Rivista Anarchica Online




Una bella doppia copertina (fronte e retro) super-punk caratterizza “A” 104 (ottobre 1982). Dissacrante, con alcuni dei principali uomini (e donne) di potere internazionali irrisi: il sovietico Brezhnev, l'americano Reagan, la britannica Thatcher ecc. Dentro al numero non ci sono scritti collegabili al disegno di copertina. È un puro omaggio alla grafica e alla cultura punk, anzi – come già si diceva – al punx anarchico. E difatti la trovammo in un cofanetto dei mitici Crass, band anarchica e pacifista britannica. Una copertina che allora piacque molto alla fascia più giovane delle nostre lettrici e lettori.

Il primo scritto è firmato da Mauro Zanoni di Asola (Mn). Uno dei tanti obiettori totali che in quegli anni riempivano le carceri militari e le pagine della stampa anarchica e libertaria, con le loro dichiarazioni di obiezione totale all'esercito, i loro processi, il forte impegno del movimento anarchico in loro sostegno.
È invece Roberto Ambrosoli, il padre di Anarchik a firmare l'editoriale di apertura sulla sempre attuale questione dei rapporti (molto stretti e cordiali) tra Stato e Mafia. Seguito da numerose cronache, raccolte sotto la testatina della rubrica “Fatti & Misfatti”.
Maria Teresa Romiti, in quel decennio donna di punta nella redazione di “A”, si occupa degli ultimi sviluppi nel mondo delle banche italiane, lei che ha lavorato tutta la vita in banca.
Paolo Finzi firma un interessante scritto complessivo sulla situazione in Medio Oriente, all'indomani del massacro di Sabra e Chatila, perpetrato in Libano dai cristiani maroniti in sostanziale accordo con le forze armate israeliane. Lo scritto di Finzi va ben al di là della cronaca di quelle settimane e prende in esame gli ultimi decenni delle vicende politico-militari in quello scacchiere. Fa parte di una lunga serie di scritti, prevalentemente dello stesso Finzi (spesso sotto lo pseudonimo di Camillo Levi) duramente critici con le politiche dei vari governi israeliani ma non di meno con quelle delle organizzazioni islamiche o arabe – e in quest'ultima caratteristica molto distanti dal pensiero unico, in materia, delle varie anime dell'estrema sinistra. Che, in quegli anni, si caratterizza per un antisionismo borderline con l'antisemitismo.
Un dossier di una decina di pagine è dedicato alla situazione politico-sociale in Polonia. Un giovane Salvo Vaccaro, 37 anni fa (come appunto il titolo di questa rubrica) affronta la questione del mito della scienza.
Sette pagine – decisamente le più significative del numero 104 – sono occupate da uno scritto, appositamente per “A”, di Luce Fabbri, anziana residente da decenni in Uruguay, nata a inizio secolo, figlia di Luigi Fabbri, uno dei capi-scuola dell'anarchismo culturale e militante, forse il più stretto collaboratore di Errico Malatesta. Donna di grande cultura, Luce onorerà anche in altre occasioni la nostra rivista della sua collaborazione. Mitiche alcune sue visite in quegli anni, di vari giorni consecutivi, nei locali della nostra redazione per piacevolissime chiacchierate e anche vivaci confronti di idee. In questo suo scritto in “A” 104 al centro vi è, come spesso, il rapporto tra anarchismo e democrazia, tema sul quale aveva sviluppato riflessioni e un pensiero organico che noi consideriamo, anche oggi, un punto di vista imprescindibile. Nel solco delle riflessioni malatestiane e anche fabbriane (nel senso del padre Luigi) Luce aveva saputo andare ben oltre, con la sua attenzione – sempre critica, certo – agli aspetti positivi della democrazia rispetto ai totalitarismi.
Sempre in campo culturale, Gianpiero Landi passa in rassegna, nella rubrica “Letture”, alcune opere che si occupano del pensiero di Francesco Saverio Merlino, noto soprattutto per la polemica pubblica con Malatesta proprio sui temi cari alla riflessione di Luce Fabbri. Landi, che ancora oggi è tra gli storici animatori della Biblioteca Libertaria “Armando Borghi” di Castel Bolognese (Ra), fornisce ulteriori elementi a quel dibattito. Un'intervista a Marianne Enckell, allora come oggi animatrice del Centro Internazionale di Ricerche sull'Anarchismo (CIRA), chiude – con alcune lettere e i consueti comunicati – quel numero di “A”, il 104°.
Un dato da non perdere mai di vista quando si sfoglia la collezione completa di “A” è proprio quello delle sottoscrizioni. Quel mese furono, in tutto, di lire 1.839,186. Era la benzina che ci mandava avanti. Esattamente come oggi.

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