Rivista Anarchica Online


cultura

In Sardegna per Faber

testi di Alice, Cosmin, Elisa, Emanuele, Eva, Greta, Niccolò e Riccardo,
coordinati da Elena - Liceo Statale Artistico di Bergamo / foto Debora Locci

Nove studentesse e studenti del Liceo artistico statale di Bergamo hanno partecipato, con una loro insegnante, a buona parte del festival “Buon Compleanno Faber”, organizzato al teatro Casa della Cultura di Monserrato (Cagliari) è giunto alla sua sesta edizione. C'è stata anche una serata specifica sull'anarchia. Ecco il loro resoconto. E un po' di foto.

Le ragazze e i ragazzi del Liceo Artistico Manzù di Bergamo
presso la Casa della Cultura di Monserrato


La prima cosa che abbiamo appreso sul festival “Buon Compleanno Faber” in Sardegna, è che non si tratta di un festival, il che può sembrare un paradosso fino a quando non si varca la soglia della Casa della Cultura di Monserrato (Cagliari) e si sente l'atmosfera genuina e amichevole di quello che è meglio definire come un incontro, uno scambio e un dialogo tra persone semplici, che desiderano confrontarsi ed esprimere le proprie idee sui temi che al nostro protagonista Fabrizio De André stavano tanto a cuore.
In sintesi, lo scopo dell'evento è quello di riportare alla vita questo eccezionale cantautore attraverso tutti i temi che egli stesso ha affrontato nei testi delle sue canzoni. Il motivo per cui nove ragazzi provenienti dal Liceo Artistico Statale di Bergamo hanno avuto l'opportunità di partecipare a questo “festival-non-festival” è nel fatto che all'inizio del 2019 sarà allestita una mostra presso l'Ex Carcere di Sant'Agata, nella nostra città, dove saranno esposti i lavori dei ragazzi dei vari indirizzi della scuola, riguardanti proprio la figura di De André e le sue canzoni, in occasione dei vent'anni dalla sua morte.

Le ragazze del Liceo Artistico Manzù di Bergamo
parlano della funzione del cappello

Fabiana Antonioli

L'impatto che questa esperienza ha avuto su ognuno di noi è stato notevole, sotto ogni punto di vista. La paura, i dubbi e l'agitazione causati dalla novità della situazione avevano generato in noi timidezza e imbarazzo durante il primo giorno nel capoluogo sardo, eppure, dopo aver conosciuto le varie persone che ci avrebbero accompagnato e aiutato nel corso del viaggio, ci siamo tranquillizzati immediatamente: il castello di preoccupazioni che ci eravamo costruiti intorno è crollato e abbiamo saputo goderci le serate al massimo. Ci siamo subito ambientati, nonostante le prime difficoltà, e siamo stati accolti in una grande famiglia, un gruppo di gente stupenda che ha saputo metterci a nostro agio e che ci ha stimolato durante il nostro percorso.
Durante il giorno inoltre abbiamo fatto visita ai ragazzi dell'IPSAR Gramsci e della Scuola Media di Monserrato che ci hanno accolto con musica e poesie su De André, abbiamo avuto la possibilità di relazionarci con loro e di fare la conoscenza di nostri coetanei sardi e della loro cultura.

Intervista delle ragazze di Bergamo a Claudia Pinelli

Nella prima serata che abbiamo passato alla Casa della Cultura abbiamo affrontato il tema del carcere, più precisamente si è discusso della figura del detenuto, una figura sempre più ai margini della società nonostante abbia un valore umano pari a quello di tutti coloro che stanno dall'altra parte delle sbarre. Due degli ospiti sono state Giulia Balzano, che ci ha presentato il progetto “Scarti d'arte” del carcere di Is Arenas, e Alice Salimbeni, che insieme a due collaboratori ci ha presentato il progetto “Dalle celle alle stelle” del carcere minorile di Quartucciu.
Nella seconda serata è stata la mafia l'argomento principale, si è parlato della figura e dell'impegno di Peppino Impastato, giornalista e attivista siciliano vittima di questa organizzazione criminale, grazie ai contributi della neonata Associazione Antimafia Peppino Impastato di Cagliari. Momento fondamentale della discussione è stato quando abbiamo capito che la lotta alla mafia parte dall'educazione poiché essa teme la scuola più di tutto: per questo si dice che l'unico strumento per combatterla è “un esercito di maestri elementari”.

Maura Cantamessa con suoi allievi di Bergamo presso
l'Istituto Alberghiero Gramsci di Monserrato

L'anarchia ha dominato i dialoghi della terza serata, nel corso della quale la regista Fabiana Antonioli e lo storico Bruno Tomasiello ci hanno presentato il documentario “La banda del Matese” e abbiamo avuto l'onore di ascoltare la testimonianza di Claudia Pinelli, figlia del ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, “ucciso innocente nei locali della Questura di Milano”, come cita la targa in sua memoria in Piazza Fontana, Milano. Una testimonianza di questo calibro ha colpito nel profondo il nostro animo, facendoci capire l'importanza di avere uno scopo nella vita e di perseguirlo con tutto l'impegno possibile per arrivare a vivere pienamente, seguendo i nostri principi e le nostre idee, anche se diversi da quelli degli altri. “Mio padre ha avuto una breve vita, ma l'ha avuta”, ha affermato Claudia Pinelli durante il suo racconto.
Nella nostra ultima serata a Monserrato abbiamo parlato di neofascismo assieme a Maddalena Gretel Cammelli, autrice del libro “Fascisti del terzo millennio”, e dell'esperienza del fotografo Andrea Ciprelli all'interno di un campo rom.
Simbolo del festival e delle serate trascorse a Cagliari è stato un cappello nero, perché questo è un “festival a Cappello”, ovvero che si finanzia grazie alle donazioni volontarie di chi desidera dare il suo contributo affinché questi incontri possano avere luogo. Noi ragazzi l'abbiamo interpretato come uno scambio reciproco tra chi dona un contributo finanziario e chi dona un contributo culturale, attraverso discorsi e interventi che non hanno prezzo.

Esibizione dei ragazzi di Bergamo

Per un gruppo di ragazzi come noi, dialogare di certi argomenti non è stata una cosa facile. Ritrovarsi di colpo catapultati nel mondo adulto, in mezzo a persone che hanno opinioni importanti e sono disposte a coinvolgerti nelle loro idee, accresce inevitabilmente la tua curiosità e la tua voglia di partecipare e di sentirti parte di una famiglia che ti rispetta e crede che il tuo pensiero abbia un valore. Ma d'altra parte ti intimorisce la possibilità di sbagliare, di risultare banale o inferiore a chi ha già delle idee chiare e definite. È servito anche a questo il festival, a farci crescere personalmente, ad arricchirci non solo culturalmente ma anche moralmente e umanamente, facendoci capire l'importanza di cercare noi stessi attraverso il confronto con persone diverse da quelle che siamo abituati a frequentare.
Ed è così che siamo tornati a Bergamo con maggiore consapevolezza rispetto a quando siamo partiti, più felici, più aperti a nuove scoperte e con una conoscenza avanzata delle canzoni di De André da far invidia ai suoi più grandi fan.

Alice, Cosmin, Elisa, Emanuele, Eva, Greta, Niccolò e Riccardo
coordinati nella stesura del testo da Elena
Liceo statale artistico di Bergamo