Rivista Anarchica Online





L'uomo che morì due volte

C'è chi coltiva orti dentro il polmone avvelenato della città, chi raccoglie vecchi cimeli, chi si esercita con lo yoga, e chi, stanco di facili evasioni, si dà ai dischi. Lui collezionava necrologi. Ogni mattina a colazione si gettava avidamente nella loro lettura. Amava scandagliare gli affetti dichiarati, ricostruire le vite dei defunti grazie al ricordo più o meno interessato di quanti affidavano il loro saluto a una manciata di parole.
Sembravano cellette mortuarie tutte uguali, ma poche cose come i necrologi regalavano varietà di stile e composizione. In poche righe erano condensati titoli e onorificenze, rapporti di parentela e potere. Nomi di aziende, consigli di amministrazione, leziosi riconoscimenti postumi da parte di personaggi di successo, oppure semplici, brevi dediche che certificavano l'addio a uno sconosciuto.
La pagina degli annunci funebri era la visualizzazione delle disparità e delle ridicole ambizioni umane che pretendevano di sopravvivere alla morte. Ma non era questo il punto. Qualche mese prima aveva ritagliato un necrologio per l'archivio.
A Giovanni Macchi – era scritto – padre di famiglia onesto e sincero. Alla sua passione e ai suoi sogni tramortiti da troppa luce. A un uomo senza tempo, per i suoi eterni dubbi e l'amore che ha saputo darci. LCFR. I funerali si celebreranno oggi pomeriggio nella chiesa dei Santi Martiri.
A parte il testo insolito ed elaborato, lo aveva colpito quella sigla di quattro lettere. Che cosa stavano a significare? Potevano essere le iniziali dei familiari stretti, oppure l'acronimo di un'associazione benefica, o ancora un oscuro messaggero del lutto.
Con il passare dei giorni le curiosità si erano spente, ma l'inquietudine rimasta a lungo nel cassetto dei misteri riesplose una mattina. Sulla pagina dei necrologi c'era scritto: A Giovanni Macchi, padre di famiglia onesto e sincero. Alla sua passione e ai suoi sogni tramortiti da troppa luce. A un uomo senza tempo, per i suoi eterni dubbi e l'amore che ha saputo darci. LCFR. I funerali si celebreranno oggi pomeriggio nella chiesa dei Santi Martiri.
Lo stesso nome, le stesse parole, la stessa sigla, la stessa chiesa. Solo la data era diversa, perché faceva riferimento al giorno appena iniziato.
Difficile pensare a un errore di stampa, ma come spiegare altrimenti quella sconcertante riapparizione che faceva pensare a un uomo morto due volte? Ammettendo un caso di omonimia, restava il mistero del testo identico, come se quell'annuncio fosse stato ritagliato apposta per una persona, e solo per quella. Forse, ipotizzò, si trattava di un messaggio in codice di qualche organizzazione criminale, e allora sarebbe stato molto più saggio sorvolare e archiviare il tutto come uno strano miraggio a mezzo stampa. Invece lui decise di vederci chiaro. Si mise in ferie e andò ai funerali.

* * *

C'era una bara, naturalmente. E poche corone di fiori che recavano impresso il sigillo della rinuncia. Era un addio senza pianti né dolori plateali. Facce contrite all'occorrenza, il volto velato di una donna che teneva in mano un fazzoletto... In tutto una ventina di persone che non gli dicevano nulla: una sparuta processione di donne e uomini che avevano in gran parte superato la mezza età e assistevano attoniti a quella rappresentazione di cui faticavano a cogliere il senso. Provò ad avvicinare qualcuno di loro, ma in cambio raccolse risposte diffidenti e impaurite.
<Ma cosa vuole da me? Mi lasci in pace...>
Lui tentava di spiegare, inutilmente, le sue aggrovigliate ragioni: <Lei lo conosceva? Perché risultava già morto qualche tempo fa e vorrei...>
<Se ne vada>
Peggio ancora andò con il prete che aveva officiato la cerimonia.
<Mi scusi> gli disse varcando la soglia della sacrestia. <Un necrologio di quattro mesi fa annunciava il funerale di Giovanni Macchi, in questa stessa chiesa. Com'è possibile?>
<Chi è lei?> reagì il parroco. <Come si permette? Approfittare di questi momenti come uno sciacallo... Non si vergogna?>
<Ma io...>
<Se ne vada o chiamo la polizia. Lei sta violando il diritto alla privacy...>
Tornò a casa senza indizi né aiuti, con la curiosità che gli mordeva dentro. Seduto in poltrona, non riusciva a pensare ad altro. Fece mille congetture prima di scivolare nel sonno.

* * *

Le immagini più minacciose tornarono ad affacciarsi ai confini del dormiveglia, scenari da incubo che invadevano il territorio dei sogni: in uno di questi Giovanni Macchi era un prestanome della mafia e lui stava rischiando la pelle per aver fatto troppe domande; oppure lo spietato cartello colombiano stava pianificando la sua esecuzione. Corpi mutilati, agguati, rapimenti, bare dal doppio fondo... infine la voce molesta di una suoneria telefonica: la sua.
Si svegliò annaspando nel cuore della notte, il respiro corto, il cuore che pompava paura. Era una videochiamata da un numero sconosciuto. Per la prima volta nella vita provò puro terrore, ma decise di rispondere. Sullo schermo vide un uomo giovane, sulla trentina, dal volto abbronzato e i lineamenti asciutti, i capelli lunghi e biondi raccolti in una coda. Nel complesso un tipo che dava l'impressione di aver cura di sé e delle proprie scelte. La sua voce era calda e profonda.
<Buonasera> esordì. <Mi scusi se la disturbo a quest'ora, ma ho avuto una giornata impegnativa>
<M-ma lei chi è?> chiese balbettante.
<Le spiegazioni a tempo debito. So che lei si sta dannando l'anima per risolvere il rompicapo del doppio necrologio... è così?>
<Come fa a saperlo?>
<C'ero anch'io al funerale, sa? Lei non mi ha notato, ma io ho ascoltato le sue domande. Mi permetta di fargliene una io, adesso: è sicuro di voler conoscere la verità?>
<Non so...>
<Potrebbe costarle la vita>
<È una minaccia?> chiese aggressivo.
<Direi piuttosto una constatazione amichevole, ma senza incidente. La verità che sto per rivelarle è di quelle da cui non si torna indietro. Ripeto: è sicuro?>
Tutte le sue esperienze di vita, le sue certezze, i suoi ricordi sembrarono sgretolarsi di fronte a quel punto di non resistenza. Doveva andare avanti.
<Voglio sapere> disse.

* * *

<Vede, io rappresento la Lucifer Spac, società per azioni cattive. Operiamo nel campo delle energie vitali. La maggior parte delle persone ritiene che l'anima sopravviva al corpo, ma accade più spesso il contrario. Vitalità e passioni si spengono molto prima della fine biologica, ed è quanto accaduto anche al nostro Giovanni Macchi, l'uomo del necrologio. Da sognatore, all'improvviso, si è ritrovato a essere un tremebondo essere umano che ha deciso di affidarsi al pilota automatico della sopravvivenza. Noi ne abbiamo certificato la morte di fatto, e in cambio – nella persona del sottoscritto – gli abbiamo procurato un'anima rinnovata negli slanci e nelle emozioni. Oggi Giovanni Macchi vive una seconda giovinezza...>
<Ma che sta dicendo? Oggi ho assistito al suo funerale>
<Lei crede? Il doppio necrologio è solo una nostra trovata per adescare nuovi clienti e sfruttare il mercato potenziale>
<Mi prende in giro?>
<Le sembra che stia scherzando? Le persone che, come lei, si attaccano voracemente ai necrologi denotano un chiaro disagio, una delusione cocente per la vita in confronto alle aspettative. Uno stato di pre-morte dell'anima, appunto. Facile che notino l'anomalia del doppio necrologio e vengano a noi. Lo chiamiamo marketing dell'anima. I tempi sono cambiati e noi vogliamo soddisfare le esigenze dei clienti. Non chiediamo più di venderci l'anima, ma di comprarne una nuova, con tanto di garanzia>
<ASSURDO! Ho visto la bara e i parenti!>
<Tutta una messinscena. Erano nostre comparse o persone come lei: collezionisti di necrologi che sono stati ugualmente mossi dalla curiosità e sono venuti ai funerali. Il doppio necrologio è la nostra trappola pubblicitaria e voi siete il target>
<Lei è pazzo! Stia alla larga dalla mia vita!>
<È lei che ha voluto sapere la verità. L'avevo avvisata. Ora può voltare pagina. Allora, facciamo l'ordine?>
<Quale ordine? Di che sta parlando? Qualcuno mi aiuti!>
Le sue grida si dissolsero in un vortice di emozioni cui era impossibile resistere, uno stato di estasi che gradualmente si perse nel vortice dell'incoscienza. Si svegliò che era già mattina inoltrata.
È stato solo un sogno... realizzò, incerto se sentirsi alleviato o deluso.
Di quella rivelazione onirica, però, restava una traccia simile a un'eco dell'inconscio. Una resa dei conti introspettiva. Per troppo tempo si era chiuso in uno sdegnoso e sterile isolamento. Adesso aveva voglia di ricominciare a vivere. Aprì la finestra e inspirò una boccata di aria primaverile. Provava un insolito appetito e, caso raro per lui, si sentiva ben disposto verso la giornata. Come sempre trovò il giornale dietro la porta e se lo portò a tavola. Poi si sedette per fare colazione. Era così contento che neppure notò il suo nome in evidenza tra gli annunci funebri.
Ho chiuso con i necrologi disse tra sé compiaciuto mentre voltava pagina.

Paolo Pasi