Rivista Anarchica Online


politica

Nuovi regimi autoritari

di Andrea Papi

Comunicazione pervasiva, notizie false, continue prove di forza.
I nuovi autoritarismi hanno caratteristiche inedite e specifiche che vanno comprese e approfondite.


«Se i poliziotti non possono usare le manette, che fanno, offrono cappuccio e brioche?». Ennesima bravata verbale dell'attuale ministro dell'interno e vicepremier, commento “ministeriale” all'episodio di cronaca riguardante il tunisino morto a Empoli l'11 gennaio scorso in seguito a un fermo di polizia. Fa il paio con quella fatta il giorno dopo quando, in seguito alla morte di 120 migranti vicino al porto di Tripoli (che deliberatamente aveva ignorato la richiesta di soccorsi) dopo aver attribuito la colpa agli scafisti e alle ong, in un post su facebook ha commentato: «Il “cattivo” sono io. Mah... Si scordino la solita manfrina del porto in Italia o del “Salvini cattivo”. In Italia no».
Questa tipologia di linguaggio, oltre a essere oltremodo sgradevole, denota un'alterigia che manifesta tutta l'arroganza di chi è fiero di possedere il potere. È il modo di procedere “salviniano”, spietatamente e deliberatamente decisionista, privo di problematicità,che entra immediatamente in conflitto con chi esprime critiche. E non è casuale.

Non sono solo parole

Per il “nostro” vicepremier è senz'altro un modo di esprimersi abbastanza spontaneo. Ce lo propina però con tale convinzione e fermezza che ci fa supporre che, non solo ci si riconosce, ma quasi sicuramente lo coltiva e lo “perfeziona”. Non a caso è uno stile comunicativo altamente diffuso in quasi tutti i luoghi di aggregazione popolare, tipo bar, stadi, ecc. Psicologicamente tende a trasmettere le proprie impressioni in modo diretto e univoco, ammantandole di spavalderia e, a seconda dei casi, di prepotenza, tendendo a rendere acquiescente chi lo riceve. Ha cioè lo scopo d'imporsi senza lasciare spazio a repliche che non siano di scontro. Non vuole dialogare, bensì aspira a conquistare supremazia. Il suo linguaggio è uno strumento di sopraffazione.
Purtroppo non si tratta solo di parole. Se il tutto si esaurisse nell'oralità “spaccona” ed esibizionista, potremmo semplicemente annoverarlo tra le farse della commedia dell'arte. Sciaguratamente però ci troviamo davanti ad una sfacciata coerenza “tra il dire e il fare”, rara per la dimensione politica italiana. Accanto alla presuntuosa verbale arroganza, siamo costretti ad assistere a prese di posizione con conseguenze così sgradevoli da far suscitare sentimenti di spregevolezza.
Oltre all'ormai usuale e stereotipata “chiusura dei porti”, che impedisce anche a navi battenti bandiera italiana di “sbarcare in patria” se portano con loro esseri umani raccolti dai flutti del mediterraneo, dobbiamo assistere ad atti che sanno di “pirateria istituzionale”. Mi riferisco, per esempio, all'intervento delle forze di polizia del 22 gennaio scorso a Castelnuovo di Porto, vicino a Roma.
Senza preavviso, alle 7.30 del mattino, sono stati radunati nell'edificio centrale e senza nessuna spiegazione 535 ospiti del CARA (centro di accoglienza richiedenti asilo). Ne è stato selezionato un certo numero – uomini, donne o bambini non ha importanza – per trasportarli in località ignote. Il nuovo decreto sulla sicurezza di marca salviniana li giudica indegni di ricevere un'accoglienza umanitaria. È stato così distrutto lo status esistenziale di migranti che, usufruenti in questo centro di una preziosa solidarietà sociale popolare, a fatica avevano trovato il modo di ricominciare a vivere dignitosamente. Anche in questo caso il ministro dell'interno, fautore del fatto, ha dichiarato con gran disinvoltura di “aver agito come un buon padre di famiglia”. Ogni commento è superfluo.
Quest'episodio fa il paio con lo smantellamento nell'ottobre dell'anno scorso a Riace, comune della Calabria di 1800 abitanti, di un particolare modello di accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico. Un'esperienza che era riuscita a integrare pienamente, fino a farli risiedere stabilmente nel piccolo comune, 450 tra rifugiati e immigrati, portata avanti dal sindaco Mimmo Lucano con grande successo e riconoscimenti internazionali, al punto che era diventato un simbolo mondiale per la qualità dell'accoglienza. Lucano è stato arrestato, poi costretto a non risiedere più a Riace, mentre quell'esperienza è stata definitivamente smantellata e annullata. Sempre in nome della sicurezza si è creato un'altra volta una situazione di grande insicurezza.

Stato di polizia e volontà di controllo

Due episodi divenuti simbolo di un modo di procedere securitario e di ordine prettamente poliziesco, capace di annullare ogni afflato umano, ogni esperienza di valore. Entrambe le esperienze erano di grande qualità e pienamente riuscite. L'odio autoritario di origine ministeriale non ha saputo far altro che distruggerle. Difficile non vedere una preoccupante analogia col 1922. Dopo essersi appena insediato, oltre a distruggere le sedi delle redazioni dell'Avanti, quotidiano socialista, e di Umanità Nova, quotidiano anarchico, come primi atti distintivi il fascismo distrusse le sedi e le esperienze delle cooperative e delle Case del Popolo, cioè i luoghi autogestiti di aggregazione operaia e popolare.
Al di là delle specifiche di casa nostra, nella fase che stiamo attraversando è importante capire che questo tipo di comunicazione “rampante” è un metodo ampiamente diffuso nella rete. Impazza letteralmente nei social network. Da diversi anni stiamo assistendo a una serie di azioni verbali violentissime che tendono volutamente a umiliare, oltre con gran facilità a vilipendere e calunniare, chi non è d'accordo con ciò che si propaganda e persegue. Al punto che sta perdendo di valore ciò che corrisponde al vero. Ne acquista invece la capacità di sostenere le prove di forza. C'è addirittura chi ha cominciato a parlare di post-verità. Dall'inglese post-truth, indica una condizione psichica e mentale secondo cui, in una discussione relativa a un fatto o una notizia, ciò che è avvenuto veramente viene considerato questione di secondaria importanza.
Che si sia consapevoli o meno, un tale costume ha una sua logica. Ha tutta l'aria di essere la risultante di una istigazione pilotata. Tutto fa pensare che dietro ci sia una ferrea e malefica volontà di controllo, di potere a tutti i costi. Stiamo vivendo dentro un paradosso che continuamente si rinnova.
Mentre sul piano teorico internet e qualsiasi motore di ricerca potrebbero rappresentare un aumento di informazioni e un notevole avanzamento verso l'acquisizione di conoscenze, succede qualcosa di molto diverso nell'uso sistematico che ne viene fatto, determinando una gran confusione. In rete viaggiano miliardi di notizie, suggerimenti, dati, indicazioni, delucidazioni completamente fuori dalla realtà, consapevolmente false, spesso formulate con competenza e maestria, con gran facilità raccolte ingenuamente da persone che le fanno proprie, convinte di avere imparato qualcosa di nuovo. Hanno lo scopo di deviare l'attenzione facendo credere ciò che non è, addirittura che non può essere. A parziale conferma lo scandalo delle fake news denunciato dal New York Times nell'ottobre del 2017: la piattaforma di annunci pubblicitari di Google se ne serviva per veicolare pubblicità attraverso i siti di fact-checking.
In una dimensione culturale dove, sempre di più, la realtà di cui ci si convince è quella narrata indipendentemente che corrisponda al vero, questa manipolazione sistematica fatta di racconti falsificati ad arte corrisponde a una bomba di grandissima potenza. Permette a poteri occulti di squalificare ogni tipo di opinione pubblica, nel tentativo di controllare e dirigere il pensiero di chi viene soggiogato inconsapevolmente.

Nuovi autoritarismi che avanzano

È il nuovo autoritarismo che sta avanzando, carico di adepti e consensi. Diversi amano definirlo “nuovo fascismo”, mentre personalmente trovo che non sia giusto qualificarlo in tal modo. Anche se analogie ed evocazioni ce ne sono a iosa, ugualmente non mi sembra adeguato appioppargli questa nomea. Il fascismo si definì storicamente in un modo specifico, e continuare a usarlo per catalogare qualsiasi recrudescenza autoritaria può risultare addirittura fuorviante. Non aiuta a comprendere fino in fondo che ciò che sta avvenendo rischia di essere addirittura peggiore. Stanno infatti prendendo piede a poco a poco molte delle cose che qualificarono il regime mussoliniano, ma senza un golpe, senza una sospensione formale delle libertà, completamente all'interno della democrazia e, ciliegina sulla torta, in suo nome.

Andrea Papi
www.libertandreapapi.it