Rivista Anarchica Online


riflessioni

Dopo la Vetrina

di Mimmo Pucciarelli


Si è tenuta a Firenze dal 22 al 24 settembre l'ottava edizione della (biennale) Vetrina dell'editoria anarchica e libertaria. Il nostro (nuovo) collaboratore prende spunto dall'incontro per riflettere e invitare a dibattere a fondo sul movimento anarchico e libertario. Senza steccati.
E con sincerità.

Firenze, Teatro Obihall. Parte del salone. Funzionale.
Foto di Mimmo Pucciarelli


Una famiglia laica in Vetrina è quella che ho abbracciato con piacere tra il 22 e il 24 settembre scorso in quel di Firenze e più precisamente all'incrocio tra via De André e il largo Aldo Moro! Una bella famiglia che frequento da quasi mezzo secolo e che malgrado tutto, cioè i venti che le sembrano contrari, esprime una vivacità tutta sua: quella degli spiriti ribelli, di produttori di cultura libertaria e di non sopiti aneliti rivoluzionari.
Sì, è proprio una bella famiglia. Sorrisi, abbracci, pacche fraterne che noi maschietti, sempre in maggioranza, elargiamo con la stessa fede e lo stesso piacere con il quale recitiamo la nostra immutata dichiarazione di guerra! Ma sì, quella allo stato, che “A” da tempo ha deciso di declassare scrivendo questo nome con la s minuscola; quella al capitalismo che i nostri amici e amiche odiano e vorrebbero distruggere dalla Z alla A.

Sul palco, Paolo Pasi, giornalista Rai, scrittore, cantautore. Simpatico.
Foto di Roberto Gimmi

Io voglio bene agli anarchici e alle anarchiche che, in apparenza, o perlomeno nelle dichiarazioni fatte sotto i fuochi dei proiettori, sembrano essere sicuri di quello che raccontano e fieri di quello che fanno. E ne fanno tante di cose: libri, giornali, manifesti, manifestazioni, azioni dirette per denunciare le ingiustizie o per proporre alternative in tanti aspetti del quotidiano di tutti noi, eccetera. Quotidiano nel quale si ha a volte l'impressione di essere sempre più limitati per quanto concerne gli spazi di libertà dove i nostri militanti e le nostre militanti sembrano meglio respirare.
Io voglio bene agli anarchici e alle anarchiche, anche quelli o quelle che senza battere ciglia, di fronte alla mia sempre più decisa dichiarazione d'amore alla non-violenza o rifiuto della violenza che sia, rispondono: ma è [la violenza], una dolorosa necessità! Oppure usando il romanesco e con un movimento circolare della mano sinistra sussurrano: quando c'è vo', c'è vo' [la violenza].
Ripeto, io voglio veramente bene alle anarchiche e agli anarchici, anche quando continuano a gonfiare il petto e, con lo sguardo rivolto all'Aurora, cantano in coro come se fossero ancora tutti figli dell'officina, o rinchiusi in fetide carene, o ancora sulle barricadas rojas y negras, ma anche pronti ad affilar il pugnal o imparare sui libri di scienza la potenza della dinamite.

Sul palco un po' di musicisti. Al centro: Alessio Lega. Scoppiettante.
Foto di Mimmo Pucciarelli

Lo spazio-cucina. Fondamentale.
Foto di Mimmo Pucciarelli

Siamo vivi e...

Devo dire la verità. Anch'io piango insieme a loro quando omaggiano giovani fornai, compagne russe o vecchietti che un paio di secoli or sono insegnavano ai contadini che cos'è l'Anarchia con la A maiuscola. Ma la Vetrina, e vogliamo segnalarlo per chi non c'è stato, era piena di tante altre cose. E forse troppo per me che oramai ho bisogno di vivere ritmi più lenti, ascoltare note meno dolenti, e prendere qualche boccata d'aria da solo, affacciato a quella finestra virtuale che dovrebbe mantenerci collegati con tutte le regioni del mondo, o a quella che si trova proprio di fronte al palazzo dall'altra parte della strada, che apro per fare areare le mie piccole stanze traboccanti di volumi che non riesco sempre a spolverare.

Lo spazio-dibattiti e spettacoli. Affollato.
Foto di Mimmo Pucciarelli

E poi, ma è necessario dirlo?, durante questi incontri di famiglia, basta appartarsi con questo o quella vecchia conoscenza e scorticare un po' della vernice con la quale ricopriamo le mura delle città, o le etichette che descrivono i prodotti tipici dell'anarchica (PTA) tramite immagini ridenti, coraggiose, impegnate, per rendersi conto che la realtà del movimento è tutt'altro, o se volete è sorpattutto qualcosa d'altro.
Solo che questo non si deve ripetere in giro, altrimenti si rischia di seminare sconforto, quello col quale ci confrontiamo sempre di più, al quale ormai ci si è fatti l'abitudine, contro la quale ingurgitiamo tonnellate di pazienza per andare avanti. Sconforto, sì. Abbiamo il coraggio di dircelo tra di noi, per la mancanza di “una progettualità libertaria” che possa concretamente, se non indicare la data e l'ora esatta della prossima rivoluzione, quando andrà finalmente tutto meglio, perlomeno far sentire la nostra voce tra le masse degli oppressi/e.
Di fronte a questo stato di cose, questo gratta e perdi, la Vetrina assume comunque un ruolo importante, e cioè quello di rallegrarci, rincuorarci come succede, a volte, durante i pranzi natalizi, in famiglia. No, non siamo morti, siamo vivi, e abbiamo tante belle cose da far vedere, anche se non è che riusciamo a riempire il lungarno con le nostre bandiere, ma solo un teatro moderno che accoglie volentieri i membri di questa nostra famiglia allargata.

Un'occhiata non costa niente. Gratuita.
Foto di Roberto Gimmi

Ora che la Vetrina è finita, dovremo aspettarne altre due di anni per ritrovarci, e sarà lunga. Allora io vorrei suggerire che adesso che ce ne siamo ritornati a casa dopo esserci abbracciati forte forte, come si fa alla fine di un pranzo in famiglia, vediamo di mettere sul tappeto dei nostri scambi culturali e politici tutte quelle perplessità che esprimiamo, “tra di noi”, sul divenire del “movimento libertario”, ma non solo. Anche di quelli a noi vicini, affinché almeno rifiutiamo di mantenere in vita la famiglia [anarchica] solo perché non siamo riusciti a trovare qualcos'altro.
Be', carissime compagne e carissimi compagni, lasciatevi dire da un anarchico non-credente, quale ho scoperto di essere, che anche quest'anno durante i tre giorni della Vetrina ho notato tantissime belle cose, ma ho ancora una volta constatato che se dal punto di vista “culturale” abbiamo tanto da offrire, politicamente siamo rimasti una piccola famiglia che pur essendo - ripeto - vivace, sappiamo tutti e tutte che in alcune città e territori piu che in altri non abbiamo trovato gli strumenti, forse le parole, le idee, per unire il nostro cuore e le nostre braccia con quello dei nostri vicini e vicine di casa.

Lo spazio-ristorante. Ricercato.
Foto di Mimmo Pucciarelli

Continuare a parlarci addosso e non accorgerci che siamo quasi inascoltabili ci impedisce di allargare la nostra piccola comunità, perlomeno a quella parte della società che riesce a tradurre l'anarchismo in parole semplici e praticabili nella loro esperienza di tuti i giorni.

Lo spazio-distribuzione cibo, in genere assaltato da orde di affamati.
Davvero complimenti e grazie alle hompagne e hompagni. Mitiche e mitici
Foto di Roberto Gimmi

Cercando di esser sinceri

Per riassumere il tutto, mi domando e vi chiedo: come dare forza ai nostri ragionamenti, ma non per auto-convincerci di aver ragione o per voler imporre la nostra opinione, sia in famiglia che negli spazi sociali dove riusciamo a convivere con gli altri. Io direi essendo sinceri, dicendoci la verità, o cercando di essere sinceri o di dire la verità. Non si tratta di pensare a un Nuovo Programma Anarchico o di distruggere il Vecchio Anarchismo, di predicare lo scoraggiamento, di allontanarsi dalle piccole o meno piccole lotte in cui siamo investiti.
Io vorrei soltanto che il confronto offerto dalle pagine di “A” ai vari membri della famiglia continuasse e si allargasse sempre di più, senza se e senza ma, e che produca in più grande qualità e quantità quella energia verde che potremo estrarre dalla pluralità e dal rispetto delle opinioni altrui... Infine, vorrei approfittare di questo piccolo spazio di libertà che mi è offerto, per ringraziare tutte le persone che durante queste tre giornate hanno curato la tavola della convivialità.

Mimmo Pucciarelli