Rivista Anarchica Online





Cento anni fa, la Repubblica bavarese dei consigli (1918-1919)/
Una mostra a Monaco

Nel novembre del 1918 la monarchia bavarese dei Wittelsbach fu rovesciata; l'8 novembre lo scrittore e membro dei socialdemocratici indipendenti (USPD), Kurt Eisner, proclamò il “Libero Stato della Baviera”.
Per commemorare il centenario della Rivoluzione e della Repubblica dei Consigli, la biblioteca di Monaco “Monacensia” ha allestito la mostra Poesia è rivoluzione. In dieci episodi vengono raccolti testi e immagini degli scrittori rivoluzionari Kurt Eisner, Gustav Landauer, Erich Mühsam e Ernst Toller; il loro credo, le loro idee e azioni.

Il manifesto della mostra Poesia è rivoluzione

“La poesia non è altro che una delle mie armi nella lotta”, aveva annotato Erich Mühsam alla fine del 1927 nel suo diario. Nel focus della mostra sulla rivoluzione e controrivoluzione in Baviera (1918/1919) rientrano tre scrittori oltre a Mühsam: Kurt Eisner (scrittore e giornalista), primo premier dello Stato Libero di Baviera; lo scrittore e “consigliere esecutivo” della Repubblica dei Consigli, Ernst Toller; il padre spirituale dell'anarchia tedesca, Gustav Landauer. Quest'ultimo, come commissario “per l'illuminazione del popolo”, voleva lottare contro lo “stupidimento clericale”.
La mostra presenta numerosi documenti biografici, manoscritti, diari, lettere, oggetti e fotografie della vita e dell'opera di questi quattro rivoluzionari, mentre volantini e manifesti illustrano gli eventi storici della rivoluzione.

La tessera della Repubblica dei Consigli di Ernst Toller

“La conseguenza della poesia è la rivoluzione”, diceva Landauer, in accordo con Mühsam e con i socialdemocratici indipendenti Eisner e Toller. Tra loro, però, il disaccordo era sui mezzi e sui modi. “Non siamo soddisfatti della restrizione delle richieste rivoluzionarie agli affari politici. Chiediamo la realizzazione del socialismo come il culmine del movimento popolare in corso”; così è scritto su un volantino della “Associazione dei Rivoluzionari Internazionalisti della Baviera”, fondata da Mühsam. “Non ci concentriamo sulla via, ma sull'obiettivo, il mezzo della rivoluzione si chiama rivoluzione. Questa non è violenza, ma costruzione e realizzazione”.
Dopo la soppressione della Repubblica dei Consigli nel maggio 1919, Toller e Mühsam vennero arrestati per alto tradimento e condannati, rispettivamente, a cinque e quindici anni di reclusione. Landauer, invece, venne ucciso insieme ad altri rivoluzionari. Per Toller e Mühsam, dietro le mura della prigione, la penna divenne di nuovo l'arma nella lotta rivoluzionaria. Lo dimostrano drammi come Masse Mensch (Uomo massa) di Toller e Judas (Giuda) di Mühsam.

Soldati nel luogo dell'attentato a Kurt Eisner

Interessante: nell'ambito della mostra Poesia è rivoluzione, per i “giovani ribelli da dodici anni in su” è a disposizione un “Piccolo Dizionario della Rivoluzione”. In un linguaggio semplice vengono spiegati i termini, da “agitazione” a “censura”. La mostra è completata da un blog illustrativo sul “portale letterario della Baviera”.
È da sottolineare che a Monaco, in occasione dei 100 anni della rivoluzione e della Repubblica dei Consigli, sono stati realizzati e previsti più di 300 eventi e mostre.

Leonard Schäfer



Sociologia e microbi/
Le dimensioni sociali della vita del suolo

In sociologia c'è la tendenza a considerare il mondo sociale come una sfera a sé stante che include scuole, comunità, carceri e quartieri mentre piante, sassi e altri esseri viventi sono considerati appartenenti all'ambito naturale. Se la sociologia studia i conflitti, le discriminazioni e le diseguaglianze, cosa c'entrano i microbi del suolo con questa disciplina? Il dottorato in sociologia che sto svolgendo presso l'Università di Warwick (Regno Unito) finanziato dall'Economic and Social Research Council, esamina le dimensioni sociali dei microbi del suolo sostenendo che un superamento di rigide distinzioni tra il mondo sociale e quello naturale può permettere alla sociologia di espandere la sua comprensione delle intersezioni tra una moltitudine di sfere, viste quindi non come ambiti definiti da statici perimetri, ma invece continuamente co-create e co-prodotte.
La microbiologia e le scienze del suolo stanno mostrando un crescente interesse per le comunità microbiche che vivono nel suolo, entità molto complesse evolutesi in simbiosi con le piante per milioni di anni. I microbi si trovano in numeri inimmaginabili nel suolo, negli oceani e in ogni altra parte della terra, interagendo e creando alleanze, strutture e complicità che solo oggi la scienza comincia a intravedere. Nonostante attualmente i microbi del suolo non ricevano la stessa attenzione riservata a quelli che risiedono a trilioni all'interno del corpo umano, l'attuale studio delle invisibili comunità del suolo è in crescente aumento e si focalizza spesso sulla possibilità di interventi “innovativi” in agricoltura mirati a un aumento delle coltivazioni.
Lasciare alle scienze e al settore agricolo il predominio indiscusso sul destino di comunità di microbi co-evoluti con piante ed esseri umani per milioni di anni significa limitarsi a un ruolo di spettatori di cambiamenti sociali fondamentali. Se non partecipiamo in modo critico alla comprensione di queste straordinarie comunità rimaniamo inconsapevoli delle direzioni che questa ricerca sta prendendo e rinunciamo ad avere una voce in capitolo sull'utilizzo di interventi tecnologici in agricoltura. In questo senso, ignorando le scienze naturali e la conoscenza creata all'interno dei laboratori scientifici si ignorano anche le diseguaglianze e le oppressioni che queste possono produrre. Il suolo e la vita al suo interno assumono quindi una dimensione sociale e politica riguardante la nostra relazione con l'ambiente e il modo in cui coltiviamo e ci rapportiamo con la terra.
Come proponeva la biologa Lynn Margulis, considerando i microbi come nostri antenati e rivendicandone il ruolo evolutivo può aprire un dibattito che toglie agli esseri umani il ruolo di protagonisti nella storia della vita facendo spazio alla consapevolezza che non esistono individui indipendenti ma semmai associazioni di organismi in simbiosi. Disinteressarsi a queste associazioni e comunità significa quindi perdere un'occasione per mettere da parte l'orgoglio e interrogare la centralità dell'essere umano aprendo così le porte ad altre entità inclusi i microorganismi e le piante. L'esplorazione e la mobilitazione di queste possibilità rende la vita microbica un campo contestato nel dibattito sull'ambiente e il ruolo dell'essere umano all'interno di esso che la sociologia non può più ignorare.

Serena Zanzu
s.zanzu@warwick.ac.uk



Venezuela/
Dittatura, iperinflazione e corruzione

L'intervista che segue a uno dei membri del collettivo El Libertario, gruppo anarchico attivo in Venezuela dal 1995, ha come obbiettivo quello di aiutare il pubblico italiano ad acquisire maggiore consapevolezza su quanto stia succedendo in questo lontano paese caraibico.
Per la prima volta, in anni di collaborazione, chi risponde alle domande per “A”, considerando le circostanze vissute nel paese, preferisce non essere identificabile, visto che esprimere opinioni come quelle proposte nell'intervista, potrebbe implicare rischi da parte della repressione terrorista dello Stato al servizio della dittatura al potere.
In una sola settimana di proteste contro Maduro, tra il 21 e il 26 gennaio, gli assassinii sono stati 35.

Fabrizio – Quale è il principale problema nel Venezuela del 2019?
El Libertario – Conviene fare differenza fra il problema principale, che è lo stesso di qualsiasi società contemporanea sottomessa al potere oppressivo dello Stato e del Capitale e il problema più urgente e immediato, ossia il dominio asfissiante di una dittatura con un modello orientato al secolo XXI, ma sempre militarista, corrotta, cinica e inefficiente, come le dittature del secolo XX. Una dittatura che, contrariamente a tutte le evidenze, pretende in maniera demagogica di essere un governo progressista, attento ai bisogni popolari e in cammino verso la costruzione del socialismo.
Questo regime autoritario, dalla narrazione menzoniera negata poi dalla realtà, comincia nel 1999 con l'arrivo al potere di Hugo Chavez e diventa più duro a partire da 2013, sotto il mandato di Nicolas Maduro; è in quel momento che il regime ha acquistato il profilo che noi come Collettivo, insieme a molte altre persone, definiamo senza dubbio dittatura. Un processo politico che si è accompagnato a una crisi economica con effetti terribili sulla popolazione.
La gran maggioranza dei venezuelani ha sofferto un deterioramento profondo delle proprie condizioni di vita e in gran misura a causa dell'agire incapace e disonesto dello Stato venezuelano, che cerca di attribuire la crisi alle manovre perverse dei suoi nemici interni ed esterni, identificati nel capitalismo e nell'imperialismo americano; la verità invece è che, nonostante lo sproloquio sinistroide, gli accordi con il capitale transnazionale sono stati sempre cercati, e pure in maniera compiacente, come dimostra la storia delle relazioni con l'impresa Chevron o quello che sta succedendo nell'Arco Minero dell'Orinoco.

Cosa sta succedendo nell'Arco Minero dell'Orinoco?
Il nome Arco Minero fa riferimento al progetto di sfruttamento delle enormi risorse minerarie, in primo luogo oro e coltan, in una vasta regione nel sud del paese; si tratta di quasi 112.000 km2 [più del doppio della Pianura Padana, nota dell'intervistatore]. Di fronte alla crisi nella quale i governi di Chavez e Maduro hanno condotto l'economia venezuelana (un fattore molto importante è stata l'inetta gestione dell'industria petrolifera controllata dallo Stato), la dittatura ha visto in un possibile saccheggio estrattivo di queste risorse naturali un salvagente contro le gravi difficoltà economiche.
È molto difficile condensare in poche righe tutti i dettagli negativi implicati in questo progetto, per questo motivo raccomando a chi voglia approfondire il tema di farlo attraverso il blog del collettivo El Libertario (periodicoellibertario.blogspot.com), nel quale abbiamo diffuso completa e ampia informazione intorno al tema e nel quale si dettagliano con attenzione tutte le pregiudiziali riguardanti il progetto, smascherando le pretese di una volgare dittatura che afferma essere “socialista”, “ecologista”, “antimperialista”, “garante de sovranità nazionale di fronte alla voracità delle multinazionali”, “ protettrice delle popolazioni indigene”, “promotrice dello sviluppo sostenibile alternativo”, mentre invece il progetto dell'Arco Minero del Orinoco evidenzia con svergognata chiarezza esattamente l'opposto.

Fammi un esempio per permettere ai lettori di comprendere il livello d'inflazione vissuto al giorno d'oggi.
Più che inflazione, in Venezuela stiamo soffrendo un processo di iperinflazione, come si è sofferta in pochi e sfortunati paesi del mondo.
Su questo argomento, gli organismi dello Stato non pubblicano dati né cifre (come non esiste alcuna informazione statistica che riguardi salute, educazione, case popolari, opere pubbliche, sicurezza o criminalità), visto che i freddi dati statistici confermerebbero la grandezza sconcertante della crisi che soffriamo e che si sta aggravando sotto la responsabilità di questo governo. Esempi concreti di quello che significhi quest'iperinflazione smisurata si possono domandare ai tre milioni e più di venezuelani che negli ultimi anni si son visti obbligati a lasciare il paese, oppure ai pochi media che la dittatura non ha ridotto al silenzio.
Nel blog del collettivo El Libertario abbiamo proposto stime di un'iperinflazione che nel 2018 superava il milione percento annuale, e che in termini concreti ha significato il collasso assoluto della capacità di sopravvivenza per le persone che vivevano grazie a un'entrata fissa, salario o pensione che fosse, e questo nonostante le manovre monetarie di un governo che vuole dissimulare il disastro con trucchi contabili, come la fantasia del Petro, la criptomoneta, o con gli aumenti nominali del salario minimo: porcherie che sono servite solamente a incrementare il disastro economico.
Possiamo aggiungere che fra il gennaio 2018 e il gennaio 2019 le entrate medie delle famiglie sono aumentate nominalmente, nel migliore dei casi dall'800 al 1000%, però sempre molto al di sotto del costo della cesta basica alimentare mensile che è cresciuta sino al 2200%.

Perché in Venezuela l'opposizione è così debole?
Suppongo che la domanda si riferisca all'opposizione elettorale dei partiti politici, costituita dagli eredi e dai nostalgici del vecchio modello di democrazia rappresentativa borghese che abbiamo avuto sino al 1998. Questa opposizione di opportunisti e manovratori è essenzialmente l'immagine specchiata della banda di ruffiani che oggi è al potere; condividono la goffaggine e l'incompetenza degli uni per amministrare lo Stato e degli altri per canalizzare la volontà di cambio politico della maggioranza dei venezuelani.
Questi oppositori formati ad una logora voglia di socialdemocrazia, nella beata ipocrisia democristiana o con la maschera tecnocratica del neoliberalismo, non hanno mai saputo né voluto comprendere che di fronte a quella che anteriormente è stata la demagogia autoritaria del chavismo, e che oggi è diventata una dittatura orlata di militarismo, non basta giocare con le carte tradizionali delle opposizioni politiche nei regimi di alternanza partitica. La sfida è quella di costituire un'opposizione sociale di lotta contro un potere politico totalitario che oggi soggioga la società.
Ovviamente, questi mediocri politicanti sono incapaci di assumere tale obbiettivo e questo spiega le loro continue sconfitte e la tentazione irrefrenabile che siano altri a risolvere il problema di come tornare al potere (per mano militare o per un intervento straniero), fino ad arrivare ad un accordo con la dittatura, in cambio di qualche osso di potere da mordicchiare, come ad esempio i governi regionali o locali.

Come uscire da questa situazione?
Qualcosa si è detto nella risposta precedente, quando ci si riferiva alla costituzione di un'opposizione sociale: processo difficile e complicato tenendo conto della maniera con la quale, dal suo arrivo al potere, il chavismo ha disarticolato la possibilità di movimenti sociali autonomi, sfruttando la carta della demagogia e del clientelismo grazie all'abbondanza petrolifera.
Questo momento, oggi, lo abbiamo lasciato alle spalle: le decrescenti risorse dello Stato servono appena a sfamare la voracità della corruzione, il sostentamento dell'apparato militare e il crescente debito estero, così lo Stato può rispondere solamente indurendo il profilo autoritario e portandoci di fronte a una dittatura che non ha nemmeno più il pudore di rispettare i formalismi democratici. Tale situazione ha condotto alla crescita della protesta sociale, evidente nel corso del 2018 e in quello che abbiamo vissuto nel 2019, e a rendere percepibili gli sforzi per articolare questa stessa protesta in un'opposizione sociale strutturata, per esempio con la formazione di un Coordinamento Intersindacale, già notatasi durante la lotta dei lavoratori nel 2018. Ovviamente la dittatura ha risposto agli sforzi per organizzare un'opposizione sociale diversa dalla farsa elettorale dei politici, con un'offensiva di terrorismo statale; però come anarchico credo che questa alternativa di lotta a partire dal collettivo sia una via positiva per affrontare e superare il disastro che oggi subiamo.

Fabrizio Dentini



Salerno/
Poesia e street art

Se vi capita di camminare per la città di Salerno troverete su un muro, in via fratelli Linguiti, di fronte all'Osteria “Il Brigante” (luogo culto dell'anarchismo meridionale), alcune scritte inneggianti a bestemmiatori, dei, angeli, frequentatori di taverne, amanti del buio, desiderosi di luce. Sono frammenti poetici dall'opera di Marco Amendolara (poeta, latinista, critico d'arte e fervente cuore di sogno libertario). Un'azione di creatività urbana, tra poesia e street art, che grazie alla volontà dell'Associazione che prende il nome dal poeta salernitano scomparso 10 anni fa, al lavoro artistico di GreenPino e alla sensibilità organizzativa (e anarchica) di Sandro Donnabella si è realizzata in questi giorni nella città campana.

Un bel modo per ritrovare Marco Amendolara e tutta l'energia, panica e carnale, della sua poesia. Una poesia che nel guardare le cose dal sapore infinito non ha mai dimenticato l'immediato, il popolare, il fuoco reale delle cose semplici, il respiro vivo dell'occasionale e tutte le linee di fuga della letteratura. Per questi temi ci sembra “naturale” riscoprire anche fuori dai libri la struggente voce poetica di Marco. Quella voce, come l'ha raccontata Ugo Piscopo, “trepidante e vibratile di stupore di fronte al susseguirsi dei giorni, al diramarsi della vita in molteplici direzioni e manifestazioni, inafferrabili e tuttavia intrise del caldo, tenero, avvolgente fiato del mondo”.

Una poesia, quella di Marco, forte e necessaria che è bello riascoltare tra le strade della sua Salerno. E la ritroviamo nel lavoro del calligrafo GreenPino (già artefice delle scritte murarie di Alfonso Gatto). E così, nell'esplosione di una grafica post-metropolitana, esplode il frammento poetico e diventa segno di memoria ancor più potente. E la poesia di Amendolara continua a riecheggiare come magico crocevia di un sentire inquieto e di un guardare dentro “lo splendore dei margini” (per riprendere da altro contesto le parole di Barbara Alberti). Una poesia che realizza immaginifiche macchine emozionali di sogni, rivoluzioni, seduzioni del reale, amicizia, pudore, sensualità, corpi. Il tutto dentro il tessuto complesso di un'indomita malinconia e di un furente desiderio di libertà.

Alfonso Amendola





Arte Anarchia

promosso da Escuela Moderna / Ateneo Libertario & ApArte°


Macro Asilo, via Nizza 138, Roma
19-24 Marzo 2019

una settimana di arte visiva, libri, documenti, fumetti, foto e video, installazioni, teatro, performances, dibattiti, conferenze e musica.
I materiali provengono da collezioni private e da archivi a-cerchiati quali Fuoriposto, Centro Studi Libertari, A-rivista.
Il collettivo Escuela Moderna/Ateneo Libertario, nato a Barcellona nel quartiere di Gracia, nel centenario della Setmana Tragica, festeggia 10 anni di attività insieme alla storica e ben più longeva rivista veneziana ApArte, rivista unica nel suo genere nel trattare Arte e Anarchia, con un incontro internazionale al Macro Asilo di Roma al quale sono invitati tutti i comp(A).
Una mostra, un allestimento sorprendente ma soprattutto una occasione di incontro con oltre cento ospiti tra singoli e collettivi, emblematici di ricerche sulla relazione profonda tra l'Arte e l'Ideale.

Tra le conferenze avremo Massimo Mazzone, Carlos Taibo, Andrea Aureli, Paolo Pasi, Lola Matamala, Franco Bunuga, Andrea Staid et al... Tra le opere in mostra avremo allestimenti di Aladin, Santiago Sierra, Juan Pablo Macias, Alain Urrutia, CNT Puerto de Santa Maria, Rino de Michele, BOESG, Domingo Mestre, Leroy, Byron Maher, Fabio Santin, David Y Liver, encontingencia, JACA, Democracia, Luca Vitone, Nicoletta Braga, Laura Pinta Cazzaniga, Elisa Franzoi, Escuela Moderna, Fotomovimiento BCN, Pedro G Romero, Valerio Muscella, Guglielmo Manenti, Diego Rosa, Lorena Canottiere, Andreco, Andrea Chiarantini, Al Margen, Fondazione Anselmo Lorenzo Madrid, Lavinia Raccanello, Claudia Tumminello et al e performance artistiche teatrali e musicali di Paola Brolati, Alessio Lega, Massimo Liberatori, Margherita Pevere, Marco Donnarumma, Queen of the bongo et al...

L'orario sarà dalla 10.00 alle 20.00 e l'ingresso ovviamente gratuito.