Rivista Anarchica Online





Scrittore ombra

In questo numero vorrei parlare dei libri che ho pubblicato in tutti questi anni di carcere.
Inizio con il confidarvi che, prima della semilibertà, quando stavo sempre dentro, scrivevo normalmente di notte, immerso nelle tenebre, con l'unico bagliore che proveniva dall'esterno dello spioncino del blindato. La cosa incredibile è che in questi ventisette anni di carcere in molti mi hanno chiesto di “farmi la galera” e di smettere di scrivere. E me lo hanno chiesto sia le persone perbene, sia molti uomini di Stato, ma anche alcuni mafiosi di spessore e questo mi ha fatto pensare che la pena dell'ergastolo serva anche a loro per non fare uscire dalle loro organizzazioni, fisicamente e culturalmente, i giovani ergastolani.
Ho iniziato a scrivere quando ho letto che in un muro di un lager nazista hanno trovato questa scritta: “Sono stato qui e nessuno lo saprà mai”. E da un quarto di secolo non faccio altro che scrivere e rompere le scatole a mezzo mondo per far conoscere l'inferno che i “buoni” hanno creato e mal governano.
Scrivere per me è stato da subito un atto di ribellione dell'intelletto ed è anche un modo per tenere saldi la mente e il cuore perché, anche se non potevo decidere sulle mie condizioni, le potevo descrivere. Credo che in Italia la giustizia e le prigioni siano quelli che sono anche perché, a differenza di altri Paesi, nel nostro manca una letteratura sociale carceraria. E la letteratura è l'anima di un Paese, per questo m'illudo di crearne una con i miei romanzi sociali noir carcerari, ma non è facile pubblicare in Italia, soprattutto per un ergastolano, cattivo e colpevole per sempre. E mi ritengo già fortunato che sono riuscito a pubblicare tanti libri.
Per molti cittadini liberi la prigione è un mondo ignoto, per questo ci tengo a far conoscere l'inferno delle nostre patrie galere. Scrivo perché vorrei che si sapesse che in Italia ci sono uomini ombra senza sogni, né speranza, umani diversi da tutti gli altri perché vivono senza esistere, in un eterno presente, esclusi dal futuro, dalla vita e dall'umanità.
Scrivo perché vorrei che si sapesse che in Italia ci sono persone murate vive fino all'ultimo dei loro giorni, senza neppure la compassione di ucciderli prima. E poi scrivo anche perché ogni persona che mi legge mi trasmette un po' di forza per continuare a esistere e resistere. Penso che gli scrittori liberi per scrivere i loro libri si debbano documentare, raccogliere testimonianze, inventarsi sensazioni, sentimenti ed emozioni.
Lo scrittore prigioniero invece non ha bisogno d'immaginare nulla per scrivere i suoi libri, ha già tutto quello che gli serve nella sua testa (e nel suo passato) e dove vive. Ha solo bisogno di ricordare e frugare nella sua mente, nel suo cuore e nella sua anima. Lo scrittore detenuto ha solo bisogno di un foglio e una penna perché la storia l'ha già dentro. L'ha già vissuta e continua a viverla, perché in questi luoghi sei in trincea tutti i giorni. Ed è una guerra sporca dove non puoi vincere. Puoi solo sopravvivere. Purtroppo, però, sopravvivere non è vivere. Scrivere di e in carcere è anche pericoloso e spesso ti prendi critiche feroci. Tempo fa ho ricevuto questa lettera che rendo pubblica perché penso che la stragrande maggioranza degli italiani la pensi in questo modo:
Signor Musumeci, poiché io sono uno dei tanti contribuenti che permettono a lei di avere fra l'altro tanto tempo per scrivere e ultimamente di atteggiarsi a profeta, posso fare le mie riflessioni, credo, ne ho il diritto. Non voglio sapere quante persone ha ucciso, quante famiglie ha rovinato e nemmeno se si rende conto che, se si è laureato, il merito è nostro che glielo abbiamo reso possibile. E lei si lamenta anche: “Mi sono preso una laurea per marcire in carcere”. Vorrebbe uscire, magari con uno stipendio mensile assicurato da noi visto che lei “è diventato buono”. Per laurearmi, e anche prima, io ho fatto i lavori più umili e gravosi, non ho ammazzato nessuno, ho raggiunto una certa meta e non mi atteggio a Solone. Ultimamente ci ha proprio stufato.
Avevo risposto:
Mi dispiace che quello che penso, sogno e scrivo Le dia noia. Ed è vero che scrivo molto (e sogno pure di più) ma è l'unico modo che ho per continuare a fare esistere la mia ombra. Non conosco altri modi. Le confido che quando sei chiuso fra queste quattro mura e non hai più la speranza di uscire t'inventi l'esistenza. Ed io me la sono inventata scrivendo, pensando e sognando. Non credo di fare nulla di male. Le giuro però che non sono io che scrivo, ma è quello stupido del mio cuore che non si vuole rassegnare al suo destino.
Mi creda, a volte stufa anche me. Scrive sempre le solite cazzate. Ed è inutile che adesso si lamenti. Ci doveva pensare prima. E poi gli ergastolani hanno meno problemi di tutte le persone fuori (non pagano affitto, bollette e tasse) a parte quello di essere ancora vivi. Le confido pure che da un po' di anni a questa parte, da quando il mio cuore s'è convinto (o illuso) di essere diventato buono (sarà vero?) non è facile neppure per me aiutarlo. E stargli accanto. Non lo capisco più neppure io. Gli avevo consigliato di non diventare “buono” perché i cattivi in carcere soffrono di meno, ma lui non mi ha voluto dare retta. E adesso peggio per lui.
Per fortuna io sono ancora “cattivo”. E cerco di riportarlo sulla buona (per lei cattiva) strada convincendolo che è meglio essere “felice” dentro che “infelice” fuori. E che non conta nulla avere la fedina penale pulita se non hai l'amore sociale nel cuore. Scusi se mi sono permesso di rispondere pubblicamente alla sua lettera. E le prometto che cercherò di convincere il mio cuore di pensare, sognare e soprattutto scrivere di meno.
Un sorriso fra le sbarre.

Carmelo Musumeci


Leggere Musumeci

Ecco l'elenco dei libri che ho pubblicato finora:

  • nel 2010 il libro “Gli uomini ombra”, prefazione di Vauro Senesi;
  • nel 2012 “Undici ore d'amore di un uomo ombra”, con prefazione di Barbara Alberti, e “Zanna Blu”, con prefazione di Margherita Hack;
  • nel 2013 “L'urlo di un uomo ombra”;
  • nel 2014 “L'Assassino dei Sogni”, Lettere fra un filosofo e un ergastolano, di Carmelo Musumeci, Giuseppe Ferraro;
  • nel 2015 “Fuga dall'Assassino dei Sogni” di Alfredo Cosco e Carmelo Musumeci, con prefazione di Erri De Luca;
  • nel 2016 “Gli ergastolani senza scampo” Fenomenologia e criticità costituzionali dell'ergastolo ostativo di Carmelo Musumeci e Andrea Pugiotto, con prefazione di Gaetano Silvestri e un'appendice di Davide Galliani;
  • nel 2017 “Angelo SenzaDio” con prefazione di Agnese Moro e “La Belva della cella 154”, prefazione di Alessandra Celletti.
Nel mio sito www.carmelomusumeci.com o scrivendomi a zannablumusumeci@libero.it si possono avere le modalità per trovare i miei libri.