Rivista Anarchica Online





Corte Europea/ Ergastolo non ostativo

Ergastolani ostativi, oggi tutti di color viola di felicità: la Corte europea dei diritti dell'uomo ha chiesto all'Italia di rivedere la legge che regola il carcere a vita, perché infrange il diritto del condannato a non essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti. La sentenza riguarda il caso di Marcello Viola che, come circa un migliaio di altri ergastolani, si è sempre rifiutato di collaborare con la giustizia. La decisione sull'Italia della Corte di Strasburgo si basa sul fatto che chi è condannato all'ergastolo ostativo, se al suo posto in cella non ci mette qualcun altro, collaborando con la giustizia, dal carcere potrà far uscire solo il suo cadavere.
Nella sentenza si osserva che la scelta di collaborare non è sempre “libera”, per esempio perché alcuni condannati hanno paura che questo metta in pericolo i loro familiari, e che “non si può presumere che ogni collaborazione con la giustizia implichi un vero pentimento e sia accompagnata dalla decisione di tagliare ogni legame con le associazioni per delinquere”. Nella sentenza si afferma anche che privare un condannato di qualsiasi possibilità di riabilitazione, e quindi della speranza di poter un giorno uscire dal carcere, violi il principio base su cui si fonda la convenzione europea dei diritti umani: il rispetto della dignità umana.
Finalmente gli uomini-ombra (così si chiamano fra loro gli ergastolani ostativi) hanno la speranza che nel loro certificato di detenzione venga cancellata la pena più crudele che un uomo possa ricevere: la condanna alla “Pena di Morte Viva”.
Molti non sanno che questa non è stata solo una lotta giuridica, ma anche sociale, che ha fatto conoscere alla società che nel nostro Paese esisteva una pena di morte bevuta a sorsi.
È difficile citare tutti quelli che hanno contribuito a questo risultato, ma ci voglio provare lo stesso.
Grazie a Papa Francesco che ha abolito la pena dell'ergastolo nella Città del Vaticano, definendola “una pena di morte nascosta”.
Grazie a don Oreste Benzi che per primo, molti anni fa, si schierò ad appoggiare uno sciopero della fame di 700 ergastolani che chiedevano al Presidente della Repubblica di tramutare la pena dell'ergastolo in pena di morte, iniziando di fatto una campagna contro il carcere a vita, per ridare speranza all'uomo, anche a quello che ha fatto gli errori più grandi.
Grazie a tutte le associazioni, piccole e grandi, che in questi anni hanno “gridato” che la condanna all'ergastolo ostativo è peggiore, più dolorosa e più lunga, della pena di morte, perché è una condanna di morte al rallentatore, che ti ammazza lasciandoti vivo.
Grazie a tutti i professori universitari, magistrati, avvocati che in un modo o nell'altro hanno sensibilizzato l'opinione pubblica al fatto che non era giusto condannare una persona a essere cattiva e colpevole per sempre.
Grazie ai familiari di tutti gli ergastolani che con la loro vicinanza ci hanno aiutato a rimanere vivi.
Grazie agli studenti universitari che con le loro numerosi tesi sull'ergastolo ostativo hanno fatto conoscere l'esistenza in Italia di una legge che prevede che, se non parli e non fai condannare qualcun altro al tuo posto, la tua pena non finirà veramente mai e non avrai nessun beneficio o sconto di pena, escludendo così ogni speranza di reinserimento sociale.
Grazie a Stefano Rodotà, Margherita Hack, Umberto Veronesi, Franca Rame, don Andrea Gallo, Agnese Moro, Marco Pannella, Alessandra Celletti, Nadia Bizzotto, Sandra Berardi, Giuliano Capecchi e tanti altri ancora, comprese molte vittime dei reati (non ho spazio per citarli tutti) che hanno avuto il coraggio di aderire pubblicamente ad una campagna così impopolare e controcorrente, facendoci così capire che non tutta la società era d'accordo a considerare irrecuperabili per sempre i condannati all'ergastolo.
Grazie a tutti i giornalisti che ci hanno dato voce e luce.
Grazie anche a tutti i semplici cittadini che in questi anni si sono schierati contro la pena dell'ergastolo e a tutti coloro che hanno firmato nel sito che porta il mio nome, www.carmelomusumeci.com, un'iniziativa, partita da alcuni volontari, che da oltre dieci anni raccoglie firme per l'abolizione dell'ergastolo.
Per ultimi, perché sono i primi, voglio ringraziare gli anarchici (insieme alla rivista “A”) che da sempre sono contro la carcerazione e mi hanno dato tanta voce in tutti questi anni e appoggiato la lotta per l'abolizione dell'ergastolo. Li voglio ricordare con queste brevi parole, prese dal mio diario dal carcere: “Nel pomeriggio dalle finestre abbiamo sentito la solidarietà colorita e festosa degli anarchici fuori dal muro di cinta. Loro arrivano sempre prima di tutti e ci hanno riscaldato il cuore. La mia cella è lontana dal muro di cinta e io non ho potuto sentirli, ma i miei compagni dell'altro lato mi hanno detto che scandivano anche il mio nome e mi sono commosso.”
Lo so, c'è ancora molto da lottare per abolire questa terribile pena che ti condanna a morte lasciandoti vivo, ma la sentenza della Corte europea ci aiuta a sperare che tutte le persone possano essere recuperate.
Riguardo a me, ex ergastolano ostativo, adesso mi sento un po' più libero e felice, sapendo che altri potranno sperare un giorno di ritornare a essere uomini liberi, perché è difficile essere liberi e felici da soli, pensando ai tuoi compagni murati vivi senza speranza.

Carmelo Musumeci
www.carmelomusumeci.com
www.lavocedegliergastolani.it