlie di Pinelli, Claudia e Silvia.
  foto di Roberto Gimmi
  
                        Per ragioni di spazio, non ne abbiamo riferito nel nostro 
                        dossier sullo scorso numero di "A" (n. 440, 
                        febbraio 2019).  foto di Roberto Gimmi
  
                        Nella notte tra domenica 2 e lunedì 3 febbraio 
                        2020 la lapide è stata danneggiata da ignoti vandali. 
                        Che ringraziamoper aver ridato memoria e visibilità 
                        alla tragica vicenda del nostro compagno ferroviere assassinato 
                        in questura.
 Il sindaco ha assicurato che la lapide verrà 
                        ripristinata.
  
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