Rivista Anarchica Online


anarco-femminismo

Senza attendere la rivoluzione

di Marta Iñiguez de Heredia / foto AFA/Archivi Fotografici Autogestiti


Una militante anarchica, anarco-sindacalista e anarco-femminista si interroga a proposito delle idee e soprattutto della propria decennale esperienza in campo femminista e anarchico. E spiega la propria concezione dell'anarco-femminismo.


L'anarco-femminismo, così come viene inteso, fa nascere numerosi interrogativi: esiste davvero una teoria anarco-femminista? Questo termine ha fornito un contributo al movimento e al pensiero anarchico? Oggi ci può essere utile? Che miglioramento può offrire?
Nel testo che segue sostengo che esiste da molto tempo un movimento anarco-femminista. In particolare, parlerò del contributo a questo movimento da parte del gruppo Mujeres Libres, attivo in Spagna nel corso della guerra civile, tra il 1936 e il 1939. Anche se molte anarchiche, comprese quelle di Mujeres Libres, rifiutavano di essere etichettate come femministe, perché ritenevano che il femminismo fosse un'ideologia borghese – e anche se io non mi considero anarco-femminista, perché ritengo che l'anarchia sia ciò che meglio definisce il mio femminismo – affermo che l'anarco-femminismo è utile sia come termine sia nella pratica del movimento anarchico e di quello femminista. Riguardo al primo, può servire alla lotta generale di genere e delle donne, rendendo la pratica anarchica più coerente alla teoria. Quanto al secondo, può offrire un contributo ad altre critiche femministe e alle lotte contro l'oppressione di genere.

Tre periodi dell'anarco-femminismo in Spagna

La Spagna offre una buona occasione di studio della storia dell'anarco-femminismo e alla sua attuale importanza. Questo paese ha visto tre periodi di forte crescita della coscienza di genere, sia nel movimento anarchico spagnolo dominato dai maschi sia nel più vasto ambito pubblico. Nel primo periodo, alla fine del diciannovesimo secolo, le anarchiche svilupparono una critica del patriarcato che rimase però relegata ai margini del movimento. Il secondo periodo, nella prima metà del ventesimo secolo, si può considerare quello in cui il movimento anarco-femminista si sviluppò fino a raggiungere il culmine. È questa la fase di attività delle Mujeres Libres. Infine il terzo periodo, dal post-franchismo ai giorni nostri, rivela all'interno del movimento anarchico una tendenza a trascurare l'importanza della lotta qui e ora contro l'oppressione di genere. È una tendenza che indica la continuità dell'importanza dell'anarco-femminismo.
Nei primi due periodi, gli anarchici si riferivano a una “quesitone femminile” mentre oggi parlano di oppressione di genere e di patriarcato. Pur con questo cambiamento di lessico nel corso del tempo, questi tre periodi hanno in comune tre tematiche: una critica alla limitazione del ruolo sociale della donna alla sola riproduzione, una critica alla posizione subordinata della donna sia in generale nella società sia nel movimento anarchico e, soprattutto, una strategia che dia alle donne i mezzi per partecipare a pieno titolo alle lotte anarchiche. Mujeres Libres definisce questa strategia con il termine capacitación. [...]
La capacitación faceva parte di un processo che io definisco gender mainstreaming, che significa l'inserimento delle tematiche di genere all'interno della “tendenza dominante”. Tale “tendenza dominante” nel movimento anarchico non ha nulla di convenzionale o di conservativo, ma riguarda piuttosto la lotta contro il capitale e lo Stato. Una lotta tesa a mettere fine a tutte le forme di oppressione, compreso il razzismo, l'omofobia e il patriarcato. Così, nel contesto anarchico, gender mainstreaming significa battersi contro l'oppressione di genere, procedendo fianco a fianco nella lotta contro il capitalismo e lo Stato.
Può sembrare imbarazzante utilizzare questo termine in tali contesti, considerando l'impiego che ne viene fatto da liberali, riformisti e conservatori nelle sale delle Nazioni Unite. Il termine, però, è stato sviluppato partendo dalle critiche femministe alle politiche dell'ONU fin dalla metà degli anni settanta, dalle rivendicazioni che volevano una maggiore attenzione rispetto all'oppressione di genere nell'elaborazione delle politiche dell'ONU e chiedevano che alle donne fosse data la facoltà di partecipare al lavoro contro le disuguaglianze sessuali. Se intendiamo così il gender maistreaming, questo termine è utile per comprendere le rivendicazioni delle anarco-femministe.
Questo articolo vuole offrire un contributo alla letteratura relativamente scarsa sull'anarco-femminismo come pure alla letteratura anarchica e femminista in generale. Per esempio, un saggio pur fondamentale pubblicato nel 1991, Free Women of Spain di Martha Ackelsberg (edizione italiana: Mujeres Libres. L'attualità della lotta delle donne anarchiche nella rivoluzione spagnola, Zero in Condotta, 2005, ndr), non cita mai l'anarco-femminismo, nemmeno quando cerca di analizzare l'eredità delle Mujeres Libres al movimento anarchico contemporaneo. Qualche anno dopo, in un volume sul pensiero politico, apparve un suo saggio intitolato Anarchism: the Feminist Connection. Tale riluttanza a parlare di anarco-femminismo ricorda evidentemente la classica posizione anarchica che vuole che il femminismo sia già presente nella teoria anarchica. Inoltre, i testi di riferimento sull'anarchia, come Anarchism di George Woodcock (edizione italiana: L'anarchia. Storia delle idee e dei movimenti libertari, Feltrinelli, 1966, ndr) e Demanding the Impossible di Peter Marshall, non cercano nemmeno di riconoscere l'esistenza e l'apporto dell'anarco-femminismo. Contribuendo ai recenti studi sull'anarco-femminismo di Heighs e più in particolare di Maria Angeles Garcìa-Maroto, questo saggio vuole sostenere l'importanza dell'anarco-femminismo odierno. In chiave storica, l'attualità e le lezioni dell'anarco-femminismo sono aspetti indispensabili da esaminare, per dare più forza alle nostre battaglie attuali e future.
Nel testo che segue, presenterò per prima cosa una panoramica dei principi anarchici e sosterrò che l'anarco-femminismo non è un corpo teorico distinto, ma è parte integrante dell'anarchismo. [...] Infine, sulla scorta della mia esperienza personale, discuterò le ragioni per le quali l'anarco-femminismo continua a essere importante oggi, in quanto strumento critico nella lotta per un mondo nuovo.

Spagna oggi, “Non soffrire per abortire”

I principi dell'anarchia

L'anarchia è più di un'ideologia. È una filosofia e una pratica di vita, illustrata dalla sua tendenza a riempire le piazze prima degli scaffali delle biblioteche. Dice Giovanni Baldelli: “Il pensiero anarchico è sempre stato anti-ideologico, insistendo sul primato della vita e dell'azione sulla teoria e sul sistema.” L'anarchia si è sviluppata al di fuori dei circoli accademici e si è forgiata attraverso varie lotte; di qui l'esistenza di diverse tendenze anarchiche. Io mi concentrerò su quello che in genere è definito anarchismo collettivo, che è probabilmente praticato dalla maggior parte delle anarco-femministe.
L'anarchismo collettivo, che è anche chiamato comunismo anarchico, social-anarchismo o anarco-sindacalismo, sostiene in generale che la libera organizzazione di individui in gruppi che operano collettivamente e senza gerarchie non solo è il cardine della rivoluzione ma è anche la guida dell'organizzazione della società del futuro. [...]
Il pensiero anarchico cominciò a svilupparsi nella forma di un apparato coerente di idee, che diede impulso a un movimento anarchico consapevole della propria esistenza; solo a quel punto possiamo trovare tracce di un anarco-femminismo. La fioritura delle idee anarchiche in quel periodo avveniva in reazione allo sviluppo del moderno stato industriale, come espressione del desiderio di una società libera e ugualitaria, un'aspirazione che continua ad avere rilievo ancora oggi. Lo conferma Woodcock: “Gli anarchici del diciannovesimo secolo elaborarono concezioni particolari di uguaglianza economica e di libertà senza classi, in reazione a uno stato capitalista sempre più centralizzato e meccanizzato.”
Autori come Godwin, Proudhon (malgrado le contraddizioni), Kropotkin e Bakunin, tutti attivi nel diciannovesimo secolo, sono considerati da molti i fondatori del movimento anarchico. Essi, cui si aggiungono Goldman, Malatesta, Rocker e Berkman, e altri ancora, contribuirono a costruire una tradizione collettivista del movimento. Secondo Goldman: “L'anarchismo si schiera effettivamente per la liberazione della mente umana dal dominio della religione, per la liberazione del corpo umano dal dominio della proprietà, per la liberazione dai ceppi e dai vincoli del governo [...] Non è una teoria del futuro da realizzare per ispirazione divina e non prevede un programma ferreo da realizzare in qualsiasi circostanza.”
In modo analogo, Kropotkin diceva che l'anarchismo è: “Il nome dato a un principio di teoria di vita e di comportamento secondo la quale la società è concepita senza governo – giacché l'armonia in tale società si ottiene non con la sottomissione alla legge o con l'obbedienza a un'autorità, ma con il libero accordo concluso tra vari gruppi territoriali o professionali, liberamente costituitisi ai fini della produzione e del consumo, nonché per la soddisfazione dell'infinita varietà di bisogni e di aspirazioni di un essere civilizzato.”

Spagna oggi, tre anarcosindacaliste

Quell'anti-femminista di Proudhon

Mentre Kropotkin, e successivamente Goldman, avevano riflettuto in modo attento sull'emancipazione femminile, non tutti gli anarchici erano analogamente impegnati per la liberazione della donna. La storia di Proudhon, in questo senso, merita un breve commento. La sua posizione di anarchico fu messa in dubbio da molti suoi contemporanei, come Déjacque e Léo, perché negava la necessità della liberazione delle donne e sosteneva che il loro ruolo doveva essere di schiave dei mariti. Invece altri anarchici, come gli stessi Déjacque e Léo, affermavano con decisione: “Non si può essere anarchici se non si è femministi.”
La teoria anarchica può essere interpretata attraverso una serie di principi condivisi da tutti questi pensatori. Tra questi ci sono l'anti-autoritarismo, l'azione diretta, l'aiuto reciproco, la libertà e la coerenza tra mezzi e fini. Purtroppo non è possibile offrire in questa sede un'analisi completa di tali principi, ma sarà utile una breve discussione per meglio comprendere l'anarchismo e l'anarco-femminismo.
L'anti-autoritarismo degli anarchici è in genere identificato con il rifiuto dello Stato e del governo, in quanto istituzioni autoritarie. Tuttavia la teoria anarchica va oltre, in quanto rifiuta l'organizzazione della società su base gerarchica e quindi respinge tutte le istituzioni gerarchiche. L'azione diretta è il principio dell'intervento personale. È strategico, in quanto “metodo di lotta immediata dei lavoratori” e pratica di emancipazione. Contiene inoltre una componente ideologica, perché presuppone individui capaci di agire per proprio conto, senza l'intervento di intermediari, siano questi istituzioni o altri individui. Tale principio è stato diffusamente utilizzato per permettere alle persone di battersi in prima persona e rifiutare figure autoritarie che sottraggono dalle loro mani la capacità di agire e di parlare.
La solidarietà riguarda non solo il saper simpatizzare con altri oppressi, ma anche la disponibilità ad agire di conseguenza per sostenere i loro bisogni e le loro lotte.
L'anarchismo rifiuta la carità e anche il termine “aiuto”: promuove la solidarietà per il fatto che il benessere altrui è in ultima analisi il proprio benessere. Il mutuo aiuto era un principio ampiamente sviluppato da Kropotkin. Mentre le teorie evoluzioniste correnti sostenevano un processo competitivo dell'evoluzione, Kropotkin affermava che l'evoluzione era frutto della cooperazione e, soprattutto riguardo agli esseri umani, della socializzazione. Per questo gli anarchici si opponevano anche alla concezione liberale, che afferma che la libertà di una persona finisce dove comincia la libertà di un'altra, mentre essi vedevano che la libertà di uno si rafforza e si espande grazie alla libertà altrui. L'idea anarchica di libertà si distingueva dalle interpretazioni liberali del concetto per altri aspetti. Più della facoltà di possedere proprietà e di vendere il proprio lavoro, la libertà era vista come liberazione da tutte le forme di oppressione, la capacità di realizzarsi completamente e di stabilire relazioni eque con gli altri. La libertà, dal punto di vista collettivista, ha in sé anche l'idea secondo la quale individuo e collettivo sono complementari.
Infine, il principio che vuole un coerenza tra i fini e i mezzi ha continuamente guidato le lotte degli anarchici. Così, per il perseguimento di una società cooperativa e non gerarchica, gli anarchici tendono a organizzarsi orizzontalmente e sulla base dei principi sopra delineati. La “rivoluzione”, per gli anarchici, comincia qui e ora, soprattutto da sé. In fondo l'anarchismo non propone una strada facile da seguire, ma aspira invece ad arrivare al momento in cui le persone faranno scelte autonome e lavoreranno in collaborazione con gli altri.

Spagna, 1936-1937

Le barriere? Sempre le stesse

L'anarchismo, a differenza di altri femminismi e altre lotte su singoli temi, promuove una lotta generale che contempli un cambiamento politico, economico e sociale. Purtroppo, all'interno del movimento, anche se si sono criticate, le norme di genere non sono state eliminate. Nonostante l'evoluzione politica, nel movimento anarchico le persone tendono e riprodurre gli stessi comportamenti a noi imposti dalla società in generale. Per questo uno dei primi temi per l'emergere dell'anarco-femminismo, soprattutto in Spagna, è stato il rifiuto degli atteggiamenti patriarcali che scoraggiavano la partecipazione delle donne nelle lotte. Quegli atteggiamenti venivano dalla società in generale, ma anche dal movimento anarchico dominato dai maschi. L'anarco-femminismo si è sviluppato per reazione a questa incoerenza tra il pensiero e la pratica anarchica, perché, per non contraddire i fini, è necessario combattere il patriarcato qui e ora.
L'anarco-femminismo rivendica la solidarietà femminista degli anarchici. Altrettanto importante è il fatto che l'anarco-femminismo, a differenza di altre correnti femministe, preveda quella che L. Susan Brown chiama “una critica intrinseca del potere e del dominio per sé” e coniuga le battaglie contro il patriarca a quelle contro tutte le altre istituzioni oppressive. [...]
Io sono attiva nel movimento anarchico da una decina d'anni. In questo periodo sono arrivata a capire che le anarchiche si trovano davanti alle stesse barriere, nei loro tentativi di combattere il patriarcato, che esistevano due generazioni fa. Il patriarcato, come il razzismo, l'omofobia e la distruzione dell'ambiente, fa parte del nostro mondo ben nutrito, gerarchico, capitalista, organizzato per stati. Questi aspetti, tuttavia, spesso non sono considerati importanti come le rivendicazioni per migliori condizioni di lavoro o la creazione di leghe anarco-sindacaliste. Quello che la militanza quotidiana nelle organizzazioni anarchiche non rivela è che se si lascia la risoluzione di tali problemi al dopo rivoluzione, si condanna la società che sogniamo a soffrire degli stessi mali con cui dobbiamo fare i conti oggi.

La rivoluzione tra le mura di casa

Io prima sono entrata nell'ateneo anarchico di Madrid e poi sono diventata membro della CNT. Sono così entrata in contatto con altre organizzazioni anarchiche, come le Mujeres Libres. Il tempo passato con le sue militanti mi ha aperto gli occhi riguardo all'oppressione sulle donne. Grazie all'impegno con loro, l'anarchismo mi ha offerto gli strumenti per la critica di genere e delle relazioni di genere intorno a me.
Ho cominciato ad interrogarmi sull'enfasi spesso univoca sulla lotta dei lavoratori contro lo Stato e a rendermi conto dei numerosi atteggiamenti e comportamenti patriarcali di chi mi stava vicino. Non che gli uomini del sindacato fossero sessisti, quanto che gli uomini e le donne del sindacato aderivano acriticamente a ruoli normativi di genere. Mentre quei comportamenti erano criticati in certi casi come aspetti di autoeducazione, la critica si riduceva a una forma di autodisciplina, e non faceva parte di una strategia esplicita all'interno dell'organizzazione.
Malgrado i cinquant'anni che mi separavano dalle Mujeres Libres, mi sono identificata con le esperienze delle donne attive del gruppo. Per quanto la CNT, organizzazione anarco-sindacalista, sottolineasse l'importanza dell'auto-rappresentanza e della partecipazione paritaria, molti membri maschi restavano nelle sedi del sindacato ogni giorno fino a tardi e delegavano così le mansioni domestiche alle loro compagne, che per questo non potevano partecipare completamente alle attività dell'organizzazione. Mi sono allora sentita in dovere di ricordare a quei compañeros che la rivoluzione passa per le mura di casa e non solo sui posti di lavoro, e a criticare anche alcune tesi sul significato della liberazione sessuale. In molti casi gli uomini presupponevano che noi, in quanto donne anarchiche, fossimo sessualmente liberate e che per questo fossimo sessualmente disponibili nei loro confronti. Le donne che rifiutavano questa definizione erano accusate di essere “frigide”.
Notando il carattere sessuato della partecipazione, ho messo in discussione la distribuzione del lavoro che costantemente assegnava la preparazione dei pasti alle donne e le mansioni più tecniche e più visibili agli uomini e ho dato un'attenzione particolare per incoraggiare le mie compañeras a prendere la parola nelle riunioni, a esprimere proprie opinioni e a seguire corsi di formazione tecnica.
Questo metodo di conflitto, ma di critica costruttiva, non è stato sempre facile da applicare. A un certo punto, insieme a un'altra compagna, ho considerato la possibilità di formare una sezione sindacale delle lavoratrici del sesso all'interno dalla CNT. Siamo rimaste sconcertate da quello che ne è emerso. Abbiamo incontrato tre reazioni alla nostra proposta: la prostituzione non era un lavoro e quindi non va sindacalizzata; la prostituzione va abolita perché è una forma dell'oppressione di genere, ma questa non è una priorità del sindacato; infine, una reazione espressa solo da uomini e la più imprevedibile: la presenza di lavoratrici del sesso nel sindacato avrebbe distratto gli uomini e il sindacato nel suo insieme ne sarebbe rimasto corrotto.
Come giovani donne che stavano ancora elaborando il proprio femminismo, noi sostenemmo che, al di là delle nostre opinioni personali, le prostitute erano un settore trascurato della classe lavoratrice e noi, come sindacato anarco-sindacalista, potevamo offrire a loro una piattaforma per far sentire e attuare le loro rivendicazioni. Come anarchiche, noi pensavano che l'abolizione della prostituzione fosse una cosa che dovesse essere realizzata dalle prostitute stesse, e non a loro imposta. Ovviamente le argomentazioni che dipingevano le prostitute come una minaccia alla stabilità del sindacato meritavano solo una riposta secca o nessuna replica. Alla fine, dopo molti mesi di colloqui con prostitute, arrivammo alla conclusione che esse non desideravano formare un sindacato e la storia, per noi, finì così. L'argomento sessista sollevato dalla questione rimase incontestato.

Spagna, 1936-1937

Separatismi e conflitti

La nostra carenza sulle questioni di genere all'interno del movimento anarchico rese difficile reagire costruttivamente alle questioni poste da femministe non anarchiche, con le quali, comunque, ci impegnavamo a essere solidali. Per esempio, la sezione madrilena della CNT partecipa normalmente ai cortei della Giornata Internazionale della Donna organizzati dalle femministe radicali.
In uno di questi cortei, al quale partecipavo insieme a militanti maschi e femmine della CNT, ci fu quasi uno scontro fisico. Le donne di altre organizzazioni cominciarono a sputare addosso ai miei compagni e a colpirli con le aste degli striscioni e delle bandiere, sostenendo che quella era la giornata delle donne e nel corteo non ci dovevano essere uomini. Alcuni uomini e alcune donne della CNT replicarono che uomini e donne dovevano battersi insieme contro l'oppressione delle donne, mentre altre erano d'accordo sul fatto che quella giornata appartenesse alle donne e che, pur senza impedire agli uomini di unirsi alla lotta, quell'evento doveva essere riservato a loro. Purtroppo la questione non ha mai visto un momento ufficiale di discussione nel sindacato e non si è trovata una posizione unitaria delle donne della CNT.
Negli anni successivi un numero sempre più ampio di uomini dcl sindacato decise di non partecipare al corteo, per non essere aggredito, e questo ha indotto alcune donne della CNT a non sostenere la manifestazione. Io penso che questo conflitto sia dovuto all'assenza di dibattito tra le organizzazioni e al nostro interno.
Dopo più di dieci anni di attività in organizzazioni anarchiche e non anarchiche, io sono convinta che sia fondamentale una forma di anarco-femminismo e di inclusione di genere per il perseguimento di una società libera. Sono anche arrivata a capire che lo stesso vale per altre tematiche, che riguardano il razzismo, l'omofobia e il deterioramento dell'ambiente. Non possiamo presumere che tali questioni svaniscano da sole all'avvento del mondo nuovo.
Ho anche imparato che gli anarchici oggi attivi debbano conoscere la storia del pensiero e delle lotte anarchiche, per capire che l'anarchia significa una lotta generale contro tutte le oppressioni. L'anarchismo, essendo fondamentalmente una pratica ideale, non ha necessariamente bisogno di essere studiato sulla carta, per essere capito e fatto proprio come filosofia di vita e come strategia politica. Tuttavia, poiché è un movimento così ricco di esperienza, richiede che noi condividiamo le nostre capacità e le nostre esperienze, come aspetti di una lotta strategica. In particolare la condivisione deve avvenire tra le diverse generazioni. Se persone come me avessero più possibilità di imparare da questa storia, forse faremmo meno errori. È il momento di riconsiderare le tattiche utilizzate dalle Mujeres Libres e da altre anarco-femministe e mettere nuovamente in pratica quello che resta di utile oggi. Infine, penso che sia necessario più dialogo tra l'anarco-femminismo e altri femminismi, per dare forza al nostro pensiero e alla nostra pratica politica.

Spagna, 1936-1937

Conoscere la storia del pensiero e delle lotte anarchiche

Storicamente gli anarchici hanno dato grande attenzione all'analisi del patriarcato e al modo di combatterlo. Mentre l'anarco-femminismo è una tautologia, gli anarchici sono stati spinti all'inclusione di genere all'interno del movimento. Mujeres Libres e altre anarco-femministe hanno contribuito all'emancipazione delle donne in forme che, per esempio, il marxismo, il socialismo e la democrazia liberale non sono stati capaci di attuare. Il marxismo e il socialismo non hanno analizzato specifiche relazioni di potere tra i sessi e troppo spesso le hanno ridotte a relazioni economiche basate sulle classi. La democrazia liberale ha fornito soltanto un limitato percorso di riforma, una strategia che le élite capitaliste potevano trovare utile, in termini di accesso alle cosiddette posizioni di responsabilità e di potere, ma che in sostanza conserva in una posizione arretrata la maggioranza delle donne e degli uomini che subiscono i mali di molte altre forme di oppressione. Inoltre, queste teorie non sono riuscite a fornire forme di partecipazione alle lotte, coerenti con le loro idee di uguaglianza. Come anarchica, io non accetto che si possa arrivare alla liberazione attraverso strutture gerarchiche e oppressive, come i partiti politici, le politiche di rappresentanza e l'apparato statale.
Gli uomini come le donne sono oppressi. Poiché la teoria anarchica fornisce un'analisi critica del potere, l'anarco-femminismo ci offre gli strumenti per affrontare tutte le forme di oppressione e per agire in modo solidale con gli oppressi, evitando in tal modo una visione riduzionista del potere basata sulla classe o sul genere. Ci permette anche di agire in solidarietà e attuare il mutuo aiuto nonostante le nostre differenze, perché, per quanto le nostre esperienze del potere possano essere diverse, il potere illegittimo è il nostro comune nemico.
L'anarco-femminismo è stato ed è ancora uno strumento per rendere le nostre esistenze e le nostre lotte un luogo nel quale non solo combattere contro il volto pubblico della violenza e dell'oppressione, ma anche contro il suo lato privato, tra le mura domestiche e in famiglia. Questo processo del gender mainstream può fungere da modello per affermare pubblicamente una lotta contro il razzismo, l'omofobia e la devastazione ambientale.
La “rivoluzione” comporta la creazione di nuove strutture per organizzare la società e la produzione, nonché forme diverse di relazioni con gli altri e con il mondo. Mentre l'anarco-femminismo è impegnato a rendere più coerenti il pensiero e la pratica anarchica, si rivolge anche a tutte le femministe, per battersi non solo contro il patriarcato ma contro tutte le oppressioni, per comprendere che finché non ci sarà nemmeno un oppresso al mondo, noi non saremo libere.

Marta Iñiguez de Heredia

tratto da Lilith: A Feminist History Journal
traduzione di Guido Lagomarsino

La versione originale si può trovare a questo link: www.libcom.org/library/history-actuality-anarcha-feminism-lessons-spain-marta-iniguez-de-heredia.