Rivista Anarchica Online


migranti/1

Punire i poveri

di Davide Biffi

Questa è la logica del governo pentastellato/leghista. E della gigantesca operazione mediatica che la sottende. Una cosa è certa: bisogna reagire, unire le forze sparse, salvare il senso di umanità.


Come zittire, combattere e rispondere al ministro dell'interno e al governo legastellato ad ogni grugnito sul tema migranti?
Dobbiamo semplicemente continuare a narrare le cose non piegandoci alla retorica oggi dominante di chi ci governa a colpi di tweet e leggi indecenti. Dobbiamo smontare una per una le menzogne del governo e di chi lo sostiene. Almeno i migranti sapranno che gli italiani non sono tutti come chi li governa e lo sapranno anche i nostri concittadini, che non siamo tutti come chi ha votato questa marmaglia.
Il decreto Salvini è stato convertito in legge senza battere ciglio o quasi. Non è stato modificato l'impianto generale del suo ideatore riassumibile con “punire i poveri”, citando un testo di Loic Wacquant. I poveri e i rompiscatole che manifestano. Di Maio sostiene i gilet gialli in Francia: con le novità introdotte dal suo governo, manifestazioni simili in Italia darebbero modo di applicare subito una serie di norme repressive che hanno concesso all'alleato leghista; ecco una delle contraddizione da svelare.
Il governo prosegue con la sua ricetta sul tema immigrazione: colpire i migranti con la legge, criminalizzare le ong gettando fango su di loro e lanciando accuse infamanti. Ong che nel Mediterraneo fanno quello che il governo non vuole: salvare persone. E intanto deride e denigra chi cerca di occuparsi dei fenomeni migratori, siano essi professionisti o volontari, accusandoli di buonismo e sciacallaggio.
L'obiettivo è continuare a mantenere alta la tensione sul tema migranti alimentando la percezione dell'emergenza e dell'insicurezza. Il tutto banalizzando e semplificando il confronto con un patetico noi/loro. Noi che facciamo rispettare l'ordine contro loro i barbari; voi buonisti in malafede conniventi con i trafficanti, che fate i soldi sulla pelle di presunti richiedenti asilo e noi che invece vi cogliamo con le mani nella marmellata e pensiamo prima “ai nostri”; e così via.
Questo continuo stato d'emergenza è mantenuto attraverso i due potentissimi strumenti di fuoco di cui dispongono: la legiferazione e la propaganda via social media. Noi (perché sì, esiste un noi e un loro: “noi, quelli che non governano”) cosa abbiamo in mano? Niente o quasi... La nostra forza deve essere quella della demistificazione, del disvelamento e dello smontaggio delle loro balle e contraddizioni. Questi raccontano un sacco di frottole e non si può tacere. E se non abbiamo i loro strumenti... dobbiamo inventarceli e unire le forze disperse, che ci sono.

La vera emergenza: come trattiamo i migranti

Basta menzogne: si parla di emergenza migranti quando ci troviamo di fronte a poche decine di migliaia di persone ogni anno costrette ad arrivare via mare (non esistono modi legali per giungere in Italia!) che chiedono solamente di vivere decentemente nel nostro continente. Un continente di quasi 30 Stati, più di 500 milioni di persone, con grandissime ricchezze economiche e finanziarie, che va in crisi per l'arrivo di 3 milioni di persone in qualche anno. Ma di cosa stiamo parlando, lo vogliamo dire?
La vera emergenza è come trattiamo queste persone! La vera emergenza è che gente come Salvini e Di Maio siano al governo! Ma il problema è la percezione, lo sappiamo. Intanto assistiamo al vergognoso scaricabarile dell'Italia e dell'Unione Europea sul recupero dei naufraghi e sull'annegamento di migliaia di persone (si stimano circa 30.000 in dieci anni: trentamila!).
Eccolo il copione che ci dovremo sorbire almeno fino alle elezioni europee della primavera 2019. Ogni volta che una nave o un gommone sarà in avaria nel canale di Sicilia col suo carico di umanità, sul palcoscenico vedremo agitarsi tutti gli attori della tragica farsa.
Una serie di capricci che vengono fatti passare come ragion di stato (Salvini: difendo “i confini della patria” – lui, l'ex padano!) sulla pelle di quei disgraziati (dal dizionario: persona che ha la sorte costantemente avversa. Come chiamare chi ne ha vissute di ogni genere, passando per la Libia, e poi si ritrova ancora in balia del mare?) abbandonati nel Mediterraneo in attesa che l'esibizione dei pavoni al governo si concluda.
Salvini è il degno erede del “celodurismo” bossiano: “qui non sbarca nessuno, sia chiaro!” tuona il maschio italico-padano. Forte coi deboli, debole coi forti. Poi si fa fotografare con criminali di varia natura e solidarizza con indagati e condannati vari e alza la cresta con i disgraziati. Che maschio!
E non sbarca nessuno per un po', anche se non è vero che i porti siano chiusi, perchè non è mai stato emesso nessun decreto del genere dal Ministro dei Trasporti (un altro pezzo da novanta!). E il fidato alleato 5stelle si allinea. Chiamano in causa l'Unione Europea, quando poi i loro amici “sovranisti” sono i primi a non voler riformare l'accordo di Dublino. Ecco la farsa!

Ognuno ha diritto di arrivare in un luogo sicuro

E si continua con la barzelletta della Libia porto sicuro in grado di soccorrere i naufraghi. Tutti sanno che la Libia sia un posto insicuro. Il punto ormai non è più nemmeno questo. Il punto è “noi non li vogliamo!”. Quindi diamo soldi alla Libia (come alla Turchia, all'Egitto, al Marocco, al Niger...) per fare i guardiani dei nostri confini e fare la guardia ai migranti.
Questo è ormai accettato da gran parte degli elettori italiani. È accettato che si spendano miliardi di euro dei cittadini europei per finanziare questi stati al fine di tenere lontano dal cuore e dagli occhi i migranti. E lì devono restare i migranti, non venire in Italia. Lì non stanno così male, su dai!
Con buona pace del principio del non respingimento: cioè ognuno ha diritto ad arrivare in un luogo sicuro e fare una richiesta di protezione internazionale se lo desidera. No, noi li rimandiamo indietro prima ancora che possano chiedere protezione. Noi, terra del diritto e della libertà! Quei soldi dati a chi sa chi nei paesi di transito non possono essere investiti diversamente? Non possono essere usati per garantire a tutti i cittadini (e ai non ancora cittadini) quel minimo di garanzie per una vita dignitosa qui e ora?
Volendo, sarebbe possibile. Non è più tollerabile la retorica del “non ci sono i soldi”. I soldi ci sono. Viviamo in un paese - e in un continente - con grandissime ricchezze concentrate nelle mani di pochi ricchi e ricchissimi. Allora basta bugie: i soldi bisogna prenderli, redistribuirli e usarli dove servono.

La vicenda di un subsahariano

Poche settimane fa ho incontrato un giovane richiedente asilo di un paese dell'africa subsahariana che dal 2017 vive in Italia, in un centro d'accoglienza gestito da persone per bene, attente e serie. Ad un certo punto mi racconta che lui faceva il saldatore nel suo paese e pure in Libia gli hanno fatto fare questo lavoro. In Libia non lo pagavano e sfruttavano la sua professionalità al massimo. Dormiva in una prigione, dove veniva prelevato per lavorare tutto il giorno. Poi tornava, mangiava quel poco che c'era, riceveva la sua razione di botte e violenze in base all'umore dei carcerieri. Poi è riuscito a scappare, come capita a tanti, perché in Libia è pieno di gente da sfruttare... via questo, avanti il prossimo!
Dopo due anni di Italia non aveva raccontato a nessuno che sapeva fare quel mestiere. Aveva paura di essere trattato come in Libia. Mi ha chiesto se poteva raccontarlo alla Commissione e mi è venuto un nodo alla gola, mi sono cascate le braccia. Perché non solo poteva raccontarlo, senza la paura che qualcuno lo potesse sfruttare in quel modo anche qui in Italia, ma soprattutto perché alla Commissione...non sarebbe importato un granché! Probabilmente quello che ha subito in Libia non verrà tenuto in gran conto dalla commissione, perchè a loro interessa capire il motivo della fuga dal paese di origine e l'attualità del pericolo in patria.
Chissà con quale timore e coraggio mi ha raccontato questo segreto. Certo, forse questo giovane è un caso, come si dice in gergo è “un vulnerabile”, un fragile. Chi non lo sarebbe dopo un'esperienza così? E noi a questa gente cosa offriamo? Un iter lungo che spesso porta alla clandestinizzazione e all'emarginazione.
Raccontare non basta. Ci vuole un moto reale di condivisione delle vite e delle storie degli altri, dei migranti in questo caso. Attraverso la conoscenza, la convivenza, l'incontro e il dialogo possiamo sviluppare l'empatia e capire un poco di più le vite degli altri. Capire che no, non può funzionare così. Che la propaganda è solo una gabbia capace di condizionare i nostri pensieri e le nostre azioni.
Dobbiamo sbattere in faccia la realtà a tutta questa banda di ciarlatani che ci governa e di chi li sostiene in parlamento e fuori.

Davide Biffi