Rivista Anarchica Online





Mappare i canti di lotta, ribellione e anarchia

intervista a Sergio Durzu de ilDeposito.org

“Compagno, è col tuono delle onde che canto dentro le notti più nere sulle spiagge vendute al cemento: false parole, false chiese. Dentro il sonno di lavoro operaio, nelle marce barriere. Io canto la morte nei cessi in stazione. Canto le mille africane sui tram. Vestite con un destino comprato a poco da un signore nascosto dietro ad un finestrino. Comandando un mercato da solo, porta cristo e il vaiolo. Io canto la pace portata a Baghdad. Compagno, canto degli occhi di Franti seduto in mezzo a due sbirri. Mirafiori, Bovisa, Rebibbia, San Paolo del Brasile. Lo porto via, lo prendo per mano. Accendere un fuoco e poi sparire.”
Da questo testo di Stefano Giaccone e Lalli, da questa “Canzone urgente” che riaffiora dalle nubi tossico-sociali che incombono da sempre sui luoghi e sulle genti e che “vengono vanno ritornano e magari si fermano tanti giorni che non vedi più il sole e le stelle e ti sembra di non conoscere più il posto dove stai”, riusciamo a sentire il “tuono delle onde” sonore che da sempre scuote gli animi e annuncia tempeste politico-sociali declinate da canti di lotta, di ribellione, di protesta, di anarchia.
Per meglio conoscere e comprendere il “movimento” della canzone sociale, abbiamo avuto la possibilità di accedere a ilDeposito grazie al “trovatore”, nonché uno dei “custodi”, Sergio Durzu.

Gerry – Sergio raccontaci come e dove nasce l'area di intervento per edificare ilDeposito.
Sergio – L'idea del sito è maturata durante gli anni dell'università. A casa si è sempre ascoltata musica e in particolare i cantautori più conosciuti (De André, Guccini, De Gregori, etc.). Dall'età di quindici anni ho iniziato a interessarmi alla musica “impegnata”, attraverso generi in voga in quel periodo: rap, combat-folk e ska-punk. L'avvicinamento al repertorio del canto sociale è arrivato grazie a Francesco Bachis, musicista e antropologo, che mi ha fatto conoscere un mondo nuovo. Da lì l'idea di creare un sito che raccogliesse testi e accordi di “canti di protesta politica e sociale” (dicitura che mi sono sostanzialmente inventato).
IlDeposito è stato seguito solo da me, sia dal punto di vista tecnico che dei contenuti, dal 4 ottobre del 2004. Nel 2007 è arrivata Roberta Mella, torinese, cantante nel coro “Union des Amis Chanteurs”, entrata a far parte stabilmente dello staff. Con lei ho condiviso tutte le scelte politico-culturali del sito, le sue evoluzioni, l'organizzazione degli eventi, etc. Durante l'ultimo anno lo staff si è poi allargato a Roberto Deiana, cantante e appassionato di musica popolare, con il quale ho anche intrapreso un percorso artistico comune.

C'è un fatto di cronaca o un momento storico particolare che vi ha sollecitato il progetto?
Come dicevo prima gli ingredienti che hanno portato alla nascita de ilDeposito sono la passione per la musica “politica”, l'incontro con il repertorio del canto sociale e le mie velleità artistiche, dato che dall'età di diciotto anni ho iniziato a suonare la chitarra. Il tutto condito dalla passione per l'informatica che mi ha dato la possibilità di realizzare da solo il sito.

Qual è oggi il senso e il significato di temi come movimento operaio e classi subalterne?
Domanda complicata. Il termine “movimento operaio” probabilmente non ha la valenza che aveva in passato, oggi forse è più corretto parlare di “movimento dei lavoratori”; è davanti agli occhi di tutti che il mondo del lavoro è cambiato. Il concetto di classe subalterna ritengo sia ancora attuale, anche perché le cause della subalternità delle classi sono ancora in piedi, purtroppo. Questa domanda mi mette davanti a una delle principali questioni su cui spesso riflettiamo, ovvero al fatto che trattiamo un repertorio che è frutto del suo tempo e che, visto adesso, può sembrare “antico”. Probabilmente lo è anche, dipende sempre dal punto di vista da cui si guardano le cose.

Milano, Circolo Arci “La Scighera”, 4 ottobre 2014
Sergio Durzu e Roberta Mella alla festa per il 10° compleanno de ilDeposito

Testi “storici” e nuovi canti

Dal vostro “manifesto” culturale e musicale leggo: “Ogni periodo ha avuto i suoi canti, che sono più di semplici colonne sonore: sono veri e propri documenti storici che ci permettono di entrare nel cuore degli avvenimenti, passando per canali non tradizionali.”
Ecco, quali canali non tradizionali avete utilizzato per “mappare” fonti, testi, provenienza?

IlDeposito ha vissuto tante evoluzioni. Inizialmente davo pochissimo peso al “rigore scientifico” (fonti, informazioni sui canti, etc). Mi accontentavo di inserire canti e catalogarli in base al periodo storico e alla lingua. Col passare del tempo, e dopo il fondamentale innesto di Roberta Mella nello staff, è iniziato un lento e continuo lavoro di perfezionamento metodologico, al fine di fornire il maggior numero di informazioni sui canti. Non sono mancati contributi da parte di utenti del sito, alcuni diventati amiche e amici, che hanno fornito contributi significativi. In qualche modo si tratta di un lavoro di gruppo che non ha disdegnato i “nuovi” canali di comunicazione da cui abbiamo estrapolato alcuni repertori (ad esempio, i canti contro la “riforma” Gelmini o quelli del movimento No-Tav).
Poi ci sono le persone che ci scrivono per proporre canti che hanno trovato nel diario di qualche parente, o raccontati durante una ricerca storiografica. Ci sono stati donati interi repertori (testi, registrazioni, dischi) da appartenenti a gruppi – i vari “canzonieri”, nati negli anni ’60/'70 in diverse realtà urbane – ormai disciolti, desiderosi di lasciare una traccia in un archivio come il nostro.

Dalle rivoluzioni borghesi e il risorgimento fino al mondo globalizzato passando dalle guerre ai movimenti di liberazione. Di quanta, e di quale, letteratura vi siete serviti?
La base del repertorio presente sul sito è rappresentata dai Dischi del sole, etichetta degli anni '60 e '70 legata al Nuovo Canzoniere Italiano. Da qui la collana “Avanti Popolo”, a cura dell'Istituto Ernesto De Martino, che pubblicava in edicola cd o musicassette del repertorio dei Dischi del sole. Nel corso degli anni abbiamo acquistato diversi volumi, sia quelli “storici” a cura di Giuseppe Vettori sia opere più recenti, come quelle a cura di Franco Castelli, Emilio Jona e altri studiosi.

Ci sono nomi di autori/autrici o delle storie che maggiormente vi hanno “aperto porte” verso altri nomi e altre storie che avete poi portato dentro ilDeposito?
I quindici anni de ilDeposito sono stati anche anni in cui abbiamo girato molto, sia organizzando raduni del sito sia partecipando a eventi organizzati da altri gruppi con cui siamo entrati in contatto. E che, spesso grazie a noi, sono entrati in contatto tra di loro. Questo è uno degli aspetti che più ci rende fieri del lavoro che facciamo.
Durante questi anni abbiamo stretto rapporti con tanti autori, con alcuni la collaborazione è diventata di amicizia, mi riferisco in particolare al livornese Pardo Fornaciari e ad Alessio Lega, cantautore pugliese, milanese d'adozione, ai toscani “Vincanto”... I nomi sarebbero tanti, mi sono limitato a segnalare quelli che ritengo più significativi, spero non se la prendano gli altri.
Siamo in contatto con quasi tutti gli autori che in qualche modo sono legati al “nostro” repertorio. Da questo punto di vista è stata fondamentale la partecipazione al festival “Fino al cuore delle rivolta” che si tiene ogni anno a Fosdinovo, a cura degli “Archivi della resistenza”, una settimana dedicata alla resistenza in cui per anni ci siamo dati appuntamento con musicisti, artisti e ricercatori del canto sociale. Altre realtà che ci hanno stimolato e di cui siamo divenuti partner o ospiti sono l'Istituto Ernesto De Martino di Sesto Fiorentino e la Lega di Cultura di Piadena.
C'è poi la vasta rete di cori sociali. Decine di cori che portano in giro e tengono vivo in particolare il repertorio del canto sociale di tradizione orale. Siamo in contatti con molti di questi e sono anch'essi una fonte per il sito.

Tu stesso canti, sei un attivista politico. Hai mai sentito l'esigenza di comporre una sorta di mosaico con testi provenienti da diversi canti di protesta per esprimere le condizioni sociali attuali o il tuo stato d'animo, il tuo sentire personale?
Non mi sono mai cimentato nella scrittura di canti, neanche nel “mosaico” di cui parli. Quando ho sentito questa esigenza ho usato direttamente i canti, interi. Anni fa pubblicavamo brevi articoli su fatti di attualità, collegandoli a canzoni più o meno antiche, anche con l'idea di creare un “filo rosso” tra ciò di cui ci occupiamo e l'attualità. Quando porto in giro di prima persona questo repertorio faccio riferimento soprattutto a quella che veniva chiamata “nuova canzone politica”, con un occhio di riguardo a Fausto Amodei e Cantacronache, la mia malcelata passione.

In un'era nella quale tanti millantano “ruoli sociali” da antropomusici o etnomusici andando a colorare il passato di sterile memoria, voi, sempre sul “manifesto” de ilDeposito, scrivete: “Il nostro approccio teorico riprende quindi la definizione di De Martino e di Gianni Bosio della cultura popolare come cultura autonoma dalla cultura dominante, tendenzialmente portatrice dei valori e dei modi di concepire il mondo delle classi al potere.” Ecco, Sergio, dove si manifestano oggi i canti sociali e di protesta? Quali le nuove aree che esprimono meglio l'atavico bisogno del canto per opporsi alle oppressioni e alle ingiustizie?
Questa domanda mi permette di introdurre uno dei principali crucci che hanno accompagnato le nostre riflessioni. Il repertorio di cui ci occupiamo in genere lo dividiamo i due filoni: canzone d'autore e canzone popolare (o di tradizione orale). Come tutte le categorizzazioni nette sappiamo bene che ci si dimentica dei toni di grigio, dei fenomeni non identificabili in modo così netto, ma può essere un punto di partenza.
La canzone d'autore, e in genere la canzone politica, hanno ancora rappresentanti: sia che facciano in qualche modo riferimento al mondo di cui ci occupiamo (Alessio Lega, Davide Giromini, Marco Rovelli, Rocco Rosignoli, Francesco Pelosi, per citarne alcuni) sia che siano espressione di generi musicali più “moderni”, dove sono ancora presenti autori o gruppi che scrivono testi politici. Avendo a che fare con ragazze e ragazzi giovani, l'impressione è che il rap sia il canale privilegiato, ovviamente non esclusivo.

Come leggi, o ascolti, la scena sociale oggi e chi, secondo te, indossa in maniera naturale gli abiti del cantautore che “canta dentro le notti più nere”?
Come dicevo, la scena musicale è attraversata sia da autori che in qualche modo fanno riferimento al “nostro” repertorio, ma anche generi diversi. Non si può ovviamente nascondere il fatto che, generalmente, il livello di impegno politico sia diverso rispetto ad anni fa e se si vuole avere un'idea più chiara della scena musicale impegnata che interessa le generazioni più giovani bisogna allontanarsi dal cantautorato per orientarsi sui generi di cui ho parlato.
Gli abiti del cantautore credo che attualmente siano indossati al meglio da Alessio Lega, di cui ho già parlato (insieme a compagne/i di viaggio che spesso lo accompagnano: Guido Baldoni, Rocco Marchi, Francesca Baccolini, in primis). Autore, interprete, traduttore, riesce a portare le sue idee e la sua cifra musicale in contesti diversi, senza rinunciare a niente.

Cagliari, Circolo “Baracca Rossa”, 5 ottobre 2019 - Sergio Durzu, Roberta
Mella, Roberto Deiana alla festa per il 15° compleanno de ilDeposito

Cantare il presente

IlDeposito quest'anno compie 15 anni. A chi e cosa avete aperto le porte per festeggiare i primi tre lustri? Quale il senso e l'obiettivo oggi del vostro progetto.
Il 5 ottobre abbiamo festeggiato a Cagliari i 15 anni de ilDeposito, una piccola ma significativa festa. Non tanto per la festa in sé, quanto perché è stata l'occasione per organizzare un evento a Cagliari. Negli anni passati abbiamo organizzato i raduni del sito in tante città italiane (Torino, Livorno, Pisa, Roma, Sesto Fiorentino, Milano) perché i nostri contatti erano tutti in quelle zone. Da quasi due anni invece a Cagliari è nato il coro “Indecoro - né dio né stato né direttore” che per me che ne faccio parte e per ilDeposito è stato un'opportunità di aprirci alla Sardegna. Senza l'Indecoro la festa dei 15 anni si sarebbe svolta “in continente”. Anche il luogo della festa è significativo, dato che si è svolta alla Baracca Rossa, piccolo locale sede anche delle prove del coro. Oltre a noi ha partecipato l'Indecoro e la “Banda Sbandati - matzamurru musicalgeriatrico”, un simpatico e sconclusionato gruppo assolutamente a tema con tutto il resto.
Il nostro obiettivo continua a essere quello di servire come strumento per la conservazione e la riproposta del repertorio di cui ci occupiamo, secondo due direzioni principali. La prima è quella della conservazione, legata alla “lettera”, soprattutto per quei canti poco diffusi di cui è anche difficile trovare informazioni. L'altra è invece legata allo “spirito” del nostro repertorio, l'idea che tramite la canzone politica si possa raccontare il presente, si possano promuovere idee e pratiche.
Siamo consapevoli che lo “stile” musicale che attraversa il nostro archivio può risultare un po' datato, infatti è tanto tempo che riflettiamo sull'opportunità di integrare il repertorio con quelli che noi chiamiamo “generi contemporanei”, che poi sono quelli con cui mi sono formato: rap, combat-folk, ska-punk, ma non solo. È questa forse la strada verso cui si dovrebbe andare ma che, per vari motivi, ancora non abbiamo intrapreso.

“Depositiamo dubbi nel ventre di ogni fede”

Prima di chiudere le porte de ilDeposito dopo la nostra conversazione, quale “canzone urgente” e anarchica Sergio Durzu vorrebbe declinare per A?
Una canzone a cui sono molto legato è “Mare Nero” di Alessio Lega. Un tentativo, per me ben riuscito, di creare una sorta di “inno anarchico” moderno, posto che la tradizione di canti anarchici è costellata di numerosi e bellissimi inni, forse i più belli del repertorio del canto sociale. Non sono di “formazione anarchica”, ma credo che questi versi siano quelli che meglio mi rappresentano:
Noi siamo il mare nero, acque salate e sporche
depositiamo dubbi nel ventre d'ogni fede.
Abbiam molte madonne, tutte piuttosto porche,
e ognuno di noi è un dio che si tocca e si vede.

www.ildeposito.org
info@ildeposito.org
Facebook: IlDeposito

Gerry Ferrara