Rivista Anarchica Online





Telefoni senza fili

L'informazione sfugge di mano.
Lo noto sempre più spesso, e non sempre la cosa è volontaria. In alcuni casi, la trasformazione della notizia di bocca in bocca segue il meccanismo elementare del telefono senza fili, in una atmosfera di intensificazione enfatica che appartiene al sistema dei tempi difficili.
L'esempio facile dal quale nasce questa mia riflessione è il caso di Rosa Maria Dell'Aria, la prof. di Palermo iniquamente sospesa a seguito del rilievo di una personcina ammodo, con carica politica, che tempo prima aveva dichiarato in tutta serenità di non leggere un libro da tre anni. La sanzione era ed è di per se stessa insensata, come il fatto che la sollecitazione – poi raccolta da MIUR e Ufficio Scolastico regionale e conseguentemente messa in pratica – sia in prima istanza arrivata da una Senatrice e sottosegretario del Ministero ai Beni Culturali. Ella – che tempo fa a ridosso della nomina confessava una scarsa consuetudine con l'“oggetto cultura” e una lettura “per intrattenimento” (forse in riduzione per le scuole materne?) di Kafka (che credo non riposerà mai più in pace dopo questa affermazione) – deve avere una curiosa idea di formazione.
Tutti questi dati hanno contribuito a fare dell'incresciosa vicenda una parabola esemplare di due stati di fatto trascurati: ci sono bravi insegnanti, incredibilmente capaci di far crescere bene e in autonomia i loro studenti; quando questi bravi insegnanti vengono ingiustamente puniti, a volte il passaparola è estremamente efficace, utile e persino necessario. Esso rappresenta la voce delle persone di buonsenso che coralmente e spesso in modo spontaneo intervengono a dire come la pensano.
Fin qui, l'aspetto positivo della vicenda. Il fatto è che siamo un popolo di teatranti, e nel bene e nel male questo dato resta. E quindi dopo il resoconto virale di questa vicenda, ne sono spuntati altri, più o meno analoghi. È il “più o meno” che ci rovina. Quel “più o meno”, mal confortato dai fatti, ci fa perdere l'elementare correttezza di non fare di tutte le erbe un fascio e di raccogliere dati attendibili su una vicenda prima di esprimere un parere. L'accelerazione del trasferimento del messaggio si traduce in una accelerazione del giudizio che non è in alcun modo cosa buona. Così succede che sul web fioriscono storie di abusi apparentemente analoghi ma spesso molto diversi. I dettagli riscrivono facilmente il significato dei fatti. E dare rilevanza strumentalmente ai dettagli sbagliati è una strategia frequente nella comunicazione mediatica.

Elementare autoritarismo nella catena di comando

Parliamoci chiaro: non ho in alcun modo desiderio di penalizzare una categoria alla quale appartengo – quella degli insegnanti – e che già ha i suoi problemi di diffamazione costante. Noi che ci muoviamo nell'ambito della formazione siamo stati, fin qui – ed è a mio parere inutile negarlo – una corporazione sostanzialmente inutile, incapace di una voce unitaria sulle questioni primarie che dovrebbero interessarci: la libertà di parola e di pensiero, il diritto a una formazione reale e libera da pregiudizi, la ricostruzione di una storia completa non solo legata ai vincitori, e così via. D'altro canto – e anche questo è innegabile – ci è sempre stato difficile far emergere le palesi violazioni della libertà di docenza, spesso travestite da elementare autoritarismo nella catena di comando.
Nel caso della prof. Dell'Aria, per esempio, il preside dell'Istituto Tecnico Vittorio Emanuele III di Palermo avrebbe potuto non applicare il provvedimento richiesto e motivare il suo diniego. Perché non lo abbia fatto è misterioso, dato che lui di persona fin qui si è rifiutato di spiegarlo. Misterioso è altresì il motivo per cui i canali mediatici abbiano ampiamente parlato di un ritiro della sospensione senza che questa mai accadesse – tant'è che i legali della prof. Dell'Aria stanno procedendo per le vie legali.
E in tutto questo, la sola persona che paga davvero è questa donna che da 40 anni fa il suo dovere in sordina, e che ora finisce suo malgrado nei panni del diavolo, su ogni giornale.

Nicoletta Vallorani