Rivista Anarchica Online


alle lettrici, ai lettori

DiversA

Questa pagina iniziale di dialogo con le lettrici e con i lettori a volte non sappiamo bene come utilizzarla: presentare il numero? Raccontare come va la rivista? Lanciare il periodico appello al sostegno concreto, alle sottoscrizioni, all'impegno nella vendita o nel proporre la rivista a edicole e librerie? Dare anticipazioni sui temi trattati nei prossimi numeri?
Sono tutte opzioni che abbiamo utilizzato, nella coscienza che per molte/i di voi il legame con “A” va, in varia misura, al di là di una pura e semplice lettura e comprende un coinvolgimento, personalizzato, nell'esistenza stessa di questo periodico appuntamento con un insieme di scritti (e tavole, e foto) che testimonia la volontà (e il piacere) di andare oltre nella riflessione, di trovare qualcosa di diverso da leggere. Diverso perché comunque orientato in direzione ostinata e contraria, fuori da logiche di potere e di dominio, sensibile alle multiformi idee e pratiche di segno libertario.
In questo suo compito, “A” è sicuramente insufficiente, molte essendo le “cose” che di sicuro vi restano fuori, ma è comunque un tentativo di resistenza culturale (e anche militante, nel senso ampio del termine) al pensiero unico sempre più invasivo che ci circonda.
Proprio in questo numero il dossier di apertura è dedicato al caso di Francesco Mastrogiovanni, il maestro anarchico vittima di un trattamento sanitario obbligatorio (TSO) e lasciato morire in ospedale. Una vicenda che abbiamo seguito fin dall'inizio, grazie in particolare a compagni del posto (Angelo Pagliaro, innanzitutto). Questa volta interviene anche Piero Cipriano, “psichiatra riluttante”, che da qualche mese ha iniziato a collaborare con noi.
Un tema particolarmente presente su “A” è la pedagogia libertaria. Questa volta troviamo la cronaca del 7° incontro della Rel (Rete per l'educazione libertaria), oltre 200 persone che si sono incontrate per due giorni ad Abbiategrasso (Mi), ma anche uno scritto di Raffaele Mantegazza, docente universitario non anarchico, che sottolinea quelli che a suo avviso sono meriti e limiti della pedagogia libertaria. E nella rubrica della posta Silvia Papi propone alcune sue riflessioni. A testimonianza che la nostra rivista è e vuole essere uno spazio aperto di dibattito. Nessuna linea da applicare, solo e sempre cervello (e cuore) da utilizzare, con uno sguardo libertario.
Un altro tema tradizionalmente presente su “A” è la musica. Sono tre gli attuali regolari collaboratori in materia, ciascuno con i propri interessi e sensibilità: Gerry Ferrara, Alessio Lega e Marco Pandin. Ma, come su qualsiasi altro argomento, chiunque può contattarci e proporci un suo scritto. Non esistono “esperti” ufficiali, anche in questo caso siamo aperti a nuove proposte.
Appena nata (siamo alla seconda puntata) è la rubrica curata dal collettivo Ippolita sulla rete e le mille questioni connesse. Il riscontro che ci giunge è positivo, è un mondo che ha sempre maggiore importanza.
Positivi sviluppi nella vicenda di Carmelo Musumeci, l'ergastolano che da qualche anno collabora con una sua rubrica. Quando ha iniziato a collaborare con “A” era un ergastolano ostativo, da un po' ha iniziato a usufruire di permessi e ora dorme in carcere e di giorno lavora presso una comunità. Nel suo appuntamento mensile spiega anche la sua nuova situazione, resta ergastolano ma non è più ostativo. Continua la sua battaglia contro l'ergastolo e le sue denunce sulle condizioni di vita nelle carceri. E “A” si arricchisce con questa testimonianza regolare “da dentro”. Non ci pare che altre riviste abbiano dato una pagina a un carcerato, tantomeno a un ergastolano.
Due piccoli dossier riguardano, rispettivamente, Amedeo Bertolo e Murray Bookchin.
Amedeo appartiene alla nostra storia, è stato tra i fondatori di questa rivista e abbiamo camminato fianco a fianco, noi di “A” e lui (con Rossella e altri/e) con le varie iniziative culturali libertarie di cui è stato tra gli animatori. Se n'è andato a fine novembre.
Di Murray Bookchin, uno dei pensatori anarchici più originali dei nostri tempi, ci siamo spesso occupati su “A”. Questa volta approfittiamo della riedizione Elèuthera di un suo libro per proporre quattro contributi a una lettura “attuale” e uno stralcio dal libro.
Una piccola segnalazione per le ultime due rubriche, in ciascuna delle quali potreste essere presenti (forse) senza uno sforzo eccessivo. Ci riferiamo a Casella Postale 17120 (le lettere) e I nostri fondi neri (sottoscrizioni e abbonamenti sostenitori). In altre parole, scriveteci le vostre opinioni e contribuite a tenere in vita “A”.
Per un quadro generale della situazione della rivista, con un po' di dati, arrivederci al prossimo numero.