Rivista Anarchica Online


società

Quale sguardo libertario?

di Andrea Papi

Chissà come avrebbe saputo aggiornare il nostro amico Giorgio Gaber la propria mitica e tutt'altro che superficiale canzone sulla destra e la sinistra? Il nostro collaboratore prova a decodificare il senso dei due termini, oggi. Compito non facile.


Quali tendenze possono interessare un punto di vista anarchico e libertario guardando le mutazioni psico-socio-politiche in atto?
Senza dubbio le propensioni verso la libertà come fatto e come valore, l'affrancamento dalle soggezioni e subordinazioni in campo economico e politico, la valorizzazione dell'autonomia di pensiero e di azione, il superamento delle disuguaglianze e delle ingiustizie. Non a caso le problematiche che definirono il sorgere di “destra” e “sinistra”, da cui poi presero avvio le varie scuole e visioni socialiste, anarchiche e comuniste, presero corpo e forma proprio attorno a queste tematiche dopo l'avvento della rivoluzione americana del 1775/1783 e ancora di più quella francese del 1789.
Ci chiediamo allora se riferendosi alle “cose” della politica oggi abbia ancora senso parlare di “destra” e “sinistra”. Rispondo di sì, purché si chiarisca bene di cosa s'intende parlare. Perde di senso, infatti, quando se ne parla come generalmente si fa a livello mediatico e discorsivo, avendo come riferimento, indipendentemente dai contenuti espressi, puri e semplici schieramenti in genere legati a politiche istituzionali. Anche se la propaganda in auge sembra preferire di aizzare “una specie di tifo tra contendenti”, a mo' di una qualsiasi partita di calcio, lo scontro politico e sociale tra destra e sinistra è qualcosa di molto serio, che non dovrebbe aver nulla da spartire con tifoserie o “selfismi” creati ad hoc.
Tralasciando le origini, che si collocano a quando nel maggio del 1789 in Francia fu convocata l'Assemblea degli Stati Generali da cui poi, com'è noto, scaturì la Grande Rivoluzione che affossò la monarchia e istituì il Parlamento, soffermiamoci sui significati e i contenuti che nel tempo hanno corredato cospicuamente i due concetti, fino a farne punti di riferimento per la comprensione delle dinamiche politiche.
In verità, nella travagliata fase storica che stiamo vivendo, attorno a queste due parole si “affolla” una gran confusione di sensi, allusioni, significati espressi o sottintesi, pretese concettuali e attribuzioni molto discrezionali. Ci troviamo facilmente di fronte a due contenitori in cui si è agglomerato “di tutto e di più”, che in alcuni casi riescono anche a essere pertinenti, mentre in moltissimi altri non lo sono affatto, proprio per le ragioni sopra annunciate, cioè che quasi sempre si parla di schieramenti e non di contenuti e di senso.

Questione di contenuti (non di schieramenti)

Vorrei invece riportare il discorso ai contenuti, dal momento che oggi più che un cambiamento stanno subendo un vero e proprio annichilimento di senso. Al di là delle apparenze, i motivi e le ragioni originarie non sono affatto tramontate. Pur avendo acquisito con dovizia dilatazioni e in alcuni casi implosioni, rimangono intatte nelle considerazioni di fondo e conservano in pieno i valori primari. Nonostante le molteplici mistificazioni, “destra” e “sinistra” continuano a esprimere visioni e connotazioni ben differenziate tendenti a combattersi reciprocamente.
La sinistra continua a rappresentare e interpretare le tendenze emancipatrici. Da “emancipare”, liberarsi, sottrarsi alle dominazioni e alle condizioni subalterne, comprendenti le soggezioni di tipo economico, politico e psicologico. L'istanza di sinistra nacque inequivocabilmente come spinta alla liberazione, come affermazione di libertà e autonomia. Proprio per questo fin dall'inizio si pose con fermezza e in modo radicale quale nemica delle ingiustizie e delle diseguaglianze. Non chiede semplicemente di liberarsi dai padroni del momento, magari diventando poi soggetta ad altro padrone. Reclama invece la volontà e il diritto di non averne di nessun tipo, a sua volta di non voler essere padrona di nessuno.
Queste tendenze si manifestarono fin dalle prime rivendicazioni emerse dalle Rivoluzioni Americana e Francese, da cui poi scaturì, per esempio, la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino. Leggendo bene vi appaiono con tutta evidenza una vera esaltazione e una piena affermazione delle libertà, dei diritti e dell'uguaglianza sociale, nella valorizzazione delle differenze individuali e, pur nel riconoscimento delle diversità nazionali e di costume, nell'ammissione di tensioni universalistiche internazionali per il superamento delle contrapposizioni nazionalistiche. La sinistra nacque per adempiere alla realizzazione dei principi pienamente riassumibili nel famoso motto Liberté Égalité Fraternité. Poco importa che poi le variegate formazioni che si sono susseguite, proponentesi nei modi più disparati quali interpreti di quelle istanze, nei fatti non siano riuscite, o non abbiano voluto, realmente mettere in pratica i fondamenti enunciati. Ciò che importa veramente è che quelle istanze e quei principi conservino tuttora il loro valore proponente, al di là delle numerose interpretazioni e falsificazioni di cui continuano a essere oggetto.
Quando invece si propose sedendosi alla destra del primo parlamento francese, la “destra” volle rappresentare in modo inequivocabile la volontà di restaurazione dell'ancien régime, cioè il regime monarchico assoluto appena destituito, con le sue strutture e il ritorno ai suoi antichi privilegi di casta.
Così da allora tutto la destra è legata a logiche di conservazione dei valori di un passato momentaneamente sconfitto. Non potendo riproporsi pari pari ciò che ormai era morto e sepolto, ben presto a questa voglia di restaurazione antiegualitaria si abbinarono tutte le forme e nostalgie di tipo gerarchico-elitario, tra cui i vari nazionalismi, i bisogni di “legge e ordine”, le presunte necessità di “un pugno di ferro” che difendesse i valori ritenuti tradizionali. Nel tempo si diversificò ulteriormente, proponendo sempre una conservazione di quei valori, ma all'interno di gestioni di ispirazione liberal-democratica, la cosiddetta destra moderata o liberale.
Più che di schieramenti partitici si è sempre trattato di vere e proprie visioni del mondo e della società, talmente diverse tra loro da risultare frequentemente antitetiche e inconciliabili
Col tempo le acque si sono poi mescolate a tal punto che ormai sono difficilmente distinguibili secondo quei parametri genetici.
Oggi stiamo assistendo al paradosso per cui la sinistra appare mediaticamente sganciata dalle fasce sociali più deboli e indifese, comprese quelle operaie che in origine erano il suo riferimento privilegiato. Sempre paradossalmente le stesse fasce sociali sono allettate dalle destre, che le ritengono in questa fase le uniche in grado di rappresentarne i bisogni.
Così attualmente i sostenitori di forti e spietati autoritarismi politici riescono a risultare i protettori dei deboli e sottomessi, mentre la cosiddetta “sinistra istituzionale” sembra al contrario dedicarsi “anima e core” a gestire e amministrare ciò contro cui la sinistra era nata: i sistemi di dominio, nel presente espressione di un liberismo finanziario feroce e disumano che ci sovrasta a livello globale. Alle destre interessa come sempre il potere e, trasformatesi astutamente nelle tutrici delle masse, se ne stanno appropriando col loro consenso.
Dato il fallimento storico del “sol dell'avvenire” proposto dall'internazionalismo proletario, oggi le tensioni popolari generalizzate non aspirano più a un “mondo migliore”, mentre desiderano essere protette per stare un po' meglio rispetto a come sono costrette a vivere. Paladine della difesa dei valori del passato, nel loro complesso le destre sembrano riuscire a illudere di soddisfare le aspirazioni di benessere momentaneo richieste a gran voce dal basso.
I segnali sono sempre di più. Personalmente sono convinto che il fascismo non si riproporrà affatto nella forma storica che abbiamo conosciuto nel ventennio del secolo scorso. Temo invece che più o meno velocemente prenderà forma un autoritarismo politico efferato e spietato. Salvaguardando una parvenza democratica formale, utile più come alibi che come sostanza, aggiornandosi nelle forme organizzate, tenderà a soggiogare ogni autonomia economico-politico-sociale, vanificando ogni aspetto libertario e annichilendo la propensione individuale. Il tutto attraverso un consenso di massa generalizzato.
Non sarà una dittatura in senso classico, ma una situazione sociale opprimente e soffocante, con la pretesa di proteggerci e di obbligarci alla “loro libertà” antilibertaria, con lo scopo di toglierci la nostra libertà.

Andrea Papi
www.libertandreapapi.it